
Era domenica 15 dicembre 2002, lo ricordo ancora bene! Venerdì avevamo festeggiato la consegna dei diplomi alla Scuola alberghiera di Lucerna. Sabato ci siamo trasferiti e il giorno dopo abbiamo iniziato a lavorare, quindi, di fatto, la nostra attività in proprio. Noi, ovvero Brigitte von Siebenthal e Christian Hoefliger.
Gli inizi sono stati segnati dal cambiamento strutturale che il settore alberghiero stava attraversando: l’attività dei nonni di mia moglie, lo Chalet Hotel Hornberg come si chiamava allora, scontava il ritardo sugli investimenti, nonostante fosse sempre stato gestito in maniera impeccabile, sia da loro sia dai genitori di Brigitte.
Ed è così che siamo entrati in gioco noi. Non avevamo soldi e nemmeno l’attività ne disponeva di molti. La priorità, quindi, era azzerare i crediti e pagare ogni settimana tutte le fatture scoperte: la liquidità è l’ossigeno di ogni impresa! È stato un tour de force, ma ci ha insegnato molto: tenere la testa fuori dall’acqua e imparare a nuotare. Provo profonda gratitudine per questa esperienza: se non l’avessimo vissuta, oggi non saremmo la stessa azienda.

Posizionamento, differenziazione, un mercato competitivo: i venti anni successivi sono stati caratterizzati da importanti investimenti e un’elevata attività edilizia. Per sua natura, il settore alberghiero è capital-intensive, e la nostra sopravvivenza dipendeva – e dipende tuttora – dalla capacità di garantire un cash flow costante. In altre parole, abbiamo un motivo molto concreto per ottenere una buona performace: se non riuscissimo a generare un Ebitda positivo, in capo a cinque anni ci troveremmo davanti a un serio problema. Va anche detto, però, che come azionisti – mia moglie e io – non abbiamo mai prelevato un solo franco di utile dall’azienda: il nostro principio è sempre stato reinvestire.
Diventare indipendenti e imprenditori così giovani è estremamente prezioso. I rischi si vedono, certo, ma ci si fanno molte, molte meno preoccupazioni. A vent’anni ci si butta, a trenta già si pondera ogni scelta. Inoltre, sono estremamente grato ora, a 48 anni, di poter già guardare indietro a oltre già vent’anni di attività imprenditoriale. E anche se il rischio era grande, siamo incredibilmente riconoscenti ai genitori e ai nonni di mia moglie per questa opportunità.
La lezione più importante? Ci sono sempre occasioni e possibilità! Certo, alcune situazioni sono difficili, ma come sempre nella vita: si può vedere il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno – e l’ottimista vede il contenuto.
Se oggi qualcuno mi chiedesse se conviene investire nel settore alberghiero, inizialmente sarei cauto. Non si può certo dire che sia il settore con i margini più elevati. Ma posso invece affermare con certezza che facciamo il nostro lavoro con enorme passione. E con l’immenso privilegio – da proprietari e membri del Consiglio di amministrazione – di poter stabilire i valori della nostra azienda. E considero altrettanto un privilegio poter offrire lo stesso ai nostri collaboratori. Possiamo garantire loro un “luogo sicuro”, mobbing-free, dove si giudica il lavoro ma mai la persona, dove non si colpisce mai sotto la cintura. Un luogo in cui possono essere valorizzati ed esprimere se stessi.
Sì, esatto, perché lavoriamo con le persone. I nostri 55 collaboratori e, naturalmente, i clienti – gli ospiti dell’hotel. Un vero arricchimento, soprattutto in questi tempi d’automazione e digitalizzazione.
La nostra visione si è evoluta e continuerà a farlo. All’inizio si trattava davvero di arrivare a fine mese e dimostrare di potercela fare. Con quella voglia dei giovani intraprendenti di farsi notare, distinguersi, avere successo, e “farsi le ossa”. Oggi la prospettiva cambia. Da un lato perché si invecchia: si pensa già a potenziali soluzioni di successione, alla continuità dell’azienda, al futuro. Allo stesso tempo, si ragiona su cicli più brevi, considerando che noi due saremo in attività ancora per un 10 o 15 anni. Non significa un approccio meno sostenibile, ma si guarda a un orizzonte più ravvicinato.
Ma è auspicabile che la visione imprenditoriale continui a evolvere, anche perché le esigenze degli ospiti non sono più le stesse di una volta. Di conseguenza, anche la raison d’être dell’azienda deve adattarsi: ci sono esempi più che sufficienti di imprese che hanno perso progressivamente la propria rilevanza sul mercato.
Che bella storia – dal 1936! Amiamo il nostro lavoro, amiamo la nostra Maison Hornberg e amiamo essere imprenditori!
In collaborazione con Swiss Venture Club (SVC)
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