Marchio svizzero di orologi di lusso, Paul Picot è stato fondato nel 1976 da Mario Boiocchi a Le Noirmont, un paesino nella regione del Giura, nella Svizzera occidentale. A contraddistinguere il marchio sono l’alta qualità artigianale, il design innovativo e l’impegno nei confronti delle tecniche orologiere tradizionali. Come orologiaio indipendente, Mario Boiocchi è orgoglioso della libertà creativa e della flessibilità nel design e nella produzione che la sua azienda ha raggiunto nel corso degli anni. lo abbiamo incontrato e, raccontando della sua passione, ci ha condotti tra le tante, affascinanti, sfumature del suo métier.
Lei ha fondato Paul Picot nel bel mezzo della rivoluzione del quarzo. Com’è andata?
L’avvento degli orologi al quarzo ha avuto un impatto significativo sull’industria orologiera svizzera negli anni Settanta. I marchi svizzeri furono colti impreparati e molti di loro fallirono. Fu un momento di panico per l’industria.
Ho fondato Paul Picot nel 1976, credendo fin dagli inizi negli orologi meccanici e nella tradizione dell’orologeria svizzera; ero convinto che in futuro ci sarebbe stato un mercato per gli orologi da uomo, come accessori di moda di lusso. Così, mentre l’industria si stava orientando in una direzione, ossia verso il quarzo, decisi di orientare Paul Picot nella direzione opposta. È stata un’intuizione; col senno di poi, mi rendo conto di aver avuto un po’ di fortuna. L’industria svizzera riuscì infine a riorganizzarsi e a posizionare i suoi orologi nella fascia alta del mercato, puntando sulla qualità dell’artigianato e sulla sua tradizione orologiera.
Dopo la rivoluzione del quarzo, negli anni ’90 si è verificato un consolidamento del settore: i grandi gruppi del lusso hanno acquisito i marchi di orologi che erano diventati deboli a seguito dell’avvento del quarzo. La polarizzazione dell’industria orologiera attorno a questi grandi gruppi ha reso difficile per gli indipendenti come noi competere sul mercato. Era come assaltare un carro armato con una baionetta!
Qual è il modello di business di Paul Picot?
L’idea dell’orologio e il suo design sono nostri, ma non siamo produttori di orologi. Ci affidiamo ai migliori fornitori per movimenti, casse, quadranti e altri componenti, che sviluppano sulla base delle nostre specifiche. Poi assembliamo questi componenti per creare un prodotto di alta gamma. Se necessario, modifichiamo i movimenti in base alle complicazioni che desideriamo includere nell’orologio.
Ha mai pensato di diventare anche lei un produttore di movimenti?
Non è semplice sviluppare i movimenti. Sono necessari i macchinari, il personale con le giuste competenze e le infrastrutture. La creazione di movimenti richiede una serie di risorse completamente diverse da quelle di cui disponiamo da sempre. Questo non significa che solo i marchi integrati verticalmente sono in grado di creare orologi belli e di altissima qualità. Prendiamo ad esempio il rattrapante Paul Picot che ho al polso, il Technicum. Ha diverse complicazioni; è unico nel suo genere. Non abbiamo costruito noi il movimento di questo orologio, ma ci siamo affidati a una società specializzata che ha costruito il movimento secondo le nostre specifiche.
Cosa cercano i vostri clienti quando acquistano un orologio Paul Picot?
Quando parlo con i nostri clienti, mi dicono che hanno acquistato un Paul Picot perché era un orologio che li faceva sentire bene, che si adattava alla loro persona. Scelgono questo orologio non perché oggetto di un’operazione di marketing o per fare una dichiarazione di status quo, ma perché li soddisfa. È qualcosa di unico e diverso dal mainstream.
Eloquente, in tal senso, è l’episodio raccontatomi da un cliente: medico, tempo fa ha preso parte ad un convegno, a Roma; aveva notato che dei circa cento professionisti presenti, il 90% indossava modelli Rolex. Lui, invece, aveva al polso un Paul Picot Technograph. Suscitando l’interesse di diversi suoi colleghi per il suo Technograph. A tal punto che uno di loro, chiese al nostro cliente di venderglielo! Ad attrarlo era stata la particolarità dell’orologio. Tanto che in quell’occasione, nessuno ha chiesto a qualcun altro di vendergli un Rolex (sorride, n.d.r).
Se potesse cambiare una cosa dell’industria orologiera di oggi, quale sarebbe?
Le vendite online! Sì, questo è ciò che cambierei. Credo che le vendite online non dovrebbero essere il modo in cui si acquista un orologio, perché sono impersonali. L’acquisto di un orologio deve essere il risultato di un’interazione umana ed esperienziale. Non un’interazione con un chatbot.
Acquistare online equivale ad andare al supermercato e comprare un chilo di patate o una cassa di banane. Si acquista un orologio dopo aver provato l’emozione di indossarlo e di vederlo al polso. Si acquista un orologio dopo aver interagito con il commesso, che conosce l’orologio ed è in grado di presentarlo e spiegarlo in modo adeguato.
Un tempo era normale acquistare un orologio nella gioielleria di quartiere. Si trasferivano le proprie preferenze al commesso della boutique, o all’orologiaio, che offriva quindi una scelta di orologi, spiegandone le caratteristiche e consigliando quello che meglio rispondeva alle preferenze del cliente. Oggi, acquistare un orologio online è una transazione; un’interazione secca, superficiale e impersonale con un’entità digitalizzata.
Quali tendenze prevede per i prossimi anni?
Sicuramente continuerà ad esserci una caratteristica dell’orologeria tradizionale svizzera: l’innovazione nella tecnologia del movimento. L’ingegno umano nel trovare soluzioni meccaniche alle prestazioni cronometriche, alla miniaturizzazione dei movimenti, all’uso di nuovi materiali continuerà a stupirci.
Negli ultimi anni abbiamo assistito anche alla tendenza a ridurre le dimensioni degli orologi – quelli originariamente progettati per gli uomini – per renderli interessanti per le donne; la tendenza a queste dimensioni cosiddette unisex continuerà a crescere.
Anche la sostenibilità e gli orologi circolari continueranno a crescere d’importanza. I marchi stanno aumentando gli sforzi per trasformare i processi produttivi e la catena di fornitura in attività sostenibili. È una trasformazione che richiede tempo.
Qual è la vostra strategia di comunicazione?
In passato destinavamo il 10% del nostro budget al marketing e alla comunicazione. Oggi dovremmo destinare molto di più, tra il 40% e il 50%, perché il nostro marketing possa essere efficace. Ma una tale somma di denaro sarebbe comunque paragonabile solo a un granello di sabbia di quello che i grandi marchi del lusso sono in grado di spendere per il loro marketing.
Da dove si parte quando si progetta un nuovo orologio?
Hugo Berger è il nostro designer, fin dall’inizio. Prima di unirsi a noi negli anni ’70, lavorava alla Metalem, un’azienda che produceva quadranti; erano i nostri fornitori. Hugo ha una mano e una visione del design straordinarie. Tutto quello che vedete oggi, tutti i nostri orologi, li ha disegnati lui. L’idea di un orologio parte da me. Parlo con lui di questa idea che sia di un modello o di un design; lui poi lo disegna per me. Spesso ne parliamo durante mentre pranziamo, al ristorante, e quando questo accade lui disegna il nuovo orologio su un tovagliolo o una tovaglia. Mi creda, abbiamo in ufficio tutta una collezione di tovaglioli e tovaglie dei ristoranti dove siamo soliti pranzare!
Quali sono i vostri mercati più forti?
L’Italia è un mercato importante per noi. Siamo presenti negli Stati Uniti, in Giappone, Medio Oriente, Emirati, Paesi Bassi, Polonia e Germania. Abbiamo buoni risultati anche in Cina e a Hong Kong. Stiamo iniziando a entrare in India, Malesia, Thailandia, Singapore e Macao. Complessivamente, produciamo tra i 7 e gli 8mila orologi all’anno.
Qual è l’orologio a cui è più affezionato?
Il Technicum è uno dei modelli di Paul Picot più apprezzati dai collezionisti. È certamente uno dei miei preferiti. Lo abbiamo lanciato nel 1984. È stato il primo e l’unico cronografo a carica automatica certificato COSC con funzione rattrappante centrale, indicatore della riserva di carica, indicazione della data e del giorno della settimana. Il quadrante è in argento massiccio e decorato con guilloché; attraverso il fondello in zaffiro si possono ammirare le finiture a mano del movimento e del rotore in oro 21ct. Nel corso degli anni sono state realizzate diverse versioni del Technicum, una delle quali comprendeva anche un tourbillon.
Come si annuncia il futuro di Paul Picot?
Nel prossimo futuro ci trasferiremo in Ticino. E quest’anno abbiamo in programma il lancio di un nuovo orologio, completo di calendario e fasi lunari, con cassa rotonda. Ho grandi aspettative per questo orologio e credo che i collezionisti e gli appassionati lo apprezzeranno.
Continuo a fare progetti, piani a lungo termine. Mi sento energico e ispirato a continuare a produrre orologi Paul Picot. Tuttavia, sono consapevole che i miei 90 anni sono già arrivati! Tuttavia la passione è l’unica cosa che non si fa condizionare dal tempo.
© Riproduzione riservata