In vista dei grandi lavori di ristrutturazione che dall’estate del 2025 per cinque anni vedranno il Centre Pompidou chiudere i battenti (un investimento da 262 milioni di euro), ci si prepara a una stagione conclusiva di grandi mostre. Fra i protagonisti, Costantin Brancusi, di cui l’istituzione ospita l’Atelier: uno spazio in cui, oltre a lavorare e allestire le sue opere, lo scultore aveva creato ogni dettaglio, dal grande camino in pietra calcarea agli sgabelli in legno, facendone un ambiente totale. Lasciato alla morte in eredità allo Stato francese con la clausola di ricostituirlo, nel futuro assetto troverà spazio nel cuore del nuovo edificio principale, mentre oggi è ubicato in una struttura sulla piazza, che diventerà invece un centro di ricerca e risorse.
Luogo di vita, di creazione e contemplazione, frequentato anche da molti artisti e amanti dell’arte nel corso di decenni in cui lo scultore visse a Parigi, l’Atelier Brancusi con la sua ricca collezione di sculture, materiali e documentazione costituisce la matrice di questo progetto espositivo che è stato possibile organizzare approfittando proprio della rimozione completa delle opere nell’ambito dei prossimi lavori. In dialogo i gessi dell’Atelier Brancusi e gli originali in pietra o in bronzo, in prestito da numerose collezioni private e museali internazionali. Il cuore della mostra evoca le fonti della sua ispirazione, da Rodin e Gauguin, all’architettura tradizionale rumena, l’arte africana, cicladica e asiatica… Dal percorso tematico, organizzato intorno alle serie chiave dell’artista, emergono le principali sfide con cui si confrontava la scultura moderna. La ricostruzione di una parte dello studio mette in evidenza la dimensione materiale e fa luce sui processi creativi, insieme alla ricca documentazione che ne contestualizza l’esperienza.
Centre Pompidou
Lu-Do, 11-21, Gi, 11-23
Dal 27 marzo al 1 luglio