
Fra la Stazione Spaziale Internazionale (Iss) e quella cinese di Tiangong, non sono che una decina al momento gli astronauti in orbita attorno alla Terra, e di rado se ne contano di più. Il record di 19 presenze si è registrato l’anno scorso, complice l’avvicendamento a bordo della Iss, i problemi tecnici della Boeing Starliner e la missione Polaris Dawn.
Molti di più sono quelli impegnati in “missioni analoghe”: dalla base subacquea Neemo della Nasa in Florida alla stazione antartica Concordia dell’Esa, queste esperienze riproducono in ambienti terrestri estremi le condizioni di vita nello spazio per raccogliere dati e ottimizzare sicurezza ed efficienza delle future missioni. Mentre ha ripreso slancio la corsa allo spazio è infatti fondamentale testare tecnologie, habitat, ma anche dinamiche di gruppo e resilienza psicofisica sul lungo termine. Non mancano inoltre anche iniziative private che si rivolgono a semplici appassionati in cerca di esperienze formative e memorabili.
In questa costellazione, un unicum è rappresentato da Asclepios, la più grande missione analogica al mondo realizzata da studenti per studenti. «Nata nel 2019 come progetto dell’associazione Space@yourService del Politecnico di Losanna (Epfl), Asclepios è oggi un’associazione indipendente riconosciuta dall’università e sostenuta da un fitto network di partner industriali, centri di ricerca e istituzioni accademiche. Giunta alla sesta edizione, muove ormai una macchina organizzativa impressionante: più di 70 studenti volontari organizzano e simulano ogni anno una missione spaziale in tutti i suoi aspetti – selezione e addestramento, ricerca scientifica, logistica, sponsoring e finanziamento, compliance, comunicazione,…», spiega Riccardo di Bari, che in parallelo al Master all’Institut Superieur d’Aeronautique et de l’Espace di Tolosa, è stato Head of Astronaut Team della quinta edizione di Asclepios, conclusa lo scorso 6 agosto. Fra i suoi compiti: addestramento e sviluppo astronauti, progettazione ed esecuzione della missione, sicurezza e supervisione operativa. Un’esperienza che ha rappresentato un’importante palestra per il suo attuale incarico di Flight Controller a supporto del laboratorio europeo Columbus a bordo della Iss.
Quartier generale sin dal 2022, l’ex-fortezza militare Sasso San Gottardo, ad Airolo, che mette a disposizione una caverna riconvertita. I cunicoli scavati nella roccia e l’habitat alpino ricreano isolamento, assenza di luce naturale, condizione climatiche e scenari di un avamposto spaziale. Qui, dopo un anno di training che li impegna settimanalmente, i nove prescelti tra centinaia di candidati da tutto il mondo vivono due settimane da vera crew spaziale: manutenzione della base, gestione di riparazione ed emergenze (incendi, depressurizzazioni), esperimenti scientifici e comunicazioni con il Mission Control Center, a sua volta gestito da studenti, replicando persino il sistema di voice loop della Iss. «Unica differenza sostanziale, l’assenza di gravità», osserva Riccardo, «che viene però testata con un volo parabolico durante il training».
Che un progetto simile nasca su suolo elvetico può sembrare insolito. Ma, seppur non in prima linea, la Svizzera è sempre stata presente nella ricerca spaziale con i suoi Politecnici e nell’industria con le sue aziende, come pure nel volo umano con astronauti come Claude Nicollier, peraltro mentor di Asclepios, e Marco Sieber, recentemente selezionato dall’Esa.

«Ciò detto, nel caso di un progetto studentesco conta più l’ecosistema di supporto che la leadership nella corsa allo spazio. Grazie alle risorse offerte dall’Epfl è stato possibile finanziare la prima edizione. Ormai, il costo di una missione, circa 250mila franchi, viene coperto grazie al sostegno di sponsor e partner che forniscono tecnologia, attrezzature, supporto medico e alimentare spesso a titolo gratuito o simbolico. In molti si innamorano di questa iniziativa no profit, con grande visibilità e un forte impatto narrativo: lo spazio cattura sempre l’immaginazione. Università e centri di ricerca ci sostengono poi nel training atletico e nella preparazione mentale. Donazioni, crowdfunding e merchandising assicurano dal canto loro un po’ di liquidità», sottolinea Davide Scalettari, co-project leader di Asclepios V dopo aver preso parte alla precedente edizione come astronauta, e oggi impegnato a Delft a concludere la tesi in Space Engineering.
Essere ammessi non è però semplice: alla quinta edizione hanno risposto in 200 da tutto il mondo, rigorosamente selezionati con un processo in più fasi: valutazione di curriculum e motivazione, test fisici e cognitivi, infine la rosa dei migliori 20 viene sottoposta a una prova estrema di resistenza fisica, psicologica ed emotiva di 48 ore effettuata a Losanna, presso l’Epfl. «Non cerchiamo supereroi», precisa Riccardo Di Bari. «Scartiamo i profili troppo competitivi o individualisti. Quello che conta è la capacità di lavorare in squadra, di ammettere i propri limiti e affrontare le difficoltà insieme. È lo spirito che servirà nelle due settimane di isolamento, sottoposti a un’intensa attività, senza luce naturale, con poche ore di sonno, mangiando cibo liofilizzato, condividendo un ambiente ristretto e senza sentire i propri cari», spiega il responsabile del Team Astronauti.

Non solo la provenienza geografica, ma anche il background formativo dei partecipanti è eterogeneo, fatta salva la familiarità con le discipline Stem, una buona manualità e qualche esperienza pertinente: ovviamente ingegneria spaziale, ma anche medicina, biologia, persino paleontologia. La varietà è un valore aggiunto che riflette l’evoluzione del profilo degli astronauti negli ultimi decenni: non più solo piloti collaudatori, ma scienziati capaci di portare avanti esperimenti complessi.
«A differenza di altri programmi, non chiedendo alcun costo di partecipazione, possiamo mantenere molto elevato il livello di selezione, il che si rispecchia nella rilevanza scientifica dei risultati ottenuti negli esperimenti», sottolinea Davide Scalettari. Ogni missione ospita infatti esperimenti proposti da università, centri di ricerca e start up. Nella quinta edizione, ad esempio, si è studiato l’impatto dell’isolamento sui ritmi circadiani, la crescita di microalghe per habitat lunari sostenibili, e persino le implicazioni legali dell’esplorazione spaziale, compresa l’estrazione di risorse e il potenziale contatto con forme di vita extraterrestri. Riccardo ha preparato l’equipaggio a servirsi della strumentazione necessaria e a documentare i risultati per garantire la qualità dei dati, l’integrità dei campioni e la conformità alle linee guida. Risultati e prototipi sviluppati in questi progetti possono infatti diventare la base per futuri investimenti su grande scala. A riprova della qualità del lavoro svolto, ben sette paper di Asclepios V hanno potuto essere presentati al Congresso Internazionale di Astronautica (Iac) appena svoltosi a Sidney.
Anche se a oggi nessun astronauta proveniente da missioni analogiche è stato selezionato per voli spaziali reali, la tendenza è chiara. «Asclepios, alla quinta edizione, è stata fra i pionieri. Ma ci sono ottimi segnali, l’Esa ha ad esempio inaugurato lo scorso anno l’analog facility Luna presso il centro di addestramento di Colonia per testare missioni lunari», nota il co-project leader. E diversi partecipanti delle scorse edizioni di Asclepios hanno trovato incarichi presso l’Esa o altri programmi di ricerca.
Guardando più in là, cosa attendersi per Asclepios? «Vedo spazio per una crescita almeno un fattore 10: persone, budget, esperimenti, … La sfida sarà però garantire continuità manageriale a un progetto con un turnover annuale circa del 30% considerato chi esce terminando gli studi, il che pone problemi soprattutto per le posizioni apicali. È come se un’azienda dovesse cambiare Ceo ogni anno. Si potrebbe dunque pensare a stabilizzare alcune figure chiave», suggerisce Davide che, come tradizione, vuole sta passando insieme a Riccardo il testimone, anche se entrambi rimarranno membri dell’Advisory Board dell’associazione.
Intanto per i nove membri della crew della sesta missione è iniziato l’addestramento. A luglio 2026 si ritroveranno ad Airolo per vivere due settimane da esploratori spaziali… nelle profondità del massiccio del Gottardo.
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