Foreste in cui ci si smarrisce come nei propri desideri, ghiacciai gelidi come la matrigna di Biancaneve, laghi scintillanti dalle cui profondità erompono passioni represse con venti tempestosi, gole scavate nelle montagne come ricordi d’infanzia: la natura è sempre stata uno specchio dell’anima. E questo è particolarmente vero per il paesaggio svizzero, con il suo selvaggio alternarsi di dolci colline e aspre vette.
Già nel XVIII secolo, quando ancora non esistevano i campionati mondiali di sci e nessuno andava a nuotare, ma tutti temevano elementi estranei come neve e acqua, pittori e poeti si avventuravano in territori ai confini della civiltà. Il ginevrino Jean-Jacques Rousseau, ad esempio, amava aggirarsi nei boschi – che definiva il suo “cabinet de travail” – annotando sulle carte da Jass idee e riflessioni. Come la volta in cui, mentre esplora una foresta solitaria e, sdraiatosi sul muschio, già si sente un novello Colombo alla scoperta di un continente ignoto, viene interrotto da un rumore di colpi ripetuti. Seguendolo si ritrova davanti a una fabbrica di calze. Meravigliato, annota: in nessun luogo natura e civiltà sono così vicine come in Svizzera. Non è in fondo diversa da un grande boulevard parigino, con case circondate da giardini selvaggi. Calcando le sue orme, i surrealisti si avventureranno di notte nei parchi parigini, constatando come le persone sembrino non poter fare a meno di baciarsi!
Psiche e geografia entrano in un dialogo silenzioso durante le passeggiate solitarie nella natura, ma anche nelle incursioni notturne in città. I cosiddetti architetti situazionisti hanno indagato questo aspetto nell’ambito della loro “psicogeografia” a Parigi negli anni Sessanta. Volevano creare intere aree urbane in cui esclusivamente si giocasse o zone in cui si volesse solo lavorare e guadagnare. Ma anche case che di notte scivolano silenziosamente su rotaie verso il mare, per trovarsi al risveglio catapultati in un nuovo paesaggio con una nuova anima.
In particolare, il Ticino e il Monte Verità formano un paesaggio dell’anima unico nel suo genere. Qual è il mistero che si cela dietro l’attrazione di questa “montagna della verità”? Anche C.G. Jung, di cui quest’anno si celebra il 150esimo anniversario della nascita, ha fantasticato sul carattere svizzero e sul mondo alpino intorno all’Eiger, al Mönch e alla Jungfrau. “La nostra montagna più bella, che domina la Svizzera in lungo e in largo, si chiama Jungfrau. È la protettrice della Svizzera – un monito vivente che ricorda che la terra è vergine madre. È dal loro territorio che gli svizzeri derivano, per così dire, tutte le loro qualità, buone e cattive: concretezza, ristrettezza mentale, insensibilità, parsimonia, solidità, testardaggine, rifiuto degli stranieri, il fastidioso Schwyzerdütsch e l’indifferenza o – in termini politici – la neutralità”.
Per rompere l’isolamento intellettuale degli svizzeri, Jung e Olga Fröbe-Kapteyn fondarono nel 1933 ad Ascona le conferenze Eranos, che avevano lo scopo di riunire il pensiero d’Occidente e Oriente e che esistono ancora oggi. Jung è stato un pioniere della psicologia dell’inconscio in Svizzera, così come Hermann Rorschach e Leopold Szondi con i loro test. Invenzioni che oggi sono utilizzate anche nei test psico-attitudinali per manager del mondo intero.
Tutti temi e aspetti che verranno esplorati quest’anno dal Festival Eventi letterari Monte Verità: dal 10 al 13 aprile, letteratura, psicologia, musica e danza immergeranno i visitatori nel regno archetipico della fantasia e dei paesaggi linguistici di tutto il mondo sotto le magnolie in fiore.
PS: Il 17 ottobre, il Museo nazionale di Zurigo inaugura la mostra “Paesaggi dell’anima: C.G. Jung e la scoperta della psiche in Svizzera”.
Il Premio Enrico Filippini, assegnato in occasione degli Eventi letterari Monte Verità, celebrerà quest’anno la casa editrice Adelphi, rendendo omaggio al suo costante impegno nel preservare e innovare una visione editoriale che ha influenzato profondamente la cultura internazionale, in particolare nei campi della letteratura, psicoanalisi, filosofia e saggistica. A rappresentarla, il 12 aprile, Teresa Cremisi, presidente, e Roberto Colajanni, direttore editoriale. A inaugurare il Festival sarà invece, giovedì 10 aprile alle 19.30 presso il PalaCinema di Locarno, il critico culturale e autore di culto Erik Davis, noto per il suo pionieristico Techgnosis. Mito magia e misticismo nell’era dell’informazione.
Per consultare il programma completo e prenotarsi: eventiletterari.ch
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