TM   Ottobre 2025

La sfida intelligente che non conosce età

Un gioco nato nei salotti aristocratici secoli fa e riconosciuto, nel 1995, come sport della mente dal Comitato Olimpico Internazionale. In Ticino ha una comunità viva e appassionata, come testimonia l’Associazione Bridge Lugano (AbL), il più grande dei quattro club ticinesi, che nel 2025 celebra il suo cinquantesimo anniversario con giornate di porte aperte e nuovi corsi. Interviene Maurilio Morganti, oggi socio onorario del club luganese.

di Simona Manzione

Giornalista

Sta svelando le sue carte (vincenti). Il bridge. Che attira un numero crescente di curiosi e appassionati, di ogni età, pronti a lasciarsi trasportare da un gioco pieno di virtù. Si stima siano ottanta milioni i giocatori nel mondo, di cui oltre seimila in Svizzera e oltre mezzo migliaio in Ticino. Che cosa lo rende affascinante? E perché è considerato uno strumento prezioso per il benessere mentale e relazionale, in ogni fase della vita?

«Il bridge è molto più di un gioco. È una connessione tra menti e persone, un linguaggio universale che supera le barriere di età, lingua e provenienza», esordisce Maurilio Morganti, per dieci anni presidente dell’Associazione Bridge Lugano (AbL), il più grande dei quattro club ticinesi, che prosegue: «Giocare a bridge aiuta a sviluppare il pensiero critico e strategico, lavora su strategia, tattica, tecnica, concentrazione e memoria».

Quella del bridge è una storia lunga e accattivante. Le sue origini affondano nel XVI secolo, «quando in Inghilterra si giocava a “Triumph” (o “Trump”), antenato del Whist. Quest’ultimo divenne popolare in Francia grazie a Madame Du Barry e, più tardi, si diffuse tra l’aristocrazia europea e americana. Conquistò anche Napoleone –  sembra che abbia trascorso i suoi ultimi tempi a Sant’Elena giocando a Whist -, e Benjamin Franklin, che lo importò e lo impose nella sua Philadelphia», racconta Maurilio Morganti, oggi socio onorario del club luganese e, ben classificato a livello svizzero, giocatore nei campionati svizzeri e regionali in una delle otto squadre di tale club. «Ma il momento saliente per lo sviluppo del gioco», prosegue Morganti, «fu in India nel 1904, quando tre ufficiali inglesi di stanza in Oriente, non trovando un quarto giocatore, ebbero la geniale idea di disputarsi in una sorta di asta il colore di Atout e il diritto di giocare la mano avendo come dirimpettaio le carte del giocatore mancante: nascevano così, contemporaneamente, “la licita” (asta per aggiudicarsi il contratto) e il “morto” (ovvero il partner che scopre le proprie carte sul tavolo), che resero il Whist-Bridge molto simile al bridge di oggigiorno».

Cervello e mano, © Freepick
© Freepick.

La nascita del bridge moderno risale invece al 1925. «Durante una crociera, il ricco e sportivo americano Harold Stirling Vanderbilt, vincitore per tre volte dell’America’s Cup, maturò assieme ai suoi ospiti l’idea di attribuire un congruo premio per le Manche e gli Slam, delle penalità per le prese di caduta e – grazie a una passeggera rimasta sconosciuta – il concetto della vulnerabilità». Era nato il “Contract Bridge” che, salvo progressivi aggiustamenti, è ancora attuale. La diffusione fu straordinaria, grazie a Ely Culbertson e alla rivista The World Bridge. Da lì nacquero federazioni nazionali, la World Bridge Federation e la European Bridge League.

Oggi, il bridge si gioca in oltre cento Paesi, con campionati mondiali ed europei: la Svizzera ha vinto l’oro nel 2022 e 2023 nella categoria Open. «È un gioco profondo e nobile che non ha nulla a che vedere con i giochi d’azzardo», sottolinea Maurilio Morganti, «il bridge premia invece la competenza e la collaborazione, più che la fortuna. Tutt’altro che elitario, è un gioco incomparabile per tutti coloro che hanno una mente curiosa, per adolescenti e anziani, senza distinzione di genere e alla portata di qualsiasi portafogli. Molto più di un gioco di carte, è una scuola di vita, un esercizio mentale senza pari. Il bridge è un gioco di squadra e in tutta una vita non si avranno mai le stesse distribuzioni di partenza (si verificano miliardi di possibili combinazioni) sicché ogni smazzata è unica. «Dietro ogni “smazzata” si cela una decisione complessa: scegliere la strategia migliore, cooperare con il partner, decifrare gli indizi offerti dagli avversari. Tutto si gioca in due fasi: la licitazione (dove si “parla” con un linguaggio codificato, usando bidding-boxes, ossia contenitori di cartoncini con i simboli delle offerte) e il gioco della carta, dove il dichiarante tenta di realizzare le prese promesse, sfruttando logica, intuizione e memoria», aggiunge l’esperto, che nel 2002 ha fondato la scuola di bridge dell’Associazione Bridge Lugano. «Il bridge non è solo competizione: è anche resilienza, etica, collaborazione e autocontrollo. Si vince e si perde in coppia o in squadra, e il rispetto delle regole – inclusa la trasparenza del sistema licitativo – è parte integrante del gioco».

© Piotr Sawejko / Unsplash
© Piotr Sawejko / Unsplash.

Passatempo, divertimento ma anche alleato per una miglior salute e un maggiore benessere: «Diversi studi hanno dimostrato i benefici cognitivi del bridge, paragonabili ai benefici che ha l’esercizio fisico sul corpo. Uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine ha rilevato che giocare regolarmente a bridge riduce il rischio di demenza addirittura del 74%. Il gioco stimola la produzione di linfociti T, rafforza il sistema immunitario e promuove la formazione di nuove sinapsi cerebrali. Esperimenti scolastici dimostrano che i bambini che imparano il bridge migliorano significativamente le competenze in lettura, matematica, scienze e problem-solving rispetto ai loro coetanei», sintetizza Morganti. «Tanto che, in molti Paesi, questo gioco è inserito nei programmi scolastici», evidenzia l’esperto di bridge, attualmente docente ai corsi per iniziati e avanzati: «In Ticino, l’Associazione Bridge Lugano propone corsi per principianti e serate di approfondimento per i più esperti, in un ambiente amichevole e accogliente».

Maurilio Morganti
Maurilio Morganti, fondatore nel 2002 della scuola di bridge dell’Associazione Bridge Lugano e socio onorario dello stesso club.

Coppie o squadre? «Due facce della stessa passione! Le coppie competono direttamente contro altre coppie sulle stesse mani: è una formula dinamica, ottima per i principianti e perfetta per affinare l’intesa tra partner. Le squadre (di due fino a quattro coppie) competono su due tavoli paralleli e lo scarto nei punteggi si traduce in vincita o perdita. Sono richieste maggiore strategia collettiva, collaborazione a lungo termine, resistenza mentale», spiega Morganti, «se le coppie aiutano a consolidare le basi, le squadre elevano la sfida mentale e il senso di appartenenza».

Dove (ri)scoprire il bridge in Ticino? Per coloro che intendono informarsi, apprendere e giocare a bridge, l’Associazione Bridge Lugano (AbL) organizza da vent’anni corsi per neofiti e principianti e serate di approfondimento per esperti. Nella nuova sede al Centro Carvina 5 di Taverne, supportati da “istruttori” qualificati e strumenti didattici appropriati, gli interessati possono imparare i fondamentali e le particolarità del bridge.

Il 2025 è un anno speciale per il bridge svizzero: la Federazione festeggia settantacinque anni, mentre l’AbL celebra mezzo secolo di attività e ventitré anni di scuola. Per sottolineare questi anniversari, il circolo apre a tutti le porte della sua sede di Taverne, con nuovi corsi che partiranno da metà ottobre. Un’occasione unica per conoscere e approfondire questo gioco straordinario, senza pregiudizi, guidati da appassionati e professionisti pronti a condividere la loro esperienza.

«In un mondo dove si corre troppo, il bridge invita a fermarsi, pensare, collaborare. E forse così – come diceva George A. Akerlof, Nobel per l’Economia 2001 – a rendere questo mondo un po’ migliore», conclude Maurilio Morganti.

Numero giocatori per tavolo: 4 (2 coppie contrapposte)
Obiettivo: fare il numero di prese dichiarate dopo la fase di licita
Fasi: licitazione (asta), gioco della carta
Competenze richieste: logica, memoria, strategia, comunicazione
Valori: collaborazione, fair play, rispetto delle regole
Dove si gioca: circoli locali, online, tornei internazionali
Età consigliata: da 10 a 100 anni

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