Con le sue opere ‘di luce’, Dan Flavin (1933-1996) ha liberato il colore dal regno della pittura e lo ha trasposto nello spazio tridimensionale. Utilizzando tubi fluorescenti disponibili in commercio, ha sfidato le consuete nozioni di paternità e i processi di produzione dell’arte con le sue “immagini gassose”, come amava chiamare le ‘situazioni’ (altro suo termine) che creava.
Il Kunstmuseum Basel mette a propria volta ‘in luce’ il grande interprete della minimal art con una mostra che ne riunisce 58 opere, alcune delle quali esposte per la prima volta in Svizzera.
Se Flavin smentiva qualsiasi contenuto simbolico, rivendicando l’oggettività delle sue immagini, le dediche a persone, opere o eventi con cui era solito accompagnarne i titoli conferiscono una dimensione emotiva e fungono da quadro di riferimento artistico, letterario e personale: amici artisti come Jasper Johns, Sol LeWitt o Donald Judd, ma anche maestri del moderno come Henri Matisse, Vladimir Tatlin e Otto Freundlich. Oppure riferimenti espliciti a eventi politici, a partire dalla guerra in Vietnam e le sue atrocità.
La mostra del Kunstmuseum Basel si concentra in particolare sulla rivelazione di questa dimensione, con attenzione a illustrare anche il contesto storico-sociale in cui ha preso forma il lavoro dell’artista con la luce, inoltre insieme alle installazioni ne sono presentati i disegni: strumento essenziale per Flavin, i suoi piccoli taccuini costituiscono infatti una sorta di archivio del suo lavoro di oltre trent’anni.
Kunstmuseum Basel | Neubau
Ma-Do, 10-18; Me, 10-20
Fino al 18 agosto