TM   Febbraio 2025

La luce che riaccende i neuroni

Pioniera nel trattamento delle malattie neurologiche, la medtech transalpina RegenLife sta sviluppando un approccio rivoluzionario per affrontare patologie complesse come l’Alzheimer e le commozioni cerebrali. Alla base del suo approccio rivoluzionario, una tecnologia all’avanguardia che sfrutta il legame tra il cervello, l’intestino e il suo microbiota, portando a nuovi livelli la fotobiomodulazione.

di Emanuele Pizzatti

Responsabile Venture Capital

Vivere a lungo, il più a lungo possibile, è un’aspirazione da tutti condivisa. Tuttavia insieme agli anni aumenta anche il numero di patologie a cui si è esposti: croniche, cardiovascolari, neurodegenerative e l’età è il primo fattore di rischio oncologico. La longevità – che alla durata della vita vuole far corrispondere uno stato di buona salute – sta così diventando anche un settore da capitalizzare, con in prima linea biotech e genomica impegnate nella ricerca su invecchiamento e riprogrammazione cellulare, terapie geniche, medicina rigenerativa e farmaci senolitici.

Fra le principali minacce, le diverse forme di demenza, che se già oggi nel mondo toccano i 55 milioni di casi potrebbero triplicare entro il 2050, quando gli over 60 saranno oltre 2 miliardi, con un costo non solo in termini di qualità della vita, ma anche economico ben rilevante, se si calcola che già nel 2030 si prevedono spese collegate per 2,8 mila miliardi di dollari. Scendendo alla scala nazionale, si stima che le 157mila le persone affette in Svizzera oggi da demenze (per un costo di 11,8 miliardi), saranno oltre 315mila nel 2050.

La tecnologia brevettata da RegenLife, casco
La tecnologia brevettata da RegenLife estende il campo di applicazione della fotobiomodulazione alla neurologia, combinata con i campi magnetici per migliorare la funzione cellulare attivando la catena respiratoria mitocondriale.

Forma più comune è globalmente il morbo di Alzheimer, obiettivo principale di RegenLife. Ancora in assenza di una cura, soluzioni innovative come quella proposta da questa medtech francese, fondata nel 2016 e basata a Montpellier, stanno suscitando crescente interesse da parte della comunità medica e scientifica. Il cuore dell’innovazione di RegenLife è una tecnologia brevettata basata sulla biofotonica. «Questo approccio non invasivo, noto come fotobiomodulazione (modulazione della biologia con la luce), utilizza emissioni fotoniche nello spettro del vicino infrarosso per diffondersi nei tessuti biologici e stimolare i mitocondri, spesso descritti come la ‘fabbrica’ della cellula. Il dispositivo, che si presenta sotto forma di casco e cintura addominale, agisce contemporaneamente su cervello e intestino, basandosi sulle recenti scoperte sul ruolo cruciale dell’asse cervello-intestino-microbiota nello sviluppo delle malattie neurodegenerative», spiega Guillaume Blivet, cofondatore e Chief Innovation Officer di RegenLife.

Il dispositivo RGn è attualmente l’unica tecnologia fotomedica che tiene conto delle ipotesi emergenti sull’identificazione dei vari fattori patogeni coinvolti nei disturbi neurologici.

Stiamo valutando nuovi sviluppi clinici, in particolare per patologie come la depressione e la sclerosi multipla. Una diversificazione che riflette la potenziale versatilità della nostra tecnologia e l’ambizione di diventare uno dei principali attori nel trattamento delle malattie neurologiche

Guillaume Blivet

Guillaume Blivet

cofondatore e Chief Innovation Officer di REGEnLIFE

La start up ha avviato diversi studi clinici per valutare l’efficacia della sua tecnologia. Lo studio cardine Light4Life si concentra sull’Alzheimer. Iniziato nel 2023, comprende 108 pazienti e mira a valutare l’impatto cognitivo di questa tecnologia di stimolazione neuro-intestinale.

Allo stesso tempo, l’azienda ha condotto uno studio pilota sulla commozione cerebrale in una coorte di giocatori professionisti di rugby e calcio, i cui risultati saranno presto pubblicati. «Questa ricerca potrebbe aprire nuove prospettive nel trattamento di questa tipologia di traumi spesso banalizzati, i cui sintomi possono protrarsi nel tempo, mentre le commozioni cerebrali reiterate possono essere potenzialmente gravi a lungo termine», precisa Guillaume Bivet. Ogni anno, tra i 50 e i 60 milioni di persone nel mondo subiscono una lesione cerebrale traumatica (il 60-95% delle quali sono commozioni cerebrali) e tra il 5 e il 10% degli atleti ne è toccata durante una stagione sportiva.

Demenza e invecchiamento

Prevalenza per fascia di età, UE28 + non UE

Demenza e invecchiamento
Fonte: Alzheimer Europe. Dementia in Europe Yearbook 2019.

Demenza, casi destinati a triplicare

Casi per 1.000 abitanti, previsioni 2050

Demenza, casi destinati a triplicare
Fonte: Alzheimer's Disease International, Who, Oecd.

Si prevede che la start up riceverà l’autorizzazione all’immissione in commercio in Europa entro la fine dell’anno. Di conseguenza, gli sportivi e le persone che soffrono di commozioni cerebrali potrebbero beneficiare di un trattamento per il quale attualmente non esiste una cura.

Dalla sua creazione, RegenLife ha ottenuto più di 8 milioni di euro per finanziare la ricerca e lo sviluppo clinico. Il nuovo round, previsto per questa primavera, le consentirà di proseguire gli studi clinici e preparare il lancio commerciale.

«Inoltre stiamo valutando nuovi sviluppi clinici in neurologia, in particolare per patologie come la depressione e la sclerosi multipla. Una diversificazione che riflette la potenziale versatilità della nostra tecnologia e l’ambizione di diventare uno dei principali attori nel trattamento delle malattie neurologiche», sottolinea il cofondatore di RegenLife, che combinando un approccio scientifico all’avanguardia con un’ambiziosa visione imprenditoriale, si sta dunque posizionando come un attore promettente nella lotta contro le malattie neurologiche.

rTaumi cerebrali, tipici dello sport
Nel mirino di RegenLife non ‘solo’ le patologie neurodegenerative, che nei prossimi 25 anni minacciano di moltiplicare il loro impatto, anche economico, ma pure i traumi cerebrali, tipici dello sport, che se reiterati possono avere conseguenze allarmanti. E la trifotonica potrebbe anche giocare un ruolo nella lotta alla depressione.

Con l’aggravarsi delle sfide legate all’invecchiamento della popolazione, soluzioni come queste potrebbero svolgere un ruolo cruciale nel migliorare la qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie, offrendo nuove prospettive nel trattamento di malattie finora considerate incurabili. La continua espansione degli studi clinici, il successo della raccolta fondi e il crescente interesse della comunità medica ne testimoniano il potenziale.

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