Ticino Management: Marzo 2023

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Tornano i bond

Il reddito non è più fisso

Il reddito non è più fisso Tornano i bond

Aziende

Svecchiare la sanità?

La cura digitale

Arte

Arte

Non ci sono più i musei di una volta!

Territorio

Territorio

Tra sinergie e necessità il turismo cambia

Analisi

Aziende Analisi

Imprese: guardare al futuro con ottimismo

Orologi

Orologi Aspettando Ginevra

Turismo

Turismo

L’anno del giubileo di Berna capitale

Estero: Ume 10 Euro, Anno XXXV n. 3 • Marzo 2023 Regno Unito: Gbp 9,00; Us: Usd 10,00 Svizzera: Fr. 12.-
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Ettore Accenti, Achille Barni, Ignazio Bonoli, Luca Cattaneo, Matteo Ramenghi, David Mülchi, Stelio Pesciallo, Ermenegildo Peverelli, Carlo Secchi, Viviana Vergerio Guerra

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ISSN 1664-3798
Editoriale

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Il ritorno dei bond

Dopo una lunga fase letargica durata diversi anni, infine l’obbligazionario è tornato a rialzare la testa, sullo sprone della lotta senza quartiere all’inflazione, promossa dalle Banche Centrali. Ma quanto è cambiato rispetto al passato?

Opinioni

12 Ettore Accenti. L’architrave dello sviluppo dell’elettronica, il transistor, è giunto a una svolta epocale.

14 Stelio Pesciallo. La legittima difesa preventiva è un tema che la guerra in Europa orientale risolleva.

16 Ignazio Bonoli La carenza di strutture ricettive per l’infanzia quali effetti ha sullo sviluppo dell’economia di un Paese?

18 Matteo Ramenghi. Il Pil rivela più problemi di quanti non ne risolva, ma quali indicatori potrebbero sostituirlo?

20 Luca Cattaneo. Quali sono i requisiti che un bene pubblico deve rispettare per essere considerato marchio?

22 Carlo Secchi (in foto). Il diffondersi del 5G, anche per la molta disinformazione, è ancora e solo agli inizi.

Economia

36 Testimonianze. È in vigore da pochi mesi una nuova normativa a livello svizzero sull’uso dei droni. L’intensificarsi del loro utilizzo solleva potenziali problemi in termini di sicurezza. Quali le novità?

54 Eventi La Politica per poter interpretare e cogliere le esigenze del territorio di cosa necessita?

Da sinistra, Alexis Renault, Head Hy di Oddo Bhf Am, Paola Bissoni, Director Business Development di abrdn, Fabrizio Quirighetti, Cio di Decalia, e Christopher Koslowski, Senior Fixed Income&Fx Strategist di Vontobel.

Osservatorio

71 Sfama. I risultati dell’industria svizzera dei fondi.

72 Bond. La ripartenza della Cina quali conseguenze avrebbe sugli Emergenti?

74 Esg. La voglia di un’economia più verde sarà la fortuna di molte aziende. Quali?

76 Azionario. La discutibile pratica dei buyback quanto incide sulla performance degli indici e dei singoli titoli?

80 Strategie. Se la fase che si è appena chiusa coincide con i picchi degli azionari per il 2023 cosa si può fare?

83 Macro. Inevitabilmente si tende a schiacciarsi sul consensus di mercato. Ma cosa potrebbe davvero succedere?

85 Sostenibilità (Maria Elena Drew, in foto). Disinvestire dal fossile, senza trovare soluzioni alternative. Curioso.

56 Eventi. Il tema demografico è un problema molto serio sia a livello svizzero, che soprattutto ticinese.

58 Eventi. Un’innovazione inclusiva, per sostenere le famiglie e le persone autistiche nei loro processi di apprendimento e comunicazione.

60 Ricerca. Tecnologia e intelligenza artificiale quanto sono compatibili con il soddisfacimento dei requisiti di compliance per la Finanza?

Finanza

64 Analisi. Fare affari con l’estero presuppone una certa abilità nel gestire operazioni su più valute. Il caso di un’azienda del Cantone Argovia, attiva nel biomedicale.

66 Analisi . Le small cap sono un segmento dell’azionario che molto spesso anticipa il ciclo economico, sia correggendo che rialzandosi.

6 · TM Marzo 2023
Cover Story p. 24
sommario marzo 2023

Cauto ottimismo p. 38

Quanto emerge da una recente indagine tra i Ceo di importanti aziende a livello mondiale è un forte pessimismo sulle attuali condizioni di mercato. In controtendenza, i manager svizzeri.

A lato, Basilea.

Decolla l’e-Health?

Tra i settori svizzeri più conservativi si colloca la Salute. Un’intraprendente start up si sta però facendo largo.

A lato, Arthur Germain, Ceo di OneDoc.

p. 44

Il turismo in Ticino p. 48

Come sta evolvendo uno dei traini dell’economia cantonale? Al centro, le specificità del territorio.

A lato, Fabio Bonetti, direttore dell’Otr Lago Maggiore e Valli.

68 Azionario. L’Europeo corre, nonostante prezzi ancora abbordabili.

78 Alternativi. L’utilizzo di opere d’arte quale collaterale di strumenti finanziari è in forte crescita.

82 Tematici . Come intercettare il trend dell’Intelligenza Artificiale?

84 Bond . L’obbligazionario emergente è destinato a volare. Ma dove?

86 Commento. È trascorso un anno dall’inizio del conflitto ucraino.

Speciale Orologi

Si avvicina l’edizione 2023 dell’evento faro del settore, Watches&Wonders di Ginevra. A lato, il Calatrava Ref. 5326G di Patek Philippe.

p. 88

Culture osmotiche p. 104

Quale ruolo dovrebbero assumere i musei rispetto alla società moderna?

Da templi della cultura stanno cambiando pelle. A lato, Carole Haensler, Presidente dell’Associazione dei musei svizzeri.

Il giubileo di Berna p. 116

Sono 175 gli anni trascorsi dalla fondazione della Confederazione svizzera. Riflettori puntati su Berna, capitale de facto ma non ex lege.

Arte e Cultura

98 Maison. Una monumentale meridiana nelle nevi di Zermatt inaugura la collaborazione fra l’artista Daniel Arsham e Hublot.

100 Maison. L’orologiero è un settore che vive di storia e tradizione, e in cui anche il tempo gioca un ruolo.

110 Mostre. I capolavori dei Mari del Sud collezionati da Brignoni.

114 Mostre. La scienza incontra l’arte, dando vita a un’esposizione di immagini di cellule celebrali reinterpretate attarverso la pittura.

Rubriche

8 Appuntamenti

124 Moto

127 Business

Marzo 2023 TM · 7

Vienna

Klimt, ispirato da Gauguin, van Gogh, Matisse...

Con Water Serpents II, esposto per l’ultima volta in Austria nel 1964, una delle opere più importanti di Klimt torna a Vienna, per la mostra del Belvedere che per festeggiare il trecentesimo dalla fondazione dedica una mostra all’artista che della città è stato il massimo maestro. Non solo una celebrazione, ma anche l’occasione per offrire nuove prospettive, a partire da una selezione di opere magnifiche, alcune delle quali di rado esposte.

Spesso considerato un genio solitario, la cui creatività è emersa dall’interno ed è stata plasmata dalle circostanze che prevalevano nel suo ambiente nella Vienna intorno al 1900, Klimt viene questa volta presentato in una luce diversa, come un artista aperto e innovativo che ha studiato altre arti e non ha mai fatto mistero delle sue fonti, curioso delle tendenze in evoluzione che incorporava nel suo lavoro.

Un dialogo appassionante è dato dal confronto tra i suoi dipinti e le opere d’arte che hanno avuto un’influenza tangibile su di lui: Lawrence Alma-Tadema, Margaret Macdonald Mackintosh e Jan Toorop, ma anche Monet, Rodin, van Gogh e Matisse. Alla base c’è un ampio progetto di ricerca avviato nel 2015 dal Belvedere e dal Van Gogh Museum che ha indagato quali opere dell’arte moderna internazionale Klimt abbia potuto effettivamente vedere, sia in mostre e collezioni a Vienna, soprattutto dopo la fondazione

della Secessione, sia durante i numerosi viaggi all’estero a Monaco, Venezia o Parigi, sia attraverso riproduzioni in pubblicazioni. Da una serie di chiari confronti fra le circa 90 opere - dipinti, disegni e sculture di Klimt e dei suoi contemporanei - emerge come abbia saputo assimilare con acuta consapevolezza le conquiste artistiche dell’epoca nello sviluppo della propria opera.

Belvedere

Lu-Do, 9-18 Fino al 29 maggio

Gustav Klimt, Serpenti d’acqua II, 1904-1907, Collezione privata, un’opera che torna per la prima volta dopo 60 anni in Austria, per il trecentesimo del museo Belvedere. Sotto, Picasso, Il pittore e la sua modella, 1963, olio su tela, Nahmad Collection: il 2023 è anche il cinquantesimo dalla morte del pittore spagnolo, ricordato con mostre in tutto il mondo. Tra i primi a inaugurarne una, la Fondation Beyeler.

Riehen / Basilea

Picasso. Artista e modella Ultimi dipinti

Nell’ultimo decennio della sua vita, già ultraottantenne, Picasso rimase altamente produttivo. Con un’energia immutata, realizzava spesso diverse immagini al giorno, mostrando una forza creativa impressionante, come se volesse combattere contro l’avanzare dell’età. È a questo periodo che la Fondation Beyeler dedica la sua mostra, una delle prime inaugu-

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© Succession Picasso/2023, ProLitteris, Zurich
appuntamenti
Courtesy of HomeArt
di Mirta Francesconi

Henry Füssli, Figura a mezzo busto di un’attrice con copricapo di piume, 1800-10, grafite, penna e inchiostro, pennello e acquerello, 283 × 200 mm.

rata nell’ambito delle tante iniziative che quest’anno commemoreranno a livello internazionale i cinquant’anni dalla morte di Picasso (1881-1973). Con più di trenta opere, l’artista spagnolo è il più rappresentato nella Collezione Beyeler, che ne risulta pertanto una delle più significative al mondo.

Sulla base di una selezione di dipinti rappresentativi della potente opera tarda di Picasso, incentrati sul ricorrente tema ‘artista e modella’, la mostra cerca di ripercorrere e mettere in discussione la pratica corrente del suo processo creativo, le relazioni strutturate dagli sguardi incrociati di pittore e modella, la rappresentazione dell’artista maschio e la messa in scena visiva del modello femminile. In questi quadri non si sa fino a che punto Picasso celebri o faccia satira sulla sua fissazione per il nudo femminile e sull’appropriazione visiva del corpo femminile, sollevando anche qualche domanda sul trattamento personale e artistico del corpo femminile da parte degli uomini e sulla rappresentabilità di quest’ultimo nel contesto attuale.

Fondation Beyeler

Lu-Do, 10-18; Me 10-20

Fino al 1 maggio

Zurigo

Füssli. Moda, feticcio, fantasia

Artista fra i più originali, estrosi e controversi dell’Ottocento, Füssli ha diviso con il carattere fortemente individualista e sensazionalista l’opinione pubblica per tutta la sua carriera. Con la collezione di circa 60 studi che testimoniano il suo interesse personale per l’immagine della donna del tempo in opere anche dalle forti sfumature erotiche, il Kunsthaus Zürich offre un’occasione unica per scoprire un aspetto più personale e sicuramente sorprendente della produzione dello ‘svizzero selvaggio’.

Lontano dai nudi sottomessi di pittori come Boucher, Fragonard o Ingres, Füssli mostra figure femminili in un atteggiamento volutamente provocatorio. Una donna incarnazione di un nuovo potere che deve essere vista insieme agli eroi

esageratamente virili che dominano l’arte pubblica di Füssli: entrambi sintomatici delle ansie maschili per la destabilizzazione dei ruoli di genere tradizionali, che preoccupava innumerevoli artisti e scrittori europei di allora.

Fu soprattutto dopo il matrimonio con Sophia Rawlins, allora ventenne, che l’interesse di Füssli per la rappresentazione delle donne divenne evidente. Füssli l’aveva conosciuta assumendola come modella e, anche dopo il matrimonio, continuò a posare per lui. Invece di concentrarsi sul suo volto, prestò molta più attenzione alla sua acconciatura costantemente reinventata, raffigurando meticolosamente le complicatissime disposizioni di ciocche, riccioli e nastri. Un esercizio che aprì nuove strade al suo lavoro di disegnatore, permettendogli di raggiungere

un nuovo livello di complessità tecnica. Sembra logico che Füssli non abbia mai mostrato questi disegni pubblicamente, poiché le sue rappresentazioni profondamente ambivalenti della femminilità emancipata sono tutt’altro che innocue. Oggi, tuttavia, sono innegabilmente di grande interesse nel contesto di una società che sta rivalutando il complesso rapporto tra arte e genere.

Realizzata in stretta collaborazione con The Courtauld di Londra, la mostra riunisce prestiti provenienti da un’ampia gamma di Paesi, tra cui Inghilterra, Canada e Nuova Zelanda, a fianco dei quali tornano dal 1 aprile i dipinti della sua collezione.

Kunsthaus Zürich

Ma, Ve-Do, 10-18; Me e Gi, 10-20 Fino al 21 maggio

Marzo 2023 TM · 9
Kunsthaus Zürich, Fondation Gottfried Keller, UFC, Berna, 1934

Lugano

Werner Bishof

Unseen Colour…

Il Masi Lugano ha aperto la stagione espositiva 2023 con una mostra di opere inedite di uno dei più grandi maestri del reportage e della fotografia del Novecento, Werner Bischof (Zurigo, 1916Truijllo, Perù, 1954), conosciuto soprattutto per le sue testimonianze in bianco e nero della guerra. Come sintetizza il titolo Unseen Colour, la mostra intende metterne in luce un aspetto meno noto, la sua capacità di cogliere anche le potenzialità del colore come mezzo espressivo, malgrado in quegli anni godesse di scarsa fortuna, associato alle immagini commerciali.

Allineando un centinaio di stampe digitali a colori da negativi originali dal 1939 agli anni ’50 restaurati per l’occasione, l’esposizione si propone come un libero viaggio attraverso i mondi visitati da Bischof.

Helmut Newton, Moda. Melbourne, 1955. L’attesissima retrospettiva mondiale dedicata al fotografo parte da Milano, a Palazzo Reale, coproduttore della mostra.

Il Masi Lugano presenta un Werner Bischof inedito. Modella con rosa, Zurigo, 1939, stampa a getto d’inchiostro da ricostruzione digitale, 2022.

Il percorso presenta un’alternanza di immagini a colori ottenute dall’utilizzo di una Rolleiflex, dai particolari negativi quadrati, e di una Leica, dai classici rullini da 35 mm. L’esplosione del colore si apprezza soprattutto in un gruppo di opere scattate con la Devin Tri-Color Camera, che garantiva una resa cromatica di altissima qualità e definizione, presentate al pubblico per la prima volta.

I soggetti in mostra sono quelli noti dell’artista, che, in scatti fotografici realizzati dai quattro angoli del mondo, riesce sempre a combinare come pochi altri estetica ed emozione in composizioni perfette.

Masi Lugano

Ma, Me, Ve, 11-18 Gi, 11-20; Sa-Do, 10-18 Fino al 2 luglio

Milano

Helmut Newton. Legacy

Mostrare aspetti meno noi della produzione di un grande fotografo contemporanei, questa volta sul fronte della moda, è l’obiettivo anche dell’ampia e attesissima retrospettiva dedicata a Helmut Newton, nel centenario dalla nascita (Berlino, 1920 - Los Angeles, 2004). Promossa dal Comune di Milano-Cultura e prodotta da Palazzo Reale e Marsilio Arte, in collaborazione con la Helmut Newton Foundation di Berlino, ne ripercorre attraverso 250 fotografie, riviste, documenti e video l’intera carriera, affiancando alle immagini iconiche un corpus di scatti inediti, con un focus specifico sui servizi di moda più anticonvenzionali. Polaroid e contact sheet permettono di comprendere il processo creativo che si cela dietro alcuni dei motivi più significativi del lavoro di Newton, mentre pubblicazioni speciali, materiali d’archivio e dichiarazioni del fotografo ricostruiscono il contesto nel quale è nata l’ispirazione di questo straordinario artista, dimostrando come fino alla fine della sua vita abbia continuato a incantare e provocare con la sua singolare interpretazione della femminilità, un lavoro che per oltre sei decenni ha sfidato ogni tentativo di categorizzazione. Seguirà un tour in importanti musei dapprima in Italia, poi europei e internazionali.

Palazzo Reale

Ma-Do, 10-19.30; Gi, 10-22.30

Dal 24 marzo al 25 giugno

10 · TM Marzo 2023
© Helmut Newton Foundation © Werner Bischof Estate / Magnum Photos

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Il grande balzo è qui

pilastro portante dell’elettronica degli ultimi decenni è ormai giunto a un punto di svolta. I transistor tradizionali nei prossimi anni si estingueranno, cedendo il passo a quelli quantistici.

Il

Ettore Accenti, esperto di tecnologia. Blog: http://bit.ly/1qZ9SeK

A lato, Santa Clara 1991. L’incontro dell’autore con Gordon Moore, padre della legge che prese il suo nome e cofondatore di Intel, la prima azienda a creare un computer in chip nel ‘71, e che ha inaugurato un’era.

che mi assicuravano che quella legge si sarebbe arrestata intorno all’anno 2020. Lo stesso Moore, in una mia domanda durante un nostro incontro a Santa Clara nel 1991, mi confermò questo limite anzi, per la verità, riteneva che lo avremmo raggiunto molto prima del 2020.

Pare proprio che l’homo sapiens, anzi tecnologicus, come definito nell’ultima edizione, proceda in modo imprevedibile con l’avanzare del tempo nel trovare soluzioni sempre più sofisticate. In questa al centro si trova invece l’elettronica, nello specifico quella legge che Moore nel 1965 individuò come misura del crescere in complessità dei dispositivi a stato solido nel tempo.

Tutto è iniziato col primo transistor a punte di contatto realizzato dagli scienziati della Bell Telephone nel 1947 (cfr. Il mostriciattolo semimetallico che ha cambiato il mondo di qualche anno fa, dove il “mostriciattolo” era appunto il transistor).

Da quel primo mostriciattolo si sono sviluppati diversi incredibili nuovi dispositivi, dal circuito integrato nel 1958, al transistore Fet-Mos (Field Effect Transistor Metal Oxide Semiconductor) nel 1962, al primo microchip, o meglio, primo computer in un chip, nel 1971.

La legge di Moore afferma che dal 1965 ogni due anni l’industria sarebbe stata capace di inserire in un chip il doppio di transistor, una legge esponenziale che giunta a oggi si è dimostrata ancora valida, potendo disporre di miliardi di transistor in un singolo microchip. E senza che ce ne si renda conto perché quella incredibile complessità in realtà fornisce prodotti estremamente potenti, ma semplici da usare come gli smartphone.

Detto questo occorre sapere che comunque la legge di Moore ha un intrinseco limite, non può andare avanti all’infinito: un transistor ha dei limiti dimensionali, al di sotto dei quali non può proprio funzionare.

Oggi ha raggiunto quel limite e i transistor nei recenti microchip hanno dimensioni dell’ordine di qualche decina di atomi, proprio oltre non si va! A questo proposito ricordo di aver discusso una decina di anni fa con esperti del settore

Ebbene, ancora una volta l’homo tecnologicus sta riuscendo a superarsi e ormai un altro ‘mostriciattolo semimetallico’ sta cominciando ad affermarsi.

Il nuovo transistor si chiama spin-Fet (spin Field-Effect Transistor) e gli scienziati ne hanno individuato le incredibili caratteristiche qualche anno fa da cui appare evidente come presto diventerà il cuore dei futuri dispositivi elettronici superando i limiti della legge di Moore.

In estrema sintesi questo nuovo componente sfrutta una caratteristica quantistica dell’elettrone, lo spin, anziché la carica elettrica dell’elettrone stesso come si fa nei dispositivi tradizionali, fornendo così un transistor con enormi vantaggi in termini di energia e velocità rispetto al Mos-Fet. In sostanza si stanno sviluppando circuiti elettronici in cui i componenti attivi, cioè i transistor, vengono commutati da campi magnetici anziché elettrici.

Come noto, l’elaborazione digitale si basa tutta sull’impiego di dispositivi che dispongono di due stati denominati “1” e

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opinioni / l’esperto di tecnologia

A lato, confronto tra un transistor classico (Mos-Fet) e uno quantistico (Spin-Fet). L’intero mondo digitale si basa sullo sfruttare le caratteristiche di quei dispositivi che dispongono di due stati: chiuso o aperto, acceso o spento... tutto parte dall’elaborare serie di numeri binari formati da soli ‘1’ e ‘0’. Dagli anni Sessanta, il MosFet si è dimostrato il componente ideale per impacchettarne fino a molti miliardi in un unico chip di silicio monocristallino. Ma ecco che all’orizzonte appare un nuovo transistor quantistico, lo Spin-Fef, che anziché sfruttare i movimenti degli elettroni utilizza il loro spin, cioè una sua caratteristica quantistica che ha a che fare con i campi magnetici. In sintesi, nasce la possibilità di impacchettare in un chip migliaia di volte più transistor che singolarmente consumano migliaia di volte meno energia e che possono raggiungere velocità migliaia di volte superiori. Si sta aprendo oggi una nuova era, una nuova elettronica, una nuova legge di Moore quantistica e sicuramente sarà possibile vedere in un futuro non tanto lontano apparecchiature ora del tutto inimmaginabili.

“0” e che, utilizzando la logica booleana, consentono di costruire qualsiasi diavoleria computazionale. Questi dispositivi che commutano a comando tra “1” e “0” possono essere di qualsiasi forma, da rubinetti dell’acqua ai relè, dai vecchi transistor agli spin-Fet futuri.

Ovviamente un computer fatto con rubinetti sarebbe così lento che un bambino di 6 anni lo batterebbe facilmente, mentre se disponessimo di transistor per frequenze dell’ordine dei Terahertz (migliaia di Gigahertz) e di memorie e microchip a velocità ordini di grandezza superiori alle massime attuali, non ci sarà limite all’espansione possibile degli attuali dispositivi digitali.

Ci si trova solo all’inizio, ma ormai la strada è tracciata e i primi costosi dispositivi di memoria con questa tecnologia sono già sfruttati in particolari applicazioni nei grandi data center per velocizzarne gli accessi, per garantirne meglio la sicurezza e il loro basso consumo.

Si tratta ancora della fase iniziale di

L’approfondimento

Lo spin dell’elettrone è una proprietà quantistica che descrive l’orientamento intrinseco dello stesso elettrone intorno al suo asse e che caratterizza la sua interazione con i campi magnetici. Il transistor SpinFet sfrutta lo spin ‘su’ o ‘giù’ dell’elettrone rilevabile dal circuito che collega i terminali S (Source) e D (Drain). Questa rilevazione è possibile per la particolare struttura quantistica generata dai materiali con cui è realizzato. Quando gli spin sono tutti orientati allo stesso modo non avviene alcun effetto di tunnel (in meccanica quantistica l’effetto tunnel si verifica quando una particella come l’elettrone supera una barriera troppo alta per essere superata), cioè il passaggio di elettroni, e quindi di corrente: questo viene rilevato dal sistema come “0”. Se gli spin sono orientati casualmente, l’effetto tunnel si verifica, gli elettroni passano generando una corrente che il sistema interpreta come “1”. Il tutto avviene con minima spesa energetica e a elevatissima velocità.

sviluppo di questa tecnologia, ma se dal primo transistor al primo microprocessore si sono impiegati 23 anni, con l’enorme spinta delle grandi industrie che stanno lavorando a nuovi progetti come Intel, Ibm, Samsung e centri di ricerca come Quantum Technology, Max Planck e l’European Synchrotron Radiation Facility,

state certi che in pochi anni si assisterà a un’inondazione di nuove incredibili apparecchiature.

In sostanza si sta passando dal secolare sviluppo dell’elettronica, che muove gli elettroni con campi elettrici, all’elettronica quantistica che degli elettroni muove lo spin con campi magnetici!

Marzo 2023 TM · 13

Attaccare per difendersi

L’accusa mossa al governo russo in merito al conflitto ucraino è di avere violato il diritto internazionale. Quest’ultimo è codificato nella Carta delle Nazioni Unite che all’art. 2 cpv. 4 sancisce il divieto di fare uso della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato. Può essere derogato però con quanto dispone l’art. 51 della stessa carta, che salvaguarda “il diritto naturale di autotutela individuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un membro delle Nazioni Unite” e pertanto ammette il diritto alla legittima difesa mediante l’uso della forza nell’ambito del diritto internazionale.

Questo articolo è stato interpretato negli anni da una parte della dottrina in maniera molto estensiva, appellandosi alla “legittima difesa preventiva” nel senso di azioni armate contro uno Stato dirette a respingere un attacco militare certo e imminente, ma non ancora sferrato. Questo concetto è stato introdotto negli anni su sollecitazione in particolare degli Stati Uniti e di Israele divenendo un principio ammesso dal diritto internazionale. Sono stati infatti questi due Stati a condurre nel passato azioni militari nei confronti di altre nazioni senza esserne stati attaccati; gli Usa, ad esempio, contro l’Iraq negli anni ’90 e 2000, o contro la Serbia negli anni ’90, o la Libia 15 anni fa; Israele, ad esempio, nei confronti di Siria e Libano.

La stessa dottrina che legittima la “difesa preventiva” è arrivata per contro a considerare privi di fondamento nel diritto internazionale ulteriori ampliamenti come quelli collegati alla lotta contro il terrorismo e finalizzati a legittimare azioni armate in altri Stati condotte contro entità non statali, come Al Quaida o al-

tre organizzazioni terroristiche, senza il previo consenso dello Stato in questione.

Gli Stati facenti parte della Nato e altri occidentali, tra i quali la Svizzera, ritenendo l’intervento russo in Ucraina una violazione del diritto internazionale, hanno adottato nei confronti della Russia sanzioni economiche e, senza la Svizzera, aiutano militarmente il governo ucraino.

La Russia legittima per contro il suo intervento in Ucraina richiamando il citato art. 51 sulla “legittima difesa preventiva”. E lo fa applicando al suo caso le motivazioni che hanno spinto negli anni gli Stati Uniti a intervenire in Iraq (l’accusa, rivelatasi poi falsa, di avere sviluppato armi di distruzione di massa), in Serbia (la messa in pericolo del Kosovo), in Libia (l’accusa di sostenere movimenti terroristici, che non sarebbe comunque sufficiente in base al diritto internazionale a legittimare un intervento armato) o che hanno spinto e spingono Israele a intervenire in Libano o in Siria per prevenire un attacco armato ai propri danni.

La Russia giustifica in effetti il suo intervento su due livelli: da un lato il rischio, a dipendenza di una possibile adesione dell’Ucraina nella Nato, dell’istallazione di armi missilistiche, anche nucleari, dirette contro il suo territorio; dall’altro il pericolo certo e imminente che nel Febbraio 2022 l’Ucraina stesse per attaccare le due Repubbliche dissidenti del Donbass e la Crimea, territori questi che avevano aderito alla Russia.

Il Centro di Ateneo per i Diritti Umanitari dell’Università di Padova, sulla cui equidistanza nei confronti degli Usa e della Russia non vi possono essere dubbi, a fronte anche di questa interpretazione estensiva dell’art. 51 della Carta dell’Onu, si era posto l’interrogativo se questa nor-

ma da ‘eccezione’ non sia divenuta, come sembra essere stato il caso, una ‘norma generale’ legittimante la ‘guerra facile’. E lo fa ricordando gli interventi all’Onu nel 1991 del presidente americano Bush senior che legittimava il prioritario ruolo delle grandi potenze nell’instaurazione e mantenimento di un “nuovo ordine mondiale” e del figlio Bush junior all’inizio degli anni 2000 che legittimava la “guerra preventiva” contro l’Iraq, che del resto non è mai stata approvata dal Consiglio di sicurezza dell’Onu.

A fronte di quest’evoluzione un “Panel di alto livello di eminenti persone” nominato dal Segretario generale dell’Onu ha pubblicato un suo rapporto nel 2004 a cui ha fatto seguito nel 2005 un rapporto del Segretario Generale Kofi Annan, nei quali si prende posizione, giungendo a un’interpretazione persino più estensiva che permette anche “misure preventive in risposta a minacce non-imminenti” e precisa che un’azione militare può essere adottata qualora “l’attacco minacciato è imminente, non esistono altri mezzi per affrontarlo e l’azione è proporzionata”. La conclusione a cui giunge il rapporto del Segretario Generale è che in caso di “minaccia imminente” uno Stato può fare uso della forza senza necessità di autorizzazione preventiva del Consiglio di Sicurezza, mentre in caso di minaccia non imminente o latente l’uso preventivo della forza” richiederebbe l’autorizzazione o l’approvazione.

Inutile dire che in tal modo viene lasciato ai singoli Stati un grande spazio nell’interpretazione di questi concetti.

14 · TM Marzo 2023
Il conflitto russo-ucraino ripropone una volta di più la nozione di “legittima difesa preventiva” che acconsente all’uso della forza nei rapporti tra gli Stati secondo il diritto internazionale.
Stelio Pesciallo, avvocato e notaio presso lo Studio 1896, Lugano.
opinioni / il consulente legale
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Il problema dei nidi

Uno dei maggiori problemi che assillano oggi il mercato del lavoro svizzero è la mancanza di personale specializzato. Da qui un aumento costante dell’immigrazione di lavoratori, ma anche la ricerca di possibili soluzioni interne.

Una di queste è il tentativo di trovare rimedio alla scarsezza di donne anche in posizioni di responsabilità e occupazioni ben remunerate. Indagini di tipo sociologico cercano di metterne in evidenza i motivi. Si trovano così studi che affrontano il tema della difficile compatibilità tra lavoro e famiglia. Altri che valutano il costo della famiglia che non può essere compensato da un lavoro esterno, specie se a tempo parziale. Altri hanno anche valutato il costo dei figli, che per il ceto medio, in molti casi, è difficilmente sopportabile con un solo reddito in famiglia.

Situazioni che portano, non solo in Svizzera, ma anche in altri Paesi europei, a un tasso di fertilità che non è più in grado di garantire il rinnovo generazionale. In Svizzera è a 1,46, mentre sarebbe necessario un tasso del 2,1. Alcuni paesi europei non fanno meglio. L’Italia, per esempio, ne ha uno dell’1,24, mentre la Francia dell’1,83. Alcuni attribuiscono questo risultato al fatto che la Francia ha favorito la creazione di strutture per l’infanzia.

Accanto a quello di ‘penalizzazione del matrimonio’, in campo fiscale (doppio reddito) o sociale (Avs ridotta) è nato anche il concetto di ‘penalizzazione della maternità’. La madre che lavora è spesso costretta a ridurre la propria attività e questo si ripercuote nelle statistiche che indicano una rimunerazione minore per le donne di circa il 60% dopo il primo figlio, rispetto alle donne senza figli. In sostanza, questa ‘penalizzazione’, non solo

riduce il reddito della famiglia, ma limita anche le possibilità di carriera della donna.

Il professor Josef Zweimüller, dell’Università di Zurigo, constata però che le donne non abbandonano completamente l’attività lavorativa, ma riducono il tempo.

Una misura volta ad evitare questa tendenza consiste nel sussidiare la creazione di nidi d’infanzia. In Svizzera questo tipo di sostegno è insufficiente. Nella sessione primaverile, il Consiglio nazionale è confrontato con la richiesta di un sostegno pari al 20% dei costi. L’operazione costerebbe 710 milioni di franchi oltre a 60 per l’aumento del numero di nidi d’infanzia.

Le ricerche del professore pongono a confronto la Svizzera con paesi come l’Austria, che vi investe oltre 8,5 miliardi di euro all’anno. Le indagini effettuate in Svizzera hanno però permesso di constatare che la creazione di nidi d’infanzia (a livello comunale) non ha ridotto la ‘penalizzazione della maternità’, poiché le neo-madri non ne hanno approfittato per aumentare la loro attività lavorativa. Questo dipenderebbe in gran parte dalla tradizionale suddivisione dei compiti nella famiglia, tra uomo e donna.

Ora la legge in discussione alle Camere federali vorrebbe proprio fare in modo che una più ampia occupazione femminile possa supplire alla mancanza di personale specializzato nell’economia. L’istituto basilese Bak Economics ha calcolato che l’effetto dei 770 milioni previsti potrebbe far aumentare il Pil di 3 miliardi. Non soltanto per un maggior numero di ore lavorate da donne, ma anche per un miglioramento della loro formazione.

Un aspetto da non trascurare sarebbe anche la possibilità offerta al marito di ridurre il proprio lavoro. In Svizzera, solo il 13% dei padri lavora a tempo parziale,

contro il 78% delle madri. Sembra che, secondo un’indagine della zurighese Sotomo, la popolazione svizzera dia un valore sempre maggiore a una “work-life-balance” positiva. Gli Svizzeri starebbero diventando specialisti del lavoro a tempo parziale. Infatti, la maggior parte dei 2mila intervistati (55%) ha sì detto che, vista la situazione del mercato del lavoro, si dovrebbe lavorare un po’ di più. Ma ben il 68% rimane dell’opinione che in Svizzera si lavori troppo.

In realtà, anche in Svizzera l’orario di lavoro si è costantemente ridotto dalle 43,2 ore, in media, settimanali nel 1991 alle 41 ore settimanali nel 2019. Considerati però i molti tempi di lavoro parziale, le ore effettivamente lavorate sono scese dalle 35,3 settimanali nel 1991 alle 31,7 nel 2019. Non sorprende, quindi, che oggi si parli sempre più spesso della settimana lavorativa di quattro giorni. La ricerca di tempi di lavoro parziali è soprattutto appannaggio delle donne (48%) e meno degli uomini (40%). Il motivo principale non è la cura dei figli, ma piuttosto il tempo libero. Tant’è vero che, anche quando i figli sono cresciuti, le donne non aumentano il grado di occupazione.

I motivi risiedono quindi nella ricerca di un migliore tipo di vita. Questo non esclude però la necessità di asili-nido per i figli a partire dai tre mesi, con almeno un terzo dei costi a carico dello Stato. In alternativa si chiede un finanziamento pubblico per chi si occupa dei figli. Cioè esattamente il contrario di un incentivo al lavoro. Così l’eventuale maggior impegno lavorativo delle donne sostituirebbe soltanto quello minore degli uomini.

16 · TM Marzo 2023
Spesso la mancanza di strutture pubbliche destinate all’infanzia alimenta un problema sociale, e frena l’occupazione delle madri. È vero anche in Svizzera?
Ignazio Bonoli, economista.
opinioni / l’economista

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Cosa manca al Pil?

Le principali decisioni di politica economica, così come il giudizio di stampa e istituzioni internazionali, ruotano sempre intorno al prodotto interno lordo. È l’indicatore più utilizzato per riassumere l’andamento dell’economia, fare confronti o valutare il merito di credito di uno Stato.

Il Pil non è altro che la somma dei beni e dei servizi prodotti in un Paese da imprese sia nazionali che estere. In pratica viene ottenuto sommando i consumi (compresi quelli pubblici), gli investimenti fissi lordi (acquisti o costruzione di beni materiali durevoli) e le esportazioni nette.

Si tratta di un parametro concepito quando l’economia era dominata dalla manifattura e in quanto tale rappresenta la capacità di produrre e vendere beni e, conseguentemente, di pagare le imposte che per lo più sono associate a redditi e transazioni. Proprio quest’ultimo punto spiega perché sia così importante per valutare la sostenibilità del debito pubblico.

La costruzione del Pil è ampiamente criticata da decenni e sono stati avviati molti cantieri per creare alternative.

Già nel 1968 il senatore Robert Kennedy, in un discorso all’Università del Kansas, aveva sollevato alcuni punti: Il Pil è un numero che non misura la salute, l’istruzione, le opportunità, l’ambiente e gli altri indicatori della qualità della vita. E ancora: Comprende la pubblicità delle sigarette, la distruzione delle foreste, il napalm e le testate nucleari

Inoltre, non discrimina sulla base della qualità o dell’efficienza dell’impiego di capitale e beneficia dell’incremento dell’indebitamento se questo finanzia i consumi o l’acquisto di beni durevoli, come gli immobili. Infatti, le bolle immobiliari di inizio secolo in Stati Uniti, Spagna e Irlanda avevano spinto i Pil nazionali, prima di deflagrare con la crisi del 2008.

Per lo stesso principio, almeno nel breve termine, un’economia nella quale le famiglie si indebitano a dismisura per consumare si tradurrebbe in un Pil più alto. Al contrario, destinare una maggior quota dei redditi al risparmio ne implicherebbe uno più basso, per i minori consumi.

D’altra parte, non cattura attività che avvengono all’interno dei nuclei familiari, come l’accudimento di bambini e anziani.

Di recente, a queste apparenti mancanze se ne sono aggiunte altre. Molte possibilità offerte dalla digitalizzazione per aumentare l’efficienza comportano infatti una riduzione del Pil. Per esempio, lavorare da casa, fare online il check-in di un volo, scaricare un film in streaming o pagare al supermercato alle casse automatiche sono tutte attività che lo riducono. Anche se da un punto di vista economico questi comportamenti non cambiano la produttività, anzi probabilmente la aumentano, vengono meno attività che rientrano nella sua definizione contabile.

Insomma, le trasformazioni tecnologiche, peraltro destinate ad accelerare, rendono l’economia più efficiente e le aziende più redditizie, ma implicano che il confronto del Pil nel corso del tempo diventi poco rappresentativo.

Sono state varate numerose iniziative per elaborare concetti più evoluti. Nel 2007 la Commissione europea, il Parlamento europeo, il Club di Roma, l’Ocse e il Wwf hanno lanciato un’iniziativa intitolata ‘Beyond Gdp’: oltre il Pil. Altre iniziative l’hanno seguita e di recente un gruppo di nazioni (Finlandia, Islanda, Scozia, Galles e Nuova Zelanda) hanno formato la partnership Wellbeing Economy Governments per definire nuovi parametri di valutazione.

Sono pochi i dubbi sul fatto che offra una visione parziale dell’attività economica, ma ad oggi continua a rappresentare la stella polare per molti, nonostante perseguire la crescita del Pil fine a sé stessa possa portare a gravi errori di giudizio.

18 · TM Marzo 2023
Fornisce una visione molto parziale dell’attività economica di un Paese, e riflette una concezione di sistema economico ancora fortemente manifatturiero. Ma cosa si può fare?
Matteo Ramenghi, Cio Ubs Wealth Management Italia. A lato, variazione annua del Pil reale.
Il ciclo economico Andamento del Pil reale annuo e stime di Paesi selezionati (dati in %) Fonte: Bloomberg Svizzera Usa Eurozona -8 -6 -4 -2 0 2 4 6 8 2001 2003 2005 2007 2009 2011 2013 2015 2017 2019 2021 2023 opinioni / l’esperto di investimenti
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L’irresistibile coniglietto

Terminati i bagordi carnascialeschi, come d’abitudine, sugli scaffali dei nostri supermercati le tradizionali chiacchiere lasciano il posto agli altrettanto tipici e popolari coniglietti di cioccolato. Prodotti semplici e diffusi, che spesso nemmeno permettono al consumatore di riconoscere un marchio o, più in generale, il produttore. Non è però così per tutti i prodotti pasquali. Fra i molti conigli di cioccolato, in Svizzera vi è un esemplare che nella memoria dei consumatori è impresso sicuramente molto più di altri: quello con il campanellino e il fiocco rosso, avvolto nella stagnola dorata.

Ne sanno qualcosa addirittura i giudici del Tribunale federale, che nel recente passato si sono dovuti confrontare proprio con la fama e la notorietà del coniglietto della Lindt & Sprüngli.

La società produttrice del famoso dolce dorato ha infatti presentato un’azione legale per vietare al gruppo Lidl di promuovere e vendere un coniglio di cioccolato analogo al proprio (chiedendo persino la distruzione di tutti gli esemplari prodotti), poiché il prodotto del supermercato tedesco sarebbe troppo simile a quello svizzero, tanto per la forma, quanto per la confezione. La similitudine sarebbe tale da confondere le consumatrici e i consumatori.

Per la tutela del proprio prodotto, Lindt & Sprüngli si è fatta forte dei due marchi registrati con oggetto proprio la forma tridimensionale del proprio coniglio di cioccolato. Marchi, che darebbero alla società zurighese il diritto esclusivo a commercializzare il prodotto di cioccolato senza che dei terzi ne possano riprodurre le sembianze e le caratteristiche.

Se è ben vero che un marchio registrato

permette e ha come scopo quello di impedire a terzi di abusare della proprietà intellettuale (l’idea) del titolare del marchio (nel caso concreto il prodotto di cioccolato a forma di coniglio avvolto nella sua confezione), è altrettanto vero che un animale di cioccolato tipico della Pasqua, come tale, costituisce un bene talmente diffuso da essere di dominio pubblico e che pertanto potrebbe mettere in discussione addirittura la portata e la validità del marchio registrato.

La domanda con cui l’Alta Corte ha dovuto confrontarsi è dunque stata proprio quella di sapere se nel caso del dolce della Lindt & Sprüngli la forma e l’imballaggio fossero così caratteristici da permetterne la protezione, non solo di prodotti identici (dei veri e propri plagi), bensì pure con riguardo a prodotti simili (come, ad esempio, quello sviluppato da Lidl).

Ebbene, il Tribunale federale ha riconosciuto il rischio di confusione - e basta inserire le parole chiave in un motore di ricerca per farsi un’idea propria -, ritenendo che nel complesso i dolci del gigante tedesco suscitino nel consumatore delle evidenti associazioni con il prodotto del “Maître Chocolatier Suisse”, tanto da non essere i due conigli agli occhi del pubblico più distinguibili l’uno dall’altro.

Dopo anni di battaglie legali, a Lidl è quindi stato impartito il divieto di produrre i propri conigli di cioccolato.

Curioso è che, oltre a tale ordine, il Tribunale federale abbia pure accolto la richiesta di Lindt & Sprüngli di imporre alla ditta concorrente persino la distruzione di tutte le confezioni già prodotte. I giudici di Mon Repos non hanno infatti ritenuto la misura sproporzionata con l’argomento che nulla vieta a Lidl di fondere e reimpiegare la materia prima

(il cioccolato) dei conigli da sacrificare.

Ciò che tuttavia rende interessante il caso sottoposto al Tribunale federale non è tanto il risultato raggiunto dalla società zurighese, quanto piuttosto il modo, o meglio la strategia, con cui quest’ultima è riuscita a convincere la massima istanza giudiziaria svizzera.

La tesi presentata da Lindt & Sprüngli è invero stata quella di dimostrare che il proprio coniglietto d’oro si fosse affermato e radicato in maniera tale sul mercato (svizzero) da raggiungere una notorietà generale tra il pubblico. Per giungere a tale risultato processuale, Lindt & Sprüngli ha fatto capo a un inedito elemento probatorio, ossia l’indagine demoscopica, che nel caso concreto ha permesso di dimostrare, con un risultato molto chiaro, come il proprio coniglio di cioccolato tutelato dal marchio registrato si fosse imposto sul mercato, poiché la forma e l’imballaggio non lasciano alcun dubbio su quale sia la ditta che li produce (così ha infatti risposto oltre il 90% degli intervistati all’indagine promossa dalla società zurighese).

Se la decisione del Tribunale federale ha indubbiamente lasciato l’amaro in bocca al grande distributore al dettaglio tedesco, la stessa ha nel contempo fornito il cosiddetto ‘zuccherino’ agli addetti ai lavori, che potranno ora fare capo allo strumento probatorio dell’indagine demoscopica per supportare le proprie tesi in tribunale, almeno per quei casi che possono essere decisi secondo la regola dei grandi numeri.

20 · TM Marzo 2023
Un bene di dominio pubblico può valersi della tutela del marchio, se forma e imballaggio sono talmente caratteristici da ricondurre al prodotto di un determinato distributore.
Luca Cattaneo, avvocato e notaio, studio legale Barchi Nicoli Trisconi Gianini, Lugano e Bellinzona.
opinioni / lo studio legale
Corso San Gottardo 88, CH-6830 Chiasso La giusta misura “Siamo un Family Office, al vostro fianco per proteggere e valorizzare il vostro patrimonio e per dare valore alla risorsa più preziosa che avete: il tempo” www.lagom-fa.com

5G tutt’altro che archiviato

Da qualche giorno ha chiuso i battenti l’edizione 2023 del Mobile World Congress di Barcellona. Quest’anno, tra smartphone srotolabili, batterie in grado di ricaricarsi al 100% in pochi minuti e smart watch da taschino, si è cominciato a parlare anche della telefonia mobile di sesta generazione (6G).

Tuttavia, il 5G è tutt’altro che archiviato: tra disinformazione e aspettative mal riposte, la rete mobile di quinta generazione comincia a esprimere il suo potenziale dirompente a quattro anni dal suo arrivo in Svizzera.

Informazione e disinformazione. Il tema degli effetti delle onde elettromagnetiche non ionizzanti sulla salute dell’uomo è tuttora oggetto di dibattito. I detrattori del 5G puntano il dito verso le emissioni delle nuove antenne (che usano in gran parte frequenze già occupate da decenni dal 2, 3 e 4G) con buona pace di forni a microonde, piani cottura a induzione e router Wi-Fi di casa che, insieme a tanti altri dispositivi entrati da anni nella nostra quotidianità, emettono radiazioni in misura decisamente maggiore.

La vera novità portata dal 5G risiede invece negli algoritmi utilizzati per gestire il segnale, nel minor consumo di energia e nella capacità di trasporto dei dati, la cui velocità può arrivare fino a 100 volte quella del 4G.

Eppure, nonostante il salto ‘quantico’ delle prestazioni, ad oggi la diffusione del 5G è decisamente inferiore alle aspettative. Perché?

C’è 5G e 5G. Senza entrare troppo nel merito tecnico della questione, ad oggi la tecnologia 5G si basa spesso ancora sulla rete 4G (5G Non-Stand Alone - Nsa) rendendo necessario il collegamento dei

dispositivi alla rete 4G anche quando passa alla tecnologia superiore. I benefici più evidenti derivano invece dal 5G SA (Stand Alone) totalmente autonomo e in grado di mettere a disposizione una latenza minima e una velocità di connessione al pari dei collegamenti in fibra.

I reali benefici del 5G. Il roll-out dell’infrastruttura per il 5G SA richiede ulteriori investimenti sostenuti da un’adeguata offerta di nuovi servizi digitali. L’introduzione delle tecnologie precedenti è stata infatti sostenuta dall’attivazione di nuovi servizi per i clienti privati (dai messaggi sms a Whatsapp, fino ad arrivare ai social media basati principalmente su feed video) e alla conseguente spinta alla diffusione in massa dei dispositivi e dell’infrastruttura di rete. Sotto questo aspetto, la rete di nuova generazione non porta novità apprezzabili per il cosiddetto Mass-Market.

I gamer più esigenti e le utenze private non servite da connessioni in fibra e con un buon 5G a disposizione, sono una minoranza ancora troppo esigua per poter stimolare più di tanto gli investimenti. Allo stesso tempo la narrazione della nuova tecnologia come abilitante per le auto a guida autonoma o la smart city con servizi digitali ad alto valore aggiunto per i cittadini, è ancora lontana dall’applicazione pratica.

Ben diversa è la situazione per le aziende. Qui il beneficio offerto dalla rete mobile di ultima generazione è già tangibile e il numero di progetti innovativi in questo senso è in costante aumento. La possibilità di costruire reti mobili private negli stabili aziendali, permette infatti l’introduzione di diverse applicazioni in grado di aumentare l’efficienza e ridurre i costi delle catene produttive in svariati settori.

Se, come detto, la guida autonoma non è ancora realtà, presso alcuni terminal di grandi porti marittimi, ad esempio, il controllo delle gru destinate al carico/scarico dei container non avviene più a decine di metri di altezza, ma in uffici al piano terra. L’operatore può quindi manovrare in sicurezza e controllare più piattaforme. Alcune aziende hanno introdotto già da anni robot addetti al trasporto di materiale all’interno dei reparti produttivi. Ma il collegamento 5G consente tempi di reazione immediati in caso di eventi imprevisti e assicura una trasmissione di grandi masse di dati con livelli di sicurezza superiori a quelli garantiti dai collegamenti Wi-Fi.

Gli strumenti meccanici nelle catene di montaggio possono controllare diversi parametri (es. forza, inclinazione, numero di giri di un avvitatore) a seconda della parte meccanica in fase di assemblaggio, indicando all’operatore il corretto posizionamento in tempo reale.

In un allevamento di bovini è infine possibile monitorare lo stato di salute di ogni singolo animale, controllando addirittura il corretto ritmo digestivo e garantendo una gestione più efficace della produzione basato sul benessere degli animali anziché su trattamenti intensivi ai limiti delle normative.

L’elenco di esempi pratici si arricchirà sempre più ma per non perdere il treno dell’evoluzione digitale, il nostro Paese dovrà innanzitutto salvaguardare la corretta informazione e assicurare un quadro normativo in grado di adeguare la regolamentazione.

22 · TM Marzo 2023
Nonostante il salto ‘quantico’ delle prestazioni, la diffusione del 5G, tra disinformazione e aspettative mal riposte, sta appena cominciando a esprimere il suo potenziale dirompente.
Carlo Secchi, Head of Sales Ticino, Sunrise Business.
opinioni / l’esperto di telecomunicazioni
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Il ritorno dei Sovrani

Dopo anni di letargo, il reddito fisso è finalmente tornato, facendosi subito notare, chiudendo il 2022 in un bagno di sangue in termini di valutazioni, trascinate dal rialzo dei rendimenti, e scoprendo interessanti opportunità nell’attuale. Una fase di alta volatilità che andrà protraendosi. Negli ultimi anni è però cambiato, non ci sono più le obbligazioni di una volta...

Tacitamente, in parte anche per semplice pigrizia mentale, si tenderebbe ad assumere che un Paese che possa vantare un sistema finanziario particolarmente avanzato lo veda al servizio sì del settore privato, quale pilastro portante dell’attività economica, specie in Occidente, ma anche del pubblico, finanziandone in misura sostanziale le iniziative, insieme a tasse e tributi, lasciando poi allo Stato proprio il compito di normarlo e sorvegliarlo.

Se dunque, e ormai non è più un mistero, la Roma repubblicana e imperiale poteva vantare un grado di ingegnerizzazione finanziaria paragonabile a Wall Street, la naturale conseguenza sarebbe che lo Stato romano, per semplicità il Senato, fosse solito ricorrere quanto meno a prestiti, ossia emissioni obbligazionarie, per sostenere gli eccezionali costi alla base

della lenta ma inesorabile conquista del bacino del Mediterraneo, e molto oltre. Titoli emessi in periodi di guerra, o di eccezionale gravità, e poi puntualmente rimborsati al cessare delle ostilità grazie a bottini e tributi degli sconfitti. Parimenti, se questa è una prassi consolidata, se ne dovrebbe trovare traccia, dovrebbero quindi esistere prospetti finanziari e contratti standard cui ricorrere, come avveniva abitualmente per il finanziamento e l’assicurazione di navi e mercantili.

In realtà, nulla di tutto questo. Lo Stato, almeno in età repubblicana, era a tutti gli effetti un nano finanziario. Il bilancio pubblico constava di poche decine di milioni di dollari attuali, non doveva fronteggiare particolari spese in quasi nessuna circostanza, e si limitava a incassare canoni e affitti, delegando quasi totalmente la gestione della cosa pubblica,

la proverbiale Res publica, almeno sotto un profilo economico e finanziario, al settore privato. Le concessionarie che vincevano una regolare gara e ottenevano in appalto la gestione di un particolare bene pubblico si facevano interamente carico di tutti i costi, e pagavano al Senato un canone. L’esercito, l’altra voce monstre di epoca imperiale, essendo di leva ma ‘volontario’, si autofinanziava: i legionari non ricevevano infatti emolumenti, se non vitto e alloggio per la durata della ferma, e ‘gentilmente offerti’ direttamente dai luoghi delle operazioni, solitamente lontani da Roma. Che bisogno c’era dei mercati?

Del resto, e non è un dettaglio, il Senato stesso era formato almeno inizialmente esclusivamente da patrizi, nobili spesso non troppo benestanti, ma sicuramente molto nobili, che la morale dell’epoca scoraggiava dall’occuparsi del commer-

24 · TM Marzo 2023
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finanza a cura di Federico Introzzi

cio, appannaggio invece dei cavalieri, gli Equites, l’equivalente del ceto medio. L’avanzatissimo spoils system tipico della Politica romana, e dunque la rotazione annuale per elezione o sorteggio di tutte le cariche pubbliche, nei fatti impediva la formazione di un know-how specifico in qualunque ambito, e a dimostrazione del peso riservato alla finanza i responsabili del Tesoro erano poco più che trentenni, al primo incarico, noti come questori.

Il fatto che moralmente i nobili fossero scoraggiati dal prendervi parte, per quanto comunque lo facessero, aveva però pesanti implicazioni: un numero crescente di patrizi viveva nell’indigenza, tanto da faticare a racimolare un reddito sufficiente a garantirsi un seggio in senato, mentre gli altri detenevano partecipazioni minoritarie, sotto l’1% nel capitale di una quotata, spesso concessionaria pubblica. Nel corso del tempo era divenuta quasi un’abitudine per un patrizio essere fortemente indebitato, per quanto esistessero leggi stringenti per i senatori che fissavano linee rosse, ad esempio in percentuale sul totale del patrimonio immobiliare.

Una seconda conseguenza? Non esistevano autorità di sorveglianza dei mercati. Eclatante il caso del 33 d.C. anno in cui quasi per sbaglio si scatenò un’improvvisa crisi finanziaria, al cui centro si trovava un eccesso di debito privato, in una fase di scarsa liquidità e alta volatilità, endemico alla classe dirigente (tutti e 600 i senatori dell’epoca erano in violazione di tali norme), e che obbligò l’allora imperatore Tiberio a un salvataggio del sistema bancario da 100 milioni di sesterzi, e una moratoria sul pagamento dei debiti.

Se almeno inizialmente, sull’onda dell’ampliarsi a dismisura e in tempi rapidissimi della sfera d’influenza latina nel Mediterraneo, l’afflusso verso l’Italia di metalli preziosi era stato senza precedenti, con un conseguente crollo dei tassi d’interesse, lo stabilizzarsi della situazione nelle nuove province, Asia e Gallia in testa, e poi Egitto, invertirono brutalmente il flusso di capitali. Dunque? Poca liquidità, alta volatilità, crescente ingegnerizzarsi del mercato secondario, molto debito, uniti a prolungate fasi di instabilità politica. A peggiorare la situazione scarse competenze pubbliche in materia, e nessun’autorità di sorveglianza.

In una fase storica in cui i debiti erano una questione serissima, si poteva anche finire in schiavitù per ripagarli, e l’idea di

debitore insolvente aveva la stessa valenza morale dello Schuld (debito) tedesco, non esistevano strumenti di calcolo univoci per prezzare sul secondario i titoli di debito, che venivano lasciati fluttuare liberamente, anche ben oltre il tasso d’interesse massimo legale, e che passavano di mano a condizioni completamente stravolte rispetto al contratto, per semplice trattativa tra privati. È quindi il caso di un Cicerone esiliato in Grecia, che scrive disperato al suo banchiere, Attico, nell’eventualità di non riuscire a onorare una delle tante scadenze dei suoi molti debiti, e temendone già le possibili conseguenze scaduto il periodo di grazia di 30 giorni.

Debiti e relative cartolarizzazioni non sono un’invenzione della modernità, ma una costante che riaffiora nel corso della storia, nella maggior parte dei casi senza l’ausilio di avanzate tecnologie. Bentornato? Dopo una convalescenza durata anni, e frutto della risposta disordinata, e almeno inizialmente anche un po’ dilettantesca degli istituti centrali, alla Grande Crisi del 2008, infine il reddito fisso sembra essere tornato al centro delle

Specie in una società in cui non saldare un debito può tradursi in schiavitù i tassi d’interesse non sono un dettaglio, da qui la cultura finanziaria tutta romana, propria del ceto medio, ma poco nota a nobili, e quindi classe dirigente. Notevole la differenza tra tassi legali ed effettivi.

scene. Il che già di per sé costituisce certamente una novità. Ma quanto è cambiato, e quanto le circostanze attuali potrebbero ancora influenzarlo? «Per quasi quattro decenni l’unica regola da seguire era avere una duration strutturalmente lunga, che andava allungandosi proporzionalmente al crollo dei rendimenti. Se negli anni Ottanta il Treasury a 10 anni rendeva ancora il 16%, nell’estate del 2020 era fermo sul minimo di sempre, allo 0,5. La naturale conseguenza di tale dinamica era quindi guardare agli strumenti passivi, tipicamente Etf, con l’obiettivo di mantenere costante una duration lunga. Nel corso dell’ultimo anno la musica è cambiata, il rapido riprezzamento dei tassi

Marzo 2023 TM · 25
0 10 15 20 25 30 35 MaxlegaleMassimolegale(min)Massimolegale(max)Normalelegale Normale(min) NormaleNormale(min)Normale(max) Normale(max) Normale(min)Normale(max)
Fonte: Btcm ■ V sec. ■ IV sec. ■ III sec. ■ II sec. ■ I sec. Materie prime: ● Oro ● Zolfo ● Argento ● Carbone ● Rame ● Piombo ● Legname ● Stagno ● Ferro ■ 218 a.C. ■ 133 a.C. ■ 44 a.C. ■ 14 d.C. ■ Dopo il 14 d.C. ■ 115-117 d.C.
Tassi di interesse della Roma Repubblicana Attestazioni in fonti dell’epoca per secolo a.C. (dati in %) L’epopea di Roma

«Si è soliti collocare l’High Yield su un livello di rischio molto elevato. Se però si guarda alla performance, ecco che nel medio lungo periodo la sua volatilità è inferiore a quella delle azioni, per una semplice ragione: a livello di struttura del capitale hanno la precedenza sulla componente azionaria»

Alexis Renault, Responsabile globale High Yield di Oddo Bhf Asset Management

Il mood delle Banche Centrali

Previsioni a 12 mesi dell’intonazione delle politiche monetarie

Fed

Tasso guida: 4,75%

Tasso a 12 mesi: 5,00%

Intonazione: restrittiva

■ Più accomodante

■ Meno accomodante

■ Stabile/accomodante

■ Restrittiva

Bcb

Tasso guida: 13,75%

Bce

BoE

Tasso guida: 4,00%

Tasso a 12 mesi: 4,25%

Intonazione: restrittiva

Tasso guida: 2,50%

Tasso a 12 mesi: 3,50% Intonazione: restrittiva

Rbi

Tasso guida: 6,50%

Tasso a 12 mesi: 11,75%

Intonazione: restrittiva

Fonte: Amundi Institute al 25-II

Tassi direttori

Tasso a 12 mesi: 6,25%

Intonazione: meno accomod.

Cbr

Tasso guida: 7,50%

Tasso a 12 mesi: 7,50%

Intonazione: stabile

BoJ

Tasso guida: -0,10%

Tasso a 12 mesi: 0,00%

CB stance: less accomodative

PBoC

Tasso guida: 3,65%

Tasso a 12 mesi: 3,65% Intonazione: stabile/accomod.

molte crisi ed eventi avversi, il che lascia dunque ora ben sperare nel futuro. «La lotta all’inflazione ha spinto le Banche Centrali ad attuare una vigorosa stretta monetaria, portando i tassi in alcuni casi molto in alto, ma soprattutto molto rapidamente, mentre il timore di una profonda recessione, causata anche da tale stretta, ha alimentato l’allargarsi degli spread creditizi. Se questo nell’immediato si è tradotto in un disastro per il reddito fisso, quest’anno le difficoltà del 2022 si dimostreranno essere opportunità tutte da cogliere, specie per le strategie ad alto rendimento. Il riprezzamento dei tassi è già ampiamente avvenuto, e di nuove grandi sorprese non dovrebbero verificarsene, il che coincide con una distensione delle prospettive macroeconomiche che delineano una ben più incoraggiante modesta crescita del Pil», rileva Bernard McGrath, Fixed Income Portfolio Manager di Union Bancaire Privée.

Andamento e previsioni dei tassi direttori delle principali Banche Centrali

La corsa dell’inflazione dell’ultimo anno ha impresso una svolta decisiva nell’intonazione della politica monetaria di gran parte degli istituti centrali, anche dei Paesi sviluppati. Restano sostanziali differenze, e il grado di maturità del ciclo di rialzo è profondamente difforme di regione in regione. Guardando ai prossimi dodici mesi qualche perplessità è legittimo porsela, ma del resto...

ha scatenato un bagno di sangue, mitigato in una certa misura solo dall’esposizione al rischio credito, dunque High Yield e leveraged loans, che potrebbero essere però i prossimi a cadere», esordisce così Fabrizio Quirighetti, Cio e Fixed Income Manager di Decalia Group.

Quello che si è appena chiuso è senza dubbio stato un anno finanziariamente memorabile per l’infelice allineamento astrale che ha portato al sovrapporsi di

La dinamica vissuta dal settore, e la brusca inversione di tendenza, arriva in un momento già congiunturalmente molto delicato, di uscita da un’emergenza pandemica andata protraendosi diversi anni, con dunque molte conseguenze. «Tra tassi e inflazione l’attuale è un contesto finanziariamente molto impegnativo, e dunque volatile, in cui determinare quali siano, o anche siano già stati, i picchi di rendimento è estremamente sfidante. Guardando a più lungo termine, si può però affermare il comparto sia tornato attrattivo, e che meriti una certa attenzione da parte degli investitori, a partire dai titoli di Stato, che offrono rendimenti nuovamente interessanti, con ampi margini per abbassarsi contestualmente al calo dell’attività economica. Se negli ultimi anni si era assistito a un forzoso passaggio a classi di attivi sempre più rischiosi, oggi tale tendenza si è finalmente invertita», evidenzia Paola Bissoni, Director Business Development di abrdn Svizzera. Volatilità destinata a rimanere ancora per diversi mesi, e forse anche a intensificarsi, visti i chiari di luna dei dati sull’inflazione, e la consequenziale reazione degli istituti centrali, preoccupati e alla finestra, ciarlieri come non mai. «Il primo bimestre si è chiuso nel segno della volatilità. Inizialmente il mercato aveva scontato uno scenario disinflazionistico, ed elevati rischi di recessione, il decennale americano aveva dunque corretto sotto al 3,5%. Nelle ultime settimane, invece,

26 · TM Marzo 2023
Fonte: Bloomberg al 28-II Bce BoJ BoE Fed 1% 3% 5% 7% 9% 8% 0% 2% 4% 6% '98 '00 '02 '04 '06 '08 '10 '12 '14 '16 '18 '20 '22 5.25% 3.89% 3.45% 4.45% 4.71% 4.68% 4.10% 3.77% (0.07%) (0.01%) 0.10% 0.27% 0.39% 3.47% 3.90% 4.04% 3.37% 2.98% 3M 6M 1Y 2Y 3Y 5.51% 5.29%

dati economici migliori delle attese, e un mercato del lavoro particolarmente resiliente, oltre a un’inflazione più persistente, sembrano alludere a tassi più alti e più a lungo. Si sta comprendendo che sarà necessario più tempo del previsto, e più sforzi, per piegare l’inflazione, e dunque paradossalmente sta anche aumentando la probabilità di una recessione ‘necessaria’ perseguita specificamente dalle Banche Centrali. Meglio dunque scordarsi possibili tagli ai tassi entro l’anno, pur trovandosi tutte le principali regioni in scenari diversi», commenta Roberto Cerratti, responsabile Investment Consulting Private Banking Svizzera di Credit Suisse. Stati Uniti. Le differenze tra le due sponde dell’Atlantico continuano a rimanere stabilmente ampie, sia nella dinamica inflativa, sia nella ponderazione delle sue componenti, con in particolare i servizi a fare la parte del leone in Nord America. «I rendimenti dei Treasury rimarranno molto sensibili alla guidance non chiarissima della Fed, ma riflettono già un calo ciclico dello slancio dell’economia americana e un raffreddarsi delle aspettative inflazionistiche di lungo periodo. Lo spread di rendimento tra i T-bill a 3 mesi, e il decennale è negativo da ottobre, ed è stato preceduto da quello tra titoli a 2 anni e il decennale. La curva invertita segnala la preoccupazione degli investitori per l’effetto dei rialzi della Fed, con il relativo rischio di recessione. Va però rilevato che, salvo un ulteriore forte deterioramento delle prospettive economiche, è improbabile che i rendimenti a breve termine possano correggere», puntualizza Christopher Koslowski, Senior Fixed Income & Fx Strategist di Vontobel.

Guardando all’evoluzione del quadro congiunturale negli ultimi 12 mesi, e alle politiche fiscali e monetarie in campo, si può ben apprezzare quanto sia cambiato tutto, e quanto radicalmente, ancora una volta con ben poche analogie nella storia recente. Da un’economia di guerra, senza un conflitto palpabile da affrontare, a un’economia di pace che tradizionalmente verrebbe definita surriscaldata, in concomitanza di tutte le conseguenze di un conflitto, non troppo lontano. «Lo scorso marzo la Fed, per prima, ha avviato la stretta monetaria e non l’ha ancora terminata. In dodici mesi ha portato il Federal Funds Rate dal livello storicamente più basso dello 0,25% all’attuale intervallo obiettivo del 4,5 - 4,75% raggiunto in

«La lotta all’inflazione ha spinto ad attuare una vigorosa stretta monetaria, portando i tassi in alcuni casi molto in alto, ma soprattutto molto rapidamente, mentre il timore di una profonda recessione, causata anche da tale stretta, ha alimentato l’allargarsi degli spread creditizi»

McGrath, Fixed Income Portfolio Manager di Union Bancaire Privée

Il reddito fisso

febbraio, con le aspettative di mercato che lo vedono superare il 5% in maggio. Una stretta monstre e senza precedenti, applicata a un sistema finanziario globale ormai abituato a lunghe fasi di condizioni di credito molto favorevoli. A titolo d’esempio, durante l’ultimo ciclo di rialzi, il medesimo tasso era stato portato a toccare il 2,25%, dunque la metà, nell’arco però di tre anni, dunque tre volte il tempo. Da qui sì molti rischi, ma anche opportunità»,

La svolta della politica monetaria ha avuto un effetto devastante sul reddito fisso, governativo e non, principalmente nelle economie avanzate, con trilioni di titoli già sul mercato che sono usciti dal loop dei rendimenti negativi, all’epoca ‘per un giorno’ ma andati avanti per anni. Il mercato torna dunque a essere interessante, un’asset class che era stata dimenticata, è infine tornata.

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La piaga
interessi negativi Ammontare di titoli a rendimento negativo sul mercato (in trl usd e % del tot) Fonte: Jp Morgan and Man Glg 0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 Titoli globali a rendimento negativo, valore di mercato in trl usd (sx) Quota di titoli a rendimento negativo del Bloomberg Global Aggregate bond index, in % (dx)
degli
Rendimento per segmento (al 28-II) Fonte: XXXX ■ Debito gov. europeo ■ Debito Em ■ Indicizzato globale ■ Treasury ■ Us Hy ■ Euro Hy ■ Global Ig 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 Ytd Feb ’23 1.6% 17,5% 9.3% 1% 14% 12.7% 5.3% -11,2% 3.1% 0.2 1.2% 10,2% 9.1% 0.9% 14.4% 10.4% 3.4% -11.7% 2.6% -1.3% 0.8% 10.1% 8.7% -2.3% 11.5% 8.0% 2.7% -12.5% 0.8% -2.2% 0.5% 4.3% 7.5% -3.6% 10.7% 6.1% -1.5% -16.5% 0.7% -2.3% -3.6% 3.9% 6.1% -3.6% 8.0% 5.9% -2.3% -16.7% 0.1% -2.3% -4.6% 3.2% 2.3% -4.1% 6.9% 5.0% -2.9% -18.5% 0.0% -3.2% -5.0% 1.0% 0.2% -4.6% 6.8% 2.7% -3.5% -22.9% -0.0% -3.2% Fonte: Jp Morgan Am

direttivo. Non sono da escludersi quindi ulteriori movimenti al rialzo sulla curva che dovrebbero però dimostrarsi limitati»

Positivi, ma prudenti

Se dunque il subordinato bancario, in particolare europeo, è visto da molti con un deciso interesse, anche a fronte di macroscopiche sopravvalutazioni della sua ormai rettificata rischiosità da parte dei mercati, vi sono comunque alcuni fattori di cui tener conto prima di gettarvisi con trasporto. «All’interno del comparto, in fasi di alta volatilità molte preoccupazioni, che non trovano ex post però riscontro nei fatti, si addensano puntualmente sull’eccessiva generosità del premio al rischio sull’estensione, fonte di alpha ed extra rendimento. Le considerazioni sulle call vanno ben oltre l’attitudine degli emittenti e la valutazione dell’economicità, se infatti indicizzazioni elevate seguono il rialzo delle curve, sono i singoli tecnicismi e le frequenze dei reset cedolari ad aumentare la probabilità di call nella maggior parte dei casi, e anche in questo caso vi sono ampi margini di compressione», mette in evidenza l’esperto di Lemanik. Se però nel suo insieme il sistema bancario è completamente diverso rispetto al pre 2008, non per questo possono mancare sorprese moleste. «Nonostante una ritrovata solidità, frutto di anni di impegni e sforzi, ci sono specificità che premono per un’elevata diversificazione del rischio, non solo a livello di emittenti, ma anche sull’intera struttura del capitale. L’anno scorso è stato ad esempio segnato da un caso abbastanza eclatante di sottovalutazione da parte del mercato del rischio di un istituto, sistemico e molto rilevante. Una scorretta interpretazione degli estremi del caso ha ad esempio rilevato una rischiosità molto più elevata della divisione investment banking, che si è scaricata in primo luogo sui subordinati, con importanti tracolli, ma arrivando a coinvolgere anche i senior. Un ulteriore invito, molto concreto, alla prudenza», conclude Cameroni.

prosegue l’esperta di abrdn Svizzera. La Fed muove dunque da una posizione di relativa forza, avendo già fatto molto, ma non per questo potrebbe mancare qualche piccola sorpresa. «Ci si attende che il calo dell’inflazione prosegua, in modo graduale seppur non lineare, ed è per questo che i tassi dovrebbero stabilizzarsi. Non è da escludere ulteriore volatilità sui rendimenti, specie se in concomitanza con la pubblicazione dei dati dell’indice dei prezzi o del dibattito sul tetto del debito federale. Il rallentamento della crescita e i rischi recessione dovrebbero favorire i governativi, in particolare i Treasury a 5-7 anni. Nei precedenti cicli, in contesti analoghi, stabilizzazione dell’inflazione e rallentamento della crescita avevano portato a un irripidimento della curva dei rendimenti, con sovraperformance della parte lunga. L’ultimo rialzo ha infatti spesso coinciso con il passaggio dai timori inflativi a quelli recessivi, con le serie storiche che confermano che i governativi o l’Ig iniziano a performare bene a partire dallo stabilizzarsi delle aspettative sui tassi», sottolinea l’esperto di Credit Suisse.

La forza del privato. Lo stato ormai avanzato dell’azione delle Banche Centrali, seppur con differenze, tra Sviluppati ed Emergenti, e tra gli stessi a velocità diverse, getta delle buone premesse per tornare a guardare al settore. «Nonostante l’alta volatilità a livello di tassi, in termini di direzione si può apprezzare un equilibrio molto più uniforme; ci stiamo avvicinando alla fine del ciclo, indipendentemente dalle difficoltà di dire quando precisamente. Per raggiungere interessi strutturalmente ancora più elevati, la crescita economica dovrebbe tornare a rafforzarsi, mentre è probabile possa indebolirsi, dal momento che bisogna ancora vedere appieno l’impatto della stretta monetaria. La domanda degli investitori per l’obbligazionario è aumentata. I rendimenti sono interessanti, ma in questo contesto è comunque meglio preferire l’High Grade (Hg), dunque i titoli sovrani e sottosovrani, oltre all’Investment Grade (Ig)», chiosa Elena Guglielmin, Cio di Ubs Wealth Management.

La corsa dei rendimenti, ha di fatto squadernato le valutazioni dei titoli, oggi profondamente depresse. Ma quali saranno i prossimi passi?

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Credito americano Valutazioni dei titoli (sx) e andamento dei rendimenti (in %, dx) per segmento Fonte: Bloomberg, Decalia 1/20 4/20 7/20 10/20 1/21 4/21 7/21 10/21 1/22 4/22 7/22 10/22 1/23 90 100 110 Riflazione Espansione Inflazione Recessione Us Hy Us credito (BBB) Us aggregato Us Treasury 0,3 0,5 1 2 4 5 10
«Le pressioni cui è soggetta la Bce si confermano importanti, ed è probabile un’ulteriore stretta da 100 bps nelle prossime tre riunioni del
Roberto Cerratti, Responsabile Investment Consulting Private Banking Svizzera di Credit Suisse

Se dunque la stretta ha fatto sicuramente bene ai rendimenti dei titoli pubblici, usciti da un letargo durato diversi anni, le più interessanti opportunità si registrano nel settore privato, trasversalmente a molti Paesi. «Archiviati gli eccessi di negatività vissuti nel 2022, i rendimenti delle obbligazioni Corporate si collocano oggi su livelli molto elevati di appetibilità, dimenticati nell’ultimo decennio, e che già nel breve-medio periodo potrebbero garantire buoni ritorni. Le economie avanzate hanno dimostrato negli ultimi anni sorprendenti capacità di tenuta, assorbendo molti shock, e si presentano a questa nuova prova con bilanci solidi e in ordine, il che sta offrendo un certo margine agli istituti centrali, per quanto il mercato si stia già interrogando su ancora per quanto questo potrà proseguire», evidenzia Alessandro Cameroni, Senior Portfolio Manager di Lemanik Invest.

Anche in questo caso gli Stati Uniti potrebbero dimostrarsi interessanti, trovandosi più avanti nel ciclo, in termini di cosa potrebbe succedere altrove nei prossimi mesi? «Gli spread delle obbligazioni Corporate americane si sono contratti generalmente a livelli insufficienti a proteggere dal calo dello slancio della crescita. La loro recente performance rispetto al debito sovrano non coincide con gli indicatori di crescita previsionale, con la Fed ancora all’opera. Una politica monetaria restrittiva non è del resto solita favorire la performance del mercato del credito», circostanzia l’esperto di Vontobel.

Dunque una nota di prudenza, sempre opportuna, ma anche una situazione che è comunque abbastanza positiva, e con buone prospettive. «Non è da escludere che durante l’anno possano manifestarsi opportunità attrattive, non solo sulle attività più rischiose. Gli spread sono attualmente più ampi rispetto al passato, il che alimenta un certo interesse tra gli investitori per il lungo periodo. Le valutazioni potrebbero tuttavia ulteriormente migliorare, il rallentamento della crescita porterà infatti a un indebolimento dei segmenti più rischiosi, come titoli ad alto rendimento ed emergenti, e a un ulteriore allargarsi degli spread dell’Ig. La correlazione positiva tra attività rischiose e rischio correlato ai tassi d’interesse, osservata negli ultimi anni, dovrebbe infatti tornare a essere negativa, come avvenuto in passato, per quanto resti improbabile incappare in una recessione particolar-

«I ‘dolori’ registrati nel 2022, sono la vera opportunità del presente e del futuro. È stato necessario un reset doloroso ma questo ha consentito a 18 trilioni di dollari di titoli di tornare a vedere un rendimento positivo. Rispetto al passato, però, sarà la gestione attiva a fare la differenza»

mente dura, da qui l’opportunità di rimanere esposti a titoli ad alto rendimento, a partire dalla seconda metà dell’anno, a patto di operare una selettività importante», sottolinea Bissoni.

Elevata volatilità se accompagnata da un’efficace selettività sono sempre state compagne di avventura, e latrici di interessanti sorprese. «Ci aspettiamo che gli spread Ig chiudano l’anno intorno ai livelli attuali, pur presentando un trading

Gli Stati Uniti sono il Paese il cui istituto centrale si è portato più avanti in termini di stretta della politica monetaria, ed è ormai prossimo a toccare il picco, portando il tasso guida sopra al 5%. Se l’inflazione può essere un problema nell’immediato, nel lungo periodo quali livelli sono scontati dal mercato? Interessanti le differenze tra indici Pmi e politica monetaria.

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Fonte: Fed Treasury 10y (3.97) Tips 10y (1.45) Inflazione attesa (10y - Tips) -1.0 0.0 1.0 2.0 3.0 4.0 5.0 6.0 2003 2005 2007 2009 2011 2013 2015 2017 2019 2021 2023 2025
Fonte: Fed Price-Paid
Manufacturing Pmi (51,3) Inflazione breakeven (T.10y - Tips; 2,5) 10 30 50 70 90 110 130 0 0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 3,0 3,5 4,0 00 02 04 06 08 10 12 14 16 18 20 22 24 26
Inflazione
attesa negli
Stati
Uniti
Indice proxy americano: rendimento Tr. 10y - Tips 10y (in %)
Inflazione
americana
implicita Inflazione breakeven a 10y (sx) e prezzi scontati dall’indice Pmi (dx)
Index:

«Nell’immediato l’azione delle Banche Centrali è fonte di grande incertezza, l’ulteriore irrigidimento quantitativo prospettato potrebbe essere infatti un serio problema laddove gli investitori privati non riuscissero, o non fossero disposti, ad assorbirlo»

Sovrani europei

Andamento del rendimento dei decennali governativi

(in %)

distribuirsi in modo più equo. In Europa il rendimento medio del comparto staziona intorno al 4% in euro, anche per via di un progressivo miglioramento del sentiment nelle ultime settimane, mentre negli Stati Uniti si attesta sul 6% per tutte le scadenze e i profili intermedi. Fondamentali generalmente solidi dovrebbero fornire protezione anche in un contesto di utili in frenata», mette in evidenza il Cio di Ubs. Ma quali settori? Differenze regionali in considerazione dello stato di avanzamento della stretta monetaria, con l’eccezione felice del Giappone, ma anche settoriali, in questo caso rispetto al ciclo economico e alle performance passate. «Visto l’attuale quadro congiunturale sono da evitarsi tutti quei settori particolarmente ciclici, specie quelli molto costosi, e più in generale quelli esposti all’aumento del costo del lavoro, e ad ancora possibili colpi di coda della crisi energetica. Dunque saranno da preferirsi le Utility, le telecomunicazioni e in generale i titoli non ciclici, mentre a fronte della sottoperformance dello scorso anno i titoli finanziari potrebbero rialzare la testa, ad esempio nel caso degli istituti con forte esposizione retail. Nell’estremità più breve della curva si può scendere a qualche compromesso rispetto alla qualità dell’emittente, guardando a crediti tra A e BBB-, sia in strumenti senior che subordinati, mentre nel più lungo termine meglio tornare su posizioni di qualità più elevata», prosegue Guglielmin.

Il rialzo della curva dei rendimenti non è un problema solo americano, ma anche europeo, con tutti i titoli governativi in veloce risalita, con alcuni ben sopra il 3%. Se è ancora troppo presto per interrogarsi sulla tenuta dei debiti pubblici, non è troppo tardi per domandarsi quanto tempo durerà la risolutezza della Bce, confrontata con i guai di casse pubbliche dissanguate dal Covid.

range probabilmente ampio, da qui un invito a programmare e valutare attentamente l’esposizione al beta, prendendo profitto ai minimi intermittenti e bloccando valutazioni più interessanti dopo periodi di ampliamento degli spread. Il comparto resta però tra i più attrattivi, per quanto infatti la sua sensibilità alle fluttuazioni dei tassi abbia impattato negativamente i rendimenti totali, in futuro l’equilibrio dei rischi dovrebbe tornare a

L’uscita dalla lunga parentesi degli interessi negativi sta ridando infatti ossigeno a un settore che nel corso dell’ultimo decennio, specie in Europa, ha completamente cambiato aspetto. «Uno scenario altamente volatile, con aspettative per i prossimi mesi incerte, sta di fatto favorendo il credito a maggior spread, in particolare il subordinato finanziario, che a parità di condizioni offre un rendimento superiore anche all’High Yield. Tra le diverse asset class è sicuramente quella più sottovalutata, e dunque dal maggior potenziale, per una semplice ragione: il mercato fatica a riconoscere il profondo cambiamento occorso dai tempi di Lehman. Il capitale degli istituti è stato rafforzato, deteriorati ai minimi, e l’efficacia dei nuovi controlli in capo alla Bce lo hanno trasformato in un settore solido, e in grado di gestire agevolmente il rallentamento in atto, facendo la propria parte», nota l’esperto di Lemanik.

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Paola Bissoni,
abrdn Svizzera
europei
Fonte: Haver Analytics Giappone (0,50) Svezia (2,61) Uk (3,99) Usa (3,97) Qe Draghi Qee Brexit Francia (2,87) Germania (2,50) Italia (4,24) Spagna (3,39) -2 -1 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 -2 -1 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 2007 2009 2011 2013 2015 2017 2019 2021 2023 La fine del bazooka?
(in mld eur m/m) Fonte: Bce ■ Tot. titoli detenuti (dx, in trl. eur) ■ Abspp ■ Cbpp ■ Cspp ■ Pspp -1 0 1 2 3 4 5 6 -10 0 10 20 30 40 50 60 Aug-19 Apr-20 Dec-20 Aug-21 Apr-22 Dec-22 Dec-18
Acquisti e vendite di titoli dell’Eurosistema nei diversi programmi

Dai tempi della Grande Crisi, e da quelli anche peggiori per l’Europa della Crisi sovrana del 2011, la situazione si è infatti completamente ribaltata, da qui diverse opportunità. «L’area degli Additional Tier 1 è sicuramente molto interessante, e vale ben più che un’analisi. Se sono indubbi i miglioramenti degli istituti europei in termini di solidità dei bilanci, l’aumento dei tassi ne sta spingendo anche la redditività, i margini di interesse netti si stanno allargando, e dunque le valutazioni. Se i rischi di disgregazione dell’Eurozona sono ormai minimi, e anzi è palpabile da tempo la volontà politica di rafforzarla, da preferirsi sono i campioni nazionali e di rilevanza sistemica», chiarisce l’esperto di Ubp.

Il Vecchio Continente esce da un decennio di grandi difficoltà, almeno in parte risolte su sprone dell’emergenza pandemica, ciononostante si trova anche in una fase del ciclo monetario acerba. «Le pressioni cui è soggetta la Bce si confermano importanti e crescenti, ed è probabile un’ulteriore stretta da 100 bps nell’arco delle prossime tre riunioni del direttivo. Non sono da escludersi quindi ulteriori movimenti al rialzo sulla curva dei rendimenti che dovrebbero però dimostrarsi limitati per l’inasprimento delle condizioni finanziarie, del rallentamento della domanda esterna e soprattutto per i tassi dell’inflazione implicita che sono già scesi dai precedenti massimi. Da preferirsi dunque un posizionamento neutrale sull’euro, a 3-5 anni, al pari che su franco e sterlina», mette in evidenza Cerratti. Rischio e rendimento. Nonostante la risalita ampiamente generalizzata dei rendimenti, e proprio per questo, il 2022 si è dimostrato particolarmente pesante per l’intero mercato, indipendentemente dall’asset class, ma alcune hanno comunque reagito meglio. «L’esposizione al credito High Yield ha contribuito a mitigare l’impatto del rapido aumento del tasso risk free, grazie a cedole strutturalmente più generose, a scadenze più brevi, e uno spread creditizio che sinora ha agito da cuscinetto. L’obbligazionario in circostanze normali e teoriche, dunque in assenza di inflazione, è interessante perché garantisce comunque un rendimento: duration breve e credito quando l’economia riparte, lunga e governativi liquidi, con rating elevato, quando rallenta o scende. Il problema è l’inflazione, l’impatto sul tasso risk free ha sinora prevalso sull’al-

largamento degli spread causati dal rallentamento, è però da dimostrarsi quanto durerà», precisa il Cio di Decalia.

Se in passato è stato lungamente considerato un mercato di nicchia, e in larga misura nord americano, nel corso degli ultimi anni l’High Yield ha sensibilmente cambiato pelle, ritagliandosi un certo ruolo. «È fortemente cresciuto e molto in fretta, tanto da poter vantare nella sola Europa ben 350 emittenti, dunque

Buona parte dei problemi derivanti dai tassi d’interesse nei Paesi avanzati, non si trovano in quelli Emergenti, in una fase più avanzata del ciclo economico, e che hanno saputo e potuto muoversi meglio nel gestire e domare le spinte inflative, ben prima di quanto non si sia agito in Occidente. I rendimenti si confermano interessanti, specie trattandosi di interessi reali positivi.

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-1 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Preferenza bassa duration Preferenza alta duration Rendimento atteso 1y Usd Short Mid-Term Bonds Strategic Credit Chf Short Mid-Term Bonds Institutional Chf Bonds Chf Sustainable Bonds Global Sustainable Credit Chf Bonds (Lux) Eur Short Term Corporate Bonds Eur Corporate Bonds Global High Yield Eur Short Term High Yield Eur High Yield EUR Short Mid-Term Corporate Bonds Obbligazionario sviluppato Ritorni attesi (in %, eur) rispetto alla duration (anni) di diversi segmenti Fonte: Pictet Am 0% 1% 2% 3% 4% 5% 6% 7% 8% 9% 10%
Emergenti Rendimento dei titoli governativi decennali di Paesi scelti (in %) Fonte: Haver Analytics Singapore (3,40) South Korea (3,78) Taiwan (1,27) Taiwan (1,27) Hong Kong (3,94) India (7,42) Malaysia (4,09) Filippine (6,51) 10 12 14 0 2 4 6 8 10 12 14 0 2 4 6 8 2006 2008 2010 2012 2014 2016 2018 2020 2022 2024
Sovrani
«I titoli High Grade hanno un rating pari o superiore ad AA-, quindi un rischio di default minimo. Il livello più elevato dei tassi di interesse fornisce un cuscinetto considerevole, anche nel caso in cui i tassi si muovano verso l’alto e si registrino ulteriori perdite mark-to-market»
Elena Guglielmin, Cio di Ubs Wealth Management

«Uno scenario altamente volatile sta di fatto favorendo il credito a maggior spread, in particolare il subordinato finanziario europeo. Tra le diverse asset class è quella più sottovalutata per una semplice ragione: il mercato fatica a riconoscere il profondo cambiamento occorso dai tempi di Lehman»

Rendimento, ma quanto?

Nonostante il forte rialzo degli interessi comune a tutto il comparto, seppur con tutte le differenze segmento per segmento, il rendimento non è mai troppo, specie se la sua rischiosità può essere gestita con accortezza, e limitata, anche a livello di High Yield. «Si tratta di una componente fondamentale, e che dovrebbe rimanere tale anche in queste nuove circostanze, di un qualunque portafoglio d’investimento, a patto di adottare un approccio rigoroso: un’analisi accurata dell’emittente, una diversificazione superiore a cento titoli, un’inflessibile disciplina nella vendita», sottolinea l’esperto di Oddo Bhf. Per esporsi al settore esistono diverse possibili strategie, con caratteristiche da valutarsi caso per caso, non universalmente valide. «Da un certo punto di vista può avere senso seguire il benchmark di mercato, dunque portafogli con una duration di poco superiore ai tre anni, pur rimanendo valida anche l’alternativa di costruirne di diversi con invece una inferiore ai due anni. Si tratta di approcci tradizionali e ben conosciuti, ma esiste anche una terza via, altrettanto interessante: fondi con una data di scadenza fissa», rileva Renault. Questo approccio più alternativo, sebbene non costituisca chissà quale novità, presenta alcuni pro che è comunque bene non sottovalutare. «Garantiscono una buona esposizione, ma un profilo di rischio che si riduce automaticamente nel tempo, avvicinandosi alla scadenza. Così facendo ci si riesce ad avvicinare di molto al comportamento di un’obbligazione, beneficiando di un importante livello di diversificazione degli emittenti, del know-how di una società specializzata, quindi analisi puntuali e rapidi adeguamenti in caso di rischi, e di un extra rendimento per l’intero portafoglio», conclude l’esperto di Oddo Bhf.

è comunque abbastanza diversificato, e un volume di oltre 350 miliardi di euro. Abbraccia settori dei più disparati, che spaziano dai beni industriali, ai servizi alla sanità. Ha sicuramente beneficiato del calo dei rendimenti di tutte le asset class tradizionali, il che ha costretto gli investitori ad assumersi sistematicamente più rischi, ma remunerati. Le ingenti perdite dell’ultimo anno, con l’aumento dei tassi, hanno però riportato il comparto a valutazioni interessanti, lasciando intatto il ruolo di allocazione diversificata del portafoglio», riflette Alexis Renault, responsabile globale del settore High Yield di Oddo Bhf Asset Management. È anche vero che il rischio recessione, o comunque una sicura inversione della dinamica economica, costituisce un’importante sfida per il comparto, in uscita dagli anni del ‘credito facile’, e della finanza allegra. «Anche in questo segmento non mancano le opportunità, ma vanno comunque valutate in prospettiva: il deterioramento dei fondamentali, in primis dato dal restringimento dell’erogazione di credito e da una generazione di utili più lenta, sembrano suggerire un ampliarsi del tasso di default in futuro. I premi per il rischio liquidità, dovuti a una minore offerta di moneta su scala globale, laddove non a un suo drenaggio dal sistema, in aumento potrebbero impattare gli spread dell’Hy, ad esempio molto più che l’Ig o l’High Grade, che dunque gli dovrebbero essere preferiti», nota il Cio di Ubs.

Ma quanto sono considerati rischiosi i titoli di questo segmento, rispetto a quanto non lo siano veramente? «Si è soliti collocarli su un livello similare, o più alto, delle azioni. Se però il rischio di uno strumento può essere misurato dalla fluttuazione della sua performance, ecco che nel medio lungo periodo la volatilità del comparto è inferiore a quella delle azioni, per una semplice ragione: a livello di struttura del capitale societario hanno la precedenza sulla componente azionaria. Inoltre, tendono ad avere scadenze più brevi, quindi una minor esposizione al rischio di tasso rispetto all’Ig. Per molti versi si può affermare l’Hy europeo offra un cuscinetto molto più ampio contro il

Il mercato dei titoli europeo sta vivendo una fase di intensa volatilità, con la curva dei rendimenti in rapida evoluzione.

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Alta volatilità del mercato Indicatore di stress del securities market europeo Fonte: Bce, Esma Indice Esma Ciss Apporto della correlazione -0,4 -0,2 0 0,2 0,4 0,6 Dic. ‘18 Dic 2019 Dic 2020 Dic 2021 Dic ’22 ■ Apporto mercato azionario ■ Apporto mercato obbligazionario ■ Apporto mercato monetario

possibile ulteriore aumento dei rendimenti», prosegue Renault.

Il forte rimbalzo dei ritorni registrato dall’intero mercato obbligazionario nel corso dell’ultimo anno ha infatti toccato anche il segmento, con interessanti sviluppi. «Il rendimento è più che raddoppiato rispetto ai minimi del 2021, nonostante i fondamentali degli emittenti siano generalmente migliorati nettamente. Le principali metriche mostrano che rispetto alle medie storiche il settore sia oggi molto più solido di quanto si potrebbe credere, e se dunque è prevedibile un deterioramento nell’arco dei prossimi mesi, muove comunque da buone basi di partenza, che non sembrano anticipare un aumento medio dei tassi di default, quanto fenomeni legati a storie idiosincratiche. Da preferirsi dovrebbero essere dunque settori ed emittenti con modelli di business duraturi, come le telecomunicazioni, dalla buona generazione di utili e alta liquidità», rileva McGrath.

Ulteriore tassello, il ruolo che può ricoprire all’interno di un portafoglio rispetto alle altre asset class. «Limitandosi alla semplice correlazione, il contributo può essere importante in termini di diversificazione. Se infatti la correlazione con le azioni è contenuta, quella con i titoli di Stato è pressoché nulla; il rendimento è determinato dal premio al rischio, che a sua volta dipende dalla capacità dell’emittente di servire il proprio debito, non è quindi molto sensibile all’aumento dei tassi», nota l’esperto di Oddo Bhf.

E le Pmi? L’irrigidimento delle condizioni di prestito non è infatti un tema rilevante solo per gli emittenti Hy, società comunque di una certa dimensione, ma che a cascata investe l’intero mercato, dai Sovrani al credito bancario, e dunque da ultimo anche le microimprese.

«Un recente report della Fed ha indicato molto chiaramente le difficoltà per molte aziende di accedere, qualora fosse necessario, ai prestiti commerciali e industriali (C&I), con un potenziale rialzo di rendimenti e spread. Si tratta di finanziamenti emergenziali per aziende che ne hanno bisogno, e che senza di essi potrebbero trovarsi in difficoltà nel rimborsare i loro debiti», commenta Koslowski.

Più interessante per eventuali investitori, invece, il debito cartolarizzato europeo. «Le obbligazioni di prestito collaterizzate, i Clo, ossia i prestiti alle Pmi riuniti in una società veicolo, che rag-

«I rendimenti dei Treasury rimarranno molto sensibili alla guidance non chiarissima della Fed, ma riflettono già un calo dello slancio dell’economia americana. La curva dei rendimenti invertita segnala la preoccupazione degli investitori per l’effetto dei rialzi della Fed, con il relativo rischio di recessione»

Obbligazionario europeo

Andamento degli spread del mercato del credito in Europa (in bps)

Andamento dei tagli dei rating dei singoli titoli per emittente (dati Eea30)

gruppa solitamente circa 200 posizioni, e soggetto a regole molto stringenti, sono un’opzione da valutarsi, e seriamente. Sono titoli dotati di meccanismi difensivi integrati, chiamati ‘trigger’, particolarmente favorevoli per le tranche più senior, che scattano se alcuni parametri di credito vengono superati. Gli investitori delle tranche inferiori possono subire quindi potenziali perdite, che è però improbabile possano estendersi alle medie

Si aprono gli spread del credito, e dunque anche i rendimenti offerti, seppur con qualche problema sulle valutazioni. Allo stesso tempo aumentano anche i downgrade dei rating di singole emissioni di titoli di emittenti europei, che marginalmente arrivano a coinvolgere gli stessi. Quella che si sta aprendo sarà certamente una fase al alta volatilità, dunque calma e nervi saldi.

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Fonte: Esma Dic-20 Apr-21 Ago-21 Dic-21 Apr-22 Ago-22 Dic-22 200 400 600 800 1,000 1,200 1,400 1,600 0 AAA AA A BBB BB B CCC o inferiore
Obbligazionario europeo
Fonte: Esma Emittente con almeno un downgrade Quota di cambiamento di rating o downgrade (dx) Media mobile a 3 settimane della quota di downgrade (dx) 0% 20% 40% 60% 80% 100% 0 20 40 60 80 Gen-20 Mag-20 Nov-20 Apr-21 Set-21 Feb-22 Lug-22 Dic-22

e superiori, che di fatto risultano isolati, e che anzi vedrebbero il proprio capitale iniziare ad ammortizzarsi. Non è quindi un caso se dal 1993 nessun Clo, di rating AAA e AA, abbia mai subito una svalutazione, e al momento specie quelli europei sono particolarmente convenienti», mette in evidenza l’esperto di Ubp. Non più negativi. Ad avere stravolto qualunque equilibrio nell’arco di pochi mesi, la fine di quella che sin dal suo principio sarebbe dovuta essere una parentesi temporanea di tassi d’interesse negativi. Stagione che si è protratta invece per anni. «I ‘dolori’ registrati nel 2022, sono la vera opportunità del presente e del futuro, a partire dal ritorno di interessi positivi anche per l’obbligazionario sviluppato, come non si vedeva da anni. È stato necessario un reset doloroso, e molto costoso, ma questo ha consentito a 18 trilioni di dollari di titoli di tornare a vedere un rendimento positivo, con circa 1 trilione, titoli a brevi scadenze, rimasto

Nonostante il ritorno sulla scena dei Sovrani, con rendimenti interessanti, anche gli altri segmenti del mercato non dovrebbero essere archiviati definitivamente, anzi.

Lo Swiss Bond Index

Il 2022 sarà certamente ricordato, e per molto tempo, quale a nnus horribilis sotto molti aspetti, tra loro tutti strettamente correlati e consequenziali, dal conflitto in Europa orientale, all’inflazione, al tracollo generalizzato dei mercati finanziari, con rarissime eccezioni. Tra queste non figura però la Svizzera, che ha accusato il colpo al pari di molti altri, senza che però questo non possa tradursi anche in notizie positive per gli investitori, o almeno alcuni.

«Concentrandosi sul movimento dei tassi d’interesse di riferimento il 2022 è stato un anno eccezionale. Durante le prime settimane dell’anno il 78% dei titoli che compongono l’indice di riferimento principale dell’obbligazionario svizzero, lo Swiss Bond Index AAA-BBB presentava un rendimento negativo, oggi quello minimo si colloca sopra lo 0,8%, un dato che certamente fa riflettere», Michelle Moro, Gestore di fondi per Banca Popolare di Sondrio Suisse. Rendimenti destinati comunque a migliorare ulteriormente a dipendenza della qualità dell’emittente. «Pur limitandosi all’Investment Grade il segmento è finalmente tornato a es-

sere interessante, l’80% dei titoli dell’indice offrono un rendimento a scadenza almeno dell’1,3%, con diverse analisi che dimostrano come anche ammettendo un aumento dei tassi al 5% in un lustro, e un allargamento degli spread di credito del 100%, ipotesi comunque improbabili, il rendimento finale sarebbe comunque positivo. Da qui una view positiva sull’Ig con duration corta o media», nota l’esperta. Situazione analoga, se non migliore, per Stati Uniti e molti altri Paesi. «La politica muscolare della Fed, in virtù di un’economia solida e un’inflazione elevata, oltre al forte apprezzamento valutario sull’euro, rende non più necessario scendere sotto l’Ig in dollari per trovare rendimenti interessanti, com’era invece negli scorsi anni», conclude Moro.

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L’interesse è tutto nei rendimenti Spread del credito Usa in % del governativo equivalente per duration e rating Fonte: Pictet al 20-II 10-15Y 19% 25% 29% 38% 59% 63% 192% 7-10Y 8% 20% 27% 36% 52% 61% 129% 4-7Y 19% 15% 24% 30% 54% 67% 110% 3-5Y 9% 11% 17% 26% 48% 62% 118% 0-3Y 5% 7% 12% 18% 36% 58% 113% AAA AA A BBB BB B CCC o inf.
Lo Sbi AAA-BBB 1-10y Rendimento in % Fonte: Bloomberg al 3-III -0,7 0,7 1,4 2,1 2,8 2023 2022 0 2021 2022 Europa e Stati Uniti Titoli in scadenza per anno e per segmento (in mld usd) Fonte: JPMorgan and Man Glg 2023 2024 2025 2026 2027 2028 2029 2030 2031 2032+ 50 650 550 450 350 250 150 ■ High Yield Bond ■ Leveraged Loans

in negativo. Rispetto al passato, però, sarà la gestione attiva a fare la vera differenza, sganciandosi dalle vecchie logiche di una duration lunga strutturalmente, o del rolldown. È del resto legittimo domandarsi, visto il quadro complessivo, che senso abbia investire passivamente in un indice obbligazionario globale di cui il 15% è costituito da titoli sovrani giapponesi a rendimento nullo, e un 10% in titoli cinesi. Certo, offrono decorrelazione, ma forse un po’ troppo costosa in termini di performance», chiosa Quirighetti.

La fine di questo lungo inverno dei rendimenti coincide con una primavera anticipata per alcuni fortunati settori. «Le prime beneficiarie di un clima di tassi in crescita sono le banche, la cui redditività sta tornando a fiorire, ed è ormai dieci trimestri che si colloca ben sopra le attese del mercato, grazie a margini in forte miglioramento ed Npl ancora prossimi ai minimi. Nel corso dell’anno l’attuale eccessivo premio al rischio andrà a ridursi, da qui la raccomandazione di molte Case dei subordinati finanziari quali ‘the best place to be’», sintetizza Cameroni.

Se dunque accettando un po’ di rischio le opportunità offerte dall’obbligazionario non mancano, allo stesso tempo la risalita dei tassi torna a premiare i Re del Vecchio Continente: i titoli sovrani. «I rischi di rallentamento dell’attività economica dovrebbero favorire i bond governativi dei Paesi sviluppati con una duration estendibile all’intensificarsi dei timori recessivi che più di tutti dovrebbero beneficiare del raggiungimento del picco dei tassi ormai prossimo», riflette l’esperto di Credit Suisse.

Almeno un’incognita grava però su quello che a molti potrebbe sembrare un idillio. La stretta monetaria, e la volontà degli istituti centrali. «Nell’immediato l’azione delle Banche Centrali è fonte di grande incertezza, l’ulteriore irrigidimento quantitativo prospettato potrebbe essere infatti un serio problema laddove gli investitori privati non riuscissero, o non fossero disposti, ad assorbirlo. Da un lato l’offerta di titoli sul mercato è destinata a crescere nei prossimi mesi, con il rischio comunque ancora concreto di una leggera recessione, dall’altro questa eventualità dovrebbe stimolare la domanda di beni rifugio, ma è molto incerto determinare quale sarà il punto di equilibrio. Nel corso del tempo dovrebbero però essere ripristinate normali condizioni di mer-

Stato di salute dell’High Yield

tassi di default dei prossimi mesi dell’Hy americano ed europeo

Yield

cato», nota l’esperta di abrdn Svizzera.

Dunque si è infine riacceso l’interesse per i titoli di Stato? «I titoli High Grade hanno un rating pari o superiore ad AA-, e quindi un rischio di default minimo. Il livello più elevato dei tassi di interesse fornisce un cuscinetto considerevole, nel caso in cui i tassi si muovano verso l’alto e si registrino ulteriori perdite markto-market. In caso di rallentamento più brusco, i tassi scenderebbero lungo tutta la curva e l’asset class ne trarrebbe forte beneficio date le sue caratteristiche difensive», conclude Elena Guglielmin.

Il ritorno al centro delle scene dell’obbligazionario non deve essere sottovalutato, o accolto con eccessivo trasporto da parte degli investitori. Rispetto alle vestigia del passato, in alcuni casi non troppo remoto, è un mercato completamente cambiato, nel bene e nel male, ma soprattutto profondamente diverso per una fase di mercato densa di interrogativi, e ricca di peculiarità sui generis

Se lo stato di salute di molti Sovrani non è infatti dei più eccellenti, portandosi dietro tutti gli oneri di un biennio sotto la

I titoli più rischiosi, principalmente l’Hy, si sono ritagliati negli ultimi anni un ruolo importante nei portafogli di molti investitori. Oggi non dovrebbe essere valutata una fuga precipitosa dal segmento, che gode di buona salute, a determinate condizioni.

salda egida di una pandemia, non si può dire lo stesso di quello dei segmenti più rischiosi del mercato, quale l’High Yield, il cui rating medio è fortemente migliorato.

Il ritorno degli interessi positivi, per quanto si possa discutere molto a lungo e intensamente del se fossero migliori, o più alti, quando erano negativi, o peggiori, più bassi, ora che sono invece positivi, non è infatti un dato da liquidarsi agevolmente. Il convitato di pietra, destinato a rimanere a tavola per diversi anni, è la più misteriosa e complessa delle variabili macroeconomiche: l’inflazione. Dunque, obbligazionario sì, e bentornato, ma è opportuno tornare a ‘maneggiarlo’ con la massima prudenza degna di una fase di mercato delle più volatili e

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inedite.
Fonte: Amundi Institute Tasso default Eur Hy Tasso default Us Hy Scenario base Eur Hy Scenario base Us Hy Scenario non favorevole Eur Hy Scenario non favorevole Us Hy 0% 4% 8% 12% 16% 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 La salute dell’High
Rating dei titoli globali del segmento (in % del totale) Fonte: Lgim e Bank of America Merrill Lynch. 0% 20% 40% 60% 80% 100% 1999 2002 2005 2008 2011 2014 2017 2020 ■ CCC (media16% vs. 11% oggi) ■ B (media 39% vs. 29% oggi) ■ BB (media 45% vs. 59% oggi)
Stime dei

Per Toutatis: un drone sulla testa...

Il crescente uso di droni in ambiti diversi porta in primo piano il tema della sicurezza. Una nuova normativa sul loro uso è entrata in vigore, in Svizzera, lo scorso primo gennaio.

Il mercato globale dei droni secondo recenti stime è destinato a passare dai 30,6 miliardi di dollari del 2022 ai 55,8 del 2030.

Se gli irriducibili Galli del villaggio di Asterix avevano il timore che il cielo cadesse loro sulla testa, oggi si profila per noi una preoccupazione analoga, non più per il cielo ma per i droni. Un argomento sempre più attuale, quello dei droni. Non solo per le informazioni che ci vengono trasmesse dai media e dalle trame cinematografiche circa il loro impiego in ambito militare, ma anche per l’aumento costante dell’uso di droni sia civile amatoriale sia professionale. Non è infatti un caso che proprio a partire dal 1 gennaio 2023 sia entrata in vigore in Svizzera una nuova normativa sull’uso dei droni (che recepisce la norma europea esistente, rendendola compatibile) o che si parli - notizia di inizio anno - del progetto di localizzare presso l’aeroporto di Lodrino lo ‘Swiss Drone Base Camp’.

Anche in Spagna la questione droni è molto attuale sotto diversi punti di vista ed oggetto di studio approfondito anche da parte del Governo (è dell’ottobre 2022 uno studio, esteso e dettagliato, pubblicato dal Ministero della Presidenza del

Governo, dal titolo: ‘Drones y seguridad nacional: un estudio multidimensional’). Pur essendo consapevole di voler trattare un argomento molto vasto, cercherò, spinto tra l’altro da una vecchia e radicata passione per l’aviazione, di prendere spunto da entrambe le realtà per illustrare la situazione attuale e riflettere, secondo la tradizione di queste pagine, sulle opportunità di sinergie tra Svizzera e Spagna. Da un punto di vista economico il mercato dei droni appare in generale estremamente promettente. Secondo un rapporto pubblicato da Fortune Business Inside: “Si prevede che il mercato globale dei droni commerciali aumenterà dagli 8,15 miliardi di dollari del 2022 a 47,38 miliardi di dollari entro il 2029, con un Cagr del 28,58% nel periodo di previsione”. Secondo i dati pubblicati da Drone Industry Inside, i mercati degli Stati Uniti e quelli dell’Europa sono abbastanza simili sia per quanto riguarda il 2022 sia per le previsioni del 2030, il che a mio avviso è abbastanza interessante. Non sorprende invece che la parte della tigre la faccia l’Asia.

In Europa, con l’entrata in vigore della normativa comunitaria (Regolamento di esecuzione Ue 2019/947 della Commissione del 24 maggio 2019 relativo a norme e procedure per l’esercizio di aeromobili senza equipaggio), ed in particolare con l’obbligo di immatricolazione degli operatori di droni a partire da una massa al decollo pari o superiore ai 250 grammi o con una massa inferiore ma dotati di sensori in grado di raccogliere dati personali, per esempio una fotocamera e/o video - e si fa eccezione per gli oggetti considerati giocattoli ai sensi della direttiva 2009/48/Ce del Parlamento europeo e del Consiglio sulla sicurezza dei giocattoli -, esistono dati affidabili già dal 1 gennaio 2021 sul numero degli operatori di droni (sia amatoriali che professionali). Per esempio sappiamo che in Spagna nel 2022 sono stati immatricolati 71mila operatori (su un totale di 131.339 certificati emessi dall’agenzia aeronautica spagnola Aesa). In auge anche le scuole di volo per i droni che, tra le 399 accreditate, hanno già formato almeno 68.028 piloti. Come accennato, in Svizzera la norma che ha recepito quella europea è appena entrata in vigore, e già con un certo successo dato che, secondo quanto riportato dal quotidiano La Regione il 5 gennaio 2023: “Finora si sono registrati circa 10mila piloti di droni. Inoltre, circa 10mila soggetti hanno sostenuto un esame online per ottenere il certificato che consente di manovrare droni di peso pari o superiore a 250 grammi”. Secondo

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economia / testimonianze

i dati pubblicati da Drone Industry Inside il numero di droni in Svizzera nel 2021 si aggirava sui 56mila velivoli.

Bisogna tenere presente che la maggior parte dei droni operati a livello globale sono quelli con una massa al decollo inferiore ai 2 chilogrammi, usati principalmente nei settori seguenti: fotografia aerea per il settore della produzione cinematografica, immobiliare, per il settore dell’agricoltura, della sorveglianza di elementi costruttivi (come ingegneria, oleodotti, impianti di produzione energetica), della sicurezza, degli interventi di soccorso, ecc.

Significativa anche la scommessa di un gigante come Amazon che negli Stati Uniti sta sviluppando progetti per la consegna delle merci attraverso una rete di droni (allo stesso modo di Dhl, Fedex e Ups). Si pensi che già nel 2020 la Faa (Federal Aviation Authority) ha approvato l’operazione di Amazon Prime Air, ma il progetto in realtà avanza a fatica. In effetti nel primo mese dall’inizio delle consegne in California e Texas (dal dicembre 2022 al gennaio 2023) sembrerebbe siano state effettuate consegne ad appena dieci abitazioni. La spiegazione risiederebbe nel fatto che l’approvazione della Faa è basata sulla definizione di eccezioni alle zone di restrizione al volo di droni e da condizioni che vengono rinnovate in continuazione (le ultime, nel 2023: cfr. Afs-23-00532). Per capire la situazione: da una parte si delinea il progetto di Amazon, a cui lavora da circa dieci anni, descritto in questi termini: “Stiamo costruendo qualcosa di diverso. Abbiamo creato un sistema di rilevamento ed evitamento sofisticato e leader del settore che consentirà operazioni senza osservatori visivi e consentirà al nostro drone di operare a distanze maggiori evitando in modo sicuro e affidabile altri velivoli, persone, animali domestici e ostacoli. Abbiamo progettato il nostro sistema di rilevamento ed evitamento per due scenari principali: essere sicuri durante il transito ed essere sicuri quando ci si avvicina al suolo. Quando volano verso il luogo di consegna, i droni devono essere in grado di identificare ostacoli statici e in movimento. I nostri algoritmi utilizzano una suite diversificata di tecnologie per il rilevamento degli oggetti. Utilizzando questo sistema, il nostro drone può identificare un oggetto statico sul suo percorso, come una strada. Può anche rilevare oggetti in movimento all’orizzonte, come

«In Europa, con l’entrata in vigore della normativa comunitaria è stato introdotto l’obbligo di immatricolazione di droni superiori a 250 grammi di massa al decollo o inferiori ma dotati di sensori in grado di raccogliere dati sensibili. La Svizzera ha recepito tale norma, con una disposizione in vigore dal 1 gennaio 2023»

David Mülchi, Avvocato e socio dello Studio Mülchi & Asociados

altri aerei, anche quando è difficile per le persone vederli. Se vengono identificati ostacoli, il nostro drone cambierà automaticamente rotta per evitarli in sicurezza. Mentre il nostro drone scende per consegnare il pacco nel cortile di un cliente, il drone assicura l’esistenza di una piccola area intorno al luogo di consegna e che essa è libera da persone, animali o altri ostacoli” (‘Amazon Prime Air prepares for drone deliveries’, Amazon, 13 giugno 2022).

La Faa invece richiede ad Amazon Prime Air di rispettare regole di volo che non sembrano favorire una rapida espansione di questo nuovo mezzo di consegna. Per esempio, un drone non può sorvolare una strada senza che vi sia una persona a sorvegliare che al momento dell’incrocio non transitino veicoli… Inoltre, i piloti di droni devono essere in possesso di una licenza di pilota (d’aereo, non di drone), il drone non può volare su spazi frequentati da persone ed anche al momento dell’atterraggio lo spazio deve essere libero da persone. In definitiva: per un singolo volo di drone per la consegna di un pacchetto ci vorrebbero almeno cinque persone di cui una con licenza di pilota d’aereo (Sean Hollister, The Verge, 2.2.2023).

Probabilmente proprio l’uso dello spazio aereo da parte di droni sarà uno dei principali problemi dell’effettivo successo del loro impiego, soprattutto nel campo della logistica. La soluzione a livello europeo, ma anche svizzero è ‘U-Space’, definito dall’Ufac (Ufficio federale dell’aviazione civile): “Un insieme di funzioni e processi digitali e automatizzati in uno spazio aereo definito che sono finalizzate a garantire al numero crescente di operazioni effettuate con droni civili un accesso sicuro, efficiente ed equo allo spazio

aereo. Lo spazio aereo U-space fornisce un quadro di riferimento per facilitare lo svolgimento di operazioni di volo di ogni tipo in tutte le classi dello spazio aereo e in tutti i contesti; al contempo viene assicurata una coesistenza ordinata con l’aviazione con occupanti e la sicurezza aerea”. Nell’aprile 2021, l’Ue ha pubblicato un pacchetto normativo completo per la creazione di U-space in Europa. Questa legislazione mira a fornire un quadro per l’attuazione dell’U-space descrivendo le regole da seguire nello spazio aereo U-space. Nell’ambito della creazione dell’U-space, in Spagna è in corso il progetto Ágora, al quale partecipano Airbus, la Fundación Andaluza para el Desarrollo Aerospacial (Fada) e il Centro Avanzado de Tecnologías Aeroespaciales (Catec), che ha come obiettivo lo studio di soluzioni software per garantire l’integrazione sicura di tutti i tipi di operazioni con droni altamente autonomi (robot aerei) in spazi urbani mediante i servizi di U-space.

Varrebbe la pena dedicare al tema un contributo a sé, per parlare della tecnologia antidroni nell’ambito della sicurezza, anche privata, e della protezione di beni materiali e intangibili (non da ultima la nostra ‘privacy’).

Esistono incredibili opportunità sia per la ricerca scientifica sia per lo sviluppo di applicazioni informatiche legate ai droni, al loro volo e al loro uso. Da salutare con ottimismo l’iniziativa del futuro Swiss Drone Base Camp a Lodrino. Mi auguro che dal Ticino si possano stabilire contatti con centri di ricerca e con aziende spagnole per sviluppare sinergie che contribuiscano, in un prossimo futuro, ad evitare a tutti noi di camminare per strada con uno scudo levato per paura che un drone ci caschi sulla testa!

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Ottimismo, tutto svizzero

La difficile situazione congiunturale che sta contraddistinguendo quest’ultima fase dell’uscita dalla pandemia sta influenzando pesantemente il sentiment delle imprese a livello mondiale, con un diffuso pessimismo almeno nelle prospettive di breve periodo. In controtendenza i Ceo delle imprese elvetiche, che guardano al medio e al lungo con un deciso ottimismo.

La 26esima edizione della Annual Global Ceo Survey di PricewaterhouseCoopers, ha mostrato un diffuso quadro particolarmente pessimista sull’attuale fase congiunturale, seppur certo viziata dalle cattive stime macroeconomiche. O almeno di quanto andava emergendo a fine 2022.

Tra i 4.410 Ceo coinvolti nell’indagine, distribuiti equamente proporzionalmente al Pil in oltre 100 Paesi, ben 95 sono quelli di imprese svizzere, a loro volta abbastanza rappresentative del tessuto economico elvetico. Il 41% del campione è infatti costituito da aziende con meno di 500 collaboratori, il 23% sotto i mille, mentre il 35% oltre. Di queste il 35% ha un fatturato inferiore ai 100 milioni di franchi, e il 20% superiore al miliardo.

A loro volta, il 23% dei 95 intervistati

appartiene al settore finanziario, il 21 ai beni di consumo, il 20 al manifatturiero, e il 25% al Pharma; di questi solo il 34% è concentrato esclusivamente sul mercato domestico, un dato importante.

A segnalarsi in particolar modo, nonostante la gran parte delle imprese sondaggiate sia dunque attiva a livello globale, è un non troppo velato ottimismo, nonostante la difficile fase congiunturale, sia a livello di prospettive del proprio business, sia per la tenuta del mercato domestico, con invece un marcato pessimismo sull’andamento dell’economia globale, con una drastica correzione delle prospettive rispetto agli anni passati.

Nonostante infatti ben il 58% si aspettasse un declino dell’economia nazionale, un dato comunque migliore del resto del mondo, è anche vero che il 20% preve-

desse una crescita. Tra le maggiori incognite l’impatto dell’inflazione, seppur decisamente più moderata che nel resto del mondo, ma anche l’effetto di un progressivo rafforzamento del franco, che sta comunque pesando sull’export.

Rispetto agli anni precedenti le aspettative sull’andamento dei ricavi nel breve periodo stanno comunque volgendo al peggio, un rallentamento della crescita è ampiamente atteso per quest’anno, per quanto il 39% degli intervistati si aspetti comunque di crescere, e bene, anche nei prossimi 12 mesi, tale percentuale è destinata a salire sino al 60 nel medio, con dunque un ritorno marcato di ottimismo.

Resta confermato il dato principale, ossia l’ottimismo che contraddistingue i Ceo svizzeri, specie in confronto ai loro omologhi nel resto del mondo, per quanto

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economia / studi
© Switzerland Tourism / Photo André Meierr

infatti non sia ancora noto, e non sarà comunque possibile saperlo, se il fondo del ciclo economico sia già stato toccato, o debba ancora avere da venire, restano intatte le aspettative che a seguire sarà comunque un rimbalzo della crescita.

Considerate le variabili in gioco, ad esempio la resilienza di alcuni comparti alle pressioni inflative, comprensibilmente l’humor cambia da industria a industria: Pharma e finanza, insieme a tecnologia e beni di consumo, si profilano tra i più ottimisti, con prospettive di crescita solo limitatamente toccate, mentre a temere maggiormente la congiuntura si professano settori più ciclici, o il cui power-pricing non sia altrettanto forte. Rientrano tra questi gli energetici, che nonostante i rincari ingenti scaricati sui consumatori nel 2022, hanno esaurito quasi completamente i margini per ulteriori rincari, al pari degli industriali, vincolati tipicamente a contratti di fornitura di più lungo periodo, ampiamente diffusi in tutto il B2B. Il rischio di un ambiente dunque inflativo, indipendentemente dall’entità della stessa, è infatti la limitata capacità di scaricare i rincari su terzi, come invece avviene in molti altri comparti.

Nel breve periodo possibili aumenti dei costi, dovuti a materie prime o semilavorati, pur escludendo rivendicazioni salariali che al momento appaiono trascurabili specie in Europa, o ai costi del lavoro, esauriscono le possibili soluzioni in un residuale taglio dei costi operativi. Fuori dal vecchio continente i salari occupano invece un ruolo preminente tra le preoccupazioni del Top Management, se infatti è sempre possibile aumentarli, seppur al costo di qualche sacrificio, è pressoché impossibile ridurli, una volta che si sia proceduto in direzione opposta, con dunque un impatto non trascurabile sulla competitività dell’impresa.

Dunque l’inflazione resta, per molti e per le più svariate ragioni, un’osservata speciale, con Svizzera e Giappone a segnalarsi quali Paesi più al riparo, da qui anche la necessità di una politica monetaria meno aggressiva, rispetto invece a Fed e Bce, chiamate a confrontarsi con pressioni di natura eterogenea, certo, ma comunque al rialzo.

Non si registrano cambiamenti a livello geografico, i principali Partner economici delle imprese svizzere rimangono gli Stati Uniti, per il 42% degli intervistati, la Germania, per il 40, e la Cina, per il 20. Dati in

La Global Ceo Survey

Campione statistico dei settori coinvolti (in % dei 95 intervistati)

calo rispetto al 2021, ma comunque non tali da scombussolare il quadro, infatti, con il 52% a segnalarsi in precedenza era la Germania, a seguire gli Stati Uniti, con il 50, e il Dragone asiatico, al 27%, un’ulteriore conferma che le imprese elvetiche vedano opportunità risibili in altri mercati che non siano i più grandi.

Una certa influenza l’ha ovviamente la stanza della politica estera dei singoli Paesi. L’atteggiamento di Berna nei confronti della seconda economia mondiale è infatti completamente diverso da quello di Bruxelles, in cui un peso maggiore è inevitabilmente destinato a ricoprirlo la geopolitica, specie in questa fase storica. Il calare dell’importanza di Pechino nelle valutazioni dei Ceo, dal 27 al 20% di cui sopra, può riflettere infatti non tanto la minor importanza riservata dalle imprese elvetiche a quel mercato, quanto le nuove politiche promosse da Pechino in chiave di rafforzare il proprio mercato domestico, come si evince dall’ultimo piano quinquennale di Xi.

Ciononostante l’Estremo Oriente è destinato a rimanere, anche nei pros -

In apertura, Paradeplatz, il cuore del sistema finanziario svizzero, che insieme al Pharma e ai beni di consumo rimane il motore della crescita economica elvetica. Specie nel lungo periodo i Ceo svizzeri si dichiarano molto più ottimisti dei loro pari in termini di sostenibilità dei modelli di business.

simi anni, uno dei motori dell’economia mondiale, forse il più importante, a dipendenza che si escluda o meno la Cina, da qui le molte opportunità che vi vedono i Ceo svizzeri, in Paesi attualmente di frontiera. È il caso del Vietnam, e di altri, che stanno sì rafforzando le proprie capacità produttive a livello di tessuto industriale, ma anche cercando di stimolare l’interscambio con l’estero per agganciare le catene di fornitura mondiale, per non parlare poi del mercato indiano.

A cambiare è però anche l’interesse dell’estero per la Svizzera, con in testa Kosovo, Lussemburgo e Slovenia. Che la pandemia non sia stata un

Marzo 2023 TM · 39
Fonte: PwC 2023 25% Health (incluso il Pharma) 3% Technologia, media & telecomm 20% Industria, manifatturiero & automotive 21% Beni di consumo 7% Energia, Utility & materie prime 23% Servizi finanziari Nuovi investimenti Quali avete pianificato entro 12 mesi? Fonte: PwC 2023 65% 88% 79% 43% 41%
Sostenibilità economica Al ritmo attuale per quanto sopravvivrà? Fonte: PwC 2023 2% 1% 3% 8% 14% 72% ■ Non so ■ Meno di un 1 anno ■ 2–3 anni ■ 4–6 anni ■ 7–10 anni ■ Oltre 10 anni
Automatizz. processiesist.Miglioram.competenzepers.AdottarenuovetecnologieMiglioram.supplychainAdottarenuove fontienerg.

Crescita del Pil

Come cambieranno le prospettive di crescita nazionali nei prossimi 12 mesi? Fonte:

‘pranzo gratuito’, al pari della guerra in Ucraina, sono i dati a dirlo. Il 23% degli intervistati si professa particolarmente esposto a rischi geopolitici, siano essi nei Paesi limitrofi al conflitto, o anche in regioni ad alta animosità politica, come potrebbe esserlo lo stretto di Taiwan. Il 59% del totale sta dunque ridisegnando le catene di fornitura per tenersi pronto a nuovi eventuali colpi di scena, anche a costo di sacrificare parte dei margini, riavvicinando i siti produttivi, e diversificando maggiormente i fornitori, concentrando invece la generazione di valore aggiunto a livello nazionale, o in Paesi limitrofi. Tendenza ampiamente diffusa e rispondente al nome di ‘Glocalizzazione’.

Come

Le minacce informatiche, dopo essere state sul podio per diversi anni, erano tra le maggiori preoccupazioni del 66% degli intervistati e del 43 nell’ultimo biennio, mentre sono scese al 23% nell’ultima edizione, ulteriore segnale che particolare attenzione la stiano richiedendo

Io, speriamo che me la cavo

Potrebbe essere questo, in chiave decisamente meno eufemistica, quanto è emerso dalla 26esima indagine annuale condotta da PwC presso 4.410 Ceo di imprese a livello mondiale. Il dato, in tal senso preoccupante, è infatti che oltre il 40% degli intervistati dichiari, e chissà quanti altri l’hanno solo pensato, che la loro attuale azienda sarà fuori mercato, e dunque non più sostenibile da un punto di vista meramente economico, entro il prossimo decennio.

Un’evidenza, quella che emerge, che accomuna trasversalmente molti settori, con diverse sorprese. Se infatti non stupisce che lo pensi il 43% dei Ceo del manifatturiero, o il 46 delle TeleCom, si profilano sugli stessi livelli la Salute e la Tecnologia, con rispettivamente il 41 e il 42%.

Quali i motivi alla base? Sicuramente non la transizione energetica, o incrementali problemi alle catene di fornitura, lo crede solo il 40% degli intervistati, ma a rivelarsi decisivi saranno il cambiamento delle preferenze dei consumatori, secondo il 56% del campione, insieme alle crescenti sfide normative e alla mancanza di competenze e talenti che possano sostenere il processo di trasformazione, necessario, dell’azienda. Sullo sfondo i megatrend, per quanto non siano certo nuovi, dai cambiamenti climatici al freno demografico, alla disruption tecnologica, il cui impatto negativo va aumen-

Nuova cultura cercansi

Quanto di frequente accade in azienda?

Il comportamento dei collaboratori è in linea con la cultura aziendale

I manager incentivano il dissenso e il dibattito interno

I manager tollerano errori di modesta entità

I progetti eccedono aspettative e performance previste inizialmente

I manager prendono decisioni strategiche per funzione e divisione senza consultarmi

■ Raramente o occasionalmente ■ Spesso o di frequente

Fonte: PwC 2023

tando in misura importante, con un crescente pessimismo che vede al suo centro Cina e Giappone, specie rispetto al lungo periodo, con gli statunitensi stabili tra i più ottimisti. I cambiamenti climatici, il più classico dei nodi tutti da sciogliere, preoccupano per il potenziale impatto negativo che nell’arco dei prossimi 12 mesi potrebbero dispiegare sui costi generali delle imprese, il 50% degli intervistati si aspetta un impatto moderato o forte, o sulle catene di fornitura. Anche in questo caso con un’eccezione, i Ceo delle imprese cinesi sono quelli che si dichiarano maggiormente esposti: il 65% a livello di costi, il 71 in termini di catene di fornitura, e il 56 in termini di salvaguardia degli investimenti fissi a livello di siti produttivi o di stoccaggio, da qui l’intenzione di ‘agire’.

40 · TM Marzo 2023
85% 43% 56% 53% 46% 53% 45% 76% 23%
Deterioramento modesto Deterior. significativo Deterior. leggero Stabili Miglioramento modesto Miglior. leggero Miglior. significativo Non so ■ Ceo svizzeri ■ Mondo 2 % 18 % 38 % 22 % 13% 6% 1% 0% 8 % 24 % 27 % 12% 16% 10% 3% 0% Potenziali rimedi a livello nazionale
pensate di mitigare e gestire le principali sfide economiche a 12 mesi? 83% 16% 71% 19% 9% 60% 28% 12% 46% 36% 16% 78% 13% 7% 15% 39% 46% 25% 39% 35% 25% 37% 38% 21% 49% 28% 17% 33% 51% Ridurre il personale Congelare le nuove assunzioni Rallentare gli investimenti Posticipare firma di accordi Riduzione dei costi operativi Trovare fornitori alternativi Rivalutazione di progetti già avviati Diversificazione dell’offerta Riduzione degli stipendi Fonte: Xxxxx Aumento dei prezzi ■ Non l’abbiamo previsto ■ Lo stiamo valutando ■ Lo stiamo già facendo PwC 2023
PwC 2023
Nonostante nell’immediato un rallentamento della crescita è dato per scontato, le misure per compensarlo non andranno a coinvolgere i
livelli occupazionali.

problemi più immediati, legati all’operatività quotidiana delle imprese. Nel corso di quest’anno dovrebbero però crescere i budget dedicati alla cybersicurezza, ciononostante si prevede anche che aumentino gli attacchi e gli incidenti. Come rispondere alle crescenti, per numerosità e intensità, sfide? Principalmente gestendo in maniera più efficiente la liquidità, andando ad esempio a incidere sui costi operativi, come afferma l’85% degli intervistati, sui prezzi, l’84, sui prodotti e le forniture. Garantirsi una maggior sicurezza ha però un costo, solo in parte mitigato da tali strategie, l’aumento del capitale circolante, scorte e magazzini più abbondanti, e poi aggravato dai ben diversi costi dei prestiti, in termini di interessi. Al pari che nel resto del mondo, la riduzione del personale o il congelamento delle assunzioni non è invece una misura considerata praticabile o percorribile, se non in casi estremi, come sta già facendo il 9%.

Guardando al medio periodo, torna il sorriso sulle prospettive di crescita. Si tratterà dunque di barcamenarsi per una breve fase, iniziando però già a lavorare su elementi strategici.

Crescita dei ricavi

Quanto sei fiducioso delle prospettive di crescita dei ricavi della tua azienda?

Capitale umano

Che tipo di strategia per il personale pensate di cambiare nei prossimi 12 mesi?

Un tema, quello dei rischi, le cui componenti sono molto diverse tra breve e medio periodo, dunque dai 12 ai 60 mesi. Nell’immediato le imprese si sentono infatti particolarmente minacciate da inflazione, volatilità di mercato e geopolitica, a cinque anni, invece, le principali difficoltà sarebbero gli attacchi informatici e i cambiamenti climatici, oltre alla volatilità macroeconomica e alla geopolitica. Come affrontarli? Sin da subito agendo sui costi operativi, e sostenendo i ricavi, senza gravare sulle decisioni strategiche, quali le M&A, ma se il 52% del campione ha già iniziato ad aggredire la voce ‘costi’, solo il 19% sta valutando di congelare le nuove assunzioni, e appena il 16% di ridurre la forza lavoro; sullo sfondo, infatti, il leitmotiv degli ultimi anni, la cosiddetta ‘great resignation’, la tendenza crescente dei collaboratori a rassegnare dimissioni, e le molte difficoltà nel rimpiazzarli.

Il paradosso emerge analizzando come vengano ‘ripartite’ forze ed energie, il 53% del tempo dei Ceo viene infatti assorbito dalla tattica, ossia la gestione quotidiana delle emergenze, indice della difficile fase congiunturale, mentre idealmente vorrebbero dedicarne il 57% alla strategia e allo sviluppo del business per leggere le nuove esigenze del mercato.

La tecnologia rimane protagonista a livello d’investimenti, con oltre il 75% delle imprese che la vede in chiave di automazione e miglioramento delle competenze. Il 60% del campione per reinventare il proprio business.

Investire sì, ma perché? Per rimanere sul mercato, o per migliorare in competitività?

nuovo mix energetico Decarbonizzazione del business model Scommettere sul metaverso Attrezzarsi

■ Per preservare l’attuale business model

■ Per ripensare il business model N.% Quota di Ceo che stanno investendo

Fonte: PwC 2023

Ma se uno dei temi fondamentali è dunque garantire la sopravvivenza del business, portando l’orizzonte temporale oltre i 10 anni, sembra emergere un sostanziale problema di cultura e filosofia aziendale, molto diffuso. Il 43% del campione dichiara che i propri sottoposti, C-suite, non sono soliti incoraggiare il confronto interno, il 53% che non tollerino errori trascurabili o semplici leggerezze da parte del personale, e il 76% che solo molto difficilmente conceda autonomia a livello di decisioni strategiche delle singole divisioni. Poste tali premesse, la sfida dei prossimi anni appare dunque delle più impegnative, e a giocare un ruolo principe sarà proprio la maturazione e il diffondersi di una nuova filosofia aziendale, e di

forme di leadership.

Marzo 2023 TM · 41
nuove
76% Automatizzazione processi e sistemi Miglioramento competenze del personale Adottare nuove tecnologie Miglioramento degli approvvigionamenti Adottare un
contro
rischi climatici 72% 69% 41% 59% 41% 34% 31% 58% 42% 12% 7% 60% 40% 62% 38% 53% 47% 55% 45% 62% 38% 43% 57%
i
1% ■ Prossimi 12 mesi ■ Prossimi 3 anni ■ Ceo svizzeri ■ Mondo Non ci credo Leggermente fiducioso Moderatamente fiducioso Molto fiducioso Estremamente fiducioso Non so 12% 17% 0% 6% 10% 19% 16% 34%33% 35% 31% 48% 36% 31% 28% 8% 14% 0% 3% 7% 10% 0% 1% Fonte: PwC 2023
Fonte: Xxxxx 68% Cultura aziendale 59% Competenze e adattabilità 47% Salute e benessere 42% 39% Coltivare nuovi talenti 22% Performance management 20% Diversità e inclusione PwC 2023 Remunerazione e benefit

Potenziali rimedi a livello globale Come pensate di mitigare e gestire le principali sfide economiche a

Sopra, Basilea, il cuore pulsante del Pharma elvetico, oltre che mondiale. A lato, le soluzioni messe in campo o valutate dai Ceo di imprese globali per barcamenarsi tra le attuali difficoltà congiunturali.

tervistati si aspetta un impatto più che significativo sulla propria azienda dalla mancanza di manodopera qualificata già entro pochi anni, e potendo contare su limitati strumenti per fronteggiarla.

Diversamente dal resto del mondo, un certo ottimismo traspare anche a livello di prospettive di lungo periodo, guardando oltre il decennio, dunque oltre il 2030. Se a livello mondiale oltre il 40% degli intervistati ritiene che la rispettiva azienda non sopravvivrà così a lungo, nel caso della Svizzera è il 72% a dichiarare il contrario, professandosi ottimista su quanto si stia già facendo perché questo si verifichi, e a patto di poterlo continuare a fare, ad esempio in termini d’investimenti, questa probabilità potrebbe crescere già nell’arco del prossimo lustro.

La proverbiale stabilità che ha sempre contraddistinto la Svizzera riveste un ruolo particolarmente importante nell’alimentare questo latente ottimismo che accomuna molti settori, tale da favorire la sicurezza nell’attenta pianificazione

delle esigenze e delle prevedibili emergenze dei prossimi anni. La pandemia ha ad esempio dimostrato la voglia di consumare da parte della popolazione malgrado circostanze avverse ed emergenziali, e la costante fuoriuscita dal mercato del lavoro di decine di migliaia di persone, che proseguiranno nei prossimi anni, sembra garantire implicitamente a molti settori, ad esempio il turismo, una relativa serenità di prospettive, dovute anche ai tempi ‘biblici’ della demografia.

I principali rischi, e le più sfidanti criticità, potenziali ed eventuali, sono del resto al di là delle possibilità delle imprese, ad esempio shock macroeconomici importanti, mancanza di talenti e manodopera, o incidenti nelle catene di fornitura, e che in quanto tali non potranno essere risolte dalle stesse. Ad esempio, il 68% degli in-

La tendenza in atto per fronteggiare parte di tali rischi è l’integrazione delle parti più pregiate e critiche della catena del valore all’interno del perimetro societario, limitando dunque la propria dipendenza da partner esterni, e diversificando i fornitori rimasti all’esterno. A livello svizzero è però particolarmente importante anche la collaborazione con entità esterne, per ottimizzare i costi, e tra i partner considerati più importanti e affidabili nel 25% dei casi si trovano le istituzioni accademiche, nel 19% altre aziende ben consolidate, e nel 16 start up.

Se un frizzante ambiente accademico spinge dunque molte imprese a stabilirsi in Svizzera, attraendo talenti su entrambi i fronti, diversamente che nel resto del mondo è il settore pubblico a rivestire un ruolo ancora minotario, in termini di partnership con le aziende

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Giulio De Biase Fonte: Xxxxx
private.
PwC 2023 Riduzione dei costi operativi Aumento dei prezzi Congelamento delle nuove assunzioni Ridurre il personale Posticipare firma di accordi Riduzione degli stipendi 13% Diversificazione dell’offerta ■ Non l’abbiamo previsto ■ Lo stiamo valutando seriamente ■ Lo stiamo già facendo 80% 60% 56% 19% 16% 15% 33% 52% 35% 48% 29% 51% 24% 19% 23% 60% 23% 14% 16%
12 mesi?

Sincronie digitali per la sanità

Tra i diversi settori industriali in cui in Svizzera la digitalizzazione fatica a decollare, la sanità è tra i più conservatori. Con la loro innegabile efficienza, nuovi servizi come la prenotazione online degli appuntamenti medici e il videoconsulto stanno facendo da vettore all’eHealth. L’intraprendenza di una start up, leader a livello nazionale con le sue innovative soluzioni.

Non ha mancato di destare sconcerto, nelle prime fasi della pandemia, scoprire come in molti casi i medici e gli ospedali impiegassero ancora il fax per trasmettere i dati sui test Covid effettuati, quando non la posta cartacea o l’email, senza particolari cautele di criptaggio, causa la mancanza di un sistema informatico decentralizzato per condividerli. Sorprendentemente per una nazione al vertice delle classifiche di innovazione e con una qualità delle cure fra le più elevate - e pari costi - la Svizzera è fanalino di coda quando si parla di eHealth. E ciò malgrado proprio il digitale, vettore di sviluppo trasversale a ogni settore, possa profilare interessanti prospettive di miglioramento sia sul fronte clinico, sia nella gestione delle infrastrutture e della relazione fra i professionisti della salute e i loro pazienti.

Che sia la difficoltà nel far dialogare settori e culture distanti o la stessa peculiare natura politico-organizzativa svizzera, dove tutt’oggi ogni cantone ha la propria legislazione sanitaria, con difficoltà di interoperabilità anche a livello delle singole strutture, molto ancora resta da fare per recuperare il gap rispetto a sistemi armonizzati e avanzati come quelli dei soliti Paesi nordici. Questo malgrado la Confederazione abbia lanciato la prima versione della propria strategia eHealth già nel 2007. Con un certo ritardo sul preventivato, le diverse comunità di riferimento regionali stanno varando la cartella informatizzata del paziente che dovrebbe esserne la spina dorsale.

È invece già realtà - e ottimamente funzionante - la proposta di OneDoc, che dell’applicazione del digitale alla sanità ha colto un’opportunità di grande interesse, proponendo un sistema di prenotazione

online per gli appuntamenti medici. Per quanto già a una prima valutazione sommaria se ne intuiscano i vantaggi, quando nel 2017 Arthur Germain e Alexandre Curreli si sono lanciati, il loro pareva un salto nel vuoto: «Veniamo entrambi dall’Epfl, ma ci siamo incontrati successivamente, nella prima azienda per cui abbiamo lavorato, occupandoci proprio di consulenza strategica per ospedali. È nata subito l’idea di fare qualcosa di nostro. In particolare, abbiamo scelto di colmare la lacuna nei sistemi per prenotazioni online di appuntamenti medici, guardando a realtà che funzionavano molto bene come ZocDoc negli Stati Uniti, DoctoLib in Francia e Germania, o DocPlanner nei Paesi nordici», racconta il Ceo di OneDoc Arthur Germain, che ha seguito la parte di sviluppo commerciale, mentre Alex Cureli, attuale Chief Technology Officer, si è occupato di quello tecnologico.

44 · TM Marzo 2023
economia / aziende

Sette anni dopo, OneDoc conta fra i suoi clienti seimila professionisti della salute, dagli indipendenti ai piccoli studi a reti di cliniche e ospedali. Presente in tutte le regioni linguistiche, raggiunge circa un quarto della popolazione svizzera con 2,3 milioni di profili registrati e 4 milioni di pagine consultate al mese. Non era però scontato traghettare nel XXI secolo un sistema tradizionalista, restio a staccarsi dalle relazioni personali dirette, da una parte a fronte di un ambito in cui la riservatezza è fondamentale, dall’altra a una popolazione incrementalmente anziana. Questo spiega anche la scelta, non così diffusa rispetto alla strategia della maggior parte delle start up che si focalizzano sulla raccolta fondi per alimentare il loro sviluppo, di puntare su una crescita organica, attraverso l’acquisizione di clienti. Una strada guidata dalla peculiarità del proprio business. «Inizialmente anche noi abbiamo provato a cercare venture capitalist e investitori privati, ma ci siamo presto resi conto di quanto tempo prendesse discutere con loro: tempo che sarebbe stato meglio investito nello sviluppo del nostro sistema e nella ricerca dei clienti. D’altro canto, nella sanità occorrono tempi lunghi per arrivare ai risultati, mentre gli investitori vogliono già il primo reporting dopo sei mesi e noi sapevamo di non poter accelerare oltre il nostro ritmo, già molto elevato per l’ambito sanitario. La nostra decisione ci ha permesso di costruire un business sano e organico, con una crescita misurata», commenta Arthur Germain.

Oggi i collaboratori del team sono già oltre una quarantina, uffici a Ginevra e, dal 2019, a Zurigo per aprire il mercato della Svizzera tedesca, che ormai con il 45% dei professionisti iscritti, quest’anno si prepara al sorpasso, anche perché senza dubbio rappresenta il maggior bacino di potenziale utenza a livello nazionale. Due anni dopo è stata la volta del Ticino, a conferma dell’importanza di essere radicati sul territorio, per incontrarne la sensibilità e poter raccogliere le esigenze contestuali. Infatti, mentre la tecnologia proposta ricalca sostanzialmente quella di modelli stranieri analoghi, trattandosi di rispondere alla stessa funzione, specifico è invece l’approccio a livello commerciale e di marketing, perché molto diverso è avvicinare un medico a dipendenza del contesto culturale. «Ad esempio, mentre in Francia l’approccio è molto più alla mano, come ci conferma DoctoLib con

«Abbiamo tante altre idee, ad esempio incentivare l’uso B2B del nostro sistema di prenotazione online degli appuntamenti medici. E già stiamo valutando l’emissione di ricette elettroniche, in sinergia con il videoconsulto. L’ultimo step sarebbe poter consegnare il farmaco direttamente al domicilio, così da proporre un servizio hand to hand»

Soluzioni sanitarie digitali, come la prenotazione online di appuntamenti e i videoconsulti si dimostrano apprezzate anche in Svizzera, e da ogni fascia di età. Con già oltre 6mila professionisti abbonati e oltre 2,3 milioni di account registrati, OneDoc è stata la prima a crederci e oggi è leader del settore, con un ancoraggio a livello nazionale.

cui siamo in contatto e scambiamo esperienze, da noi in Svizzera occorre essere molto più discreti. Per farci conoscere, abbiamo sfruttato soprattutto i saloni del settore. Infatti i medici non amano che ci si presenti in studio senza preavviso.

E siccome il passaparola è ancora determinante, è fondamentale stabilire delle buone relazioni e avere dei clienti soddisfatti», commenta il Ceo.

A sua volta, ciascuna regione è un nuovo

paese da conquistare, non si avvicinerà mai un medico a Zurigo come in Ticino e nel Canton Vaud, «ogni volta dobbiamo capire problematiche e peculiarità, quali argomenti potranno funzionare, quali meno. Se in Svizzera tedesca è tutto molto formale, nella romanda molti medici hanno un profilo LinkedIn o un indirizzo mail personale attraverso cui si entra facilmente in contatto. Il Ticino invece, per la sua vicinanza all’Italia, è una realtà

Marzo 2023 TM · 45
apprezzata a ogni età Fasce di età dei pazienti iscritti Fonte: OneDoc ■ 18-25 anni ■ 26-35 anni ■ 36-50 anni ■ 51+ anni 30,4% 26,1% 26,1% 17,4% 355.000 I pazienti apprezzano, con già oltre 2,3 milioni di account Numero di account OneDoc registrati, 2017-2022, dati a fine anno Fonte: OneDoc 1.000 10.000 50.000 1.500.000 2.300.000 2017 2018 2019 2020 2021 2022
Arthur Germain, Ceo di OneDoc
Già

Dimostrando la propria efficacia, l’eHealth attira crescenti investimenti. La Svizzera sembra infine aver intrapreso la strada con una strategia che riesca a sormontare la decentralizzazione del suo sistema sanitario. Le prospettive di migliorare la qualità delle cure e ottimizzare costi e gestione sono appetibili. Già molto apprezzata è la possibilità di prenotare online gli appuntamenti medici, a somiglianza di quanto accade in tanti altri settori.

ibrida: con alcuni medici si stabiliscono rapidamente relazioni amichevoli, di persona, dunque la presenza di un agente direttamente sul territorio è fondamentale e apprezzata. Al contempo, c’è una buona fetta di professionisti della salute in età avanzata, che fatica ad accogliere una nuova soluzione tecnologica a pochi anni dalla pensione. Ma il ricambio generazionale a cui stiamo assistendo, favorirà la diffusione», spiega Chiara Usai, Quality Assurance Specialist, che si occupa in particolare di far dialogare programmatori

Flessibilità

Ultima aggiunta alla lista, la medicina di urgenza. Attivato proprio questo marzo, il servizio si propone di rispondere alla saturazione dei pronto soccorso, in drastico aumento, consentendo ai medici degli studi privati di prestare una prima consulenza da remoto ed evitare di congestionare le sale d’attesa. Questa innovazione è stata appoggiata dalla recente acquisizione di Que-Dit-le-Pédiatre (Qdlp), la prima applicazione svizzera a offrire un servizio per le consultazioni urgenti in ambito pediatrico.

Grazie al digitale oltre 8 mld di Chf in meno per la sanità

e mondo sanitario, traducendo le rispettive esigenze. «Così dopo aver stabilito direttamente io le prime relazioni con il territorio e aver creato la versione anche in italiano del servizio, non appena possibile abbiamo inaugurato un ufficio sul posto, presso Impact Hub a Lugano, e oggi abbiamo anche un incaricato delle vendite in loco, Dario Piccadaci. In nemmeno due anni di presenza, sono già oltre 50mila gli account registrati e circa 500 i medici, pari al 5% del totale, cifra da non trascurare considerando il ristretto bacino di utenza», prosegue Chiara Usai.

Dal lato pazienti , evidenti sono i vantaggi dell’applicazione: niente più interminabili attese al centralino per poi confermare di fretta la prima disponibilità, ma la possibilità di visualizzare tutti le alternative in agenda e incrociarla con la propria, sms di promemoria dell’appuntamento, informazioni sulla visita e, a monte, la possibilità di scegliere, in base alla propria geolocalizzazione, fra ben 160 specializzazioni differenti: dal generico all’osteopata, dermatologo, oculista, dentista, agopuntore, fisioterapista, …

OneDoc potenzia così la soluzione del videoconsulto che ha lanciato durante il periodo della pandemia e poi implementato per tutti i medici interessati a offrire visite a distanza, con la garanzia di non affidarsi a piattaforme generaliste come Teams o Zoom, che non offrono pari assicurazioni di privacy. Per la giovane azienda la crisi sanitaria ha rappresentato un’opportunità di crescita sfruttata con intelligenza. «In ben 22 cantoni, Ticino compreso, abbiamo supportato l’Ufficio federale della sanità pubblica nell’implementazione tecnica della campagna di vaccinazione creando anche un nuovo modulo per il rilascio dei certificati riconosciuti dalla Confederazione. Inoltre abbiamo aiutato nella gestione dei test Covid, dove il fatto di indicare in tempo reale le disponibilità di farmacie e medici che hanno collaborato si è dimostrata di grande utilità. Questo ha notevolmente accresciuto la nostra notorietà, dimostrando come si possa prenotare online non solo un parrucchiere, il ristorante o un biglietto del treno, ma anche una visita dal medico, considerato come la salute sia uno dei principali aspetti delle nostre esistenze», specifica Chiara Usai, che ha seguito da vicino il progetto della campagna Covid.

Trattandosi di informazioni sensibili come quelle sanitarie, integrità e sicurezza hanno la priorità. Sviluppata esclusivamente in Svizzera, OneDoc soddisfa i requisiti più elevati, come conferma la doppia certificazione Iso 27001 e Ocpd. Servizi e backup sono ospitati solo su piattaforme svizzere. I dati, protetti con doppia chiave di cifratura, sono di proprietà esclusiva degli operatori sanitari, degli ospedali e dei pazienti che utilizzano OneDoc, nel rispetto del segreto medico.

Una soluzione moderna, completamente integrata con il software dello studio medico, che permette ai profes-

46 · TM Marzo 2023
Oppurtunità di risparmio per settore, in % Fonte: McKinsey, “Digitization in healthcare”, 2021 32% 15% 2% 16% 17% 18% 8,2 mld Chf ■ Consulenze online ■ Patient self-care ■ Servizi self-service ■ Automazione flusso lavoro ■ Trasparenza ■ Archiviazione digitale Svizzera in ritardo nell’e-Health Livello punteggio Indice (1-100) Fonte: Bertelsmann Stiftung ■ Basso (0-50) ■ Medio (50-60) ■ Buono (60–70) ■ Elevato (70-100)
soluzione % preferenze per la prenotazione online, secondo il settore Fonte: Zippia research 0 20% 40% 60% 80% Sanità Viaggi Retail Istruzione 58% 72% 31% 47% Cresce l’interesse per l’e-Health Numero operazioni di investimento a livello internazionale, 2010-2020 Fonte: StartUp Health, 2021 150 395 602 791 770 200 300 400 500 600 700 800 900 100 2010 2012 2014 2016 2018 2020 580
ed efficienza: prenotare online è la

A lato, Chiara Usai, Quality Assurance Specialist di OneDoc, e Dario Piccadaci, responsabile vendite dell’ufficio di Lugano, ultimo inaugurato dopo quelli a Ginevra e Zurigo. La start up punta a consolidare il suo radicamento nazionale e ad ampliare ulteriormente l’offerta, a partire dalla nuova funzione per consultazioni urgenti, lanciata questo inizio marzo.

sionisti di gestire l’amministrazione, ottimizzando la pianificazione delle agende, aggiornate in tempo reale. Gratuita per i pazienti che possono scaricare anche l’App, viene offerta in abbonamento ai medici, con pacchetti mensili, semestrali e annuali che integrano i diversi servizi e modelli di prezzo basati sul numero di agende e la complessità dell’infrastruttura. Oggi l’utenza si compone per la maggior parte di indipendenti e piccoli studi, oltre a qualche grossa catena come Medbase, Swiss Medical Network, Hirslanden, Arsanté, Magellan e i primi ospedali, a partire da quello cantonale e dagli universitari di Ginevra. «È proprio questo il segmento su cui vogliamo ora spingere. Il mercato è e rimarrà la Svizzera, ma intendiamo continuare a esten-

dere la nostra offerta di servizi digitali per mettere medico e paziente in relazione. Abbiamo tante idee, ad esempio vogliamo incentivare l’uso B2B, spingendo i medici stessi a impiegare OneDoc per prenotare visite da esperti ai loro pazienti. Il digitale permetterà anche di facilitare lo scambio dei documenti, prima e dopo la visita, e già si sta considerando la possibilità di emettere ricette elettroniche, in sinergia con la teleconsultazione. Stiamo lavorando per rendere sempre più efficiente e integrato il processo. L’ultimo step sarebbe poter

Strategia eHealth Svizzera 2.0

Promuovere la digitalizzazione nel sistema sanitario, armonizzarne e coordinarne l’attuazione per consentire l’utilizzazione multipla di dati e infrastrutture, fino a renderla realtà quotidiana sono le tre aree di intervento evidenziate dalla Strategia eHealth Svizzera 2.0, che comprende complessivamente 25 obiettivi. Adottata dal Consiglio federale nel 2018, in sostituzione alla prima versione del 2007, prevede che le istituzioni sanitarie e i professionisti della salute possano scambiare informazioni per via elettronica lungo tutta la catena di trattamento. Per Confederazione e Cantoni la digitalizzazione è infatti uno strumento fondamentale per l’ottenimento di importanti obiettivi di politica sanitaria. Prioritaria in quest’ottica è l’introduzione della Cartella informatizzata del paziente (Cip), che permetterà a medici, farmacisti, infermieri e terapisti di salvare su una piattaforma di scambio le principali informazioni relative al trattamento di un paziente, e previo il suo consenso, di condividerle con altri professionisti della salute. Attualmente le comunità Cip stanno accogliendo e integrando gli ospedali, le case di riposo e gli studi medici autorizzati di recente, che hanno l’obbligo di affiliarsi. Al contempo vengono ottimizzati i processi interni e si stanno sviluppando e implementando nuovi formati di scambio. Allo scorso 15 gennaio, risultavano aperte 16.768 Cip. Poiché la relativa legge federale (Lcip) non assegna direttamente ai Cantoni compiti vincolanti, si può prevedere che la velocità di diffusione varierà molto in base alla comunità di riferimento e, contestualemnte, al sostegno finanziario e organizzativo ricevuto. Nel corso del 2023 sarà lanciata una campagna di sensibilizzazione destinata dapprima ai professionisti della salute e in seguito anche alla popolazione.

consegnare il farmaco direttamente a domicilio, mezzora dopo l’ordine, così da proporre un servizio hand to hand», anticipa il Ceo di OneDoc.

Obiettivi ambiziosi ma realistici, che nascono sempre dalla conoscenza delle reali problematiche. Alla fine è questa la lezione che, controcorrente, emerge chiara dall’esperienza di OneDoc: «Si tende a misurare il successo di una start up in base ai finanziamenti ottenuti, ma non è il solo fattore. Invece di dire che una start up ha avuto successo perché ha raccolto un milione di fondi, io preferisco dire che ha generato un milione di ricavi. Allo stesso modo bisogna scegliere bene i programmi di accompagnamento a cui partecipare, imparando a escludere ciò che non avrebbe un valore effettivo per il proprio business. Per noi, ad esempio, è stato un ottimo acceleratore Kickstart Innovation, non tanto per lo sviluppo tecnico ma per il networking, permettendoci di penetrare più rapidamente il mercato della Svizzera tedesca. E poi sicuramente una nostra chiave del successo di OneDoc è stata la nostra determinazione», conclude il Ceo Arthur Germain.

Una soluzione che si configura come un fondamentale tassello, complementare agli obiettivi di politica sanitaria che la Confederazione, conscia del ritardo accumulato, ha rilanciato con la Strategia eHealth Svizzera 2.0, eleggendo la digitalizzazione a strumento fondamentale per migliorare qualità delle cure, sicurezza dei pazienti, efficienza, coordinamento e interprofessionalità, nonché per promuovere l’alfabetizzazione sanitaria.

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Una fotografia del Ticino turistico

Le sfide e le prospettive per il settore rispetto alle specificità del territorio cantonale, raccontate dai direttori delle quattro Organizzazioni turistiche regionali.

Nuove segmentazioni di clientela, digitalizzazione dell’offerta e della sua commercializzazione, la necessità di sinergie per rispondere a una domanda in rapida evoluzione.

Il 2021 era stato un anno eccezionale per il turismo svizzero: sbarrate - o pressoché - le frontiere dalla pandemia, la clientela elvetica si è sfogata in patria, facendo segnare il record di pernottamenti alberghieri. Cifre impossibili da replicare, per cui il considerevole calo del 29% registrato l’anno scorso non deve spaventare e va comunque soppesato, da un lato scontando il fisiologico desiderio di evasione da parte di chi da due anni era costretto ai domiciliari, dall’altro lato alla luce della netta ripresa della clientela straniera: Stati Uniti (+204%) Benelux (+79%), Italia (+51%), Germania (+28%), Francia (+27%).

Quattro regioni, quattro territori con le loro caratteristiche storiche e naturali, nei diversi equilibri di un’offerta turistica fra tradizione e innovazione: Mendrisiotto e Basso Ceresio, Luganese, Lago Maggiore e Valli, Bellinzona e Valli.

Ancor meno penalizzante risulta la contrazione del 12,9% segnata dal Ticino, basti pensare che per equiparare gli oltre 2,5 milioni di pernottamenti alberghieri annuali bisogna risalire al 2009. Merito anche dell’ottimo lavoro svolto di concerto da Ticino Turismo con le quattro Organizzazioni turistiche regionali (Otr) che hanno dimostrato di saper valorizzare il territorio con capacità non solo di adattamento ma anche di portare avanti, o per-

lomeno di individuare, le innovazioni indispensabili a supportare il cambiamento strutturale in atto, in un settore in cui la tradizione ancora molto conta e troppo spesso frena. Provvidenziale è stata, ormai nel 2015, la riformulazione organizzativa introdotta dalla nuova Legge del turismo, in particolare con la concentrazione dei precedenti dieci enti locali negli attuali quattro: Mendrisiotto e Basso Ceresio, Luganese, Lago Maggiore e Valli, Bellin-

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© Mendrisiotto Turismo / Photo Jacques Perler
economia / territorio
© Lugano Region / Photo Milo Zanecchia © Ascona-Locarno Tourism / Photo Alessio Pizzicannella © Switzerland Tourism, Christian Meixner

zonese e Alto Ticino. Una conformazione che ha consentito di incrementare qualità e professionalità, nonché di favorire una gestione coordinata, basata su obiettivi condivisi ed economie di scala. Ripresa dei mercati esteri. Per il poker di regioni, il mercato confederato rimane largamente preminente, anche se le realtà a vocazione più internazionale, come il Luganese, hanno già potuto raccogliere lo scorso anno importanti segnali di ripresa del turismo estero.

«A novembre 2022 erano stati registrati 990mila pernottamenti nella nostra regione, contro poco più di 1 milione nel 2021. L’incidenza del mercato svizzero è scesa dal 78,19% al 57%, ma i nostri mercati esteri sono tornati a pesare quasi quanto in prepandemia (46,83%): l’Italia ha contato per l’8,24% del totale (4,78% nel 2021), la Germania 8,18% (5,64%), Usa 5,29% (1,57%) e i Paesi Golfo 2,27% (0,75%)», illustra Massimo Boni, direttore di Lugano Region.

Il Nord America è invece l’unico mercato oltremare per la regione Lago Maggiore e Valli, che resta saldamente ancorata su un 80% di clientela confederata, con quella romanda in crescita, grazie a un importante lavoro di cui beneficia di riflesso anche il resto del Ticino. A seguire il mercato tedesco (10%) e i limitrofi inclusa l’Inghilterra, mentre si guarda con interesse anche alle opportunità di sviluppo offerte dai Nordici. «Lo scorso anno è stato in linea con il trend che ci caratterizza dal 2015, ovvero in crescita. Ovviamente rispetto a un 2021 al di sopra di ogni aspettativa, il 2022 con circa 1,23 milioni di pernottamenti totali ha fatto segnare un calo attorno al 18%, ma rispetto al 2019 siamo sopra di poco meno del 16%. Cifre ancora provvisorie ma abbastanza realistiche», osserva Fabio Bonetti, direttore dell’Otr Lago Maggiore e Valli.

Se a livello di pernottamenti sono quest’ultima e, insieme al Luganese con 1 milione di notti, le regioni che fanno la parte del leone, i più modesti 180mila pernottamenti di Bellinzona e Valli si sono mantenuti sostanzialmente stabili, con un calo soltanto del 5%, e non solo a livello di strutture alberghiere, ma tengono anche le vacanze trascorse in appartamenti e case secondarie. «Cina, America e Benelux sono ancora fermi. Mentre il mercato tedesco si sta riprendendo, su quello italiano dovremmo essere più incisivi, cosa non evidente per una piccola Otr come la

Evoluzione dei pernottamenti per regione turistica Alberghi e stabilimenti di cura, 2019-2022

Ticino,

2022 e 2021 vs media 2015-19 76.870 +0,1% vs. 2021 ■ 2015-19 ■ 2021 ■ 2022 gen. mar. mag. lug. sett. nov. Fonte: Ire, O-Tur

nostra. Solo la Fortezza, nuovo nome con cui i tre castelli con la murata e la cinta muraria si presentano come complesso difensivo unico in Europa, ha accusato un calo del 25%, legato anche a una questione di programmazione espositiva e di eventi. Tuttavia restano uno dei grandi attrattori, così come lo sono il canyoning e il bouldering, ovvero l’arrampicata su massi, per cui la regione di Riviera è considerata dei luoghi più interessanti a

livello mondiale, esercitando un grande richiamo soprattutto su giapponesi e sudamericani», commenta Juri Clericetti, direttore dell’Otr Bellinzonese e Alto Ticino.

Forte di due beni Unesco, il Monte San Giorgio, Patrimonio mondiale dell’umanità, e le processioni della Settimana Santa, bene immateriale culturale, dal canto proprio la regione più a sud di tutta la Svizzera vanta un territorio

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Fonte: Ust
Regione zurighese 0 1mio 2mio 3mio 4mio 5mio 6mio 7mio 8mio
Grigioni Regione Berna Vallese Lucerna / Lago Quattro Cantoni
Ginevra Vaud Ticino Svizzera orientale Regione Basilea Regione Argovia e Soletta ■ 2019 ■ 2020 ■ 2021 ■ 2022 Giura & Tre Laghi Regione Friburgo Impossibile per il turismo Ticinese l’anno scorso raggiungere le cifre record del 2021, segnato da un vero e proprio boom di flussi provenienti dal mercato interno, elevato rispetto alla media delle altre regioni svizzere. Con 2,55 milioni di pernottamenti alberghieri, il 2022 si è chiuso con un calo del 12,9%, ma bisogna tornare indietro di oltre dieci anni per replicarne i ragguardevoli 2,55 milioni di notti. La flessione della clientela domestica è stata parzialmente compensata dalla ripresa dei mercati esteri, Usa, Benelux e Italia in testa.
Il record del 2021
Fonte: Ire, O-Tur -4,9% -19,4% -7,2% 2,2% 2.6% 12.0% 4.5% -12,9% Bellinzonese e Alto Ticino Lago Maggiore e Valli Luganese Mendrisiotto e Basso Ceresio 11.9% Ticino 18.2% ‘22/’15-’19 ‘22/’21 Due su tre sono svizzeri Ripartizione pernottamenti per Paese di provenienza Fonte: Ire. O-Tur 8% 6,5% 3,1% 1,4% 68% CH D Altro I F NL 9,1%
Un 2022 ancora sopra la media Pernottamenti per Otr

unico, con i suoi parchi naturali, le sue vette e le colline coltivate a vigneti. Anche se il Mendrisiotto e Basso Ceresio per pernottamenti (128mila) è fanalino di coda del Ticino turistico, ha però fatto segnare una leggera crescita rispetto al 2021, con un ridimensionamento della clientela domestica, scesa al 50% dopo aver toccato una punta quasi del 75% l’anno precedente. Con la crisi pandemica molti svizzeri hanno scoperto la zona a sud del ponte diga di Melide. Ma non solo: «Nel corso del biennio 2020-21 alcune nuove strutture hanno riscosso da subito successo e attenzione mediatica, come è stato il caso del progetto dell’Albergo diffuso del Monte Generoso. Altre

«La nostra attenzione è principalmente dedicata allo sviluppo del ‘prodotto’, perché riteniamo che prima della comunicazione si debba investire nell’offerta. Un prodotto che non controlliamo direttamente e perciò solo tramite una buona collaborazione con il territorio possiamo supportare nel cambiamento»

Nadia Fontana-Lupi, Direttrice Otr Mendrisiotto e Basso Ceresio

hanno invece saputo rinnovarsi e distinguersi considerando un riposizionamento vincente. Il terzo fattore ritengo sia legato all’offerta sviluppata dai principali attrattori della regione e alle collaborazioni che questi hanno instaurato con le strutture ricettive», spiega Nadia Fontana-Lupi, direttrice dell’Otr Mendrisotto e Basso Ceresio.

Esperienze in digitale. Se il 2023 presenta ancora non poche incognite, non tanto per i contraccolpi della pandemia, che da copione dovrebbero finalmente riassorbirsi, quanto per le ulteriori problematiche emerse fra guerra, caro energia, inflazione, scarsità di personale nell’alberghiero e nella ristorazione, vero

è che le sfide per il settore del turismo sono di più lungo termine, a fronte di una domanda in forte evoluzione nelle sue dinamiche e abitudini, non solo se si guarda alle giovani generazioni.

«Senza dubbio la digitalizzazione dell’offerta turistica e la relativa commercializzazione rappresentano la grande sfida del futuro. Oggi non basta più essere semplicemente presenti sulle piattaforme promozionali: bisogna essere acquistabili online. Chi viaggia nelle grandi capitali è praticamente costretto a comprare tutto in rete prima della partenza: aereo, alberghi, ristoranti, trasporti pubblici, visite a musei ed entrate ad attrazioni turistiche. Da noi non siamo ancora a questi livelli, ma la tendenza è chiara», sottolinea Fabio Bonetti, direttore dell’Otr Lago Maggiore e Valli.

Un ottimo esempio lo offre l’Otr Bellinzonese e Alto Ticino che da due anni a questa parte ha avviato un processo di digitalizzazione dei propri partner turistici per facilitare l’acquisto di biglietti e ingressi nell’ambito dell’offerta della linea ferroviaria della Schweizerische Südostbahn (Sob) che viaggia da Basilea e Lucerna o da Zurigo percorrendo la tratta panoramica del San Gottardo fino a Locarno. Bellinzona, penultima tappa, si è mostrata intraprendente per intercettare i turisti che altrimenti rischiava di mancare e oggi sono già 52, fra musei,

Mendrisotto e Basso Ceresio. Tanti sono gli atout della “Regione da scoprire”, a partire dai due beni Unesco, il Monte San Giorgio e, dal 2019, le Processioni della Settimana Santa, tradizione tramandata di generazione in generazione, che prevede in particolare la creazione di lampioni e tele illuminate. Ma c’è anche l’architettura del XXI secolo, con il Fiore di Pietra in vetta al Generoso, disegnato da Mario Botta o il parco archeologico di Tremona, dove è possibile scoprire il villaggio medievale indossando occhiali di realtà aumentata, un unicum in Ticino. Senza dimenticare la ricca

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© Mendrisiotto Turismo / Photo Jacuqes Perler offerta enogastronomica. © Mendrisiotto Turismo / Ferrovie Monte Generoso © Mendrisiotto Turismo / Photo Luca Crivelli © Mendrisiotto Turismo / Jacques Perler

capanne, trasporti e impianti di risalita diversi attrattori e manifestazioni, i partner presenti sul mercato digitale accessibile dal suo sito e veicolati dalla Sob. «Un altro esempio interessante di uso intelligente del digitale è il progetto “Chiavi della cultura”, un’App gratuita tramite cui è possibile accedere in ogni momento, in maniera autonoma a edifici storici e beni culturali di pregio sul territorio muniti di una serratura elettronica. Per ora sono due chiese a Giornico, ma entro fine anno vorremmo arrivare a una ventina di destinazioni. Naturalmente stiamo lavorando tanto su social, Instagram e Facebook in primis, per far vivere al turista già sulle nostre pagine una prima esperienza che lo stuzzichi. In quest’ottica, in Piazza Collegiata abbiamo inaugurato una nuova tipologia di InfoPoint, multimediale e interattivo. Per un’esperienza più immersiva c’è invece la Caleido Experience, una camera degli specchi immersiva e tecnologica», racconta Juri Clericetti.

Per stimolare la curiosità, il Mendrisiotto ha invece scelto di presentarsi come “La Regione da Scoprire”, identificando sette principali attrattori regionali. «La collaborazione trasversale, impregnata dell’autenticità del territorio e delle sue caratterizzanti enogastronomiche, insieme alla ricerca continua di innovazione, contribuiscono a sviluppare la ricchezza dell’offerta e a svelarla agli

«Per definire le sfide del settore bisogna fare un continuo lavoro di analisi delle tendenze dei mercati, comprendendo dinamiche e abitudini dei diversi target. Le esperienze proposte vengono declinate a seconda delle provenienza, mettendo in relazione i loro interessi con i prodotti dei nostri segmenti strategici»

occhi degli ospiti. La nostra Otr si confronta frequentemente con i promotori, offrendosi di contribuire attivamente allo sviluppo e alla messa in rete di progetti piccoli e grandi. Ad esempio, un’iniziativa di successo è la ricostruzione in 3D del villaggio medievale di Tremona visitabile indossando occhiali che permettono di sovrapporre alla realtà immagini ricostruite, un unicum nel suo genere in Ticino», sottolinea Nadia Fontana-Lupi.

Turista non per caso . Già, ma chi è l’odierno o futuro turista che sceglie in Cantone? Ticino Turismo, nel definire il proprio Piano Marketing 2030 ha individuato sei ‘Marketing Personas’, ovvero profili immaginari, creati sulla scorta di

appositi studi, per soddisfare al meglio i potenziali clienti: oltre alla canonica famiglia con due figli, c’è la 58enne di Zurigo che durante l’anno si reca più volte in Ticino per staccare dalla routine quotidiana, il 34enne attratto dall’offerta sportiva e dai grandi eventi di richiamo; i conviventi pensionati senza figli …

«Per definire le sfide del settore turistico bisogna fare un continuo lavoro di analisi delle tendenze dei mercati, comprendendo le dinamiche e le abitudini dei diversi target. Nel nostro caso ci rivolgiamo a tre principali tipologie: le famiglie, i Dinks (Double Income no Kinds, quindi coppie di professionisti senza figli) e gli alto spendenti. Le espe-

Luganese. Gli amanti delle escursioni sicuramente apprezzeranno il sentiero tematico del castagno che si snoda nell’Alto Malcantone, da Arosio a Breno (in foto a sinistra). Per gli appassionati di mountainbike, un classico del Luganese, il percorso che porta al Monte Bar con la sua capanna dalla vista imprendibile, che spazia dal Gazzirola al golfo di Lugano al Tamaro, mentre a ovest compaiono il Monte Rosa e, nelle giornate terse, le Alpi Bernesi. Dopo il successo della prima edizione, dal 22 al 25 giugno tornerà Summer Jamboree on the Lake sulle note della musica e della cultura americana degli anni ’40 e ’50.

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Massimo Boni, Direttore Otr Lugano Region © Lugano Region / Photo Filme Von Draussen © Lugano Region / Photo Milo Zanecchia © Summer Jamboree / Photo Matteo Crescentin

rienze proposte vengono declinate a seconda del mercato di provenienza della clientela, mettendo in relazione l’affinità dei loro interessi con i prodotti dei nostri tre segmenti strategici - Sport e Natura, Arte e Cultura, Enogastronomia. Inoltre, è molto importante porre in evidenza diversi prodotti anche a seconda della stagione. Un esempio è la promozione del 20% attivata in collaborazione con alcune strutture alberghiere a dicembre 2022 e che si concluderà a fine marzo, con l’obiettivo di attirare un nuovo pubblico e di posizionare la destinazione su più periodi dell’anno», spiega Massimo Boni.

La segmentazione della clientela sta ormai evolvendo dai criteri tradizionali

di provenienza ed età, come evidenzia anche il direttore dell’Otr Locarnese e Valli: «Preferiamo ragionare a livello di segmenti di mercato. Oggi il cinquantenne pratica le stesse attività del trentenne, ovviamente a intensità e gradi di difficoltà differenti. Pensiamo al cicloturismo che spazia dal trekking in e-bike al mountain bike più sofisticato. Una segmentazione per età ha invece senso nel turismo per le famiglie. In questo ambito, negli ultimi anni abbiamo accelerato gli investimenti con il supporto di specialisti del settore e coinvolto attivamente partner (alberghi, campeggi, attrattori). I risultati si vedono e il marchio ‘Famiglie Benvenute’ della Federazione svizzera del turismo, quale

unica destinazione per famiglie in Ticino, lo attesta», sottolinea Fabio Bonetti.

Anche nella regione del Mendrisiotto occorre rispondere a pubblici variegati: famiglie, coppie, piccoli gruppi, amanti della cultura e del buon vino, ospiti attratti dalla digitalizzazione, come dalla contemplazione e dal silenzio. Le sfide non mancano per una piccola regione ricca di promotori attivi e consapevoli, ma che non ha grandi mezzi finanziari, in quanto il budget è proporzionale alle tasse incassate per legge dai pernottamenti. Vitale è la collaborazione con il sistema turistico cantonale e nazionale. In particolare, con Ticino Turismo vi sono scambi continuativi relativamente alla preparazione e allo sviluppo del piano d’attività dell’anno in corso e successivo, organizzando gruppi di lavoro che si confrontano ed elaborano risultati condivisi. «La nostra attenzione è principalmente dedicata allo sviluppo del ‘prodotto’, perché riteniamo che prima della comunicazione si debba investire nell’offerta. Un prodotto che non controlliamo direttamente e perciò solo tramite una buona collaborazione con il territorio possiamo supportare nel cambiamento», spiega Nadia Fontana-Lupi. Sinergie e strategie. Cooperare con Ticino e Svizzera Turismo è determinante per tutte le Otr, a partire dall’individuazione degli elementi differenzianti e in comune, consentendo poi di proiettarsi

Bellinzona e Valli. Oltre al suo patrimonio storico, con la Fortezza che con i tre castelli, la murata e la cinta muraria si presenta quala complesso difensivo unico in Europa, c’è tanta natura: quella delle spettacolari cascate della Piumogna e di Santa Petronilla, oppure gli itinerari per bikers. Per ogni informazione, basta recarsi al nuovo InfoPoint in piazza Collegiata: multimediale e interattivo, coinvolge il visitatore in una scoperta del territorio personalizzata in base al suo target. Offrendo anche un’esperienza immersiva con la tecnologica sala degli specchi della Caleido Experience.

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«Un esempio di uso intelligente del digitale è “Chiavi della cultura”, un’App gratuita tramite cui accedere in autonomia a edifici storici e beni culturali di pregio grazie a una serratura elettronica. Abbiamo inaugurato anche una nuova tipologia di InfoPoint, multimediale e interattivo, che offre già di per sé un’esperienza al turista»
Juri Clericetti, Direttore Otr Bellinzonese e Alto Ticino
© Bellinzona e Valli Turismo @ parisiva © Bellinzona e Valli Turismo © Ticino Turismo / Loreta Daulte © OTR Bellinzona e Valli

oltre i confini nazionali, come denota l’intensificazione della collaborazione sia a livello di marketing che operativo, dalla gestione delle banche dati allo sviluppo di prodotti coordinati. Ultimo nato è il Ticino Convention Bureau che gestisce congressi e Incentives a livello cantonale. Ma sicuramente interessante è anche un progetto come la collaborazione a livello di territorio per il Centro di competenza cantonale di mountain bike.

«Noi puntiamo anche molto sull’event marketing legato a grandi manifestazioni e a nomi del panorama musicale, sportivo, cinematografico. Siamo Destination Partner di grossi eventi e collaboriamo con importanti manifestazioni anche oltre Gottardo. I canali social sono gestiti da un team dedicato, supportato da una squadra che fornisce i contenuti. Il settore ha a disposizione circa 2 milioni di franchi l’anno. Sembrano molti, ma quando si agisce a livello globale e con partner importanti si deve comunque centellinare il budget», precisa il direttore dell’Otr Lago Maggiore e Valli.

La strategia di Marketing e Comunicazione di Lugano Region per i prossimi tre anni mobilita un mix di progetti quali una nuova campagna pubblicitaria, una nuova strategia di social media management, la maggiore collaborazione con i media svizzeri, italiani attraverso le attività di due nuovi uffici stampa. «Stiamo

«Non sempre

turisti = più indotto” dà i risultati sperati, come dimostra l’overtourism. Cosa significa turismo di qualità? Un turismo attento alla sostenibilità in ogni sua accezione, rispettoso delle peculiarità del territorio, della sua cultura e tradizioni, disposto anche a spendere di più per tutelarli»

poi per lanciare il nostro nuovo sito, per noi è stata una grande sfida progettarlo e realizzarlo negli ultimi 12 mesi. Il turista di oggi richiede sempre più informazioni e con una fruibilità costante. Sarà uno dei canali attraverso cui essere ancora più competitivi rispetto ad altre destinazioni simili, con l’esigenza di sviluppare costantemente l’offerta dei nostri segmenti strategici al fine di far fronte alle esigenze dei mercati in tempi relativamente brevi», dichiara Massimo Boni.

Ma legittimamente quali possono essere le attese per questo 2023 ancora ricco di chiaroscuri? Un obiettivo è chiaro e condiviso: far meglio della stagione precedente con una crescita non solo quan-

titativa bensì qualitativa. «Non sempre l’equazione “più turisti = più indotto” dà i risultati sperati, come dimostra l’overtourism. Cosa significa turismo di qualità? Un turismo attento alla sostenibilità in ogni sua accezione, rispettoso delle peculiarità del territorio, della sua cultura e tradizioni, disposto anche a spendere di più per tutelarli», conclude Fabio Bonetti. Ricordando come l’esperienza turistica debba essere arricchente sia per il turista che per la comunità ospitante, se vuole rappresentare un valore aggiunto per il territorio e non solo per i numeri della sua economia.

Lago Maggiore e Valli. La primavera è un punto forte della regione, segnato da un’ampia offerta di eventi culturali e sportivi sui 500 che si contano durante l’anno. Si parte dalle fioriture precoci del Parco delle Camelie, tra i più grandi d’Europa per varietà e in fase di ampliamento, del Parco Botanico del Gambarogno e delle Isole di Brissago, altra meta gettonatissima. Fra le escursioni più apprezzate, quelle con destinazione gli incantevoli laghetti alpini: per pescare, ritemprarsi o godersi la vista. E nel 2023 si festeggiano i 100 anni della ferrovia della Centovallina, uno dei viaggi panoramici da non perdere.

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l’equazione “più
Fabio Bonetti, Direttore Otr Lago Maggiore e Valli © Ascona-Locarno Tourism / Photo Alessio Pizzicannella © Ascona-Locarno Tourism / Photo Vanesa Gorgal © Ascona-Locarno Tourism / Photo Alessio Pizzicannella © Ascona-Locarno Tourism

Imprenditoria e Politica

Alla radice della politica del benessere diffuso, di matrice tipicamente elvetica, c’è sempre stata la stretta relazione tra politici e imprenditori. Dietro ai molti problemi degli ultimi anni potrebbe trovarsi proprio l’allentarsi di questa relazione simbiotica?

Da sinistra, Fabio Regazzi, Presidente dell’Unione Svizzera arti e Mestieri; e Cristina Maderni, Presidente della Federazione Ticinese delle Associazioni di fiduciari.

Il 9 marzo presso il Centro pastorale San Giuseppe, a Lugano, si sono confrontati Fabio Regazzi, presidente di Regazzi Holding, consigliere nazionale, oltre che presidente dell’Unione svizzera di arti e mestieri, e Cristina Maderni, presidente della Federazione ticinese delle Associazioni di fiduciari, vicepresidente della Camera di commercio dell’industria dell’artigianato e dei servizi, presidente dell’Ordine dei commercialisti, nonché deputata al Gran Consiglio, tra le fila del Plr, su un tema particolarmente caro alla cultura svizzera: la relazione tra Politica e imprenditori.

Organizzato e promosso dall’Unione Cristiana Imprenditori Ticinesi, l’evento si è svolto alla presenza delle autorità locali, del vicesindaco di Lugano e responsabile del Dicastero cultura, sport ed eventi, e di Christian Vitta, Consigliere di Stato e direttore del dipartimento delle finanze e dell’economia del Cantone.

Al centro del dibattito il ruolo che potrebbe, e forse anche dovrebbe, assumere

il Cantone in relazione con il resto della Svizzera, da un punto di vista economico, ma anche culturale, contribuendo a diffondere presso la popolazione una mentalità sensibile all’innovazione, e a essa particolarmente favorevole, quale motore della crescita e dello sviluppo.

Del resto vanno in questa direzione gli sforzi profusi da Bellinzona per avvicinarsi emozionalmente a Zurigo; da qui il progetto della Greater Zurich Area, una costante degli ultimi anni nella narrazione del Dipartimento delle finanze e dell’economia, oltre che il lancio del Tecnopolo di Manno, antenna delle rete federale e che mira a rafforzare i legami tra il Ticino, e i due politecnici federali, quale culmine dell’ambizioso ecosistema cantonale dell’innovazione voluto fortemente da Bellinzona, cui nel corso degli ultimi anni sono state riservate ingenti risorse, non solo finanziarie, e che ultimamente ha anche iniziato e regalare qualche sorpresa positiva, guardando alla vicina penisola, verso Milano, e al suo politecnico.

Lo scambio tra Maderni e Regazzi si è però principalmente concentrato su quale debba essere il ruolo ricoperto dall’ambiente imprenditoriale, tessuto vivo e fucina di quel benessere diffuso invidiato dal resto del mondo, nel relazionarsi con la Politica locale e nazionale. Se infatti è lo stretto contatto tra imprenditore e politico a consentire a quest’ultimo di recepire le esigenze del mondo economico e dei territori, è al tempo stesso vero anche il contrario, come può un politico parlare lo stesso linguaggio dell’imprenditoria?

Storicamente la soluzione è sempre stata la stessa: coinvolgere gli imprenditori, spronandoli a mettersi al servizio per mandati più o meno lunghi della collettività, quella poi definita e riassunta nell’espressione ‘Politica di milizia’. Ma cosa succede quando l’idillio si rompe?

Parte dei problemi andati emergendo negli ultimi anni, cui si stenta di trovare soluzioni percorribili, sono proprio il frutto del progressivo scollamento tra tessuto economico e imprenditoriale da una Politica che deve forse ritornare alle origini, rilanciando il rapporto con l’imprenditoria, anche giovanile. Singolare infatti la crescita dei più giovani attivi nella Politica locale, ma spesso ancora privi di una qualunque esperienza lavorativa. Meglio di nulla, ma...

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economia / eventi

Il nuovo completamente elettrico

L’icona è tornata. L’ID. Buzz Cargo presenta una nuova dimensione della mobilità elettrica. È multifunzionale, completamente connesso e vanta un ampio vano di carico con spazio per due europallet. Con tecnologie innovative, funzioni intelligenti e un pieno di sostenibilità. Un van elettrico pensato per qualsiasi azienda, qualsiasi flotta e la quotidianità della vita lavorativa di oggi. Maggiori informazioni al sito idbuzzcargo.ch

Great things start with a smile

ID. Buzz Cargo, 204 CV, 24,6 kWh/100 km, 0 g CO₂/km, cat. A
CARGO
volkswagen-nutzfahrzeuge.ch

Demografia, i numeri parlano

Invecchiamento della popolazione residente, costante calo della natalità, incertezze dei processi migratori, fuga dei ‘cervelli’: cosa ne sarà del Ticino di domani?

Negli ultimi anni il Canton Ticino ha smesso di crescere dal punto di vista demografico. Storicamente regione periferica e di frontiera, si trova ora sempre più confrontato con l’invecchiamento della popolazione residente, un costante calo della natalità, le incertezze dei processi migratori, la fuga dei ‘cer-

velli’ verso le regioni d’Oltralpe. Si sta allontanando dalle traiettorie demografiche passate e rischia di approfondire il solco che lo separa dalla maggioranza dei cantoni svizzeri.

Di politica demografica si è parlato, lo scorso 28 febbraio all’Auditorium BancaStato di Bellinzona, nel corso di una Tavola Rotonda alla quale hanno partecipato la consigliera agli Stati Marina Carobbio, i consiglieri di Stato Raffaele De Rosa e Christian Vitta, la granconsigliera Sabrina Aldi. «Se è vero l’assioma ‘Stato sano in demografia sana’, quanto sta accadendo deve preoccuparci», ha esordito Ivano Dandrea, di Coscienza Svizzera e autore, con Edoardo Slerca del libro L’incertezza demografica. «A breve, un ticinese su tre avrà più di 65 anni, cresceranno i costi di pensioni e assistenza e si rischierà di non poter attuare ciò che è ritenuto necessario in una società sana, ovvero soddisfare i nostri bisogni senza impoverire i nostri eredi».

Come rimediare? Difficile trovare soluzioni che mettano tutti d’accordo, ma l’urgenza esiste: si prevede che, entro il 2050, nella popolazione attiva ticinese, di età compresa tra 18 e 64 anni, ci saranno

Sopra, al tavolo dei relatori, da sinistra: Marina Carobbio, Raffaele De Rosa, Reto Ceschi (moderatore), Christian Vitta e Sabrina Aldi. Sopra, Ivano Dandrea, anche autore del libro L’incertezza demografica (in basso a sinistra, la copertina).

30mila persone in meno. Per denatalità e pensionamento dei baby boomer, non compensati dai millenial che entrano nel mondo del lavoro. Se diminuisce la popolazione attiva, ci sarà un calo del gettito fiscale, proprio mentre la spesa, specie quella sociale, aumenterà. Si aggiunge a ciò la fuga di cervelli: dagli anni Novanta, il Ticino ha visto espatriare 11mila persone di età compresa tra i 20 e 39 anni. Anche la differenza di 1200 franchi sul salario mediano svizzero fa la sua parte. Che cosa dovrebbe fare la politica ticinese? L’auspicio è che sia tematizzato il problema e siano finanziate situazioni che potrebbero ristabilire l’equilibrio; che le politiche rendano il cantone nuovamente attrattivo, specie per i giovani, il lavoro, la famiglia, il salario. Sulla teoria tutti d’accordo, nella pratica: si vedrà.

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economia/ eventi

Tecno-solidarietà

Ated-associazione ticinese evoluzione digitale, con il patrocinio della Città di Lugano, lancia il progetto ated4special, per un’innovazione inclusiva e al servizio anche dei più fragili.

Aated-associazione ticinese evoluzione digitale lancia ated4special. «È un’iniziativa unica per il nostro territorio, che include una serie di attività, laboratori e incontri, con al centro la tecnologia al servizio delle persone autistiche», sintetizza Cristina Giotto, presidente e direttore di ated-associazione ticinese evoluzione digitale. «L’obiettivo è quello di offrire a educatori, insegnanti, psicologi, psicoterapeuti e genitori esempi pratici e soluzioni con innovazioni di frontiera, per sostenere le famiglie e le persone autistiche nei loro processi di apprendimento e comunicazione. Molteplici le attività che saranno promosse nell'ambito del progetto ated4special, anche attraverso una campagna di raccolta fondi», aggiunge Giotto.

In questa fase iniziale, il percorso ated4special si focalizzerà su quattro ambiti: ‘ated4Special in the Metaverse’, con la progettazione di un villaggio virtuale nel Metaverso per aiutare i ragazzi autistici nell’affrontare situazioni di vita quotidiana, come attraversare una strada e andare a prendere un autobus, lavarsi, andare dal dentista, fare la spesa al supermercato. Si tratta di rendere accessibile una piattaforma virtuale sicura che insegni abilità sociali, comportamentali,

Cristina Giotto, presidente e direttore di ated-associazione ticinese evoluzione digitale, e Luca Mauriello, vice presidente, durante la presentazione del progetto ated4special, il 2 marzo nella Sala del Consiglio Comunale di Lugano.

comunicative e di vita per le persone con disturbo dello spettro autistico (Dsa) e altre condizioni neuro diverse. «L’obiettivo del progetto è quello di realizzare programmi basati su un insieme di strategie utili per aiutare le persone a comprendere meglio le interazioni sociali, permettendo loro di interagire socialmente con gli altri», spiega Luca Mauriello, vice presidente di ated-associazione ticinese evoluzione digitale, che ha ispirato il progetto. «È il modello basato sulle Social Skills Training (Sst), ovvero un'ampia gamma di interventi utilizzati per aiutare un individuo a comprendere e migliorare le abilità sociali, ma proiettate nel Metaverso con un avatar in cui il ragazzo o ragazza si può identificare». Il secondo ambito del progetto appena lanciato è ‘ated4Special Digital Parent training con realtà virtuale’, destinato ai genitori che tramite la realtà virtuale possono acquisire consapevolezza sull’au-

tismo. Attraverso simulazioni con visori di realtà virtuale i genitori o cargiver del bambino con disturbi del neurosviluppo sono immersi in situazioni e ambienti che nella realtà sono sovrastimolanti per i loro bambini. I genitori, grazie all’esperienza e al supporto dello psicologo, acquisiranno consapevolezza e inizieranno a codificare rumori e sollecitazioni provenienti dall'esterno che stressano maggiormente bambini e adolescenti con disturbi del neurosviluppo. Il terzo ambito del progetto presentato a Lugano, ‘ated4Special Education per professionisti e genitori’, è, invece, un progetto dedicato a psicologi e psicoterapeuti per fornire loro le competenze e abilità tecnologiche nell’utilizzare le tecnologie virtuali ideate per questi loro pazienti. Il quarto e ultimo degli ambiti del nuovo progetto “ated4special: la tecnologia al servizio delle persone", è rappresentato dai workshop che si terranno il 2 aprile alla Supsi, Lugano. L'appuntamento di aprile è previsto per una data che è la Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo (Waad, World Autism Awareness Day), istituita dall’Assemblea Generale dell’Onu. «Molti degli interlocutori con cui mi confronto mi hanno ripetutamente sollecitato a percorrere la via intrapresa durante la pandemia, in particolare con l’apertura del portale solidale solidarietadigitaleated.ch», nota Cristina Giotto, «e con l’iniziativa della raccolta di dispositivi digitali - lanciata in occasione dei cinquant'anni anni della nostra associazione (iniziativa denominata 'ated50special'). Sono soddisfatta che quelle attività solidali confluiscano ora in un progetto ampio e corposo, il nuovo ated4special, che si basa sul presupposto - e sul valore aggiunto - della tecnologia, che deve essere sempre più inclusiva, al servizio del territorio e delle persone che lo abitano».

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economia/ eventi

Diligenti in un batter d’occhio

Come rendere sostenibile l’assolvimento di obblighi di compliance sempre più stringenti e complessi da ottemperare? Un assistente finanziario-regolamentare virtuale, supervisionato e intelligente, promette di soddisfare le esigenze di controllo affiancando gli operatori in tutte le fasi, con vantaggi in termini di velocità, costi ed efficacia.

con possibili ricadute penali personali», commenta Daniela Baldoni, docente Cas Compliance, Regulatory Expert.

Quanto costa non essere compliant? Nel solo 2022, oltre 5 miliardi di dollari. A tanto sono ammontate le sanzioni per violazioni delle norme antiriciclaggio e altri crimini finanziari da parte di banche e intermediari. Dal 2008, una somma di quasi 55 miliardi. Ma i costi finanziari sono solo una parte del danno: il rischio reputazionale per chi pecca nell’assolvimento della customer due diligence almeno altrettanto punitivo.

Essere compliant è ormai un obbligo: le 40 raccomandazioni per la lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo elaborate dal Gruppo d’azione finanziaria internazionale (Gafi), obbligatorie per i suoi membri, fra cui la Svizzera, si sono imposte come lo standard di riferimento nel framework regolamentare di soft law che disciplina il settore. Dal suo canto, l’ultima versione della Legge sul riciclaggio di denaro (Lrd), entrata in

vigore questo primo gennaio, conferma lo sforzo di allineamento della Confederazione, introducendo a fianco delle indicazioni già espresse dalla Finma e dall’Asb, i nuovi importanti obblighi di verifica dei dati relativi all’avente diritto economico e di aggiornamento con cadenza regolare dei dati dei clienti. «Allo stesso tempo, innegabilmente essere compliant ha il suo costo: in media si calcola il 5% dei ricavi, ma si tratta di una percentuale ampiamente variabile tra gli estremi del grande istituto bancario internazionale e del piccolo gestore patrimoniale indipendente, che in proporzione è più toccato e spesso non riesce a sostenere la spesa. Per giunta, si tratta di un costo destinato ad aumentare, laddove la domanda di profili senior, in grado di gestire la complessità dell’incarico, non solo aumenta a fronte dei serrati aggiornamenti regolamentari, ma si scontra con le pretese salariali di chi sostiene un compito di tale responsabilità,

Se il futuro della compliance è assicurato, come renderne sostenibile l’assolvimento? Nasce da questa domanda un progetto che ha le carte in regola per segnare una svolta, puntando su tecnologia e Ai. «FinVa è uno strumento che valuta in modo indipendente e strutturato il rischio antiriciclaggio della clientela, tenendo conto sia della normativa che della policy aziendale, con un approccio che mira da un lato a fornire delle stime spiegabili e, dall’altro, a migliorare nel tempo sulla base delle indicazioni dei suoi utilizzatori», sottolinea Stefano Zanchetta, Ceo di Cube Finance, partner tecnologico principale del progetto targato Innosuisse, affiancato da un’altra azienda ticinese, Qbt, e per la parte scientifica dall’Institute of Information Systems and Networking (Isin) della Supsi. Dopo quasi tre anni di progettazione e sviluppo, è pronto per il lancio sul mercato a maggio.

Come sottintende l’acronimo con cui è stato battezzato, FinVa è un assistente finanziario-regolamentare virtuale supervisionato e intelligente per soddisfare le esigenze di controllo in ambito di Kyc (Know your customer, ovvero la verifica dell’identità dei clienti e la valutazione di potenziali rischi o intenzioni illegali) e Aml (anti money laundering, antiriciclaggio) con un approccio innovativo. «Permette all’operatore di ricevere le informazioni giuste nel momento giusto, accompagnandolo nel controllo e nella raccolta dati durante il processo di onboarding e successivamente, garantendo una panoramica del profilo di rischio aggiornata e responsiveness. FinVa ha un motore di intelligenza artificiale ma

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economia / compliance

non è una black box: abbiamo lavorato molto sull’explainability del modello che spiega sempre all’operatore perché sia arrivato a certe decisioni. È un bot con cui si può interagire per mezzo di un’interfaccia grafica molto chiara, che permette l’inserimento dati in modo automatico senza gravare sull’operatore e lo affianca suggerendogli le informazioni da raccogliere, sottoponendo criticità, anomalie e domande. L’umano rimane però al centro: è lui a mantenere il potere decisionale e ad abilitare FinVa all’apprendimento», spiega Michela Papandrea, Data Science Senior Lecturer-Researcher dell’Isin.

L’applicativo permette di coprire tutto lo spettro dei controlli richiesti da qualsiasi giurisdizione, partendo dai dati anagrafici, societari e transazionali sia all’inizio di una relazione d’affari sia durante la sua prosecuzione nel tempo. «A fare da perno è l’assistente virtuale che guida il processo, suggerisce cosa fare, quali dati e documenti richiedere, quando e con quale cadenza. Tutti aspetti non banali se si pensa a relazioni complicate, ad esempio con strutture a catena di società detenute da un trust, magari appartenenti a diverse giurisdizioni, con conti cointestati e vari beneficiari. Il livello di rischio del cliente viene calcolato e aggiornato in tempo reale, in base ai cambiamenti, in pochi decimi di secondo e per tutte le persone fisiche e giuridiche che partecipano al contratto, dai beneficiari al power of attorney», evidenzia il Ceo di Cube Finance, società svizzera con sede a Mendrisio e oltre 20 anni di esperienza nella fornitura di strumenti e servizi software ad alta tecnologia alla comunità finanziaria internazionale nei settori della gestione patrimoniale, della compliance e della gestione dei rischi. In qualità di principale partner tecnologico del progetto, ha svolto l’analisi finanziaria, fornito i contenuti Aml, sviluppato gli applicativi software e distribuisce il prodotto in Svizzera e nel resto del mondo.

L’intelligenza della macchina sta nell’identificare i pattern che regolano il comportamento dell’umano, in questo caso attraverso una fase iniziale di apprendimento supervisionato e, in parte, semisupervisionato, che poi prosegue anche una volta in uso, secondo i feedback dell’operatore. Punto di partenza, il know-how finanziario, tutto umano, di una compliance officer senior. «Il mio ruolo è stato quello di fornire alla macchina le mie conoscenze

«Già elevato, i costo della compliance è destinato ad aumentare, poiché crescerà la necessità di profili senior, in grado di gestire la complessità dell’incarico, a fronte dei serrati aggiornamenti regolamentari, scontrandosi però con le pretese salariali per incarichi di tale responsabilità, con possibili ricadute penali personali»

Customer due diligence, una strada non lineare Principali fasi del processo

Multe globali per infrazioni Aml e altri crimini finanziari 2008-2022, mld Usd

ed esperienze di quasi 20 anni di lavoro come compliance officer addestrandola a essere diligente, cercando di tradurre quelle che sono le aspettative delle autorità e le indicazioni delle norme insieme a quelli che sono i comportamenti effettivi e le best practice in materia. Si è anche trattato di trasmettere al software come la strada per conoscere il proprio cliente e ottemperare agli obblighi di diligenza sia tutt’altro che lineare. Solo con l’espe-

La strada per assolvere agli obblighi di due diligence è tutt’altro che lineare e richiede competenza, esperienza e sensibilità. Dal giro di vite dopo la crisi finanziaria del 2008, banche e altre istituzioni finanziarie sono state multate per quasi 55 miliardi di dollari per infrazioni in materia di antiriciclaggio, violazione delle sanzioni e carenze nei sistemi di Kyc, di cui 5 nel solo scorso anno.

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Daniela Baldoni, docente Cas Compliance, Regulatory Expert Fonte: FinVa, Daniela Baldoni Assumere e verificare l’identità dei clienti Analizzare la natura della relazione e il profilo di rischio associato Monitorare la relazione con un approccio basato al rischio Assumere e verificare il beneficiario economico della relazione Verificare l’origine e la provenienza dei fondi
1 2 3 4 5 6
Monitorare le transazioni con un approccio basato al rischio
10 8 6 2 4 0 2008 2018 2022 2010 2012 2014 2016 2020
Fonte: Fenergo, Financial Times
■ Nord America ■ Emea ■ Apac 69,7% 9,6% 20,7% Tot. ca. 55 mld Usd
punitivi Multe Aml e affini, 2008-2022, %
Stati Uniti, i più
Fonte:
Fenergo, Financial Times

Da sinistra, Stefano Zanchetta, Ceo di Cube Finance, e Federico Cecconi, Cso di Qbt, le due aziende svizzere basate in Ticino, partner tecnologici rispettivamente principale e per la parte AI del progetto sostenuto da Innosuisse che ha permesso di ideare e sviluppare FinVa, insieme a Supsi.

rienza, partendo da una buona base che è la propria direttiva interna, si impara a interpretare la customer due diligence, che richiede una competenza, una conoscenza e una sensibilità che non ci vengono date tout court dalle direttive e men che meno dalla legge», osserva Daniela Baldoni.

L’adozione di FinVa come software completo Kyc/Aml offre numerosi vantaggi in termini di velocità, costi ed efficacia. «Ad esempio, riduce l’incidenza dei falsi positivi, ossia le relazioni o transazioni finanziarie che vengono bloccate perché reputate ad alto rischio, ma non lo sono, così come permette di automatizzare tutti quei processi che non richiedono una particolare expertise ma finiscono per rallentare il flusso, sfruttando una grande

capacità di calcolo che consente di analizzare un’ingente mole di informazioni e ridurne la dimensionalità, concentrandosi su quello che è davvero rilevante», spiega Michela Papandrea.

Un prezioso supporto sia per piccole realtà gravate dalle crescenti pratiche, sia per i grandi istituti, laddove i numeri si espandono a decine di migliaia di relazioni e transazioni bancarie. FinVa potrà così aiutare non solo a standardizzare le procedure interne, ma anche ad accrescere la credibilità dell’attività di monitoraggio verso gli organi di vigilanza, soprattutto per i piccoli meno strutturati, grazie al continuo tracciamento e all’adozione di parametri oggettivi e di comune utilizzo.

«Quello che contraddistingue il nostro assistente virtuale è proprio la capacità di attribuire una gradazione di rischio ai diversi profili, una sorta di termometro in grado di cogliere le sfumature di un cliente sulla base di molteplici angolazioni di osservazione. Si tratta di un approccio scientificamente pragmatico. In questi termini, sono state dapprima identificate le variabili che determinano in maniera assoluta l’appartenenza di un profilo a

Un sistema capillare di lotta al riciclaggio

Il dispositivo antiriciclaggio della Svizzera viene costantemente ampliato e aggiornato e, oltre alle disposizioni del Codice penale svizzero, comprende anche la Legge federale relativa alla lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo (Lrd), e relativa Ordinanza, nonché l’Ordinanza della Finma sul riciclaggio di denaro e la Convenzione relativa all’obbligo di diligenza delle banche redatta dall’Associazione svizzera dei banchieri. La Confederazione inoltre recepisce le 40 raccomandazioni del Gafi e attua gli standard transfrontalieri del Global Forum, collaborando attivamente all’interno di questi organi internazionali e sottoponendosi ai controlli effettuati con cadenza regolare.

una categoria di rischio accresciuto - ad esempio le persone politicamente esposte (Pep) oppure il domicilio in un paese considerato a rischio. Successivamente sono state definite le variabili la cui concomitanza può costituire un elemento di rischio accresciuto, quindi da valutare con un approccio più olistico, mediante trigger in grado di guidare l’indagine dell’operatore. A ogni variabile è associata una diversa ponderazione, che viene poi elaborata dal motore Ai per fornire l’atteso risk score», evidenzia Daniela Baldoni.

L’assistente virtuale è inoltre addestrabile per introdurre nel proprio spettro di indagine nuovi parametri specifici o anche per escludere casistiche - ad esempio l’utilizzo di criptovalute - che non rientrano nel perimetro di pertinenza dello specifico intermediario. Quello che certamente non si può chiedere è di trascurare i parametri derivanti direttamente dai riferimenti normativi, che rimangono dei criteri inalienabili per una condotta diligente.

Opera sia a complemento del sistema corrente, sia offrendo un sistema completo a chi ancora non lo avesse, come i piccoli gestori che finora si affidavano magari ancora al foglio Excel. È possibile l’installazione on premises direttamente sul server del cliente, molto apprezzata in un settore sensibile come questo, senza che nemmeno il fornitore veda l’ambiente di produzione né i dati dei clienti, anche se si inizia già a raccogliere interesse anche per la soluzione con cloud certificato, con server esclusivamente in Svizzera, nel rispetto dei massimi standard di sicurezza. In ogni caso l’architettura è molto semplice da implementare.

«Alcune scelte tecnologiche fatte rendono il prodotto diverso da soluzione Ai di uso generale. È ad esempio il caso dei trigger, campanelli di allarme che scattano al manifestarsi di determinate condizioni: anche in questo caso, si è scelto di estenderli nel tempo senza limitarsi al solo onboarding. Possono attivarsi ogniqualvolta si inseriscono nuovi dati o documenti su una relazione già esistente che ne modificano il profilo di rischio, sia in correlazione a un aggiornamento delle normative, che FinVa permette di applicare in tempo reale a tutti i contratti in essere, oppure per controlli periodici che il sistema prevede», illustra Federico Cecconi, Cso di Qbt, azienda che sviluppa algoritmi e software di calcolo nei settori del fintech, proptech e legaltech. Nell’ambito

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di FinVa si è occupata dell’analisi finanziaria, fornendo i contenuti di intelligenza artificiale e assumendo la responsabilità della manutenzione del motore Ai sviluppato da Supsi. Inoltre FinVa è in grado di eseguire processi batch di valutazione su database storici, indicando cosa fare per migliorare la qualità degli incarti preesistenti. «L’addestramento del motore AI per il calcolo del rischio ha potuto giovarsi anche di un’altra chicca, la creazione di popolazioni sintetiche di agenti, basate su uno storico di casistiche reali, che imitano i comportamenti dei veri attori nel corso di processi di onboarding o che eseguono transazioni», aggiunge Federico Cecconi.

Dall’umano si parte e all’umano si torna: FinVa non sostituisce, ma affianca l’operatore. «Tecnicamente è un bot, che dialoga con lui, in continua interazione. Ritorna non solo un punteggio ma anche una serie di variabili decisionali che rappresentano, nel loro insieme, il profilo di rischio Aml del contratto in oggetto. Il punteggio sintetico è frutto di un algoritmo complesso, che riconosce una fattispecie di rapporto contrattuale e, di volta in volta, decide quale peso dare a una componente piuttosto che a un’altra. Lo score è qualitativamente spiegato all’utente dalle variabili utilizzate dal motore nella sua logica computazionale. Abbiamo cercato di adottare la massima complessità per i calcoli e di garantire la massima semplicità all’applicativo», spiega Stefano Zanchetta.

È anche previsto un sistema di miglioramento progressivo nel tempo di FinVa, in modo che tenga conto dei feedback richiesti agli operatori nelle sue future valutazioni, continuando a migliorare l’efficacia del servizio offerto. Infine, chi lo desiderasse può accedere a una modalità di federated learning che permette a entità indipendenti di attingere a una conoscenza globale, chiaramente senza mai dover esporre i propri dati, in piena compliance rispetto alla normativa Gdpr.

Dopo quasi tre anni di sviluppo, FinVa si prepara al debutto sul mercato in maggio. Dapprima in Svizzera, ma Montecarlo e Uk sono già nel mirino; la possibilità di scegliere fra tutte le lingue europee già suggerisce le ambizioni di un progetto che si vuole di orizzonte internazionale.

«Se ben addestrata, FinVa può arrivare ad assicurare quel livello di competenza che non tutti si possono permettere e anche in grandi strutture può filtrare i casi

«FinVa offre numerosi vantaggi in termini di velocità, costi ed efficacia. Ha un motore di Ai ma non è una black box: abbiamo lavorato molto sull’explainability del modello che spiega sempre all’operatore perché sia arrivato a certe decisioni»

Michela Papandrea, Data Science Senior LecturerResearcher dell’Institute of Information Systems and Networking della Supsi

Principali vantaggi dell’innovazione tecnologica in ambito antiriciclaggio

L’85% degli intervistati dal Gafi concorda che le nuove tecnologie promettono di aumentare l’efficacia degli sforzi antiriciclaggio e antiterrorismo fornendo strumenti più rapidi ed efficienti. Anche in termini di costi, che altrimenti sono destinati a crescere ulteriormente per il personale senior nella compliance.

da approfondire ai livelli più alti. Con il vantaggio di una macchina che non va in vacanza, lavora giorno e notte, senza esitare di fronte alle responsabilità penali personali che potrebbero pesare su un compliant officer in carne e ossa. Fare un buon uso della tecnologia non significa però rimpiazzare la persona, permangono infatti molti fattori soft nell’interpretare il rischio di una relazione o transazione che la macchina non arriverà mai a padroneggiare», conclude il Ceo di Cube Finance.

Insomma, integrare è la chiave, come conferma anche il Gafi nel report in cui si china su opportunità e sfide delle nuove tecnologie, sottolineando come l’intensi-

Perché aumenteranno i costi dei senior compliance officer Sondaggio,%

■ Aumento requisiti normativi ■ Richiesta Skills

■ Aumento responsabilità personale

■ Necessità risorse specializzate esterne ■ Altro

Fonte: Thomson Reuters

ficarsi di soluzioni digitali per Aml/Kyc basate sull’intelligenza artificiale possa potenziare le strategie di individuazione e identificazione dei fattori di rischio, nonché in termini di monitoraggio e comunicazione in tempo reale delle attività sospette, con un considerevole abbattimento dei costi per garantire l’adempimento degli obblighi in materia di antiriciclaggio.

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30% 47% 7% 10% 6%
Efficacia Aml/Kyc 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 30%
Fonte: Gafi, Oecd, 2021
Migliore gestione del rischio Risparmi Precisione risultati Verificabilità Miglior gestione HR

Radioattività, sotto controllo

Tutte le aziende che

intrattengono relazioni d’affari con l’estero nel corso degli ultimi anni si sono trovate confrontate con tassi di cambio volatili e il persistere della forza del franco. Se il problema è destinato a rimanere, la tecnologia può comunque aiutare a gestirlo.

Le radiazioni suscitano paura in molti. Spesso vengono associate a incidenti in centrali nucleari o alla bomba atomica. Ma le sostanze radioattive vengono impiegate anche per fare le radiografie o per irradiare cellule tumorali. Nel campo della ricerca, ad esempio, le molecole vengono sottoposte a marcatura radioattiva per documentare i processi metabolici.

Gli ospedali, le università e i laboratori di ricerca che necessitano di sostanze radioattive si rivolgono alla Medeo, società specializzata nel settore. I prodotti vengono importati da Europa, Stati Uniti e Giappone. Medeo paga i fornitori nelle rispettive valute estere e perciò si avvale di molte divise diverse.

Conti in valuta: euro, dollari e yen. Dal 2017 Marcel Langensand è alla guida delle attività in veste di Ceo. In precedenza Medeo disponeva solo di un conto in franchi svizzeri. La precedente direzione eseguiva tramite tale conto anche tutte le transazioni in valuta estera. «L’azienda aveva sempre fatto così», spiega Langensand. Ma gli svantaggi erano più che evidenti: i frequenti cambi valutari comportavano tasse e perdite di corso. Medeo non aveva nemmeno alcun controllo sul momento in cui un pagamento in valuta estera veniva effettivamente eseguito e con quale tasso di cambio. L’operazione poteva essere eseguita diversi giorni dopo aver

Il sentiero delle ciliegie, Chriesiwäg, porta attraverso il bel paesaggio del Fricktal, non distante da Schöftland, sede della Medeo, nel Canton Argovia.

Il polso delle Pmi svizzere

In febbraio l’indice Pmi Raiffeisen è salito, ma seguita a quotare al di sotto della soglia di espansione. Anche se non sussiste alcun rischio di recessione nel manifatturiero, il contesto resta difficile a causa del rallentamento della congiuntura globale.

L’indice misura mensilmente il clima che aleggia presso oltre 200 Pmi svizzere nel settore industriale. In febbraio l’indice è salito da 48,0 punti a 49,7 punti. Malgrado il leggero miglioramento del sentiment, la situazione continua nel complesso a ristagnare. Di conseguenza, l’indice quota per la seconda volta successiva al di sotto della soglia di 50 punti. L’ultima volta che aveva superato tale soglia è stato durante il lockdown del 2021. Ciononostante, non si delinea un precipitarsi degli eventi; sebbene il rallentamento congiunturale in Europa prosegua e la domanda di beni globale sia in contrazione, il rischio di una recessione tangibile è diminuito per effetto del calo dei prezzi energetici.

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Andamento delle Pmi in Svizzera Indici Pmi delle Pmi a confronto Fonte: Raiffeisen Raiffeisen Purchasing Manager Index delle Pmi Procure.ch Purchasing Manager Index 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 01/18 01/19 01/20 01/21 01/22 01/23
finanza /analisi regionale

inserito l’ordine nell’e-banking.

Langensand ha richiesto la consulenza della sua banca di riferimento, la Banca Raiffeisen Aarau-Lenzburg. Ben presto è emerso che ci sono soluzioni che rispondono meglio alle esigenze di Medeo. A seguito di ciò la Banca ha aperto altri tre conti in valuta estera per il traffico dei pagamenti dell’azienda: uno in euro, uno in dollari e uno in yen.

Sui conti in valuta estera Langensand usufruisce ora di tassi di cambio migliori rispetto al conto in franchi. Inoltre stabilisce la data del cambio. In caso di tasso favorevole può acquistare euro, dollari o yen e depositarli sul rispettivo conto. Eseguire operazioni su divise con tre clic. In qualità di azienda commerciale pura che importa tutti i propri prodotti, Medeo ha bisogno di una gran quantità di divise: ai soli fornitori dell’Eurozona Medeo versa in media 50mila euro a settimana. Dato che Langensand ha un’attività commerciale tanto intensa, Raiffeisen gli ha proposto di avvalersi per la gestione delle divise del suo strumento ad hoc: il Direct Access Service (Dac).

Con il Dac il direttore ha accesso diretto al mercato delle divise. In questo modo può eseguire direttamente tutte le operazioni in valuta estera e non deve più incaricare la Banca come in precedenza. «Con tre clic faccio tutto», dichiara Langensand, e «In questo modo risparmio molto tempo». E se capita che non riesca ad arrivare a completare l’intera operazione, sono a sua disposizione esperti valutari dell’istituto.

Ottenere tassi di cambio favorevoli grazie alle operazioni a termine. Nel Dac il responsabile di Medeo vede in tempo reale l’andamento dei tassi di cambio. «In caso di tasso di cambio favorevole acquisto grandi quantità di valuta estera», così spiega Langensand la propria strategia. Per fare ciò, utilizza operazioni a termine su divise. Ad esempio, acquista 50mila euro per la settimana seguente al vantaggioso tasso di cambio a termine giornaliero. Con altre operazioni a termine si assicura allo stesso cambio altri 50mila euro per le settimane successive.

In questo modo Medeo usufruisce per più settimane di tassi di cambio favorevoli, proteggendosi per la durata delle operazioni a termine su divise da possibili oscillazioni di corso. Al tempo stesso aumenta anche la sicurezza nella pianificazione per l’impresa, perché può

«A Medeo servono ogni anno circa 2,5 milioni di euro. Se l’euro si apprezza anche solo di 3 punti base, passando ad esempio da 1.00 a 1.03, i costi di Medeo convertiti in franchi svizzeri aumentano di ben 75mila franchi»

Arturo Benegiamo, Consulente Clientela aziendale di Banca Raiffeisen Aarau-Lenzburg ©

Rischi logistici

La Medeo di Schöftland nel canton Argovia fornisce reagenti radioattivi a radiologi e reparti di medicina nucleare di ospedali, università e istituti di ricerca. L’azienda ha sei impiegati. Realizza una cifra d’affari di circa 5,5 milioni di franchi l’anno ed è in costante crescita. Marcel Langensand (a lato) ne è il Ceo dal 2017, ed è da tempo confrontato con i rischi nella catena di fornitura e delle coperture da adottare sul mercato delle divise. Ma in cosa si concretizzano attualmente le maggiori difficoltà del settore? «Consegnare i prodotti nel momento richiesto è attualmente una sfida. Per alcuni articoli ci sono ritardi nella produzione per scarsità di materie prime e carenza di personale. Oltre ovviamente alla logistica, che ci causa non pochi grattacapi. Ditte di spedizione collaudate chiudono, altre aumentano di molto i prezzi di trasporto», illustra il Ceo.

Al pari di molti altri settori si tratta dunque di minimizzare i rischi, e concentrarsi nell’ottimizzare i margini. Come farlo? «In primo luogo coprendoci con operazioni a termine su divise. Ci servono grandi quantità di valute estere. Le negoziamo direttamente nel Dac, usufruendo così di una panoramica precisa dei cambiamenti che si verificano sul mercato», puntualizza Langensand. Che ruolo hanno assunto negli ultimi anni sostenibilità e digitalizzazione all’interno dell’impresa? «Da piccola Pmi quale siamo, digitalizziamo in modo molto mirato. Utilizziamo sistemi informatici tesi a limitare le scartoffie, meno tragitti casa-lavoro grazie all’home office, meno viaggi di lavoro grazie alla videotelefonia. Sostenibilità significa per noi che i dipendenti lavorano da remoto e possono organizzare liberamente il loro tempo. Medeo partecipa alle spese per i loro abbonamenti ai trasporti pubblici e siamo alla ricerca di nuovi locali, che dovranno essere più piccoli e dotati di moderne tecnologie operative», conclude il Ceo.

calcolare con il tasso di cambio al quale ha acquistato le divise.

Le oscillazioni di corso costano. E ciò è molto vantaggioso. Arturo Benegiamo, Consulente Clientela aziendale della Banca Raiffeisen Aarau-Lenzburg, spiega il calcolo: «A Medeo servono ogni anno circa 2,5 milioni di euro. Se l’euro si apprezza di 3 punti base, passando ad

esempio da 1.00 a 1.03, i costi di Medeo convertiti in franchi svizzeri aumentano di 75mila franchi». Si mostra conseguentemente soddisfatto il responsabile di Medeo: «L’apertura di conti in valuta estera e il passaggio al Direct Access Service di Raiffeisen sono stati la cosa migliore che potessimo fare da un punto di vista squisitamente finanziario».

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ZvG
© Keystone

Il ritorno delle small cap europee

Le imprese a capitalizzazione contenuta, o comunque non grande, sono di frequente tra le più colpite da una forte correzione del mercato, anticipando spesso il ciclo economico. Parimenti sono però anche le prime a invertire la rotta, e a crescere maggiormente nel medio periodo.

Negli ultimi mesi il comparto ha pesantemente registrato il crollo dei mercati azionari, con un ulteriore squilibrio, nel caso dell’Europa, dato dalla debolezza dell’euro.

negli Stati Uniti c’è la possibilità di tagli dei tassi nella seconda metà dell’anno. La crisi energetica non ha colpito il continente in modo così grave come si pensava, anche se la crescita sarà ancora debole in Germania e Regno Unito.

Ciò dovrebbe far sì che l’inflazione e i tassi smettano di essere il traino degli azionari, con l’attenzione che sta invece tornando sui fondamentali delle singole società. Non ci si attende però una ripresa su larga scala. Gli investitori dovranno cercare società con potere di prezzo, che possano dimostrare una crescita strutturale o a valutazioni interessanti.

Tuttavia, lo stato d’animo e le aspettative degli investitori e delle banche sono ancora molto tiepide, più di quanto non si vedesse da molto tempo, il che crea alcune interessanti opportunità d’ingresso. In effetti, i titoli europei offrono valutazioni molto più basse rispetto al Nord America, in una fase invece di forza relativa.

Il 2022 è stato uno degli anni più torridi mai registrati per le small cap europee. L’indice Msci Europe Small Cap è crollato di quasi il 35% nei primi dieci mesi, registrando la peggiore performance degli ultimi 25 anni.

È importante notare che il crollo del mercato del 2022 non è stato particolarmente ampio; i titoli growth e le small cap sono stati i più colpiti. In effetti, l’anno

passato ha visto il più grande ribasso delle small cap rispetto alle large di sempre. Questo perché le small sono considerate più rischiose, ma nel lungo periodo questo non è necessariamente vero.

Il 2023 si prospetta essere un anno migliore per l’Europa e potrebbe rivelarsi un momento propizio per rientrare nel segmento. Il Vecchio Continente è in ripresa, con l’inflazione oltre il suo picco e almeno

Il segmento delle piccole capitalizzazioni dovrebbe ricevere dunque un forte impulso. Tradizionalmente, le piccole e medie imprese registrano una crescita maggiore rispetto alle grandi nel lungo periodo. Si tratta del cosiddetto premio ‘small cap’. Ad esempio, negli ultimi 21 anni, i rendimenti corretti per il rischio dell’Msci Europe Small Cap sono stati significativamente superiori a quelli dello Large Cap e dello Mid Cap.

Il problema è che la sovraperformance

66 · TM Marzo 2023
Europa vs Stati Uniti Rapporto Us/Emu Msci (in usd e valuta locale) Fonte: Msci, al 7-III 97 99 01 05 07 09 13 15 17 19 23 25 03 11 21 0 5 10 15 20 25 0 5 10 15 20 25 In dollari In valuta locale Us / Emu Msci Le Pmi prendono la rincorsa Confronto tra i Russell, in particolare il 2.000 rappresentativo delle Pmi Usa Fonte: Haver Analytics, al 7-III Russell 1000 LargeCap (2155.5) Russell 2000 SmallCap (1826.6) 97 99 01 05 07 09 13 15 17 19 23 25 03 11 21 95 Russell 3000 Broad Market (2271.2) 200 600 1000 1400 1800 2200 2600 200 600 1000 1400 1800 2200 2600
finanza / analisi

non è lineare. In tempi di crisi, le small cap hanno storicamente registrato performance peggiori, come nel 2022. Tuttavia, sono storicamente anche un buon indicatore dei cicli economici futuri. Ciò significa che spesso iniziano a scendere prima dei primi segnali di rallentamento e invertono regolarmente prima che si sia raggiunto il fondo.

Ci sono sicuramente le premesse per una forte inversione di tendenza. Molte delle vittime del sell off, soprattutto nel settore growth di qualità, hanno il potenziale per rimbalzare nel medio. Questo perché le società con fondamentali spesso molto buoni hanno visto i loro punti di forza oscurati dalla correzione generale.

Persino le aziende con un forte moat, in grado di dimostrare il proprio potere di determinazione dei prezzi attraverso diverse serie di aumenti, si sono trovate di fronte a una compressione delle valutazioni. Questo vale anche se sono state colpite solo in misura molto limitata dalla crisi energetica (a causa della bassa intensità energetica dell’attività) e non hanno dovuto accettare alcun onere aggiuntivo dall’aumento dei tassi di interesse a causa del basso indebitamento.

Il mondo delle small cap è pieno di società growth di alta qualità, molte delle quali sono leader di mercato a livello globale nel loro rispettivo segmento. Particolarmente promettenti sono i settori che beneficiano di megatrend come la digitalizzazione della sanità o del tecnologico, i progressi della tecnologia medica o le crescenti esigenze di efficienza energetica.

Un esempio di small cap la cui valutazione ha subito un duro colpo è il produttore danese di birra e limonata Royal Unibrew. L’azienda ha aumentato gli utili negli ultimi anni, ma ha avuto difficoltà nei primi tre trimestri del 2022. Il significativo aumento dei prezzi delle materie prime e i maggiori costi di elettricità e gas hanno quindi portato a una notevole riduzione della redditività. Tuttavia, la flessione ha messo in luce il suo forte potere di determinazione del prezzo e la correzione che è avvenuta costituisce un interessante punto di ingresso.

Nel complesso, le small cap hanno registrato una performance storicamente negativa nel 2022, ma vi sono validi motivi per ritenere che la sovraperformance a lungo termine delle small cap resisterà e che questo è un buon momento per valutare un ritorno in questo settore.

«In tempi di crisi, le Small Cap hanno storicamente registrato performance peggiori. Tuttavia, sono anche un buon indicatore dei cicli economici futuri: iniziano a scendere prima dei segnali iniziali di rallentamento ma invertono in fretta anticipando anche la ripresa»

Perché

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la SICUREZZA non è un caso

Europa: vento in poppa

All’ombra di altri mercati, i prezzi delle azioni europee hanno registrato una performance positiva nelle ultime settimane, e continuano a rappresentare ottime opportunità.

Come una fenice che risorge dalle proprie ceneri, il mercato azionario europeo ha fatto una brillante rimonta nell’ultimo trimestre dello scorso anno. Le prospettive rimangono promettenti, poiché anche l’Europa ha iniziato bene quest’anno ed è riuscita a recuperare terreno sul mercato americano.

Anche la valutazione dei mercati azionari depone a favore del continente europeo: a causa delle performance di lungo periodo più scarse rispetto agli Stati Uniti, molte società europee sembrano essere attualmente un vero e proprio affare. Misurato dal rapporto prezzo-utili (P/E), ad esempio, lo sconto è ancora di quasi il 30%. Per molti investitori che sono ancora ialla finestra in attesa di occasioni, questo potrebbe essere un motivo sufficiente per guardare di nuovo con più attenzione alle azioni europee e approfittare delle opportunità di prezzo che si presentano. Il vento di coda dei tassi più bassi e dell’euro debole. Inoltre, i tassi d’interesse in Europa sono ancora a un livello basso, per cui le azioni sono probabilmen-

te la scelta migliore dal punto di vista del rendimento rispetto ad altre classi di attività. Per contro, il rapporto appare meno interessante negli Stati Uniti, dove il forte aumento dei tassi d’interesse offre ora agli investitori obbligazionari un’alternativa concreta alle azioni statunitensi più apprezzate, e molto care.

La debolezza dell’euro favorisce anche le imprese con sede in Europa, perché soprattutto quelle orientate all’export sono più competitive nel confronto internazionale. In questo modo è più facile trasferire gli aumenti dei prezzi ai clienti e compensare meglio gli aumenti dei costi legati all’inflazione.

I costi dell’energia sono stati il grande problema del 2022; la dipendenza dalla Russia ha portato la Germania in particolare sull’orlo di una crisi energetica. Ma l’Europa ha dimostrato la necessaria determinazione e ha ridotto progressivamente la propria dipendenza dal gas russo; gli impianti di stoccaggio ben riempiti e l’inverno particolarmente mite hanno contribuito in misura sostanziale ad alleviare qualunque tipo di problema

pronosticato in autunno. Poiché i prezzi del gas sono recentemente diminuiti in modo importante, l’onere dei costi per le imprese e i consumatori nel corso di quest’anno non dovrebbe essere così grave come si temeva in precedenza. Opportunità di prezzo grazie a modelli di business stabili e valutazioni interessanti. L’anno scorso si è potuto dimostrare che, in un contesto difficile, l’Europa è ancora in grado di affrontare attivamente le crisi e di non restare passiva spettatrice. Ciò si riflette nell’azione decisa dei Governi, sia per quanto riguarda le sanzioni contro la Russia, il sostegno congiunto all’Ucraina o i programmi lanciati per stabilizzare la situazione dei consumatori e delle imprese.

Con una percezione delle azioni europee ancora debole rispetto agli standard internazionali e un pessimismo ancora prevalente tra molti operatori di mercato, la sovraperformance dell’Europa potrebbe continuare anche nei prossimi mesi. Nonostante non tutte le società europee non siano ben posizionate, il contesto di mercato è promettente, soprattutto per gli stock picker. L’Europa ha infatti molte aziende con eccellenti modelli di business, ben gestite e con molto promettenti prospettive di crescita.

Le basse valutazioni dei mercati offrono buone opportunità di acquistare queste società a prezzi al momento interessanti. Ciò crea allettanti opportunità di prezzo da cui gli investitori possono trarre profitto attraverso le giuste esposizioni azionarie nel Vecchio Continente.

68 · TM Marzo 2023
Olgerd Eichler, Portfolio Manager di MainFirst Asset Management. A lato, la performance del bancario. Titoli bancari
Fonte: Bloomberg, al 7-III-23 S&P 500 Diversified Banks Euro Stoxx Banks 60 70 80 90 100 110 120 130 140 150 Marzo2022 Maggio2022 Luglio2022 Settembre2022 Novembre2022 Gennaio2023 Marzo2023 -41 finanza / analisi
Andamento degli indici bancari americani ed europei (I-2022: 100)
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Bimestre fortunato?

I primi due mesi dell’anno sono ormai alle spalle, i mercati hanno corso, ma sorge spontaneo domandarsi se la corsa sia già finita o se si tratti semplicemente di un pit stop.

Il primo bimestre del nuovo anno si è chiuso all’insegna dell’ottimismo, i mercati hanno corso, in particolare gli azionari avanzati, con l’Europa a scontare le buone notizie andate mano mano maturando. Quanto si era temuto potesse accadere durante la pausa natalizia è stato infatti rimpiazzato da un cauto ottimismo, nessuna crisi energetica è all’orizzonte, semmai una idrica è diventata molto più probabile, la temuta recessione potrebbe concludersi con qualche colpo di tosse, e un fazzoletto ricamato.

Dopo i disastri del 2022, che il nuovo anno potesse essere sulle montagne russe non era un particolare mistero, e anzi, l’imperscrutabilità dei movimenti congiunturali, e dunque delle risposte di politica monetaria a essi opposte, ha di fatto incrementato ulteriormente una volatilità già attesa come molto alta sulle ali di una recessione, attesa e temuta.

Protagonista indiscusso di questo Osservatorio si conferma il reddito fisso, con alcune peculiarità rispetto a quanto affrontato in Cover Story. Se infatti i grandi esclusi della prima parte erano gli Emergenti, è qui che invece si passano in rassegna le molte plausibili spiegazioni del perché questo nuovo anno vedrà le obbligazioni dei loro Sovrani essere particolarmente premiate, con tutti i benefici per gli investitori esposti.

Se l’inflazione continua a essere protagonista del dibattito, una seconda spinosa questione è quanto transitorio sia stato questo avvio d’anno. Le borse sono andate bene, gli indici sono cresciuti, ma hanno già toccato il loro picco, e dunque è già tempo di coprirsi e aspettare la correzione, come alcuni sostengono, o semplicemente verranno autorizzati buyback ancora più importanti, sufficienti a tenere in linea di galleggiamento il sistema?

Fare previsioni è un’arte, anche in finanza, specie se nessuno vuole spingersi fuori da quello che è il consensus.

Il mercato svizzero dei fondi (Dati Morningstar in mln di franchi)

Quota di mercato per tipologia (in %)

Raccolta per Asset class (in milioni di franchi)

L’Angolo dell’investitore: (Tech, Wall Street, Emerging Market; Isin):

▲ Accenture (IE00B4BNMY34)

▲ Apple (US0378331005)

▲ Intel Corp (US4581401001)

▲ Schlumberger (AN8068571086)

▲ Inter. Exchange (US45866F1049)

▲ Visa (US92826C8394)

▲ Alibaba (US1609W1027)

▲ Samsonite Inter. (LU0633102719)

▲ China Mobile (HK0941009539)

Marzo 2023 TM · 71
Per asset class Dic. 22 Nov. 22 6 mesi 1 anno Fondi azionari 42,65 43,56 43,81 47,06 Fondi obbligazionari 28,32 28,05 29,81 29,18 Fondi misti 12,39 12,37 11,95 10,87 Fondi mercato monetario 9,21 8,77 7,51 6,92 Fondi immobiliari 4,03 3,92 3,35 2,85 Materie prime 2,33 2,28 2,63 2,14 Investimenti alternativi 0,86 0,86 0,68 0,74 Altri fondi 0,21 0,20 0,26 0,24
Categoria fondi Massa amministrata Var. Sottoscrizione al Dic. 22 Nov. 22 netto dei riscatti Fondi azionari 565.070 594.839 -29.769 244,8 Fondi obbligazionari 375.267 382.985 -7.718 270,3 Fondi misti 164.173 168.878 -4.705 72 Fondi mercato monetario 121.990 119.715 2.275 4.488,8 Fondi immobiliari 53.376 53.537 -161 -0,3 Materie prime 30.916 31.066 -15 -307,3 Investimenti alternativi 11.456 11.709 -253 -176,8 Altri fondi 2.770 2.750 20 -122,8 Totale mercato 1.325.019 1.365.479 -40.460 4.468,7
1 mese 3 mesi 6 mesi 1 anno Monetari 4.488,8 15.630,7 22.103,6 20.062,2 Obbligazionari 270,3 -7.053,1 -10.302,9 -17.464,6 Azionari 244,8 -1.775,5 -7.998,0 -7.344,0 Misti 72,0 -761,3 -1.669,0 2.837,6 Immobiliari -0,3 -130,9 -128,7 140,7 Altro -122,8 -163,7 -265,9 -362,2 Alternativi -176,8 -492,5 -480,0 -784,6 Materie prime -307,3 -672,0 -1.555,2 -2.114,7
di Federico Introzzi
Osservatorio

Se la Cina riparte, allora

Crescita e valute degli Emergenti

Differenziale di crescita del Pil, e andamento cambio (Em / usd, 2008: 100)

Mickael Benhaim,

Investment Strategy & Solutions di Pictet Am. A lato, il differenziale di crescita del Pil degli Emergenti con gli Sviluppati, e andamento del tasso di cambio.

pari al 4% del Pil, ed è probabile che gran parte di questa spesa si indirizzerà verso altri Paesi emergenti, come Singapore, Thailandia e Cile.

L’improvvisa riapertura dell’economia cinese ha destato nuove incertezze tra gli investitori nel reddito fisso, già preoccupati per l’inflazione e i rialzi dei tassi di interesse. Questo allentamento inaspettatamente rapido delle restrizioni da Covid porterà a una crescita, particolarmente necessaria, dell’economia mondiale. E il suo impatto sull’inflazione sarà probabilmente contenuto. Al contempo, tale elemento dovrebbe creare un clima favorevole per i mercati del reddito fisso, in particolare per le obbligazioni degli Emergenti. Chi ne trae beneficio? Il ritorno della Cina sul palcoscenico dell’economa globale è un evento di grande importanza. La seconda economia al mondo è fondamentale per i suoi livelli di produzione, il consumo di beni, il settore dei servizi e le risorse naturali, nonché per la liquidità.

Pertanto, la ripresa del Paese avrà ricadute sul resto del mondo a livello di scambi commerciali, turismo e materie prime. Ed è significativo che a trarne il beneficio maggiore saranno le altre economie emergenti, più del mondo svi-

«L’analisi suggerisce che i risparmi in eccesso delle famiglie (reddito disponibile meno consumi) hanno raggiunto i 5mila miliardi di renminbi, più del doppio del 2014, nonché pari al 4% del Pil, ed è probabile che gran parte si indirizzerà verso altri Emergenti, come Singapore, Tailandia e Cile»

luppato. Prendendo in considerazione le importazioni, la domanda cinese di beni provenienti da oltreoceano è destinata a crescere, in quanto i consumatori stanno ricominciando a spendere dopo aver acquistato solo generi alimentari e altri beni di prima necessità per quasi tre anni.

La portata della domanda repressa è considerevole. L’analisi suggerisce che i risparmi in eccesso delle famiglie (reddito disponibile meno consumi) hanno raggiunto i 5.000 miliardi di renminbi, più del doppio rispetto al 2014, nonché

Una ripresa del turismo cinese fornirebbe un’ulteriore spinta all’economia del mondo emergente. La Thailandia, ad esempio, prevede 5 milioni di arrivi dalla Cina per quest’anno e una spesa dei consumatori in grado di toccare i massimi degli ultimi tre anni.

Gli esportatori di materie prime, soprattutto quelli dell’America Latina, dovrebbero beneficiare anche della maggiore domanda cinese di risorse naturali.

Il mondo in via di sviluppo godeva già di un premio di crescita superiore rispetto alle controparti sviluppate. La riapertura in Cina andrà semplicemente ad ampliare ulteriormente questo divario.

Tenendo in considerazione tutto ciò, si prevede una crescita delle economie emergenti di oltre il 4% per quest’anno, superiore, quindi, alle controparti dei Paesi sviluppati, in aumento dello 0,5%. Le stelle sono favorevoli alle obbligazioni dei mercati emergenti. Tutta questa serie di elementi dovrebbe tradursi in un guadagno per le valute dei mercati emergenti, che come mostrano i dati tendono ad apprezzarsi ogni volta che il divario di crescita tra Paesi in via di sviluppo ed economie avanzate si allarga.

Secondo alcune stime interne, le valute degli emergenti potrebbero apprezzarsi

72 · TM Marzo 2023
responsabile Fixed Income
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Nonostante le possibili conseguenze che la ripartenza della seconda economia mondiale potrebbe avere, a prevalere saranno i pro. A partire dall’obbligazionario emergente.
Fonte: Pictet Am Diff. var. Pil Em-Dm (y/y, pts %) Usd vs valute Em (dx) 70 100 130 160 190 220
osservatorio / obbligazionario

fino al 20% rispetto al dollaro americano. Ciò, a sua volta, fornirebbe una non trascurabile fonte di rendimento dal debito emergente in valuta locale. L’asset class era già conveniente rispetto ai suoi fondamentali. Molti mercati emergenti, soprattutto in Asia e America Latina, offrono già ora rendimenti reali sul proprio debito locale ben al di sopra della media quinquennale, nonché superiori a quelli degli Stati Uniti.

Guardando al futuro, si prevede che le obbligazioni sovrane e societarie dei mercati emergenti saranno tra le asset class del reddito fisso con la miglior performance dei prossimi cinque anni e ci si attende che il debito (sia in valuta locale che in dollari) renda almeno un 7% all’anno, al pari di un 5,2% per le obbligazioni societarie. Ricadute internazionali. La riapertura della Cina non è però priva di rischi. Alcuni investitori temono che la sua ripresa congiunturale possa mettere a dura prova le catene di approvvigionamento globali, già ampiamente stressate, portando a un rincaro delle materie prime e alimentando l’inflazione. Ciò costringerebbe quindi le Banche Centrali di tutto il mondo a inasprire ulteriormente la politica monetaria, con il rischio di un’impennata dei rendimenti obbligazionari dei mercati sviluppati, replicando quanto avvenuto nel 2022 in occasione dell’uscita dai lockdown delle economie statunitensi ed europee.

Uno scenario simile è certamente plausibile. In termini di domanda finale, la Cina ha già superato gli Stati Uniti come maggior consumatore di beni sia energetici che non. In effetti, i prezzi di materie prime come il minerale di ferro e il rame sono aumentati del 20-40% in tre mesi.

Tuttavia, è improbabile che una ripresa della domanda cinese cambierebbe in misura consistente le dinamiche dell’inflazione globale.

Innanzitutto, gran parte dell’economia mondiale si trova oggi in uno stato di fragilità. Molti Paesi avanzati sono pericolosamente vicini a una recessione.Inoltre, è sbagliato presumere che la riapertura della Cina avverrà in maniera simile a quella di Europa e Stati Uniti, quando, agli inizi del 2022, fu il loro turno di rimuovere le restrizioni dovute al Covid. In quell’occasione, l’inflazione salariale si affermò soprattutto a causa della situazione insolitamente tesa del mercato del lavoro.

Al momento della riapertura degli Stati Uniti, ad esempio, il rapporto tra posti

Il peso della ripartenza della Cina

Singapore Vietnam Tailandia Taiwan Malesia Cile Perù Giappone Indonesia Eurozona StatiUniti

di lavoro vacanti e disoccupati aveva raggiunto il livello record di 2 a 1. Quello che era iniziato come un rincaro del costo dei servizi si diffuse rapidamente a ogni aspetto dell’economia, innescando una spirale inflazionistica prezzi-salari. L’Europa, a sua volta, riscontrò problemi simili.

Il mercato del lavoro cinese, invece, non sembra trovarsi al momento in questa situazione, e anzi è ben lontano dall’essere sotto pressione: il rapporto tra opportunità di lavoro e disoccupati rimane stabile intorno a quota 1,5. Ciò suggerisce che è improbabile che le pressioni sui prezzi appartenenti al mercato cinese possano essere trasmesse al resto del mondo.

Tutto questo, a sua volta, significa che l’impatto della Cina sull’inflazione globale non è abbastanza forte per alimentare e giustificare il prosieguo della stretta monetaria attualmente in atto. Al contrario, le principali Banche Centrali arriveranno presto alla fine delle loro politiche di aumento dei tassi, a partire della Fed che interromperà i rialzi a quota 5%.

I mercati stanno già iniziando a scontare tagli dei tassi d’interesse statunitensi

L’impatto che la ripartenza cinese può avere sull’andamento delle economie dei Paesi vicini è dei più significativi, in termini di import ma anche di turismo (export). L’unico problema potrebbe essere la scarsità di manodopera, che la accomuna con la prima economia mondiale.

fino a 171 punti base nei prossimi tre anni: si tratterebbe del ciclo di allentamento più aggressivo mai visto. Per il momento, tuttavia, si è ancora in una fase di rialzo. Questo dovrebbe essere un sollievo per le obbligazioni dei mercati sviluppati. Non si prevedono vendite massicce (come quelle viste lo scorso anno) e i rendimenti dovrebbero oscillare entro fasce ristrette.

È probabile che l’apertura improvvisa della Cina provochi effetti anche rilevanti su tutta l’economia mondiale. Ma i vantaggi del ritorno cinese sul palcoscenico internazionale supereranno i rischi e stimoleranno le prospettive del debito emergente senza destabilizzare i mercati sviluppati del reddito fisso.

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0,5 1,0 1,5 2,0 2,5 0
Cina
Rapporto
Fonte: Pictet Am Rapporto
0 0,5 1,0 1,5 2,0 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023
Potenziale effetto sulla crescita del Pil (in %) di import e turismo negli Stati vicini Fonte: Pictet Am ■ Impatto di +10% di import cinese ■ Impatto del ritorno ai flussi turistici del 2019
e Stati Uniti
tra domanda e offerta di posti di lavoro
posti vacanti e disoccup. Usa Rapporto domanda e offerta di manodop. Cina

Promotori di sostenibilità

Sono molte le aziende che potrebbero cavalcare la voglia di un’economia meno climaticamente impattante. Le nuove tecnologie potrebbero infatti avere un ruolo decisivo.

Marco Cavadini, Equity Analist Wealth Management di Banca

Rothschild&Co. Sotto, nel corso dei prossimi anni il costo di produzione di idrogeno verde dovrebbe iniziare a scendere, e in fretta.

di tonnellate annue. La stessa Linde è riuscita a ridurre di circa 40 milioni di tonnellate le proprie emissioni di Co2. La diminuzione delle emissioni è destinata ad accelerare, perché l’azienda si è posta obiettivi precisi di ulteriore riduzione del proprio impatto ambientale entro il 2030.

Sebbene lo stesso produttore di gas non sia ancora climaticamente neutrale, il quadro cambia totalmente se si considera l’intera catena del valore. Linde è un esempio delle aziende attualmente annoverate tra gli agevolatori dei criteri Eeg, che svolgono un ruolo cruciale consentendo ad altre società, attive in settori diversi, di operare nel rispetto di questi criteri.

Chiunque voli sopra le fabbriche del produttore di gas Linde penserà che le loro ciminiere immettano quantità rilevanti di carbonio nocivo in atmosfera, ma questo è soltanto uno di molti aspetti.

Infatti, l’anno scorso grazie ai prodotti e alle tecnologie di Linde varie aziende hanno emesso oltre 88 milioni di tonnellate di Co2 in meno, ossia oltre il doppio della quantità di Co2 immessa nell’atmosfera in Svizzera, pari a circa 43 milioni

Gli agevolatori dei criteri Esg in Svizzera. Anche in Svizzera operano numerose di queste aziende, i cui prodotti innovativi contribuiscono a realizzare un’economia più sostenibile. Uno di questi è Geberit, leader di mercato in Europa nel campo degli articoli sanitari che riducono sensibilmente il consumo di acqua. I modelli mostrano che gli sciacquoni a doppio tasto di Geberit, installati dopo il 1998, rispetto ai dispositivi di scarico tradizionali risparmiano complessivamente ogni anno circa 3,35 miliardi di metri cubi d’acqua, pari a circa 1.350 piscine da 50 metri completamente riempite.

Un altro esempio è l’azienda di materiali da costruzione Sika, che potenzia l’efficienza energetica degli edifici ottimizzando i processi di costruzione con

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L’idrogeno verde in Europa Costi di produzione break-even per Mwh e per kg (in euro) dall’eolico offshore Fonte: Europe Rystad Energy ■ 2021 ■ 2030 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 Per megawattora Costi per Kg osservatorio / esg

La crescita del mercato dell’idrogeno verde non potrà tener dietro alla domanda di mercato, che va intensificandosi a ritmi sbalorditivi ormai da qualche anno, e che in prospettiva potrebbe sestuplicare in meno di mezzo secolo. A spingerla i settori più disparati, con un occhio al borsello, e uno ancora più attento al mercato, e alle richieste di maggior sostenibilità del pubblico.

additivi chimici. I turbocompressori prodotti da Accelleron, da poco quotata alla Borsa svizzera, aumentano le prestazioni dei motori riducendo allo stesso tempo i consumi di carburante nelle spedizioni marittime. Un altro agevolatore è Givaudan, con sede a Vernier nel cantone di Ginevra, leader mondiale della produzione di aromi e fragranze. Tra non molto tempo i suoi succedanei coltivati della carne contribuiranno a ridurre la quantità di metano nocivo per il clima emesso dalla zootecnia.

H2: si profila un mercato imponente. L’idrogeno ‘verde’ è una delle possibilità di ottenere approvvigionamenti energetici rispettosi del clima, che si aggiunge all’energia eolica e solare. La componente di queste fonti nel mix energetico complessivo è in notevole aumento da anni.

L’idrogeno può essere utilizzato in molti modi, dalla generazione di elettricità nelle pile a combustibile agli usi industriali, ad esempio nelle raffinerie di petrolio e nella produzione di fertilizzanti. In futuro si profilano nuovi e promettenti mercati nei settori dei trasporti e delle utenze domestiche.

Secondo gli esperti da oggi al 2050 la domanda di idrogeno salirà dagli odierni 50 milioni scarsi di tonnellate all’anno a una quantità variabile da 200 a 650 milioni. Si ipotizza che nel 2030 questo mercato varrà circa 90 miliardi di dollari, dunque in notevolissimo aumento rispetto a quello attuale, che sfiora i 3 miliardi. Verosimilmente più di tutti si avvantaggeranno di questa crescita i produttori di gas industriali e di infrastrutture dedicate, ossia i beneficiari di un settore a elevata intensità di capitale quale l’idrogeno. L’idrogeno ‘verde’ ha un futuro. Tra i fornitori interessanti per gli investitori, perché capaci di incrementare la redditività con l’idrogeno ‘verde’, figurano le aziende produttrici di gas industriali. Il

La domanda di idrogeno verde Stime di crescita della domanda globale per settore (2019-2070, in mln T)

«Secondo gli esperti da oggi al 2050 la domanda di idrogeno salirà dai 50 milioni scarsi di tonnellate all’anno a una quantità variabile da 200 a 650 milioni. Si ipotizza che nel 2030 questo mercato varrà circa 90 miliardi di dollari, dunque in forte aumento rispetto a quello attuale, che sfiora i 3 miliardi.

A beneficiarne i produttori di gas industriali e di infrastrutture dedicate»

settore oggi è dominato da un oligopolio di tre aziende: Air Products Chemicals (Usa), Air Liquide (Francia) e la tedesca-statunitense Linde.

Particolarmente notevole è il potenziale di crescita e di redditività di quest’ultima, notevole per il suo fortissimo posizionamento nella catena del valore dell’idrogeno, dalla produzione allo stoccaggio e

dalla distribuzione alla trasformazione e all’utilizzo. Linde possiede anche il knowhow tecnologico per realizzare l’ecosistema globale dell’idrogeno e dispone già di una capillare rete distributiva. La sostenibilità offre opportunità. Per realizzare gli obiettivi climatici globali si dovranno privilegiare gli interventi nei cinque settori in cui le emissioni sono più intense: la produzione di energia, l’industria, i trasporti, l’edilizia e l’agricoltura. Allo stesso tempo la politica e la società esigono dalle aziende comportamenti più sostenibili. La stretta fiscale sulla Co2 intende stimolare le aziende a operare privilegiando la sostenibilità e affrettando l’abbandono dei combustibili fossili.

Proprio in questo consiste il ruolo degli agevolatori dei criteri Esg, che seppure indirettamente contribuiscono in misura rilevante alla riduzione delle emissioni. I progressi della transizione energetica conferiscono a queste aziende la capacità di incrementare sia i multipli di valutazione che la crescita, ma per evitare possibili ‘passi falsi’ è indispensabile un’attenta analisi degli investimenti azionari.

Marzo 2023 TM · 75
Fonte: Iea ■ Raffinerie ■ Edilizia ■ Prod. ammoniaca ■ Industria ■ Potenza ■ Prod. carburanti sintetici ■ Transporti 0 100 200 300 400 500 600 2019 2030 2040 2050 2060 2070
Fonte: Iea 1 2 3 4 7 10 16 24 37 57 89 0 25 50 75 100 2020 2021 2022 2023e 2024e 2025e 2026e 2027e 2028e 2029e 2030e ■ Valore del mercato (mld)
La voglia di idrogeno verde Crescita stimata 2020-2030 delle
dimensioni del mercato (in mld usd)

Il riacquisto di azioni

La pratica dei buyback, tipica di Wall Street e trascurabile in Europa, dovrebbe proseguire nei prossimi anni, sostenendo il mercato. Ma quanto incide sulla performance degli indici?

Mario Montagnani, Senior Investment Strategist e membro del comitato d’investimento di Vontobel Asset Management. A lato, rispetto allo S&P 500 nel 2022 quali imprese hanno fatto la parte del leone nel riacquisto di azioni proprie?

Buy low - Sell high. È solitamente questa una delle prime raccomandazioni che riceve chi inizia a muovere i primi passi nel settore bancario. Anche se superficiale, questa strategia non è del tutto sbagliata per il risparmiatore che volesse cimentarsi in investimenti azionari. E a tanti anni di distanza, proprio in questi giorni si stanno proprio valutando strategie di Sell the rip and buy the dips, non distanti dal concetto di cui sopra. Anche andando un po’ più a fondo, ci si rende conto che i fattori trainanti nella generazione di performance assoluta nel segmento azionario sono fondamentalmente quattro. La crescita annuale degli utili, o benefici per azione (Eps, earnings per share); l’espansione dei multipli di valutazione; e la distribuzione di dividendi e il riacquisto di azioni proprie da parte delle società, anche chiamati buyback aziendali.

- La crescita degli utili è in funzione a fattori propri alla società e al mercato in cui opera. A livello societario si trova ad esempio nella qualità del modello di business, nell’esclusività del prodotto o

«I buyback possono essere visti come un forte segnale di fiducia da parte del management dell’azienda verso gli investitori. Tendono infatti a sottolineare che un titolo sia sottovalutato e che soprattutto l’azienda ha la forza finanziaria per riacquistare azioni»

servizio, nella posizione competitiva. A livello di mercato invece, in rapidità di crescita del segmento, barriere all’entrata, competitività, e molto altro.

- Più la crescita degli utili è alta, come è il caso di società con importanti quote di mercato in un segmento di nicchia a forte crescita, più i multipli di valutazione saranno elevati. Più una società è capace di sfruttare al meglio il proprio business model, generando più margini e crescita, più il multiplo di valutazione sarà importante. Questi multipli, a loro volta, sono influenzati dalle politiche monetarie

delle Banche Centrali. In parole povere, nel caso di tassi di riferimento al rialzo, il costo del capitale verrebbe penalizzato e a loro volta i flussi di cassa societari per ripagare un particolare investimento. In un modello di flussi di cassa scontati, questo processo penalizzerà maggiormente la valutazione di società con profilo ‘long duration’, ossia con la maggior parte del loro valore intrinseco societario posto nel lungo termine. Questo è stato il fenomeno osservato nel 2022, dove le valutazioni di mercato, o i multipli di valutazione, hanno subito una contrazione del 20-30% a seguito dell’inasprimento delle politiche monetarie. I segmenti più penalizzati sono stati quelli di crescita, tra cui il tecnologico e il BioTech, ad esempio, con profili ‘long duration’ per definizione;

- Società con forte prevedibilità nella generazione di flussi di cassa e con modelli di business maturi ma stabili, sono normalmente predisposte alla distribuzione di parte dei propri utili in dividendi;

- Infine, entrano in gioco i ‘buyback’ societari, che si riferiscono al processo con cui una società riacquista le proprie azioni sul mercato aperto. La distribuzione di eccedenze di liquidità, sotto forma di ‘buyback’, rappresenta l’ultimo tassello fondamentale che va a comporre le performance borsistiche.

Nonostante questa pratica sia solo agli albori in Europa, pensando a poco più di

76 · TM Marzo 2023
Gli
Totale buyback per settore (2022, in %) Fonte: Datastream, Vontobel ■ Finanza ■ Beni di consumo ■ It ■ Salute ■ Energia ■ Industriali ■ Materiali ■ Telecomm ■ Utility ■ Immobiliare ■ Beni durevoli 24 17 13 12 10 7 4 10
equilibri dello S&P 500
50 50
Fonte: Datastream, Vontobel ■ Top 20 aziende ■ Le
480 osservatorio / azionario
Gli equilibri dello S&P 500 Valore dei buyback (in % tot. 2022)
altre

In prospettiva pluridecennale la pratica dei buyback, specie in Nord America, sta iniziando a sfuggire di mano, con migliaia di miliardi di dollari puntualmente allocati dalle aziende più grandi. Non sarebbe forse più utile investire tali capitali altrimenti, in qualcos’altro?

100 miliardi di euro nel 2022 per l’indice Stoxx Europe 600, i buyback aziendali hanno un impatto significativo sulla performance complessiva degli indici borsistici. Questo soprattutto pensando a Wall Street, in particolare allo S&P 500, dove l’ammontare totale autorizzato per il 2022 rasenta gli 1,3 trilioni di dollari, ossia quasi il 4% della capitalizzazione borsistica totale. Le statistiche mostrano che i riacquisti di azioni proprie da parte delle società dello S&P 500 sono stati la principale fonte di domanda per il mercato azionario dal 2010 con circa 8 trilioni in riacquisti, con un aumento significativo dell’attività dopo il taglio delle imposte sulle società del 2017.

Cosa significa in termini di performance? Se si pensa a una performance cumulativa in termini assoluti e in dollari, da fine 2009 a fine 2021 del 320% circa per l’indice S&P 500, il contributo da buyback è stato dominante e prossimo al 40%. Il secondo fattore è rappresentato dalla crescita degli utili per azione con circa il 31%, il terzo dall’espansione dei multipli di valutazione con circa il 22% e infine dai dividendi per il restante 7%.

In termini di settori e guardando al 2022, quasi tre quarti della contribuzione totale nei buyback societari sono concentrati in sei settori, i finanziari, la tecnologia, i beni di consumo discrezionali, i finanziari, la salute e l’energia.

L’importanza dei buyback societari per i rendimenti totali del mercato azionario può essere compresa nei seguenti modi:

- Incremento degli utili per azione (Eps): Quando una società riacquista le proprie azioni, il numero di azioni in circolazione diminuisce, aumentando così l’utile per azione della società. Questo aumento porta meccanicamente a un aumento del prezzo delle azioni, che può contribuire a un rendimento positivo per il mercato azionario generale;

- Segnale di fiducia: I riacquisti possono essere visti come un segnale di fiducia da parte del management dell’azienda

La

foga del riacquisto

Buyback

in Europa e Stati Uniti (1994-2022, mld usd)

Ma chi se lo può permettere?

verso gli investitori. I buyback tendono a sottolineare che un titolo sia sottovalutato e che soprattutto l’azienda ha la forza finanziaria per riacquistare azioni. Questo può aumentare la fiducia degli investitori nella società e far salire il prezzo delle azioni, contribuendo a generare rendimenti positivi per l’intero mercato;

- Allocazione del capitale: I riacquisti d’azioni possono essere un modo efficiente per le aziende di allocare il capitale. Se una società ha liquidità in eccesso, può pagare un dividendo o riacquistare le proprie azioni. I riacquisti possono essere un modo più efficiente dal punto di vista fiscale per restituire il capitale agli azionisti rispetto ai dividendi e possono portare a un’allocazione più efficiente del capitale sul mercato;

- Impatto sugli indici: Quando una società riacquista le proprie azioni, il peso delle azioni della società negli indici di borsa diminuisce. Ciò può indurre l’indice a riequilibrarsi acquistando azioni di altre società, il che può far salire i prezzi delle azioni di tali società e contribuire a un rendimento positivo per il mercato;

- Impatto sulla performance totale:

come visto, la contribuzione dei buyback sulla performance cumulativa dell’indice borsistico americano di riferimento non è trascurabile. Questo tende a circoscrivere l’importanza delle altre componenti in termini di performance totale, come l’espansione dei multipli, la crescita degli utili per azione, o dei dividendi. Nel complesso, i buyback societari possono avere un impatto positivo sui rendimenti totali del mercato azionario, aumentando gli Eps, segnalando fiducia, allocando in modo efficiente il capitale e influenzando gli indici del mercato azionario e contribuendo sostanzialmente alla performance complessiva per l’investitore. Escludendo forti variazioni nella composizione settoriale del mercato americano e strutturale in termini di profittabilità di mercato, ci si dovrebbe aspettare un’erogazione costante di eccesso di liquidità sotto forma di buyback anche nei prossimi anni, ciò che dovrebbe contribuire positivamente alla performance. È importante sottolineare che l’impatto dei buyback sui rendimenti del mercato azionario può variare a seconda delle condizioni di mercato e

Marzo 2023 TM · 77
di altri fattori.
Buyback cumulati per azienda degli ultimi 20 anni (mld usd) Fonte: Datastream, Vontobel, S&P Global ■ Buyback cumulati 0 100 200 300 400 500 600 700 Apple Alphabet Meta Microsoft Exxon Mobil Procter & Gamble Lowe's Companies Marathon Petroleum Nvidia Chevron
Fonte: Vontobel ■ Stati Uniti ■ Europa 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014 2016 2018 2020 2022 1200 1000 800 400 200 50
autorizzati

Investire è anche arte

L’interesse degli investitori per il mercato delle opere d’arte sta aumentando, alla base del fenomeno la possibilità di utilizzare i capolavori quale collaterale di strumenti finanziari.

Sono sempre più numerosi i casi in cui l’arte viene utilizzata come strumento sottostante per la gestione patrimoniale, una prassi destinata a diventare sempre più importante e diffusa in futuro. Questo è particolarmente vero perché le nuove generazioni, con obiettivi di vita e di carriera diversi, pongono nuove sfide agli approcci tradizionali della gestione patrimoniale, con attività di pianificazione che abbracciano più generazioni. Una pratica nota come prestito d’arte consente ai collezionisti di ottenere liquidità su un’opera evitando al contempo la vendita diretta, i costi di transazione e l’impatto fiscale che comporterebbe.

L’arte è particolarmente interessante per gli investitori privati ed è diventata una classe d’investimento unica in grado di offrire nuove possibilità. Essendo un bene che ha mantenuto e probabilmente continuerà a mantenere il proprio valore, l’arte può essere considerata un investimento a lungo termine con rendimenti vantaggiosi e rischi gestibili.

Il ciclo del mercato dell’arte. Da un lato, il mercato internazionale dell’arte genera un fatturato annuo stabile di circa 60 miliardi di dollari. Nel 2022, le vendite del mercato globale dell’arte hanno continuato la loro ascesa, nonostante le molte difficoltà derivanti dalla pandemia, dalla crisi economica, dall’inflazione e da ultimo anche dalla guerra in Ucraina. D’altra parte, l’andamento dei prezzi del mercato rimane volatile come in molte altre classi di attività, rendendo la diversificazione del portafoglio un prerequisito importante per affrontare eventuali e possibili flessioni.

Sebbene anche il mondo dell’arte sia soggetto a cicli, negli ultimi anni i mercati

di nicchia di altissima qualità si sono dimostrati più resistenti e meno vulnerabili ai cicli. Ad esempio, la partnership strategica di Reyl con la società di consulenza artistica Link Management permette di anticipare le tendenze specifiche del mercato dell’arte.

L’attività di prestito d’arte. È sicuramente interessante, e per diversi motivi. In primo luogo, una piattaforma di cartolarizzazione di titoli garantiti da atti-

«L’arte è particolarmente interessante per gli investitori privati ed è diventata una classe d’investimento unica in grado di offrire nuove possibilità. Essendo un bene che ha mantenuto e probabilmente continuerà a mantenere il proprio valore, l’arte può essere considerata un investimento a lungo termine con rendimenti vantaggiosi e rischi gestibili»

vi offre agli investitori l’opportunità di investire in titoli garantiti direttamente da opere d’arte. Questi investimenti consentono il pagamento di cedole trimestrali o semestrali con un rendimento annuo interessante, di circa il 10%.

La cedola presenta un premio a causa della scarsa o inesistente liquidità offerta dagli investimenti alternativi. Ciò consente di offrire un prodotto diversificato a basso rischio al di fuori del mercato tradizionale. La piattaforma offre inoltre ai clienti l’opportunità di contrarre prestiti e di trarre maggior profitto dalla propria collezione d’arte.

Investimento od hobby? Ogni investitore di ogni generazione si approccia all’arte in modo diverso. Alcuni clienti considerano l’arte solo come una classe di attivi che offre diversificazione e bassa correlazione con altri investimenti.

Questi individui cercano di investire nel prestito d’arte per ottimizzare la diversificazione del loro portafoglio, assumendo un rischio minimo. In questi casi, il valore effettivo del prestito è estremamente modesto, con una stima prudente che lo colloca tra il 30 e il 50%.

Altri clienti hanno invece una vera passione per l’arte e cercano di investire in un prodotto per il quale nutrono un interesse genuino. Vedono il loro investimento come un lavoro d’amore. Importanza per la Gestione. Per quanto riguarda l’uso dell’arte come investimento, si è riscontrato un interesse per i prodotti a reddito fisso con opere d’arte quali attività sottostanti. Allo stesso tempo, il mercato dei prestiti garantiti dall’arte in Europa è ancora agli inizi.

Questo ha spinto Reyl a lanciare un’iniziativa di art lending in collaborazione con Link Management in Lussemburgo, una delle principali società di consulenza artistica in Europa.

Tale collaborazione permette infatti di anticipare le tendenze specifiche del mercato dell’arte. Tutte le operazioni, che hanno un valore di prestito aggregato minimo di 5 milioni di euro, sono state sottoscritte in eccesso e sono estremamente popolari, a dimostrazione della forte domanda di investimenti legati all’arte.

78 · TM Marzo 2023
Xavier Ledru, responsabile Corporate Finance, di Reyl Intesa Sanpaolo.
osservatorio / alternativi

Tranquilli, è temporanea

L’inflazione svizzera è aumentata più del previsto nel primo bimestre a causa dell’incremento dei prezzi di elettricità e alimentari, ma il Pmi mostra che l’economia rimane solida.

in Svizzera Andamento delle diverse componenti (var. % y/y)

imprese manifatturiere si è contratto al ritmo più rapido da metà 2020, quando la pandemia stava colpendo duramente l’economia mondiale.

Afebbraio l’inflazione svizzera è salita più del previsto al 3,3% su base annua, dal 2,8 di dicembre. Anche l’inflazione core è salita al 2,2 dal 2%, superando ancora una volta la fascia superiore dell’intervallo obiettivo della Bns (0-2%).

A livello aggregato, l’aumento è attribuibile ai prezzi amministrati, trainati dall’aumento del 25,5% dell’elettricità in vigore da gennaio. È inoltre probabile che parte degli aumenti nei prezzi dei servizi legati al turismo ed ai viaggi riflettano i maggiori costi per l’energia. Tuttavia, le tensioni sul mercato europeo dell’elettricità si sono attenuate e la recente tendenza rende improbabile un ulteriore aumento dei prezzi dell’elettricità in Svizzera.

I prezzi degli alimentari sono stati un altro fattore determinante. I prezzi dei generi alimentari importati dall’Europa sono aumentati a causa dei maggiori costi legati all’energia e ai fertilizzanti. Inoltre, sembra che anche i dettaglianti svizzeri abbiano già parzialmente trasferito l’aumento dell’elettricità sui prezzi.

Escludendo i prezzi di alimentari ed

energia, il tasso d’inflazione svizzero è salito al 2,1% annuo, il livello massimo dal 1995. Tuttavia, in assenza di nuovi shock, l’effetto base favorevole legato all’allentamento delle strozzature della catena di fornitura globale, la normalizzazione della domanda di servizi e la minore traslazione degli shock energetici passati porteranno l’inflazione sottostante verso il punto medio dell’intervallo obiettivo della Bns.

E l’economia svizzera? A giudicare dalle ultime indagini Pmi, rimane in buona forma, anche se sotto la superficie appare una divergenza tra il settore dei servizi e il manifatturiero. Il primo è sensibile soprattutto agli sviluppi della domanda interna, mentre il secondo risponde più alle oscillazioni del ciclo economico globale.

A gennaio e febbraio, l’indice di attività del settore dei servizi è rimbalzato a un livello medio di 60,1, ben al di sopra della soglia di 50 che divide l’espansione dalla contrazione. Al contrario, l’indice di produzione del settore manifatturiero è sceso in media a 49,2, indicando una contrazione per la prima volta dalla pandemia. Ancora peggio, il portafoglio ordini delle

Poiché i servizi rappresentano una quota maggiore dell’economia svizzera rispetto al manifatturiero, è probabile che nel complesso l’economia sia in crescita. Tuttavia, la storia recente mostra che le tendenze nel manifatturiero anticipano i servizi, evidenziando dei potenziali rischi negativi per l’economia svizzera nel 2023. Detto questo, quali sono le implicazioni per la prossima decisione di politica monetaria della Bns? L’inflazione nei primi mesi dell’anno è salita al di sopra della previsione condizionata della Bns di dicembre, che prevedeva una media del 3% a/a nel primo trimestre 2023. Un’inflazione così elevata richiede un aumento dei tassi di interesse per riportarla all’interno della fascia obiettivo. I mercati sembrano aspettarselo e anticipano che la Bns aumenterà i tassi dello 0,50% alle riunioni di marzo e giugno.

Tuttavia, dato che le pressioni inflazionistiche sottostanti si stanno allentando, nelle riunioni di politica monetaria successive a marzo la Bns potrebbe concludere che un adeguamento dei tassi di interesse più lento rispetto agli ultimi mesi potrebbe essere appropriato per limitare il rischio di attuare una politica troppo restrittiva. Un’ulteriore riduzione delle variazioni dei tassi allo standard dello 0,25% non sarebbe sorprendente e sarebbe un gradito segnale di normalizzazione.

Marzo 2023 TM · 79
Gianluigi Mandruzzato, Senior Economist di Efg Bank. A lato, l’andamento dell’inflazione in Svizzera.
L’inflazione
Fonte: Ust Headline Cpi Prezzi amministrati Alimentari -4,0 -2,0 0 2,0 4,0 6,0 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 -4,0 -2,0 0 2,0 4,0 6,0 osservatorio / macro

Vendere ora, il rally

Si allargano gli spread

Ampliamento record tra crescita dei costi e dei ricavi aziendali (S&P 500, in %)

Edoardo Barbieri, Cio di Colombo

Wealth. A lato, si sta assistendo al più ampio divario, tra la crescita del Cogs e dei ricavi, senza recessione.

tassi di interesse, è probabile che l’azionario stia overprezzando le recenti news positive sull’inflazione e sia in uno stato compiacente dei rischi attuali. Indubbiamente una situazione molto rischiosa.

1975197719791981

Sorprende e non poco il comportamento dei mercati. Dai minimi del 13 ottobre 2022, lo SP500 è rimbalzato del 20%, l’Eurostoxx50 più del 30 mentre l’Hang Seng Tech è esploso segnando una performance superiore al 60. I tassi a lungo sono scesi sia in America che in Europa basti pensare che il rendimento nominale del decennale americano è calato dal 4,73% al 3,7 attuale, toccando anche minimi del 3,31. Al pari di quello reale, che è calato dall’1,82% all’1,4 attuale con minimi a circa l’1,10. Quali sono state le cause di questo rally?

Brevemente: picco dell’inflazione, dei tassi d’interesse e del dollaro, “dovishness” delle Banche Centrali, migliori dati macro in Europa, prezzi del gas in discesa e soprattutto la riapertura della Cina. Tuttavia non si creda al proseguimento di queste dinamiche, è probabile che il mercato subirà presto forti ribassi.

Preoccupa la recessione degli utili aziendali che arriverà a breve e comporterà contrazione dei margini, leva operativa negativa e warning sui profitti aziendali. Il consensus sugli utili americani per il

2023 pari a 228 dollari per azione è troppo elevato: Morgan Stanley vede uno scenario base a 195, e uno scenario negativo a 180, dunque circa un -15/20%. In aggiunta le valutazioni americane sono care, lo S&P500 tratta a 18 volte gli utili contro un livello teorico implicito nei tassi reali pari a 14. L’azionario non sta prezzando una recessione in quanto molti segmenti del mercato sono tornati alle valutazioni e ai livelli dell’anno passato, come se la guerra, la crisi energetica e la stretta monetaria non fossero mai successe. Senza considerare l’inflazione che, anche se in discesa, rimane molto forte, specie nei servizi, con molte possibili conseguenze.

Proprio di recente il tasso terminale della Fed per il 2023 è riaumentato dal 4,8 al 5,2%. Anche a livello tecnico il sentiment e il posizionamento degli attori istituzionali fanno pensare che una correzione potrebbe essere imminente.

Quindi, con un mercato che tratta ai livelli della scorsa estate e a multipli sopra la media storica, considerando anche la debole pubblicazione degli utili aziendali dell’ultimo trimestre e il recente rialzo dei

I mercati hanno interpretato le ultime mosse della Fed in un’ottica espansiva, senza considerare gli utili aziendali in diminuzione e i forti dati del lavoro. Il rapporto rischio/rendimento dell’azionario è decisamente tendente al ribasso, con un potenziale upside limitato dato dalle valutazioni elevate e i molti rischi latenti.

La naturale conclusione è ridurre il rischio sul comparto azionario, utilizzando il corrente rally per ridurre il beta del portafoglio in quanto il Q1 rischia di essere il picco di quest’anno. A tal proposito avrebbe dunque senso una struttura put spread su SP500, long 100 (at the money), short 90 (10% out of the money) a scadenza giugno che costa circa il 2,9%. Tradotto in numeri per coprire il 20% di un portafoglio bilanciato, ovvero il 50% della quota azionaria, si spenderebbe circa lo 0,6% di performance per essere coperti da un 10% di downside dell’indice.

Qualora non si voglia spendere in protezioni, l’azionario americano è troppo caro sono dunque da preferirsi Europa, Regno Unito, Giappone e Cina dove le valutazioni sono decisamente inferiori. Il 2023 sarà l’anno del carry e quindi piuttosto che investire in Equity, meglio le obbligazioni soprattutto High grade, duration e governativi, Investment Grade e High Yield sia in Europa che in America.

80 · TM Marzo 2023
La fase che si è appena chiusa rappresenta probabilmente il picco dei mercati di quest’anno. Guardando ai prossimi mesi, infatti, le prospettive non sembrano essere delle migliori.
Fonte: Bloomberg Margine netto 1981 1991 2001 2009 2021 2 4 6 8 10 12 -20 -10 0% 10 20 30 Vendite Cogs osservatorio / strategie

Imprevedibile inflazione

potrebbe avere sulle diverse asset class, e dunque come può essere contrastato a livello di portafoglio? Semplice, ma non troppo.

Il rischio-inflazione

Impatto per singola asset class per periodo

Il rischio-inflazione è tornato a determinare le performance dei portafogli: con tale termine si intende non tanto il fatto che l’inflazione è più alta, quanto la difficoltà di prevederla, che segue di solito le fasi in cui essa sfugge di mano. Poiché ciò non accadeva da tempo, vale la pena di rinfrescare la memoria sul legame che, secondo i precedenti storici, sussiste fra le principali asset class e l’inflazione. Semplicemente per la maggior disponibilità di dati è utile guardare al mercato americano.

I bond ordinari sono il più classico bene nominale, ossia prevedono dei cash-flow di valore fisso. Pertanto, è intuitivo come siano gli investimenti più esposti al rischio-inflazione: tale esposizione è direttamente proporzionale alla loro duration. Per mitigare questo rischio si può far ricorso ad uno o più dei seguenti strumenti:

- bond di breve termine, che esibiscono una bassa sensitività sia al tasso risk-free che allo spread di credito;

- bond a tasso variabile, che pagano uno spread di credito superiore, ma che possono esibire un’alta sensitività a tale spread,

pur non essendo esposti al tasso risk-free

- bond inflation-linked che hanno il vantaggio di garantire yield reale dal momento dell’acquisto alla scadenza, ma che fino a quest’ultima sono esposti al tasso di interesse reale (motivo per cui in Europa nel 2022 hanno perso il 9%, seppur rispetto al -16% dei bond ordinari).

Analizzando poi la sensitività delle altre asset class ai principali fattori di rischio attuali, ecco alcune evidenze:

- rappresentando quote di imprese, le azioni hanno un carattere di beni reali; ciò fa sì che – se il sistema economico cresce in termini reali - il loro valore cresce oltre il tasso di inflazione. Questa relazione è però di lungo termine: durante la crisi inflazionistica degli anni Settanta ci sono voluti 15 anni per constatarla. Se l’analisi viene ristretta a periodi di 6-12 mesi, le azioni dipendono largamente dall’andamento delle aspettative economiche. Tenendo presente quest’ultima relazione, il legame col tasso di inflazione non è statisticamente significativo: ciò spiega perché nel 2022 le azioni abbiano perso il 18%;

- l’oro esibisce una dipendenza primaria

dall’andamento dei tassi reali e una secondaria da quello dell’inflazione: entrambe sono statisticamente significative già su periodi semestrali. Il legame con l’inflazione è più chiaro per l’oro che per le azioni perché per il primo è molto minore l’influenza delle aspettative economiche. Questo ruolo dell’oro è però rilevante solo in regimi di alta inflazione (come il 1972-1987); in periodi di inflazione ordinaria domina l’effetto dei tassi reali (che furono mediamente 5 volte più alti fra 1987 e 2005 rispetto al periodo successivo);

- gli immobili esibiscono una dipendenza primaria dalle aspettative economiche e una secondaria dall’inflazione: entrambe sono statisticamente significative su base semestrale. L’apprezzamento degli immobili è stato più elevato dell’inflazione in entrambi i periodi per cui l’indice

Case-Shiller era disponibile. Anche fra ottobre 2021 e ottobre 2022 il valore reale dell’indice è salito dell’1%: ha subito meno delle azioni l’influsso negativo delle aspettative economiche, reagendo maggiormente verso la rivalutazione.

Tutto ciò suggerisce che l’inserimento di beni reali al fine di ridurre l’esposizione di un portafoglio al rischio-inflazione deve accompagnarsi a una attenta diversificazione dei due rischi a cui questi beni sono esposti: i tassi reali e l’andamento delle aspettative economiche. Inoltre, è sconsigliabile puntare solo sulle azioni a questo fine, poiché la loro reattività all’inflazione è ritardata nel tempo.

Marzo 2023 TM · 81
Nicola Carcano, Executive Director di Phosphor Am, e docente di Prodotti strutturati presso l’Usi di Lugano. A lato, la reazione delle diverse asset class a un ambiente inflativo.
Il ritorno del rischio-inflazione quali implicazioni
Periodo Indice deI prezzi Usa Indice S&P500 Oro in USD Indice Case Shiller 1947-1959 1.20% 6.08% Cambio fisso N.D. 1959-1972 1.36% 2.84% Cambio fisso N.D. 1972-1987 3.43% 3.76% 10.13% N.D. 1987-2005 1.52% 4.64% 0.33% 2.69% 2005-2022 1.05% 4.68% 5.14% 1.55% Fonte: Phosphor Am osservatorio / strategie

Soluzioni climatiche

Disinvestire dalle energie fossili, senza trovare soluzioni alternative, non riduce le emissioni in atmosfera, e spinge i prezzi dell’energia. È davvero questa la soluzione?

La guerra tra Russia e Ucraina e la recente contrazione delle forniture energetiche hanno messo a fuoco gli investimenti nelle società di combustibili fossili. Mentre per alcuni i disinvestimenti indiscriminati dalle fossili potrebbero sembrare la via più semplice per raggiungere gli obiettivi di carbonizzazione, i timori di tagli di energia elettrica in tutta Europa e di chiusure di industrie, a causa di forti aumenti dei costi energetici, hanno indotto alcuni a riconsiderare la questione.

Ad esempio in Olanda, Title Transfer Facility (Ttf), il principale parametro di riferimento per il gas in Europa, ha raggiunto la cifra record di 346 euro/MWh in agosto, con un aumento di oltre il 1200% in quindici mesi, a causa della corsa a riempire la capacità di stoccaggio in vista dell’inverno. Nel frattempo, la produzione di energia elettrica a carbone è tornata in auge in tutta l’Unione Europea, secondo i dati di S&P Global. La necessità di metriche lungimiranti. Un’attenzione troppo rigida alle metriche statiche dell’impronta di carbonio può mettere in difficoltà un asset manager in altri modi, ad esempio nelle Utility.

Le utility hanno un’intensità di carbonio straordinariamente elevata, definita come l’incidenza delle emissioni sulle entrate. Se si possiede un’azienda di servizi pubblici, in particolare se si è sovrappesati in questo settore, il portafoglio avrà automaticamente un’elevata intensità di carbonio. Tuttavia, allo stesso tempo, le società di servizi di pubblica utilità sono un importante motore della soluzione al cambiamento climatico.

Quando si ha un obiettivo specifico di riduzione delle emissioni di anidride carbonica, forse è meglio abbinare le me-

triche dell’impronta di carbonio ad altre metriche più orientate al futuro.

Anche il modo in cui vengono misurate le traiettorie di decarbonizzazione gioca un ruolo importante nel raggiungimento del giusto risultato. È importante combinare gli obiettivi di disinvestimento con obiettivi lungimiranti.

Se si pensa agli obiettivi di riduzione delle emissioni di carbonio in un periodo pluriennale, si può essere in grado di raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni senza escludere l’opportunità e il rendimento finanziario.

Anche una politica di puro disinvesti-

«Una politica di puro e duro disinvestimento dal fossile potrebbe avere un impatto pratico molto limitato: l’esclusione dei grandi produttori di gas serra dai portafogli di investimento non avrebbe alcun effetto sulle emissioni di carbonio nel mondo reale»

mento potrebbe avere un impatto pratico limitato: l’esclusione dei grandi produttori di gas serra dai portafogli di investimento non avrebbe alcun effetto sulle emissioni di carbonio nel mondo reale. Obiettivi di coinvolgimento. Se una rigida focalizzazione sul disinvestimento non è adatta e l’eliminazione di determinate società non dovrebbe essere utilizzata come strumento principale per decarbonizzare i portafogli, quale approccio dovrebbero adottare i gestori?

È l’impegno con le società in portafo-

glio che può svolgere un ruolo sempre più vitale nel raggiungimento degli obiettivi di cambiamento climatico. Ovviamente l’impegno delle società deve concentrarsi sulla decarbonizzazione, quando i rischi fisici e di transizione associati ai cambiamenti climatici sono elevati. È dunque molto probabile che vi sarà un forte allineamento tra le aziende leader nella decarbonizzazione e i risultati finanziari.

Se un’azienda con un’esposizione minima al carbone termico decide di sbarazzarsene perché i gestori patrimoniali non investirebbero altrimenti nelle azioni della società, è questa l’opzione giusta? Quando si scorpora l’esposizione al carbone o la si dismette, si crea un nuovo flusso di capitale che entra in quel particolare asset. Ad esempio la società mineraria Bhp, che alla fine ha deciso di non dismettere le proprie attività di carbone termico in Australia.

Oppure la Shell, che dagli anni Sessanta possiede un’attività nel Delta nigeriano, dove gli abitanti del luogo attingono agli oleodotti per estrarre il petrolio. Questo ha causato un inquinamento su scala significativa. Probabilmente la Shell potrebbe vendere l’asset. Ma sarebbe la cosa davvero giusta da fare, oltre che risolutiva? Lo scenario migliore sarebbe invece che questi oleodotti venissero sottoposti a una manutenzione e a una supervisione adeguate, e continuative nel tempo per evitare tali ingenti perdite.

Data la complessità di queste decisioni, è importante monitorare e seguire gli impegni in modo continuo ed attivo.

82 · TM Marzo 2023
Maria Elena Drew, responsabile della Ricerca in Investimenti Responsabili, di T. Rowe Price.
osservatorio / sostenibilità

Il futuro è intelligente

La cavalcata dell’Intelligenza Artificiale è destinata solo ad acquisire ulteriore vigore, ma come affrontarla non è evidente. Puntare su quali settori, e come, è la vera questione.

Non c’è dubbio che sia iniziata l’età dell’oro dell’intelligenza artificiale, con i nuovi chatbot animati dall’Ia che dominano i titoli dei giornali, i sistemi di elaborazione del linguaggio come Dall-E che creano immagini uniche sulla base di comandi testuali e le grandi aziende tecnologiche che si impegnano finanziariamente in modo considerevole per elaborare enormi volumi di dati. Microsoft, ad esempio, ha investito 10 miliardi di dollari in OpenAi, che possiede Dall-E e il cui chatbot ChatGpt ha rapidamente accumulato milioni di utenti conversando in modo convincente e simile a quello umano. Se da un lato si tratta di sviluppi entusiasmanti dal punto di vista tecnologico, dall’altro contribuiscono a creare un’argomentazione economica più ampia e convincente per gli investitori più attenti che stanno valutando la possibilità di integrare l’Ia nei loro portafogli.

Per contestualizzare questa età dell’oro, occorre innanzitutto comprendere i principali progressi dell’hardware che la stanno alimentando. Le capacità hardware so-

no migliorate rapidamente, e si prevede che i prossimi lanci di Gpu spingeranno le prestazioni e che gli acceleratori Ia diventeranno ancora più veloci.

Nvidia, ad esempio, ha riscontrato un miglioramento delle prestazioni teoriche del computer a un tasso di circa il 50% per ogni nuova generazione. Anche il mercato dei chipset per l’Ia è in piena espansione: secondo le stime di Global X, crescerà di dieci volte tra il 2020 e il 2028, raggiungendo i 248 miliardi di dollari. Sebbene la crescita dell’Ia si concentri attualmente sui chatbot, si sta delineando un’ampia gamma di altri casi d’uso. In futuro, tutto, dai veicoli autonomi alla gestione della catena di fornitura, fino ai progressi dell’informatica quantistica, dipenderà dalla crescita e dalla scalabilità dell’Ia.

Per quanto riguarda gli investimenti che sembrano destinati a trarne i maggiori vantaggi, i titoli delle big tech sembrano particolarmente ben posizionati. Le grandi aziende tecnologiche dispongono di notevoli capacità di elaborazione, patrimonio di dati e distribuzione per addestrare, testare e migliorare i modelli di Ia

su scala, avvicinandoli alle applicazioni in cui potrebbero essere utili. Inoltre, i colossi servono un’ampia gamma di clienti, dalla Pa alla sanità, ai servizi finanziari e alla logistica, che potrebbero tutti beneficiare di notevoli aumenti di produttività.

In secondo luogo, grandi vincitori potrebbero essere i produttori di hardware del comparto. Aziende come Nvidia, Amd e Qualcomm, che forniscono acceleratori, processori e componenti per i moderni data center iperscalabili, dovrebbero godere di un’ondata di domanda grazie a un’innovazione in rapida crescita. Di fatto, questo si sta già traducendo in dollari di investimento reali. Il totale degli investimenti nell’Ia è salito a oltre 176 miliardi di dollari nel 2021, più che triplicando i valori dell’ultimo biennio.

Data l’ampia gamma di potenziali beneficiari, la diversificazione è particolarmente importante per gli investitori. Invece di puntare su singoli produttori di chip o su grandi società tecnologiche, è bene prediligere un approccio tematico basato su Etf mentre l’Ia è ancora agli inizi. L’investimento tematico, che cerca di capitalizzare i cambiamenti dirompenti in atto tra i vari settori e le varie aree geografiche, può essere un approccio estremamente potente con le tecnologie che offrono tali opportunità. Indipendentemente dal modo in cui scelgono di entrare, gli investitori dovrebbero guardare oltre i giornali e considerare la pletora di modi a lungo termine in cui l’Ia potrebbe rivoluzionare i settori chiave negli anni a venire.

Marzo 2023 TM · 83
Laura Simeonova, Senior Research Analyst di Global X. A lato, lo sviluppo degli investimenti delle imprese in Ia, negli ultimi anni.
Investimenti annuali globali delle aziende in Ia per tipologia (mld usd) Fonte: Global X 0 40 80 120 160 200 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 ■ Investimenti ■ M&A ■ Ipo ■ Partecipazioni di minoranza osservatorio / investimenti tematici
Il fascino dell’Intelligenza Artificiale

Suonala ancora, Sam

La narrativa degli ultimi anni è sempre stata segnata da eccessi anacronistici, ma allineati al consensus di mercato. Cosa potrebbe però succedere più realisticamente, ora?

La tentazione degli strategisti di nascondersi nel consensus è un atteggiamento umano legato alla tranquillità di sentirsi nella propria ‘comfort zone’. In periodi incerti meglio non farsi sentire troppo fuori dal coro. Ciò spiega la solfa degli ultimi anni: dapprima un’inflazione solo transitoria e tassi bassi per sempre, poi una spirale inflativa senza controllo e tassi alti per sempre, una recessione inevitabile e una correzione di almeno il 40% paragonabile ad altre fasi storiche, infine la Cina che non era più investibile. Analisi fuori tempo.

Gli investitori hanno sempre sofferto di due sindromi della finanza comportamentale: l’availability bias e l’anchoring bias

Il primo causa eccessiva influenza dalle notizie a senso unico capaci solo di amplificare il presente, il secondo porta invece a estrapolare il passato per prevedere il futuro. Così si spiega il panico dell’estate scorsa riguardo all’inflazione tra razionamenti, crisi energetiche e ricette per cuocere la pasta a freddo. E poiché una curva dei tassi invertita ha sempre causato una recessione, come non darla per certa

e pronosticare correzioni a doppia cifra?

Una recessione arriverà, come regolarmente successo negli ultimi duemila anni, il problema è prevedere quando. Resta la convinzione che il picco dell’inflazione sia ormai alle spalle e che il 2023 sarà un anno di disinflazione, pur con un livello medio più alto rispetto al passato. Il mercato del lavoro e l’economia, tuttavia, si stanno dimostrando ben più resilienti di quanto molti si aspettassero. Se c’era il dubbio tra atterraggio duro o morbido, oggi la scelta sembra piuttosto essere quella tra atterraggio morbido o nessun atterraggio.

In uno scenario deflazionista gli ultimi dati pubblicati rilanciano infatti lo scenario di Goldilocks tanto di moda fino al 2021 ma ora divenuto tabù. Non ha sorpreso quindi il forte rimbalzo dei mercati dai minimi di settembre. Tale quadro positivo presenta tuttavia effetti collaterali: un’economia più solida potrebbe causare un’inflazione più resistente e volatile del previsto. Di conseguenza l’attesa pausa dell’azione delle Banche Centrali potrebbe essere rimandata e il conseguente ulteriore aumento dei tassi pesare negati-

vamente sulle classi di investimento.

Guardando un po’ oltre, cercando di essere un passo avanti, resta però il totale anacronismo di un target di inflazione al 2% in un mondo di guerre, sanzioni e guerre commerciali e sugli effetti ritardati del velocissimo aumento dei tassi che, insieme alla diatriba sull’innalzamento del tetto del debito americano (tagli alla spesa pubblica?), causeranno inevitabilmente (2024?) un marcato rallentamento economico e di conseguenza il pivot delle Banche Centrali (anno elettorale americano).

Nel breve un consolidamento delle azioni è possibile, positivamente correlato ai tassi, anche se a livelli lontani dai minimi 2022, salvo gravi escalation geopolitiche. L’atteggiamento di ‘sell on rallies’ si è difatti tramutato in uno di ‘buy on dips’. In un quadro di economia più forte e inflazione più resistente sono da preferire i settori e le geografie più cicliche/value rispetto a quelle growth/difensive.

La riapertura cinese rappresenta l’evento macroeconomico più significativo ed è lungi dall’essere già stato scontato: a beneficarne la Cina stessa, le materie prime, alcuni Paesi asiatici, il Latam, gli esportatori europei, il Giappone e lo Yen. Il meglio della forza del dollaro potrebbe essere alle spalle senza dover per forza prevedere un 1,20 sull’euro/dollaro.

Dopo la correzione meglio valute e bond emergenti così come l’oro che tornerà a splendere quando la musica della disinflazione e del pivot della Fed tornerà a farsi sentire. Suonala ancora, Sam…

84 · TM Marzo 2023
Il polso dell’economia
Andamento dell’indice Pmi e dell’inflazione (var. %, dati
-20 -10 0 10 20 30 40 50 60 70 80 2020 2021 2022 2023 Fonte: Bloomberg Vend. retail var. m/m (var. %) Pmi Composite Usa Cpi Us Urban consum. y/y (var.%)
americana
al 31-I-2023)
osservatorio / macro
Mario Cribari, responsabile ricerca di BlueStar Investment Managers. A lato, andamento dell’inflazione negli Stati Uniti, e dell’indice Pmi.

Emergenti in valuta locale

Si prospetta un anno positivo per l’obbligazionario emergente, dopo aver già dato prova negli ultimi 12 mesi di ottime capacità di resistere a un contesto mondiale molto difficile.

Nel 2022 le obbligazioni emergenti hanno dimostrato di essere resilienti, soprattutto se denominate in valuta locale. Hanno ottenuto buoni risultati in un contesto difficile. Il merito è di due fattori: il primo, la credibilità delle Banche Centrali degli Emergenti non è mai stata così alta; il secondo, l’esperienza maturata dai gestori li ha spinti a concentrarsi sulle obbligazioni in valuta locale.

Per quanto riguarda l’inflazione, i polcymakers degli Emergenti hanno adottato misure di contrasto in modo più rapido e duraturo di altri. A sua volta, la crescente attenzione verso i borrowers locali ha ridotto la vulnerabilità ai deflussi spontanei di capitale, che in passato sono stati spesso destabilizzanti. I mercati emergenti sono diventati un’asset class affidabile e stabile, pronta a generare rendimenti solidi.

La domanda è tuttavia come si svilupperanno quest’anno. La parola chiave è crescita. Per quanto riguarda l’andamento dell’economia globale, le aspettative divergono in modo significativo, dalle più pessimistiche ad altre più costruttive.

Guardando a quest’ultime sebbene alcune aree economiche si stiano effettivamente dirigendo verso una recessione morbida e poco profonda, si tratta di un andamento voluto dalle politiche restrittive per frenare la domanda. Tuttavia, è improbabile si assista a una recessione più profonda.

Si prevede un’espansione economica pluriennale trainata dalla tecnologia e dalla rivalità sinoamericana; e le economie emergenti sono in una posizione privilegiata per beneficiare degli effetti di queste dinamiche. Questa view è condivisa dall’Fmi, che ha recentemente aumentato il growth premium per gli Emergenti rispetto agli Sviluppati L’Fmi prevede che il growth premium degli Emergenti rimanga intorno al +2,5% nel prossimo lustro.

Allo stesso tempo, ci si aspetta che l’asset class trovi sostegno nella correzione dell’inflazione che ha ormai raggiunto il suo picco, nei mercati emergenti e sviluppati. Entrambi hanno attribuito la spinta inflazionistica a uno shock una tantum dell’offerta aggregata, che si sta già indebolendo. Inoltre, è probabile che fattori deflazionistici come la demografia e la

tecnologia, in atto da decenni, tornino presto ad alimentare le pressioni sui prezzi. Di conseguenza, i policymaker, specie emergenti, stanno terminando i cicli di inasprimento monetario, e le curve dei rendimenti reali si sono già adeguate.

Il rendimento reale a 10 anni, calcolato sulla base dell’inflazione di lungo periodo, è estremamente elevato nella maggior parte dei mercati emergenti, in particolare nei Paesi Cee e Latam. Pertanto, gli elevati tassi reali relativi, le valute sottovalutate, le Banche Centrali attive e le condizioni finanziarie più favorevoli dovrebbero attirare nuovamente i capitali globali verso le obbligazioni emergenti in valuta locale.

In Cina è l’anno del coniglio, e la grande riapertura è cominciata. Quasi subito dopo il 20esimo Congresso del Partito, è stata impostata la rotta per la politica zero-Covid e per la regolamentazione dell’immobiliare. Alla luce del rallentamento globale è necessario stimolare la domanda interna, un elemento positivo che controbilancia il rallentamento occidentale. Allo stesso tempo, la Cina continuerà a esportare deflazione/disinflazione e contribuirà a frenare l’inflazione dei prezzi dei beni in Stati Uniti ed Europa.

Guardando all’anno in corso, l’universo emergente sarà ricco di opportunità. Sebbene vi siano rischi di coda, in particolare geopolitici, è probabile si sia entrati in una nuova era per questa asset class. Il debito in valuta locale dovrebbe fare da apripista, sostenuto da solide prospettive valutarie.

Marzo 2023 TM · 85
Obbligazionario nei Paesi in via di sviluppo Rendimento reale del decennale per Paese (in %) Fonte: Bloomberg Latam Media Emerg. Asia Cee Cina 0,00 1,00 2,00 3,00 4,00 5,00 6,00 7,00 Q22014 Q22015 Q22016 Q22017 Q22018 Q22019 Q22020 Q22021 Q22022 Q22023
osservatorio / emergenti / obbligazionario
Alan Wilson, membro del team Obbligazionari Emerging Market di Eurizon Slj Capital. A lato, il rendimento reale dei titoli emergenti stacca nettamente altri segmenti.

Un anno, ma di troppo

Il conflitto in Europa orientale ha portato a un cambio di paradigma nelle logiche politiche ed economiche del Vecchio Continente, e in tempi stupefacenti. Un anno è già passato.

a spegnere l’impennata dei prezzi attraverso misure restrittive volte a frenare la spirale prezzi-salari.

Questo conflitto sta anche portando l’Europa a intraprendere una transizione energetica a un ritmo forzato: la diversificazione degli approvvigionamenti si coniuga con un’accelerazione degli investimenti nell’energia prodotta localmente, cioè nelle rinnovabili e nel nucleare. E per la prima volta, nel 2022, l’energia solare ed eolica ha superato il gas nella generazione elettrica in Europa. Emblematico! La transizione energetica deve accelerare ulteriormente per ragioni sia ambientali che strategiche.

Sarebbe stato superlativo non dover spegnere questa candelina! È già trascorso un anno da quando l’esercito russo ha varcato il confine occidentale con l’Ucraina nella speranza di espandere il suo territorio e di rovesciare il Governo di Kiev. Sono bastati pochi giorni perché svanisse la prospettiva di un conflitto lampo. A livello militare, economico o geopolitico, questa guerra di lungo periodo avrà delle conseguenze pesanti.

Sul piano militare, innanzitutto. L’esercito ucraino è riuscito molto brillantemente a sventare le previsioni di una disfatta annunciata. Con l’aiuto dei mezzi e dell’intelligence degli Stati Uniti e dei Paesi europei, l’Ucraina è stata in grado di contrastare i piani di Mosca e di portare a termine alcune controffensive vittoriose in autunno. Questa guerra di movimento si è trasformata in un conflitto più statico, in una guerra di posizione supportata

dall’artiglieria pesante.

Sul piano militare-industriale, per gli stati che sostengono l’Ucraina questo conflitto ad alta intensità implica una revisione completa del loro modello economico. I Paesi occidentali, che avevano un esercito di pace, si devono ora dotare di un esercito di guerra di fronte alla minaccia che questo conflitto rappresenta per l’Europa. La logica dei flussi deve lasciare il posto a una logica delle scorte e questo in una situazione di emergenza. Ma come in ogni crisi, le fondamenta dell’Unione Europea si rafforzano, questa volta sul piano militare ed energetico.

A livello economico l’aggressione militare della Russia ha provocato una risposta sotto forma di sanzioni severe ma non oltranziste poiché per l’economia europea, ad Est soprattutto, la dipendenza dal gas russo rimane significativa. Lo shock registrato dai prezzi dell’energia ha messo a dura prova i banchieri centrali, costretti

Infine, sotto il profilo geopolitico, questo conflitto sarà un acceleratore di tendenze. Se ne possono elencare alcune. La deglobalizzazione, innanzitutto. Dopo la crisi innescata dal Covid che ha evidenziato la fragilità e la frammentazione delle catene logistiche, questo conflitto accresce il desiderio di sovranità e di indipendenza in alcuni settori strategici.

In secondo luogo, la polarizzazione del mondo sta incalzando: in Occidente si rafforzano le relazioni transatlantiche mentre la Cina, in Oriente, consolida ulteriormente la sua posizione di seconda potenza mondiale, sia come forza di attrazione economica che come modello politico e diplomatico.

Le crisi accelerano il cambiamento, costringendo tutte le parti interessateStato, aziende, consumatori, investitori - ad adattarsi. Come in tutte le crisi, se i rischi sono numerosi, le opportunità lo sono inevitabilmente altrettanto.

86 · TM Marzo 2023
osservatorio / commento
Olivier de Berranger, Cio di La Financière de l’Echiquier.

26 marzo — 25 giugno

2023

Ma – Ve

10.00 – 12.00 / 14.00 – 17.00

Sa – Do / Festivi

10.00 – 18.00

www.mendrisio.ch/museo

Alla scoperta del tempo eccelso

Dopo la riuscita edizione del 2022, che aveva visto una quarantina di Maison presentare le proprie novità a 22mila visitatori in presenza, con una portata digitale di oltre trecento milioni di persone, l’edizione di quest’anno di Watches&Wonders, l’evento-faro del settore a livello mondiale, promette bene, anzi benissimo. Ad anticiparla, uno scenario incoraggiante, con i recenti dati dell’export dell’orologiero svizzero che, a gennaio, hanno registrato un aumento dell’8,6%, stabilendosi a 1,9 miliardi di franchi. Le strategie della neocostituita Fondazione.

Crescita solida, livelli record e prospettive favorevoli. L’industria orologiera svizzera ha vissuto un 2022 eccellente, con esportazioni pari a 24,8 miliardi di franchi. Un risultato degno di particolare nota, che ha superato dell’11,4% le cifre dell’anno precedente.

Gli orologi hanno beneficiato in ge-

nerale della forte domanda di prodotti di lusso e dell’aumento della ricchezza globale. Due condizioni di favore che hanno contribuito a contrastare il calo significativo che il settore ha registrato in due dei suoi tre mercati principali. La congiuntura economica sfavorevole ha avuto infatti un impatto limitato sugli affari; anche la situazione geopolitica

La prossima edizione della fiera di alta orologeria Watches and Wonders si terrà dal 27 marzo al 2 aprile 2023 nei padiglioni del Palexpo di Ginevra. La fiera, che ospiterà una cinquantina di marchi, tradizionalmente destinata agli addetti ai lavori, quest’anno sarà aperta al pubblico nei giorni 1 e 2 aprile.

88 · TM Marzo 2023
speciale /Haute Horlogerie

in Russia ha avuto un impatto limitato, dell’ordine dell’1% sul risultato annuale. Diversamente, invece, la situazione sanitaria, che ha avuto ripercussioni più dirette, in particolare in Cina.

Sul fronte della produzione, le aziende orologiere hanno dovuto fare i conti con la carenza di materie prime, con l’au -

mento dei costi e con l’allungamento dei tempi di consegna. Anche la mancanza di manodopera è stata talvolta un freno. Ciononostante, l’industria ha continuato a investire, innovare e creare diversi posti di lavoro. I marchi hanno costantemente cercato di soddisfare una clientela ormai distribuita su cinque generazioni con

Sopra, la sede ginevrina della Watches and Wonders Geneva Foundation, creata nell’autunno del 2022 da Patek Philippe, Rolex e Richemont. Sotto, uno scorcio del Palexpo di Ginevra dove si svolge Watches and Wonders, la più importante fiera di settore al mondo.

Marzo 2023 TM · 89

Esportazioni orologiere a gennaio 2023

Principali mercati

Per il Calatrava 5326G, Patek Philippe abbina per la prima volta il Calendario Annuale brevettato e il sistema di visualizzazione di un secondo fuso orario Travel Time. L’originalità tecnica di questo Calendario Annuale consiste nell’indicare sempre la data esatta per l’ora locale. Per creare questa funzionalità inedita, gli ingegneri hanno progettato un nuovo movimento a carica automatica in cui il meccanismo Travel Time comanda il Calendario Annuale consentendo una correzione della data in avanti e indietro.

Il calibro 31-260 PS QA LU FUS 24H (foto in basso), è oggetto di otto domande di brevetto che vertono sul miglioramento di precisione, efficienza, affidabilità e praticità di utilizzo.

diversi modelli di consumo. In quest’ottica, sono proseguiti i progetti legati alla digitalizzazione, con tante incursioni in particolare nel mondo del Web3. Fondamentali solidi e una domanda sempre forte dovrebbero essere sinonimo di crescita nel 2023. L’elevata base di confronto e il livello di rischio implicheranno un tasso di crescita probabilmente inferiore a quello del 2022, ma comunque significativo.

Rappresentando oltre il 95% del valore esportato, gli orologi da polso hanno ottenuto nel 2022 un risultato di 23,7 miliardi di franchi, ovvero l’11,6% in più rispetto all’anno precedente, con un aumento del numero di pezzi di 50mila unità, per un totale di 15,8 milioni di pezzi.

A trainare sono stati gli orologi al quarzo (grazie a un aumento di 385mila unità corrispondente ad un +4,1% rispetto al 2021): quelli al quarzo sono estremamente precisi grazie all’elevata frequenza di vibrazione, pari a 32 kHz; la loro variazione (anticipo o ritardo) non supera un secondo al giorno.

In confronto, le frequenze di oscillazione più comuni per gli orologi meccanici sono di 3 e 4 Hz, il che consente una variazione giornaliera inferiore a 10 secondi. I segnatempo meccanici nel 2022 sono diminuiti di 335mila pezzi (-5,3%),

90 · TM Marzo 2023
Prodotti Pezzi in milioni Variazione Milioni in CHF Variazione Orologi da polso 1,1 +3,1% 1’770,1 +8,7% Altri prodotti 85,8 +7,2% Orologeria Totale 1’855,8 +8,6% Fonte: Federazione dell’industria orologiera svizzera
Mercati Milioni in CHF Variazione % Stati uniti 318,8 +26,3% 17,2% Cina 185,2 -17,3% 10,0% Hong Kong 167,6 +10,3% 9,0% GIappone 115,2 -0,8% 6,2% Singapore 111,5 +19,7% 6,0% Regno Unito 106,1 +5,2% 5,7% Totale 6 mercati 1’004,4 +7,0% 54,1% Fonte: Federazione dell’industria orologiera svizzera

pur aumentando in valore dell’11,5%.

I principali segmenti di prezzo hanno tutti registrato un aumento, ad eccezione della fascia 200-500 franchi (prezzi all’esportazione), che è diminuito del 24%, incidendo per un solo punto percentuale sulla crescita del risultato complessivo.

I segnatempo che costano più di 3mila franchi hanno registrato un’impennata del 15,6%.

Quanto ai mercati, il continente americano ha registrato la crescita più forte (+23,9%) e ha assorbito il 19% delle

Oyster Perpetual Day Date 40 di Rolex. Lanciato nel 1956, il Day-Date rappresentò allora un’importante innovazione: era il primo orologio da polso con calendario a indicare, oltre alla data, il giorno della settimana per esteso in una finestrella sul quadrante - un’impresa tecnica per l’epoca. È conosciuto come ‘l’orologio dei presidenti’, non solo per l’emblematico bracciale President, ma anche per la lunga lista di personaggi eminenti che lo hanno indossato.

esportazioni di orologi svizzeri nel 2022. L’Asia (+4,4%) è stata frenata dal declino dei suoi due mercati principali. Dopo cinque anni al di sopra del 50%, rappresenta meno della metà (49%) del livello mondiale. L’Europa (+15,8%) ha registrato un aumento più vicino alla media e ha aumentato la sua quota al 30%.

Marzo 2023 TM · 91
+12.2% -8.3% -10.2% +5.1% +3.1% +27.6% -14.2% -4.7% +12 6 % +8.7% -20% -10% 0% +10% +20% +30% < CHF 200 CHF 200-500 CHF 500-3'000 > CHF 3'000 Total +12.6% Orologi
di
da polso per gamma
prezzo
Fonte: Federazione dell’industria orologiera svizzera ■ Prezzi ■ Valore © Rolex/JVA Studios

Ma chi compra gli orologi svizzeri? Ci sono otto miliardi di persone nel mondo e circa otto milioni in Svizzera. Quanti di loro sono clienti dell’industria orologiera svizzera? Uno studio recentemente pubblicato dalla società di consulenza svizzera LuxConsult rivela i numeri.

Secondo lo studio, in tutto il mondo ci sono solo 3,9 milioni di clienti per orologi con un prezzo al dettaglio di duemila franchi o più. Più alto è il prezzo, più basso è naturalmente il numero di clienti. Nel segmento superiore, quello degli orologi a partire da 100mila franchi, Luxeconsult stima che ci siano 24mila clienti.

A sinistra, il Portugieser Automatic 40 di Iwc Schaffhausen nella nuova versione color salmone (Ref. IW358313), cassa in acciaio e cinturino in pelle nera di alligatore. Sopra e in basso, due diversi momenti dell’edizione 2022 di Watches&Wonders.

92 · TM Marzo 2023

Rolex è leader indiscusso del mercato, Cartier occupa il secondo posto.

Gli orologi dei grandi marchi hanno un prezzo di partenza di cinquemila franchi. Delle cinquanta maggiori marche di orologi svizzeri, il prezzo medio in negozio è inferiore a duemila franchi solo per tredici di esse. I tre maggiori marchi di orologi svizzeri - Rolex, Cartier e Omega - vendono i loro orologi a prezzi medi di 11.500 franchi nel caso di Rolex, 4.850 franchi per Cartier e 5.500 franchi per Omega.

Rolex è un marchio a sé stante. Oggi ha un fatturato superiore a quello dei quattro concorrenti diretti messi insieme.

La fortezza Rolex è dunque inespugnabile? A breve termine sì, a lungo termine no. Quando Rolex fu fondata nel 1905, Omega era il grande produttore di orologi svizzero. Già dal 1889 produceva oltre 100mila orologi all’anno. Una quantità che Rolex ha raggiunto solo all’inizio degli anni Sessanta del secolo scorso (e

Il nuovo Reverso Tribute Duoface Calendar apporta con discrezione un tocco di moderna eleganza alla reinterpretazione di due iconiche complicazioni Jaeger-LeCoultre: l’orologio con calendario triplo e il Duoface. Quest’ultimo mostra due fusi orari su volti diversi del Reverso attraverso un calibro rettangolare a movimento unico, introdotto nel 1994. Il Reverso Tribute Duoface Calendar conserva lo spirito del modello originale del 1931, ma incorpora i codici estetici dell’orologeria del XXI secolo. Una maggiore attenzione ai dettagli, una lavorazione raffinata e texture delicate definiscono questa ultima uscita, composta da un modello in acciaio inossidabile e uno in una calda tonalità di oro rosa.

oggi la produzione è arrivata a circa un milione di pezzi). Attualmente si discute di come la start up di intelligenza artificiale chiamata Chat Gpt possa diventare pericolosa per il gigante Google. Non è la prima volta che un gigante viene messo in pericolo da qualcuno decisamente meno solido. Anche gli operatori saldamente affermati o addirittura dominanti possono finire molto rapidamente ai margini del mercato; i casi Xerox, Kodak o Nokia parlano da soli.

Marzo 2023 TM · 93

Nuove dimensioni e nuovi colori, per il Defy Skyline di Zenith, in una versione da 36 mm, che mantiene la forma angolare dell’originale, introducendo al contempo proporzioni unisex ridotte, perfette per chi preferisce una misura più piccola. Realizzato con cassa ottagonale in acciaio, lunetta sfaccettata e primissimo quadrante nero effetto ‘Soleil’, con movimento di manifattura automatico Elite 670 e facile intercambiabilità del bracciale in acciaio con un cinturino in caucciù.

Ad ogni modo, tra marchi storici ed altri più recenti, e a prescindere dai numeri più o meno straordinari della singola Maison, la tradizione dell’orologeria svizzera è nel suo insieme pregevole, tanto da essere stata inserita dall’Unesco nel patrimonio culturale immateriale dell’umanità.

In particolare per le competenze della meccanica degli orologi e le competenze artistiche che si sono sviluppate nell’Arco giurassiano franco-svizzero - a nord del Lago Lemano fino a Sciaffusa e a Besançon (Francia) - così come la fabbricazione di carillon nella regione vodese di

Saint-Croix. Tradizione vivente emblematica dell’Arco giurassiano franco-svizzero, queste competenze combinano il sapere teorico e pratico di singoli individui e della collettività nel campo della meccanica e della micromeccanica, in un ambito in cui vengono esaltate simultane amente scienza, arte e tecnologia.

In questo territorio franco-svizzero una grande varietà di artigiani, aziende, scuole, musei e associazioni valorizzano e diffondono tecniche manuali che asso ciano la tradizione all’innovazione.

E pur avendo una funzione pret tamente economica, le com

Niente meglio del Monte Bianco, dove tutto è iniziato. A Simon Messner, sulle orme del padre Reinhold Messner, il compito di testare il Montblanc 1858 Geosphere 0 Oxygen LE1786 e la sua costruzione a zero ossigeno per tutta la durata della sua scalata, raggiungendo la vetta di 4.810 metri. È solo il secondo modello mai realizzato ad essere privo di ossigeno.

petenze nella meccanica degli orologi e d’arte hanno influenzato anche la realtà sociale quotidiana delle regioni interessate, oltre alla loro architettura e al paesaggio urbano.

Non a caso proprio il paesaggio urbano dell’industria orologiera di La Chaux-de-Fonds e Le Locle è stato a sua volta iscritto, già nel 2009, nel Patrimonio mondiale dell’Unesco. Attualmente la Svizzera conta tre grandi gruppi orologieri: Swatch Group, Richemont e Lvmh. Nel Paese ci sono sei scuole e oltre 500 aziende orologiere.

La tradizione dell’Haute Horlogerie svizzera, oltre l’appeal del singolo marchio, è un dato di fatto.

Un’eccellenza che la neonata Watches and Wonders Geneva Foundation (Wwgf) intende promuovere.

La fondazione senza scopo di lucro, con sede a Ginevra, è nata dalla volontà condivisa di Rolex, Richemont e Patek Philippe, una volontà che si era profilata già la scorsa primavera, all’indomani

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dell’edizione 2022 di Watches and Wonders. L’obiettivo della Fondazione, creata lo scorso settembre, è quello di promuovere l’eccellenza orologiera in tutto il mondo, organizzando fiere di orologeria e gioielleria, in presenza o digitali, a Ginevra e oltre i confini svizzeri. L’entità è guidata da un Consiglio di Fondazione,

con Jean-Frédéric Dufour, nel ruolo di presidente, ed Emmanuel Perrin di vicepresidente della Wwgf. Insieme ai membri fondatori, ai due dirigenti è affidato il compito di definire le principali linee strategiche del progetto. Il Comitato degli Espositori, composto dai rappresentanti delle società espositrici, continua

L’orologeria ‘batte cassa’

Lanciata il 29 settembre 2022, dalla Zecca federale Swissmint, ‘Timemachine’ (in foto) è la moneta speciale dedicata all’industria orologiera svizzera. Si tratta del primo esemplare di moneta d’oro coniata da Swissmint con un valore nominale di 25 franchi ad entrare in circolazione. Un’edizione limitata, acquistabile anche online al costo di 419 franchi. Gli ingranaggi dell’orologio e il globo terrestre raffigurati sulla moneta rappresentano simbolicamente l’importanza dell’orologeria svizzera e la diffusione globale dei suoi prodotti. La moneta è opera dell’artista biennese Remo Lienhard, che vi si firma con pseudonimo ‘WES 21’. Sul dritto della moneta in corrispondenza delle ore 11 si legge la scritta ‘Swissmade’, mentre il rovescio, proseguendo la narrazione, reca sul bordo la scritta ‘Confoederatio Helvetica’, l’anno di conio ‘2022’, il segno di zecca ‘B’ e il valore della moneta ‘25 FR’. Al centro è riprodotta la ruota dentata di un orologio con una rosa dei venti nel mezzo.

Nell’arco di un decennio, l’Octo (2012) e poi l’Octo Finissimo (2014) di Bvlgari hanno rivoluzionato il concetto di orologio ultrasottile, stabilendo un record dopo l’altro.

La saga si è completata con l’Octo Finissimo Ultra, l’apice dell’estrema sottigliezza. Ai proprietari è offerta una nuova esperienza di regolazione e di carica dell’orologio, due operazioni antiche che sono rimaste immutate ma che Bvlgari ha completamente reinventato.

da parte sua a decidere in merito a tutti gli aspetti relativi al buon funzionamento della fiera. Matthieu Humair, Ceo della Fondation de la Haute Horlogerie (Fhh), ricopre lo stesso ruolo nella Watches and Wonders Geneva Foundation.

La prossima edizione di Watches and

Questa primavera, i cinturini dell’Apple Watch Hermès Serie 8 evocano la vibrante energia delle corse dei cavalli.

Nata nel 2015, la partnership Apple-Hermès è l’incontro di due culture accomunate dalla ricerca dell’eccellenza e dell’autenticità. Risponde così al desiderio di donne e uomini legati alla bellezza del design, alla tecnologia d’avanguardia, alla qualità dei materiali e a quella del know-how.

Wonders Geneva si terrà dal 27 marzo al 2 aprile nei padiglioni del Palexpo di Ginevra. La fiera ospiterà quarantotto marchi. I primi cinque giorni saranno riservati alla stampa, ai retailer e agli ospiti delle case di segnatempo espositrici. Mentre durante il week end del 1 e 2 aprile Watches&Won-

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ders aprirà le porte al grande pubblico di appassionati del settore. Nell’area Lab, incentrata sulle innovazioni tecnologiche, sanno presentati 15 progetti innovativi sul futuro dell’orologeria. La mostra What time is it? di Karine Bauzin, fotografa della stampa svizzera, indaga il rapporto con il tempo e la sua percezione.

L’Auditorium del Palexpo ospiterà una serie di conferenze su diversi temi dell’orologeria e sulle principali tendenze in termini di design, materiali, complicazioni, colori... Un focus verrà riservato

Sopra, Alpine Eagle 33, il segnatempo sporty-chic emblematico di Chopard, qui rivisitato in una nuova dimensione di cassa di 33 mm di diametro, in oro etico rosa 18 carati e diamanti.

A destra, una prima mondiale: l’Excalibur Blacklight Monobalancier di Roger Dubuis è il primo segnatempo con gemme sintetiche curve e luminescenti Spinstone TM sulla lunetta e sul rehaut, che mostrano un arcobaleno dal rosso al blu. I microfasci di luce nera diventano tridimensionali per adattarsi all’iconica forma a stella del Brand e sono arricchiti da Sln colorati per brillare di notte e sotto la luce Uv.

al caso specifico della percezione e del valore effettivo di un orologio di lusso: entrambi negli ultimi anni si sono enormemente evoluti. Un altro focus verrà invece dedicato al potere della collaborazione: come i marchi di orologi di lusso hanno imparato a prosperare in un mercato guidato dall’hype. Tutte le forme di collaborazione (partnership, ambasciatori, associazioni), hanno un valore aggiunto sia per i marchi che per i

loro clienti. Apparentemente in contrasto con la tradizione antica dell’orologeria, Web3, Blockchain e Metaverse giocano invece un ruolo interessante. Connettere un’industria tradizionalmente e intrinsecamente non connessa è una delle sfide di nuove tecnologie e il Web3. Anche l’aspetto della circolarità sarà esplorato: la circolarità sembra essere infatti una delle soluzioni per una migliore sostenibilità dell’industria orologiera. Cosa significa

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per i marchi e i clienti? Collegate in parte al tema della sostenibilità e della circolarità, le collezioni vintage negli ultimi anni hanno guadagnato terreno. L’edizione 2022 di Watches & Wonders si era conclusa superando ogni aspettativa, rivelandosi il più grande summit di orologeria mai tenutosi a Ginevra, letteralmente un “salone delle meraviglie”. L’edizione di quest’anno, che sta per svelare alla platea internazionale tutte le sorprendenti novità orologiere di molti dei più importanti

Sotto, di Vacheron Constantin, Égérie

Creative Edition. La nuova referenza della collezione Égérie, ispirata alla delicatezza del merletto di Burano, riunisce quattro métier d’art tramandati e perpetuati all’interno della Maison da 267 anni: tapisserie, incisione, smaltatura e incastonatura. Su un quadrante smaltato nero risplendono oltre 4 carati di diamanti. I cinturini sono intercambiabili con la semplice pressione di un pulsante.

Sopra, realizzato in serie limitata, l’orologio Clash [Un]limited di Cartier mostra la sua silhouette profilata in oro giallo, oro rosa e oro bianco con pavé di diamanti. È inoltre protagonista di creazioni d’eccezione le cui pietre esaltano il design in bianco e nero con onice, spinelli neri, ossidiana e diamanti o a colori, con corallo, spinelli neri, crisoprasio, tsavoriti e diamanti. Ideato dagli atelier di orologeria Cartier, Clash [Un] limited si inserisce nel repertorio delle collezioni creative di orologi gioiello della Maison.

marchi del settore oggi esistenti, lascia già intravedere, nei modelli che le Maison propongono in anteprima, lo spirito di creatività e di innovazione che caratterizza il settore.

Con linguaggi creativi che si esprimono attraverso registri molto diversi, si spazia dalla più classica tradizione ai prodotti realizzati con high tech e nuove tecnologie, in una carrellata che affianca oltre quattro secoli di savoir faire e costante ricerca.

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Simona Manzione

L’archeologia del futuro

Per avviare la partnership con Hublot, l’artista contemporaneo Daniel Arsham ha creato un’installazione ispirata al Marchio orologiero: una meridiana alta venti metri immersa nel paesaggio innevato di Zermatt, a 2583 metri di altezza.

Con un evento tenutosi a Zermatt, il 6 marzo scorso, l’artista newyorkese Daniel Arsham è stato presentato ufficialmente quale Ambasciatore di Hublot.

Daniel Arsham spazia tra arte, architettura, performance e cinema. Le sue opere iconiche fondono passato, presente e futuro, mostrando la malleabilità e il potere della nostalgia, spesso attraverso

riferimenti a momenti della fine del XX secolo. Calchi erosi di artefatti moderni e figure umane contemporanee, le sue opere sono realizzate con materiali geologici come sabbia, selenite e cenere vulcanica. Questi materiali conferiscono l’aspetto e l’estetica dell’erosione o delle ‘reliquie archeologiche del futuro’, come le ha definite l’artista. Inaugurando la nuova collaborazione con il marchio oro-

logiero Hublot, e celebrando gli eterni legami tra orologeria, arte e artigianato, Daniel Arsham ha svelato una meridiana temporanea di venti metri nella cornice della storica località turistica elvetica, all’ombra del Cervino.

L’installazione effimera, intitolata Light & Time, utilizza elementi naturali per fondere in una forma di land art le radici della misurazione del tempo con la ma-

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arte /maison orologiere/eventi

estria dell’artigianato. L’opera realizzata all’aperto con una funzione cronometrica si basa sulle ombre proiettate dall’obelisco a forma di cristallo di quarzo: man mano che il sole si sposta nel corso della giornata, l’ombra proiettata dalla lancetta centrale indica l’ora nella neve.

Arsham ha unito forma e funzione, creando la meridiana dagli elementi naturali delle Alpi svizzere. Neve e luce si combinano per collegare l’universo cristallizzato dell’artista con il retaggio e la storia dell’artigianato orologiero svizzero di Hublot. La meridiana riecheggia i codici del design di Hublot, integrando elementi ricorrenti come le iconiche viti che fissano la lunetta del Big Bang.

«Molti dei miei lavori sono incentrati su una sorta di indagine sul tempo, sulla percezione che ne abbiamo, la nostra

comprensione, non in termini di giorno o di minuto, ma più in termini di tempo geologico, di migliaia di anni. Le opere che ho realizzato prendono oggetti contemporanei e li proiettano nel futuro come fossero reperti archeologici di un museo», spiega Arsham, «ciò accade attraverso una trasformazione materiale. È un progetto di archeologia fittizia, basata su oggetti attuali, come un computer, un

telefono o una palla da basket, proiettati in un potenziale domani in cui sono un oggetto archeologico. La ricerca sui materiali fatta da Hublot, in particolare il vetro zaffiro, materiale che viene usato in diversi dei loro dispositivi di misurazione del tempo, si ricollega fortemente alla materialità del mio lavoro. Si trattava di trovare il modo di combinare insieme queste due attività», afferma l’artista, che

aggiunge: «Il vetro zaffiro viene sviluppato in una macchina super-riscaldata, e quando ne viene fuori ha l’aspetto di un ‘blob’ amorfo. Così si passa da una forma molto organica e insolita a un universo ultrapreciso. Questa sorta di alchimia, l’idea di una trasformazione materiale è qualcosa che faccio anche nel mio lavoro. Penso che nella nostra vita quotidiana, il modo in cui interpretiamo il tempo e il posto che occupiamo in esso, abbia un grande effetto sul modo in cui interpretiamo la cultura e fondamentalmente sul modo in cui viviamo», conclude l’artista.

«Daniel Arsham è uno dei più esaltanti talenti creativi che operano oggi nel campo dell’arte contemporanea e siamo entusiasti di accoglierlo nella famiglia Hublot e di nominarlo nostro Ambasciatore. Il suo portfolio di opere audaci e rivoluzionarie è in perfetta sintonia con Hublot e con il nostro approccio nel creare orologi: first, unique, different», ha affermato Ricardo Guadalupe, Ceo di Hublot.

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Simona Manzione Sopra, a sinistra Daniel Arsham, l’artista contemporaneo appena divenuto Ambasciatore del marchio Hublot e, a destra, Ricardo Guadalupe, Ceo della Maison orologiera svizzera; alle spalle, la sede, a Nyon. A sinistra, l’artista in visita alla Manifattura Hublot.
«Il
progetto di archeologia fittizia re-immagina oggetti del nostro presente come se li stessimo guardando da un’epoca futura» Daniel Arsham, artista

E poi dunque inventò e fece

Non è un segreto che il mondo dell’orologeria di lusso si muova lentamente. I big del settore sono nomi alla ribalta da secoli e i loro segnatempo richiedono anni di progettazione e produzioni complesse. Si distinguono tuttavia, in questo panorama, orologiai e marchi indipendenti che raggiungono i più alti livelli, in tempi relativamente brevi. Questa è la storia di F.P.Journe.

Attirare l’attenzione di collezionisti e appassionati non è semplice. Mantenerne vivo l’interesse, una vera e propria sfida. L’orologiaio François-Paul Journe, trasformandosi in un marchio globale, ha cristallizzato codici stilistici e tecnici fortemente identitari. Affascinanti.

Dove tutto nasce

Il legame di François-Paul Journe con l’orologeria è una storia di famiglia. Affiancando uno zio che gestiva a Marsiglia un’attività di restauro di antiquariato, sul finire degli anni Settanta Journe iniziò uno stage nel suo laboratorio, sperimentando e familiarizzando con ogni sorta

di orologi, ultra-complicati, da tasca, tourbillon, complicazioni e finiture di tutte le varietà. Un’esperienza che lo condusse alla creazione di orologi unici,

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arte / maison orologiere
Sopra, showroom della Manifattura F.P.Journe a Ginevra.

accanto alla realizzazione di lavori che gli venivano commissionati. La svolta, nel 1999, arrivò con la creazione da parte di François-Paul Journe del marchio indipendente a cui attribuì il nome. Siglate con “Invenit et Fecit” (inventò e fece), le creazioni di Journe sottolineano fin dagli inizi l’importanza di proporre un calibro di produzione propria, interamente concepito, costruito e assemblato nei laboratori della Manifattura ginevrina.

L’iscrizione latina è quella stessa che fu rinvenuta, nel XVIII secolo, sugli orologi realizzati dai grandi maestri orologiai francesi dopo essere stati accettati dalla Académie Royale des Sciences.

Visione creativa. Estetica classica Il primo pezzo di alta orologeria realizzato con il marchio J.P.Journe fu il Tourbillon Souverain: un orologio da polso dotato di tourbillon e di remontoir d’égalité. Nel decennio successivo, tra il 2000 e il 2010, il fervore creativo di Journe si è espresso in creazioni che spaziavano dall’emblematico Chronomètre à Resonance (2000) - il primo e unico orologio al mondo che utilizza il fenomeno della risonanza fisica senza alcun meccanismo di trasmissione - alla Sonnerie Souvraine (2006), un modello che ha richiesto una lavorazione di

sei anni, la registrazione di dieci brevetti e tre mesi di assemblaggio. Ancora oggi è una visione intransigente dell’orologeria quella da cui nascono nuovi meccanismi, in particolare la Répétition Souveraine ultrapiatta, lo stupefacente calibro automatico Octa con riserva di carica di 160 ore, o l’Astronomic Souveraine, un orologio ultra-complicato con 18 funzioni e indicazioni.

L’ingegnosità delle creazioni dell’orologiaio va incontro alle aspettative di un certo novero di collezionisti; i ‘puristi’ ne

A sinistra, Chronometre à Resonance, Calibro 1520, il primo e unico orologio al mondo che utilizza il fenomeno della risonanza fisica senza alcun meccanismo di trasmissione. Sotto, la sede ginevrina della Maison.

riconoscono l’eccellenza e l’unicità. Tra gli orologiai e i marchi indipendenti della generazione di François-Paul Journe, c’è una tendenza generale a pro-

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Sopra, François-Paul Journe.

pendere per design più all’avanguardia. Diversi nomi molto affermati, dalle collezioni facilmente riconoscibili, realizzano segnatempo così avanguardisti da approssimarsi più ai robot che ai segnatempo.

L’ispirazione, per molti altri tra cui Journe, invece continua a ricollegarsi agli orologi classici; la sua estetica distintiva è più vicina alla tradizione storica dell’orologeria, con una definizione di contenuti che non fa della stravaganza il suo registro.

Il riconoscimento internazionale

Le sue creazioni orologiere sono valse a F.P.Journe l’attribuzione dei più importanti premi internazionali, tra cui sette riconoscimenti al Grand Prix de l’Haute Horlogerie di Ginevra, tre dei quali sono stati l’‘Aguille d’Or’, vale a dire la massima attestazione che un orologio possa vedersi attribuire. I suoi segnatempo sono stati più volte nominati ‘orologio dell’anno’ non solo in Svizzera, ma anche in Giappone, Cina e Stati Uniti. F.P.Journe ha anche ricevuto l’onorificenza di ‘Chevalier des Arts et des Lettres’ dal Ministro della Cultura francese.

Le aste come cartina di tornasole

Estetica classica e riconoscimento internazionale hanno giocato un ruolo propulsivo nell’ascesa di F.P.Journe, mentre i recenti risultati d’asta ne hanno consolidato la posizione. Nel mondo dell’orologeria, le aste sono l’indicatore ultimo del valore di un marchio. Tradizionalmente,

A sinistra, all’esterno Tourbillon Souverain, con cassa in platino e quadrante formato dai ponti del movimento in oro rosa 18 carati con guilloché ‘Clou de Paris’, iscrizioni incise e dipinte a mano, quadrante delle ore in smalto Grand Feu a ore 3 su oro bianco; lancette acciaio azzurrato.

Qui accanto, Automatique, Classique Collection: cassa in platino, quadrante oro bianco e argento guilloché sbiancato e lancette acciaio azzurrato.

In basso, Resonance Souveraine.

i marchi indipendenti non hanno mai ottenuto risultati d’asta particolarmente importanti: nell’arco di un decennio, si sono registrate diverse vendite di orologi realizzati da marchi indipendenti a prezzi ragionevoli. Lo scenario d’insieme è via via cambiato e, negli ultimi anni, tun interessante drappello di nomi, tra cui F.P.Journe, è stato associato a risultati d’asta decisamente esplosivi.

Tra i collezionisti, i risultati delle aste creano un livello di ‘buzz’ che le sponsorizzazioni delle celebrità o il marketing tradizionale possono difficilmente replicare. Un’asta organizzata da Christie’s, per il prossimo 12 maggio a Ginevra, si configura come la più importante vendita di orologi della Maison orologiera mai organizzata; protagonista ne è una selezione emblematica di referenze realizzate dagli inizi della produzione ad oggi. Una quarantina di pezzi, tra cui il raro Tourbillon Souverain in platino con bracciale in platino massiccio e un superbo quadrante di giada, di cui esistono solo pochi esemplari. E il Pre-Souscription Chronomètre à Résonance in platino, collegato ad un aneddoto che ha contrassegnato gli inizi della Manifattura Journe, quando venti tra amici e clienti hanno opzionato le prime creazioni della allora giovanissima Maison. Con una stima compresa tra cinquecentomila e un milione di franchi svizzeri, l’asta si preannuncia avvincente, mentre i segnatempo di F.P.Journe si apprestano a portare nel futuro un rivisitato classicismo orologiero.

Nel frattempo, François-Paul Journe continuerà ad ‘inventare’ e ‘fare’.

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Marzo a teatro

08.03

We Will Rock You

The Musical

Queen / Ben Elton

Dopo lo straordinario successo di pubblico e critica delle due precedenti edizioni, torna in scena – con un cast e un allestimento completamente rinnovati – lo spettacolo teatrale musicale con i più grandi successi dei Queen, cantati in lingua inglese ed eseguiti dal vivo da una band di sei musicisti. Un’appassionante storia d’amore per la musica e per la libertà.

17.03

Tutti i sogni ancora in volo

Massimo Ranieri

Tra i più grandi interpreti italiani di tutti i tempi, Massimo Ranieri riparte in tournée con un nuovo spettacolo, proseguendo il meraviglioso viaggio musicale insieme al suo pubblico tra il gioco entusiasmante della fantasia e le emozioni più vere della vita. Non mancheranno i colpi di teatro, le sorprese e quel gusto irrinunciabile della tradizione umoristica napoletana.

18/19.03

Le nostre anime di notte

Lella Costa / Elia Schilton

Lella Costa e Elia Schilton sono i protagonisti di una storia d’amore, coraggio e orgoglio, tratta dall’intenso romanzo di Kent Haruf, uno dei grandi interpreti della letteratura americana contemporanea. Lo spettacolo narra la tenera vicenda di un uomo e una donna che, in età avanzata, si innamorano e riescono a condividere vita, sogni e speranze.

22–26.03

Slava’s Snowshow

Slava Polunin

Torna il poetico, universale e senza tempo Slava’s Snowshow, che continua a incantare milioni di spettatori di tutte le nazionalità ed età come nessun altro spettacolo al mondo. Emozioni, risate, poesia e tanta dolcezza riempiono gli occhi e i cuori di tutti, tra il freddo vento delle steppe russe che scatenano magiche tempeste di neve.

Prevendita e calendario completo su www.luganolac.ch LAC Lugano Arte e Cultura Incluso nell’abbonamento
Slava’s Snowshow © Veronique Vial

E le Muse non stanno a guardare

Sempre meno soltanto luoghi di conservazione, studio ed esposizione, i musei si stanno ripensando in relazione ai valori della sostenibilità, dell’inclusione e della partecipazione.

Da templi della cultura a luoghi permeabili, osmotici, in costante dialogo con una società da accompagnare in un nuovo cammino di sensibilizzazione, riflessione e confronto con l’alterità.

Luogo sacro alle Muse, protettrici di ogni arte e sapienza umana: a questa visione si ispirava la prima struttura a essere designata come museo, il Museion alessandrino che, a immagine della sua leggendaria Biblioteca, rispondeva a un concetto di centro culturale, intellettuale e di ricerca scientifica molto più ampio di quello che poi il termine ha assunto. Dopo secoli di collezionismo squisitamente privato, solo dal secondo Settecento hanno visto la luce i primi musei intesi come istituzioni culturali pubbliche. Data simbolo, il 1793, quando venne inaugurato il Louvre, nutrito d’opere d’arte, naturalia et mirabilia usurpate dai rivoluzionari alla nobiltà e dichiarate proprietà del popolo dai rivoluzionari, rivendicando il diritto di ammirarle per ogni uomo, senza distinzione di

censo né di classe. Ancora oggi è il museo più visitato al mondo, con 9,6 milioni di ingressi nel 2019 - pandemia oblige a non guardare agli anni più recenti.

Archeologici, storici, etnologici, artistici, di scienze naturali e della tecnica, inclusi zoo, giardini botanici e biblioteche con sale di esposizione permanenti… tante tipologie che riflettono la costellazione del patrimonio culturale, la cui gestione è diventata un requisito essenziale per i moderni governi nazionali secondo i principi della promozione delle arti e del progresso degli studi e delle scienze.

Ma cos’è oggi un museo e qual è il suo scopo in una società in radicale cambiamento? Una domanda che non è solo certo l’irruzione del digitale, né tantomeno il periodo di chiusure forzate dalla crisi sanitaria a spingere a porsi, ma che

Sopra, le nove Muse identificate dagli attributi che le caratterizzano, sul fronte del sarcofago di due coniugi, Musei Vaticani, Cortile Ottagonale del Belvedere, 240-250 d.C.

tuttavia hanno contribuito a portare all’attenzione. Nel 2007 l’International Council of Museums (Icom), rete mondiale di professionisti dei musei di ogni disciplina e specializzazione, rispondeva: “Il museo è un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società, e del suo sviluppo, aperta al pubblico, che effettua ricerche sulle testimonianze materiali e immateriali dell’uomo e del suo ambiente, le acquisisce, le conserva e le comunica e specificamente le espone per scopi di studio, educazione e diletto”. Una defini-

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arte / musei

zione diventata limitativa nel giro di una quindicina scarsa di anni. Sempre meno soltanto luogo di preservazione della memoria - non a caso le nove Muse erano figlie di Mnemosine, che ne è la dea - i musei reclamavano una definizione che rispecchiasse l’evoluzione intervenuta, smarcandosi da una concezione eurocentrica, ancora di matrice colonialista.

La discussione, iniziata nel 2019, ha scatenato accese polemiche, richiedendo due anni di limature, dal primo incontro a Kyoto alla scorsa estate a Praga. Si trattava di mettere d’accordo gli oltre 28mila membri dell’Icom, appartenenti a realtà anche estremamente diverse come i paesi occidentali e quelli orientali, i più maturi e gli emergenti, istituzioni di grande tradizione e nuovi nati, metropoli e realtà regionali. Ne è uscito un compromesso che stempera la volontà di eleggerli a spazi di giustizia politica o sociale, ma accoglie le questioni legate a sostenibilità, diversità e accessibilità. Così recita:“Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società, che effettua ricerche, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio materiale e immateriale. Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la sostenibilità. Operano e comunicano eticamente e professionalmente e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze”.

Ma quanto le nuove istanze trovano oggi spazio nella concreta pratica museale in un paese come la Svizzera che, detto tra parentesi, con oltre 1700 membri, è uno dei principali comitati nazionali dell’Icom?

«In questo momento il museo si trova al centro delle problematiche che sta affrontando la società intera. In un ordinamento democratico e in qualità di servizio pubblico - e non di luogo di potere come voleva una visione arcaicazzante - non deve limitarsi a proporre una visione unilaterale, né a difendere prese di posizione, ma è chiamato a proporsi come luogo di riflessione, dando tutte le carte al cittadino per farsi la propria idea», osserva Carole Haensler, Direttrice del Museo Villa dei Cedri di Bellinzona e, dallo scorso giugno, Presidente dell’Associazione dei musei svizzeri (Ams).

Il ruolo dei musei è dunque duplice: da un lato riflettono la società, dall’altro

Oltre mille musei, per un’offerta equamente ripartita Mappa e musei per tipologia, 2021

Oltre 2/3 dei musei in mano privata Forma giuridica,

... ma è il pubblico a finanziare Finanziatore principale,

possono e devono accompagnarne e sollecitarne la trasformazione.

«La nuova definizione dell’Icom è solo il punto di partenza. Si tratta di un processo che deve prendere le mosse dalla responsabilità di ripensare criticamente il significato e le conseguenze del proprio operato, dell’offerta espositiva e della politica di acquisizioni, chinandosi su tutti i diversi aspetti e livelli coinvolti dagli obiettivi dell’Agenda Onu 2030, che

Rispetto ad altre infrastrutture culturali, i musei sono più equamente ripartiti sul territorio, con 1081 sedi, circa tre quarti in Svizzera tedesca e l’8% nell’italiana, che a conti fatti vanta però la maggior densità museale pro capite. Più numerosi i musei regionali e locali, seguiti da quelli d’arte. La maggioranza è controllata da strutture di diritto privato, ma oltre la metà è finanziata principalmente da un ente pubblico.

Marzo 2023 TM · 105
Haensler, Presidente dell’Associazione dei musei svizzeri Numero di musei 43 20 5 1 32,2% 11,1% 15% 2,4% 13,6% 5,4% 1,4% 18,9% Altri musei Regionali e locali Etnografia Arte Storia Archeologia Tecnici Scienze naturali Totale 1081 musei Fonte: UST
«La nuova definizione internazionale di museo è solo il punto di partenza di un processo che deve prendere le mosse dalla responsabilità per ogni struttura di ripensare criticamente il significato e le conseguenze del proprio operato, per assolvere al meglio la propria missione di sensibilizzazione»
Carole
%,
Fonte: UST ■ Federale ■ Cantonale ■ Comunale ■ Ist. Dir. Pb ■ Associazione ■ Fondazione ■ Persona fisica ■ Impresa 0,7% 5,6% 17,3% 5,1% 31,1% 28,1% 6% 6,1% Totale 1081 musei diritto pubblico 28,7% diritto privato 71,3%
2021
%, 2021 Fonte: UST ■ Confederazione ■ Cantone ■ Comune ■ Associazione ■ Fondazione ■ Persona fisica ■ Impresa ■ Altro 2,8% 15,9% 15,3% 16,9% 16,5% 7,3% 4,5% 2,9% ente pubblico 51,9% attore privato 45,3% Totale 1081 musei ©
Foto Alex Lambrecths

Una carrellata su alcune realtà rappresentative dei musei svizzeri e del loro ruolo. Da sinistra, il Museo di etnologia di Ginevra, fondato nel 1901, che oggi nelle problematiche culturali, sociali e ambientali ha il suo fulcro; gli archivi della Collezione Bührle presso la biblioteca del Kunsthaus Zürich, oggetto di una riflessione critica sull’arte confiscata; il Museo Villa dei Cedri di Bellinzona, un’interessante istituzione locale, in uno stabile di pregio storico e un parco secolare; in conclusione, il Landesmuseum di Zurigo, con cui il giovane Stato federale nel 1898 si è dotato infine del suo museo nazionale.

forse tendiamo a dimenticarci sono diciasette. Occorre capire in che modo farsene promotori, assolvendo al meglio la propria missione di sensibilizzazione», prosegue Carole Haensler.

Grandi strutture come possono esserlo il Kunstmuseum di Berna o il Landesmuseum di Zurigo già si stanno misurando sulle dimensioni implicate dai diversi parametri di sostenibilità, diversità, inclusività e accessibilità, coinvolgendo l’intera struttura nel processo di valutazione e ripensamento, dai piani dirigenziali agli incontri con tutti i dipendenti nei diversi dipartimenti e funzioni, naturalmente raccogliendo anche i feedback del pubblico. «D’altra parte questi grandi musei

Quali sono i temi più sensibili o controversi che preoccupano attualmente i musei? Quali richiedono una particolare contestualizzazione? Come si affrontano un passato o un presente difficili, legati a conflitti, relazioni di potere, colonialismo, razzismo, sessismo, omofobia e altri temi critici? Quale pubblico si sente escluso e non visita i musei? Come lavora il team e qual è l’impatto sul programma? Sono alcune delle domande al centro del prossimo Convegno annuale dei musei svizzeri, che quest’anno si terrà dal 24 al 25 agosto a Bellinzona. Dedicato al tema “Tabù? Soggetti sensibili al museo”, in linea con la nuova definizione del museo e il Piano strategico Icom 2022-2028, mira a incoraggiare il dibattito collettivo sui temi della diversità, dell’etica, della decolonizzazione o della giustizia sociale. L’obiettivo è rivalutare il modo in cui vengono affrontate le questioni più delicate e di sensibilizzare l’opinione pubblica sui tabù che influenzano e addirittura ostacolano il lavoro nei musei, a cui oggi è richiesto anche di rispondere alle sfide sociali contemporanee. A fine marzo, la commissione composta da membri del Comitato Ams e di Icom Svizzera selezionerà in base a criteri di contenuto e rappresentanza della regione linguistica, del tipo e delle dimensioni del museo, i contributi che saranno oggetto delle presentazioni nelle due giornate.

non hanno scelta, sono sotto i riflettori della politica e mediatici, mentre spesso le realtà più piccole, magari con un paio di impiegati fissi e il grosso del lavoro svolto da volontari, non hanno modo di intraprenderlo perché sono procedure molto costose, che richiedono anche di avere l’occasione e il tempo per confrontarsi all’esterno con altre realtà che stanno portando avanti riflessioni analoghe», sottolinea la Presidente dell’Ams.

Fare rete può essere fondamentale, e già oggi l’Associazione dei musei svizzeri - già di per sé creata per raggruppare gli interessi di categoria a livello nazionale e rappresentarli a livello internazionale - ne conta molteplici al proprio interno, sia regionali (23, in Ticino soltanto i Musei d’arte del Mendrisiotto ne hanno costituita una, nel 2020, oltre a quella storica dei Musei etnografici ticinesi), sia su base tematica (Associazione dei Musei d’arte svizzeri, zoosvizzera, …).

La Confederazione, dal canto suo, tramite i messaggi dell’Ufficio federale della cultura dà i propri accenti, come recentemente con l’assegnazione per il periodo 2023-2024 dei contributi a progetti di ricerca sulla provenienza per l’arte trafugata durante il nazionalsocialismo e i beni culturali di origine coloniale. Tuttavia non può imporre una politica comune, anche perché i musei di diritto privato, gestiti da associazioni, fondazioni o in qualche caso da privati o aziende, continuano a costituire la larga maggioranza (71,3%), procedendo dunque secondo i propri ritmi, disponibilità e politica. Ciò detto, più della metà dei musei indica che la maggior parte del suo budget è finan-

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Appuntamento a Bellinzona, per il Convegno dei musei svizzeri
©MEG, D. Stauch © Foto © Kunsthaus Zürich, Franca Candrian

ziata da un attore pubblico, in prima linea i comuni (33,8%). Il tutto a fronte di un quadro normativo frammentato, basti pensare che in alcuni cantoni la cultura rientra nella promozione economica insieme al turismo, in altri è affiancata a scuola e sport.

Ben vengano dunque le mostre dedicate a questioni fondamentali quanto quella ambientale, come le molte che si sono contate nell’ultimo anno a livello nazionale, ma attenzione a che non si risolva tutto nella singola esposizione. «Che può ad esempio riguardare anche i consumi energetici, laddove spesso i musei sono grandi macchine di consumo, ma che magari si confrontano con stabili storici posti sotto la tutela dei beni da preservare per il loro valore intrinseco. In questo caso, si può invece lavorare sulle scenografie per gli allestimenti, con materiali riciclabili o destinabili successivamente ad altri usi. Un analogo approccio si può applicare a caffetterie e shop, proponendo marchi sostenibili e biofairtrade o con la scelta di artigiani e materiali locali. Attenzione però a non affrettarsi a scelte che sembrano sostenibili, ad esempio rimpiazzare i testi di sala con quelli digitali, laddove è ancora tutto da verificare quale impatto abbiano tecnologie energivore contro testi magari stampati su carta riciclata», osserva la Direttrice del Museo Villa dei Cedri di Bellinzona.

Le ambiguità su cui soffermarsi sono tante: che dire, ad esempio, dello sponsoring che spesso nei paesi anglosassoni è offerto da gruppi petroliferi e dell’industria del tabacco, oppure in Svizzera dalle case farmaceutiche, oltre che istituti

bancari? Rinunciare può suscitare più che comprensibili dubbi fra pro e contro.

Tra le questioni che più stanno facendo discutere vi è quella della provenienza delle opere, alla quale si richiamano tanto il discorso delle confische naziste, quanto il capitolo del colonialismo con il suo addentellato di tabù. «Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, coinvolge anche un territorio che non ha avuto possedimenti coloniali come la Svizzera. Tutti gli occhi sono già puntati sulla mostra in preparazione per il 2024 al Museo nazionale di Zurigo. Si tratta di un’esposizione destinata a far discutere a lungo, portando a un cambiamento di paradigma nell’affrontare queste tematiche, al quale anche chi ancora non vuole riconoscere le proprie implicazioni non potrà più sottrarsi», osserva Carole Haensler. Nel frattempo il discorso sulle opere

«Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la sostenibilità. Operano e comunicano eticamente e professionalmente e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze»

d’arte confiscate dai nazisti ha fatto un salto di qualità grazie al Kunstmuseum di Berna che, a fronte dell’accettazione del controverso lascito Gurlitt, si è impegnato a fare i conti con il passato istituendo un apposito dipartimento di ricerca sulla provenienza, i cui risultati sono stati presentati in due mostre che hanno fatto scuola. Altrettanto è ora chiamato a fare con la Collezione Bührle il Kunsthaus di Zurigo. «Queste esposizioni hanno anche il merito di aver sviluppato un nuovo modello di mostra, implicando direttamente il pubblico nel processo di gestione della collezione attraverso una parte documentale che permette di condividere tutta la fase di ricerche e studi che solitamente rimane dietro le quinte. Si può finalmente comprendere come non ci si limiti ad appendere dei quadri o allestire delle opere, ma quanto complesso sia l’enorme lavoro preparatorio e quello sulle collezioni, che paradossalmente proprio la pandemia ci ha dato modo di portare nuovamente all’attenzione», rileva Carole Haensler. Tra i frutti della pandemia, vi è anche il rinnovato interesse per il territorio di appartenenza, sul quale si è stato costretti a giocare. Sembrerebbe ormai tramontata l’epoca delle mostre blockbuster, anche se il soldout incassato dalla mostra su Vermeer ad Amsterdam con 200mila biglietti venduti a quattro giorni dall’apertura rivela un certo appetito. È comunque la stessa definizione dell’Icom a sollecitare un maggior legame con il territorio, che si declina sia nella tipologia di esposizioni e attività da proporre, sia nella politica di acquisizione di nuove opere: «Le proposte devono avere senso nel loro

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International Council of Museums Schweizerisches Nationalmuseum

Affluenza di pubblico in ripresa

Ingressi 2015-2021, in mio.

■ musei a forte affluenza (oltre 50mila ingressi)

■ musei a media affluenza (5.000-49.999)

■ musei a bassa affluenza

Fonte: UST

Solo 22mila

di 5.000)

sugli oltre 500mila dell’industria creativa

Dopo le chiusure forzate da Covid, il pubblico è tornato ad affluire volentieri nei musei. Oltre ad attività già molto apprezzate come le visite guidate, sempre più lo sono le iniziative di mediazione culturale per andare incontro ai diversi pubblici. I musei risultano ancora però poco attrattivi all’interno dell’economia della cultura svizzera per condizioni salariali, faticando ad accaparrarsi le competenze di cui necessiterebbero, in particolare i piccoli, dove i volontari rappresentano l’80% degli impiegati.

l’incarico finisce per essere suddiviso in parte fra me e una collaboratrice scientifica, in Ticino solo il Masi può permettersene uno. Ma in generale è sempre più difficile trovarne, perché la professione è poco nota e, soprattutto, poco premiata a livello salariale, come accade anche per chi si occupa di finanze e risorse umane, posizioni non concorrenziali rispetto agli stipendi che il mercato offre per incarichi analoghi nel privato», commenta la Direttrice del Museo Villa dei Cedri.

contesto, per i cittadini che finanziano il museo con le loro tasse. Allo stesso modo quando devo far entrare nella collezione un nuovo autore non mi affido al gusto personale, e in questo mi aiuta anche essere stata formata all’approccio rigoroso e strettamente documentale dell’École des Archives francese, nonché i miei studi di archeologia classica e preistorica, dove centrale è il discorso sulle fonti. Così capita di scegliere un artista che scarterei per ragioni puramente estetiche, ma che ha invece marcato un periodo storico della regione o è stato importante per altri artisti o motivi culturali», spiega.

In conseguenza all’emergere di questa molteplicità di nuovi aspetti di cui occuparsi, stanno cambiando anche le professioni che ruotano attorno al museo. Un’attività diventata centrale quale la mediazione culturale, richiede di andare incontro ai diversi pubblici con le loro aspettative e sensibilità. «Soprattutto, negli ultimi dieci anni, le esigenze sono cambiate per questione di integrazione e partecipazione, per cui se prima la me-

diazione poteva esser gestita da un artista, uno storico dell’arte o un insegnante di visiva, oggi certi progetti necessitano di profili più vicini all’animatore o all’assistente sociale, proprio perché entrano in gioco componenti soft sollecitate dalla presa di coscienza del museo come parte della società», commenta Carole Haensler. Allo stesso tempo, nelle strutture medio-piccole che non possono contare su una segmentazione degli incarichi per dipartimento, la tradizionale figura del direttore diventa quella di un superman o una wonderwoman, chiamati a occuparsi non solo della parte disciplinare, ma anche esperto in management, finanze, ricerca fondi, logistica, risorse umane, manutenzione della struttura, marketing, etc. Purtroppo i musei si scontrano con la scarsa attrattiva economica del settore. «È ad esempio il caso di una figura di per sé tradizionale come il o la registrar, che si occupa dell’amministrazione della collezione, contratti di prestito, logistica assicurazione delle opere e verifica del loro stato, ... In realtà locali come la nostra,

Accessibile, inclusivo, sostenibile e attento alle comunità e alle diversità, eticamente responsabile, se il museo mantiene il suo compito di collezionare, conservare, studiare ed esporre il patrimonio materiale e immateriale, sempre più lo fa nell’ottica di creare esperienze che possano portare alla condivisione con la società. «Si potrebbe paragonare il ruolo del museo a quello del giullare, l’unico che nelle corti aveva il diritto di criticare il potere, facendo da specchio alle sue derive senza che fosse percepito come un attacco personale né censurato», conclude la Presidente dell’Ams. Un’indipendenza che deve scongiurare però il rischio di cadere sul fronte opposto, cedendo a una adozione troppo semplicistica dei principi della sostenibilità e dell’equità, oppure incorrendo nell’ipercorrettismo della cultura della cancellazione. Il tema scelto quest’anno dal Convegno dei musei svizzeri, che si terrà ad agosto proprio a Bellinzona, sembra perfetto per inserirsi in questa feconda linea di innovazione e creare il terreno da cui far germogliare nuove, fondamentali riflessioni che possano guidare e poi consolidare la maturazione del nuovo paradigma: i tabù.

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(meno
2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2  4  6  8  10  12  14  16  0 10,25  Visite guidate apprezzate Per tipologia di museo, 2015-19 Fonte: UST 0 50 100 150 200 250 2015 2016 2017 2018 2019 musei archeologia e storia media musei d’arte musei scienze naturali musei regionali e locali musei tecnici altri
svizzera sono generati da musei Posti di lavoro a tempo pieno per settore, in migliaia, 2010-2021 Fonte: Zurich Center for Creative Economies, ZHdK 0 50 100 150 200 250 300 350 400 450 500 550 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 ■ ADV e marketing ■ Architettura ■ Design: prodotto, grafica, moda ■ IT, sofware e servizi computer ■ Artigianato ■ Film, Video, radio e fotografia ■ Musei, gallerie e librerie ■ Musica, visual arts ■ Editoria
impieghi
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Doppiamente antipodi

Arte agli antipodi: i capolavori dei Mari del Sud collezionati da Serge Brignoni in mostra al Museo delle Culture di Lugano. Opere eccezionali, diametralmente opposte per provenienza geografica e natura espressiva all’arte occidentale, che con il loro tasso di surrealtà furono nutrimento delle Avanguardie e in Brignoni incontrarono un appassionato e visionario araldo.

Agli antipodi. Non solo perché un’arte proveniente da terre geograficamente remote, ma in quanto di segno opposto al realismo da cui in quattro secoli e mezzo l’arte occidentale non era riuscita a distaccarsi, ma che semmai aveva confermato anche nell’apparente dissoluzione dell’impressionismo e nei sussulti onirici del simbolismo. Di contro, la cosiddetta ‘arte primitiva’ dimostrava una genuinità diametralmente opposta a tutto quanto l’arte occidentale aveva immaginato. «La scoperta del patrimonio artistico di quelle civiltà lontane, ‘aliene’, fu nutrimento per un’intera generazione di giovani europei. Affamati di nuove espressioni che gli permettessero di comprendere e restituire la vera creatività umana, si ritrovarono davanti a una tavola imbandita di tutto quanto potessero desiderare: l’arte dei Mari del Sud e quella africana, l’arte infantile e degli emarginati, quella arcaica, le opere delle civiltà orientali, ma anche l’artigianato urbano, vitalissimo in quel

mondo in forte cambiamento. La stagione tra il 1895 e la seconda guerra mondiale - quella dei Picasso, Matisse, Giacometti, Klee, Kandinsky e della scuola surrealista - fu un’epoca straordinaria; cinquant’anni circa in cui l’arte visse uno stravolgimento completo dei linguaggi e delle forme», sottolinea Francesco Paolo Campione, direttore del Musec - Museo delle Culture di Lugano.

È questo il duplice registro su cui è costruita la sua nuova imperdibile mostra, dedicata alla Collezione Brignoni. A 120 anni dalla nascita del suo creatore, realizza appieno quello che ne era il sogno quando nel 1985 donò alla Città di Lugano 650 opere di straordinario valore: far comprendere alle generazioni future quanto la scoperta delle arti etniche avesse trasformato per sempre i linguaggi delle Avanguardie. Duplice registro che si riassume nella stessa figura di Serge Brignoni (1903-2002): artista di talento egli stesso, che aveva esordito esponendo insieme a Joan Miró nel 1926 prima dell’incontro

decisivo con il surrealismo, il Beau Serge, com’era soprannominato negli ambienti parigini Sergio - originario in realtà di San Simone di Vacallo, vicino alla frontiera con l’Italia - era un fine conoscitore delle arti etniche, punto di riferimento per i suoi colleghi che da lui compravano o ne chiedevano il consulto. Silenzioso, distinto, magnetico, nessuno come Brignoni, che in realtà non varcò mai i confini europei, seppe costruirsi una collezione senza pari, muovendosi sul mercato svizzero, tedesco e olandese, guidato dall’intuito infallibile del “collezionista che sente le cose, agisce e trova”, abilissimo nel contrattare an-

La mappa riprodotta in apertura della mostra si ispira a quella pubblicata nel 1929 su una rivista belga che ricalibrava le nazioni in base al tasso di ‘surrealtà’ dell’arte dei loro popoli. In primo piano, Kalibu, scultura raffigurante un’antenata, Nuova Irlanda, ante 1915.

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© 2023 Fcm/Musec, Lugano
arte /mostre

che con i direttori dei grandi musei etnografici, che frequentava assiduamente. Impressionante la capacità istintiva di riconoscere l’autenticità di un’opera e valutare l’importanza di oggetti di cui ancora si sapeva poco o nulla. Una passione viscerale nata, come ricordava, a otto anni in visita scolastica all’Historisches Museum di Berna, dove la sua fantasia di bambino venne ammaliata dalla carica espressiva delle sculture provenienti dall’Oceania. La pruderie del maestro, imbarazzato dai loro genitali prominenti, gli concesse solo una veloce sbirciata, ma il dardo era scoccato e vent’anni più tardi il giovane surrealista ritroverà nuovamente l’arte dei Mari del Sud, «quella più in grado di soddisfare i robusti appetiti dei surrealisti, non rappresentando il mondo circostante secondo una logica di ricerca della verità, ma sostituendo agli stilemi di un realismo ormai esausto il regime dell’immaginario, il fantastico, lo sciamanico, l’ipnagogico, il delirante, l’ estatico. Qui c’è tutto: follia,

«Brignoni aveva intuito con grande lucidità una profonda verità: nelle arti etniche l’opera non è mai un oggetto a sé stante, nella sua singolarità, ma partecipa a un sistema di segni e valori di cui ogni individuo è intriso e in forza di ciò parla a tutti, a differenza del nostro mondo dove ogni artista si presenta con il suo linguaggio»

Francesco Paolo Campione, direttore del Musec - Museo delle Culture di Lugano

sesso, violenza, sovvertimento; qualcosa che risuonava profondamente nei giovani delle Avanguardie, rispondendo all’esigenza di un’arte che annullasse le distanze fra opere e fruitore: forme e colori entrano direttamente nello stomaco, parlano all’anima, all’insegna di una sinestesia che vuole raggiungere quell’armonia totale fra sogni, canti, arte e pensieri, tipica dei

contesti comunitari delle culture etniche, ma estranea all’esasperato individualismo dell’artista europeo, che dal Guercino in poi aveva abbandonato le botteghe per lo studio privato. Questa è la profonda verità che Brignoni intuì con grande lucidità: nelle arti etniche l’opera non è mai un oggetto a sé stante, nella sua singolarità, ma partecipa a un sistema di segni e valori di cui ogni individuo è intriso e in forza di ciò parla a tutti, a differenza del nostro mondo dove ogni artista si presenta con il suo linguaggio da spiegare», sottolinea il direttore del Musec.

L’allestimento, scandito da suggestive scelte cromatiche, porta alla scoperta delle civiltà dei Mari del Sud protagoniste della Collezione Brignoni. Dall’alto, la porta di un sepolcro parietale, Sulawesi centrale; scultura di un antenato, Medio Sepik indonesia, una coppia di antenati del clan, Nagaland.

Nuova Irlanda, Nuova Guinea, Borneo, Golfo di Papuasia, Nuova Caledonia, Sulawesi, Nagaland, Bali si configurano come le tappe del percorso espositivo, che non a caso prende le mosse proprio dalla prima sala in cui sono presenti tre fra le opere che sconvolsero il piccolo Sergio a Berna. Peraltro, i soli tre prestiti necessari per un’esposizione che può permettersi senza bussare ad altre porte di allineare una settantina di capolavori assoluti dal Sud-Est asiatico e dall’Oceania, tra cui piccole e grandi sculture, maschere, scudi, elementi architettonici che rappresentano l’eccellenza di ciascun genere e di ciascun stile. Va sottolineato: questa è “La Collezione” di Lugano, quella per cui è riconosciuta a livello internazionale, con opere che chiunque voglia dedicare una mostra a queste civiltà deve chiedere in prestito. «Oggi comprende anche i 35 capolavori che Brignoni aveva destinato al museo di Berna, insoddisfatto che la sua donazione a Lugano avesse inizialmente dato vita a un museo etnologico e non ‘delle culture’ come avrebbe voluto, ed oggi è. Fatto più unico che raro, con un grandissimo attestato di stima per il lavoro maturato dalla

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© Foto Luca Meneghel. © 2023 Fcm/Musec, Lugano

Città di Lugano e dal Musec, nel 2018 il Kunstmuseum di Berna ci ha donato quelle 35 opere, di notevole valore», ricorda il direttore.

Il viaggio agli antipodi, attraverso le tredici sale, ha la sua originalità proprio nell’attenzione rivolta allo sguardo surrealista che orientò Brignoni nella costituzione della collezione. Attraversa le terre che emblematicamente giganteggiano sulla curiosa mappa riprodotta in apertura del percorso. Pubblicata nel 1929 sulla rivista belga Variétés , ricalibrava la dimensione delle varie aree del mondo in base al tasso di ‘surrealtà’ dell’arte dei loro popoli: Europa, Africa e India quasi scompaiono di fronte a Nuova Irlanda, Nuova Britannia, Isola di Pasqua, Nuova Guinea, Borneo e le Isole del Pacifico, Siberia, Alaska, Cina, Messico, ...

Se avrebbe poco senso descrivere ciò che va scoperto visitando la mostra, si possono proporre almeno due assaggi, per collocamento nell’allestimento si potrebbero definire l’entrée e il dessert di questa ‘grande abbuffata’, ma che per rilevanza ne sono tra le portate principali. «Vale la pena di venire a Lugano anche solo per vedere lo straordinario

Màlanggan megatampìrivit: sta all’arte della Nuova Irlanda come la Venere delle rocce a Leonardo», sottolinea Francesco Paolo Campione, che ha curato l’esposizione. «È tra le cinque opere più importanti dell’arte oceanica. È l’epitome della contraddizione, con la sua accentuata dualità figurativa: è maschio ma anche femmina, uomo e animale, vivo e morto, bianco e rosso, i due colori che si contrappongono nell’universo cromatico della gente dei Mari del Sud. È un capolavoro non sol-

tanto per la sua esecuzione ma perché è fondamentale per la storia dell’arte delle civiltà umane, documentando in maniera precisa e filologica che esiste una lenta trasformazione anche nelle arti etniche, cosa che Brignoni aveva intuito al volo, di contro alla vulgata che le voleva immobili, mentre la sola arte

lismo e accompagnate dalle delicate note di Erik Satie, altro astro di quegli anni - la mostra si conclude con un’ultima rarità, che per provenienza e stile si distacca da tutto quanto visto in precedenza: «Questa dea del benessere è composta da mille - e non una di più - monetine cinesi, ancora oggi utilizzate a Bali per divinare e giocare. Ne esistono di più piccole, ma nessun esemplare è così organico e complesso, pensate che è autoportante, frutto di una finissima capacità artigianale e scultorea, di raffinatissima concezione e rara delicatezza formale. Serge, che ho avuto la fortuna di conoscere bene, la tenne sempre segreta», conclude il direttore.

Due rarità, fra i capolavori della Collezione Brignoni, esposte la Musec: sopra, lo straordinario Màlanggan megatampìrivit; Nuova Irlanda, Madak, ante 1907; a sinistra, costruita con assoluta maestria da mille monetine, una dea del benessere, Sri Sedana Ngadeg, Bali, fine XIX/inizio XX.

occidentale sarebbe progredita di maestro in allievo. In questo caso invece sappiamo che ogni volta che moriva lo sciamano del villaggio, se era stato più potente del precedente, il suo cranio veniva sostituito sulla scultura. Dunque mentre il corpo è antichissimo, la testa è molto posteriore».

Dopo un percorso che regala tante emozioni - peraltro con un allestimento di grande efficacia nelle scelte cromatiche ispirate alle opere pittoriche del Surrea-

Arte agli antipodi, aperta fino al 1 ottobre, è la prima grande mostra che il Musec dedica interamente alla Collezione Brignoni nella nuova sede di Villa Malpensata, inaugurata nel 2019. Un ulteriore tassello del lavoro condotto dal 2005 per concretizzare il sogno all’origine della decisione di donare alla Città di Lugano le opere che aveva riunito: frutto di quella sua straordinaria e unica capacità, tanto istintiva quanto meditativa, di riconoscere la mano elevata dei grandi artisti dei mondi lontani che non incontrò mai, ma che divennero compagni della sua esistenza. Di dubbi ne sussistono pochi: per quanto raccogliessero e studiassero queste opere, per quanto le capissero, anche i maggiori maestri del Novecento non riuscirono mai a superarle: perché non erano frutto del talento di un uomo, ma della concezione di un’intera cultura, fatta del filtro di una tradizione formale ed espressiva che si perpetuava di generazione in generazione. Sono loro, i primitivi, ad avere vinto la partita. Con un’immensa superiorità.

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© 2023 Fcm/Musec, Lugano
www.valdiluna.ch

Intersezioni ibride

Immagini di cellule cerebrali portate su tela: la scienza incontra la pittura in un progetto artistico innovativo, che avvicina gli orizzonti della ricerca sulle malattie neurodegenerative.

In concomitanza con le tante interessanti iniziative promosse durante la settimana Mondiale del Cervello, la mostra che si è inaugurata negli spazi espositivi di Villa Saroli vuole offrire un punto di accesso a tematiche non semplici da divulgare rivolgendosi alla pratica artistica come possibile luogo empirico della conoscenza, dove il materiale, la pittura e la natura, il mezzo del corpo umano, creano un linguaggio di interazione con il pubblico.

L’arte e la scienza diventano un tutt’uno, due realtà valorizzate attraverso una coraggiosa sperimentazione artistica, che unisce immagini di cellule cerebrali ottenute nelle ricerche in laboratorio da Ester Piovesana, scienziata italo-svizzera che su queste tematiche sta svolgendo il suo dottorato presso il Neurocentro a Bellinzona, con quelle surreali realizzate da Claudia Cantoni, un’artista che, formatasi in arti grafiche e illustrazione presso l’Istituto Europeo di Design a Milano e in Archeologia

classica presso il King’s College di Londra, oggi vive e lavora a Porza. Una collaborazione nata dalla fascinazione per la bellezza astratta esercitata da entità cellulari analizzate al microscopio, manifestazioni di gravi patologie, e dalla comune attitudine di operare in maniera partecipata confrontandosi con esperienze diverse.

Da sinistra, Cellule e intelligenza artificiale e Incontro tra micro e macro mondo, due fra le 18 opere realizzate da Claudia Cantoni con inserti delle fotografie di Ester Piovesana, per il progetto Art & Science. Visions on cellular morphogenesis

dunque un tassello che diviene parte di un tutto, o meglio una parte che contiene già un tutto, colto e sviluppato dall’artista attraverso la propria immaginazione. Claudia Cantoni crea nuovi mondi fantastici, scenari naturali differenti, come fondali marini e panorami montuosi, restituendo anche gli stati mentali che insorgono tra la veglia e il sogno. Centrale è la natura, preziosa fonte di ispirazione che nell’opera si manifesta in tutti i suoi aspetti, sia nella dimensione nobile e maestosa che in quella minacciosa e inquietante, unendo il particolare con il generale, il micro con il macrocosmo, il tangibile e l’intangibile. L’allestimento della mostra, bipartito, rispecchia questo binomio: l’installazione che si sviluppa negli ambienti espositivi di Villa Saroli e della sua Limonaia prevede una prima parte, composta da diciotto dipinti realizzati con la tecnica mista di acrilico e olio e fotografie stampate su tela, e una seconda sezione dove gli stessi soggetti sono realizzati digitalmente e impressi su vetro acrilico, accompagnati da un video timelapse amplificando la dimensione multimediale dell’esposizione.

Le immagini iniziali, che derivano dall’osservazione di cellule neuronali e della loro mutazione dovuta all’interazione con speciali sostanze coloranti usate nella ricerca microbiologica, vengono inglobate nel lavoro artistico da Claudia Cantoni, secondo un approccio che vuole fare leva sulla percezione visiva. Il reperto scientifico scelto rappresenta

Realizzata con il patrocinio del Neurocentro della Svizzera italiana dell’Eoc, in collaborazione con l’Ideatorio dell’Università della Svizzera Italiana e il supporto della Ibsa Foundation for scientific research e di Banca Stato, la mostra Art & Science. Visions on cellular morphogenesis, in programma fino al 13 aprile, è accompagnata da un catalogo i cui proventi, insieme a quelli delle opere, saranno devoluti alla ricerca scientifica.

Viviana Vergerio Guerra, critica d’arte e art consultant, curatrice della mostra

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arte / mostre

Una vera esperienza da favola

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Ristorante Principe Leopoldo: un viaggio gastronomico indimenticabile (1 stella Michelin; 16 punti Gault & Millau).

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In medio stat Berna

Centro della Svizzera geografica e politica, a 175 anni dalla fondazione della Confederazione, Berna si prepara a festeggiare il Giubileo. A partire dalle visite speciali degli edifici federali che giganteggiano nella città sull’Aare. Ma Berna è anche il fascino medievale della sua città vecchia, tra i primi tre siti elvetici a entrare nel Patrimonio Unesco. D’altronde è qui che il ventiseienne Einstein, impiegato all’ufficio brevetti, visse il suo annus mirabilis, allineando quattro scoperte destinate a cambiare la storia.

Nessuno esiterebbe a rispondere che la capitale della Svizzera è Berna. Non lo si impara forse sin dalle scuole dell’infanzia? Eppure, capitale lo è soltanto de facto, e non sulla carta, dove si precisa unicamente che qui si riunisce il Parlamento e che la città è sede del Consiglio federale, dei Dipartimenti e della Cancelleria federale. Possibile una tale imprecisione per i rigorosissimi svizzeri? Ma forse, a ben guardare, la ‘formula’ risponde all’indole di un Paese che per oltre cinque secoli si era retto su un complesso sistema di leghe, inizialmente caratterizzate da rapporti poco vincolanti, che con il passare del tempo divennero un fitto intreccio di alleanze; un assetto utile in

primo luogo a garantire la pace interna ed esterna.

Se il Patto federale concluso a inizio dell’agosto del 1291 può essere considerato il più antico atto costituzionale svizzero, i doveri di soccorso e gli arbitrati, regolati dalle singole alleanze, rappresentano le origini della Dieta federale che riuniva i rappresentanti dei cantoni più volte all’anno per rispondere alla necessità di un’amministrazione unica dei baliaggi comuni e di operare per la sicurezza collettiva, anche se poi la frattura confessionale ne frenò il consolidamento.

Dovette arrendersi anche Napoleone, che di fronte al fallimento di una Repubblica elvetica unitaria e centralizzata, ammetteva “La natura ha fatto del vostro Pa-

ese uno Stato federale: volerla vincere non è da uomo saggio”. Con i successivi atti di mediazione 1803-1813 avrebbe posto le basi del moderno Stato federale, prima democrazia in Europa, nata esattamente 175 anni fa. Un giubileo festeggiato nel 2023 con una grande festa pubblica e una ricca serie di iniziative, dalle porte aperte degli edifici federali, i primi due giorni di luglio, a tanti altri eventi e proposte, fra cui si distingue in particolare Sessione, un progetto multimediale in collaborazione con Magnum Photos, che ha inviato suoi quattro reporter provenienti da contesti culturali diversi come Italia, Usa, Iran e Brasile/Messico a documentare la scorsa sessione estiva, dentro e fuori Palazzo, realizzando scatti che saranno oggetto di

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© Bern Welcome q turismo / destinazioni da riscoprire

una mostra e di tante altre iniziative. Mentre a Zurigo si è aperta il 17 marzo l’esposizione con cui il Museo nazionale offre uno scorcio della storia della Costituzione federale, prestando un’attenzione particolare ai diritti fondamentali.

Si può dunque dire che dalla creazione della Confederazione nel 1291 alla fine dell’Ancien régime nel 1798, la capitale della Svizzera fosse il luogo in cui, a rotazione, si teneva la Dieta - Zurigo, Lucerna, Baden, Frauenfeld o persino fuori dal suo territorio, a Costanza. Durante la parentesi della Repubblica,

Ubicata in un’ansa dell’Aare e al centro della Svizzera, Berna ne è de facto la capitale, ospitando il Consiglio federale con i Dipartimenti e la Cancelleria. Palazzo federale ne è il simbolo. Tanti altri si possono scoprire visitandone gli interni. Ad esempio, al centro della cupola di vetro, gli stemmi dei Cantoni disposti intorno alla croce svizzera, o nella Sala sottostante, il monumento dei tre Confederati che prestano giuramento sul prato del Grütli.

la scelta di Napoleone cadde dapprima su Aarau e poi su Lucerna. In seguito riprese la rotazione annuale, questa volta tra i sei cantoni direttori di Friburgo, Soletta, Lucerna, Zurigo, Basilea e, appunto Berna. Proprio alla città fondata nel 1191 dai duchi di Zähringen ed entrata nella Confederazione nel 1353 andò la preferenza del nuovo Parlamento federale, con l’indubbio vantaggio di contenere il potere di una Zurigo che, già all’epoca, era il principale centro economico del paese o di chi, come Lucerna, aveva apertamente osteggiato il nuovo Stato federale. Forte di un’ubicazione centrale, che fa da trait d’union naturale tra Svizzera tedesca e la Romandia, di cui poteva vantare il favore, e con il vantaggio di mettere gratuitamente a disposizione i terreni necessari, fu scelta come sede del Parlamento, del Governo e delle ambasciate straniere, anche se de jure il suo statuto di capitale non venne mai sancito. Uno dei pochi casi in Europa in cui non è la metropoli più grande a rivestire il ruolo: con i suoi 133mila abitanti, su una superficie di poco più di 50 kmq, è addirittura solo quarta. Palazzo federale, uno per tutti . Non a caso, fulcro delle celebrazioni del 175esimo anniversario, con tanto di visita speciale guidata, sarà Palazzo federale. Non solo cuore della democrazia svizzera, ma anche perno della città con

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la sua monumentale cupola sotto cui si riunisce il Parlamento. Inconfondibile, ma non immutata: prima che le lastre di rame e i fogli d’oro che la ricoprono si tingessero di un verde così simile a quello delle acque dell’Aare in cui la città è incastonata, era interamente ramata. Una struttura imponente di oltre 70 tonnellate, realizzata nell’inverno 1900-1901 dall’impresa glaronese Bosshard affidandosi a un materiale all’avanguardia come l’acciaio. Immagine dell’unità e della coesione nazionale, la cupola è connotata da dettagli simbolici come le 22 aperture sul tamburo quadrangolare che rappresentano i 22 cantoni riunitisi nel 1848, originariamente illuminate da lampioni che la assimilavano a un faro alla guida del Popolo, mentre la croce svizzera che sovrasta la lanterna la eleggeva a santuario della Nazione, ponendo la patria sotto la protezione di Dio. La sua realizzazione non mise subito tutti d’accordo: l’architetto del Palazzo, Hans Wilhelm Auer, faticò non poco a convincere parlamentari e giuria che si lamentavano dei costi a fronte di una struttura senza funzione pratica come quella di una cupola. Ma era il necessario coronamento che avrebbe permesso di collegare le due Camere e

sancire la parità tra i due Consigli, fungendo da snodo centrale del complesso architettonico lungo oltre 300 metri, formato dal Palazzo federale e le sue ale est e ovest. Un richiamo all’antichità del Pantheon, quanto alla modernità del Campidoglio americano. Se le ispirazioni sono internazionali, quasi interamente locali sono i materiali utilizzati, a testimoniare la grande varietà del paese. Come ricorda il motto “Unus pro omnibus - Omnes pro uno inciso” al centro della cupola, la Confederazione, come simbolo dell’unità nella diversità, è il garante che rappresenta equamente gli interessi di tutti i cantoni, mentre questi ultimi devono subordinare i propri allo Stato federale.

L’inaugurazione ufficiale del complesso avvenne il primo aprile 1902. Lo ricorda anche il grande dipinto nella sala del Consiglio nazionale, la famosa Sala dei Passi perduti: su una sporgenza rocciosa del Seelisberg spicca una trota, probabilmente uno scherzo dell’autore, il ginevrino Charles Giron, che volle così datare la sua opera.

Tanti altri dettagli e opere, come il celeberrimo monumento dei tre Confederati che prestano giuramento sul prato del Grütli o, meno noti forse, i medaglioni

Fra i tre primi siti svizzeri Patrimonio Unesco, nel 1983, il centro storico di Berna, straordinario esempio di adeguamento della struttura medievale alle esigenze di una città moderna, connotato ancora dalle case in arenaria locale, impiegata dopo l’incendio di inizio XV secolo, da sei km di portici e dalle sue fontane allegoriche. Nel 1912 è stata inaugurata anche la centralissima sede della Bns, in Bundesplatz 1.

della cupola di mano dello scultore ticinese Antonio Soldini, possono essere ammirati con una visita che, anche non in tempi di giubileo, è sempre possibile prenotare gratuitamente, tra una sessione e l’altra, da martedì a sabato, mentre durante le sessioni, il pubblico può seguire discussioni e votazioni in entrambe le sale dei Consigli. Basta mostrare un documento di identità, ma il numero di visitatori è limitato e in questo caso non è possibile prenotarsi.

Se fino al 2003 la Piazza federale era un triste parcheggio cosparso di automobili, a inizio anni Duemila è stata interamente ristrutturata: un’elegante area di 180 metri quadri rivestita di lastre scure di gneiss

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Allo scoccare dell’ora, tutti gli occhi sono rivolti alla Zytglogge che regala il suo caratteristico carosello di personaggi. Tra i simboli della città, anche la Torre dell’orologio può essere visitata per scoprirne ingranaggi e storia.

della regione di Valser, che oltre ad accogliere il mercato settimanale, manifestazioni ed eventi sportivi, conta 26 fontane con i giochi d’acqua che rappresentano i 26 Cantoni della Svizzera. Un patrimonio storico sempre vitale. Oltre a Palazzo federale, la città ha altri monumenti divenuti dei simboli. A pochi metri, in Bundespaltz 1, ci si imbatte nella sede della Banca nazionale svizzera, qui inaugurata nel 1912. Non forse una meta turistica, ma come non nominarla?

Meta gettonatissima è invece la mitica Zygtglogge, la torre dell’orologio, che a ogni ora propone il suo carosello di orsi, giullare, gallo dorato e Crono. È possibile scoprirne anche l’interno e osservare da vicino gli ingranaggi e il meccanismo; oltre ad ammirare il panorama su Berna saliti i suoi 130 gradini.

Ma su tutto, per altezza e bellezza, si staglia la cattedrale, con la sua torre campanaria da 100 metri, la più alta di Svizzera (qui i gradini sono ben 312, ma la vista spazia poi fino alle cime dell’Oberland bernese). La prima pietra venne posata nel 1421, quando Berna, ormai la più grande città stato a nord delle Alpi, sentì la necessità di un luogo di culto appropriato. I lavori di costruzione durarono oltre un secolo e mezzo, allineando varie generazioni di artigiani, scultori e scalpellini, che ne decorarono riccamente anche interni ed esterni - prima della parentesi censoria di Zwingli - fra cui l’impressionante portale del Giorno del Giudizio di Erhart Küng, con un totale di 294 figure. Salendo sulla torre, nella prima galleria ci si imbatte nelle sculture degli otto architetti che vi hanno partecipato. L’odierna

configurazione, che ne fa la più grande chiesa tardomedievale della Svizzera, la assunse soltanto dal 1893, quando venne terminata anche la torre. A eccezione della sua parte superiore, che poneva particolari sfide tecniche, i costruttori utilizzarono principalmente pietra arenaria bernese, quella che connota tutta la città vecchia. Eredità del rovinoso incendio che nel 1405, complice un forte vento, distrusse 650 case di legno e oltre un centinaio di vite. La polizia antincendio impose di ricostruirle in pietra, che è diventata il tratto distintivo della cittadina nell’ansa

Altro munumento identitario della città, la sua spledida Cattedrale, che si staglia sul centro storico con la sua torre campanaria alta cento metri.

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dell’Aare. Sempre all’incendio risale l’idea dei portici, per offrire agli artigiani postazioni di lavoro coperte davanti alle loro case. Oggi i Lauben sono uno dei tratti qualificanti del centro storico, estendendosi per oltre 6 chilometri.

Proprio grazie alla sua capacità di mantenere il suo carattere medievale, nel 1983 il centro storico di Berna è stato fra i tre primi siti in Svizzera a essere riconosciuto Patrimonio Unesco, in qualità di straordinario esempio di adeguamento della struttura medioevale alle esigenze e alle funzioni di una capitale moderna. Nonostante i costanti lavori di rinnovo, si è potuta mantenere la struttura originale con i tre assi longitudinali nell’ansa dell’Aare. La parte bassa della città vec-

chia incorpora il quartiere Matte fino alla Torre dell’Orologio, quella alta si situa fra quest’ultima e il Bollwerk-Hirschgraben. Un altro elemento caratteristico sono le fontane allegoriche, alimentate dal canale che scorre in sotterraneo, che un tempo rappresentavano il punto d’incontro principale della vita pubblica. La vasca inferiore, destinata agli animali, ricorda l’epoca in cui mucche e cavalli venivano condotti attraverso i vicoli. Ancora oggi, al netto di qualche necessaria sostituzione, conservano l’aspetto originario e rappresentano dei magnifici esempi di arte rinascimentale. Ciascuna delle undici raffiguranti personaggi storici di Berna ha la sua storia e un significato particolare; ben otto vennero realizzate dallo scultore

friburghese Hans Gieng, verso metà Cinquecento. Alcune sono dedicate a eroi, altre commemorano eventi storici e altre ancora celebrano valori sociali: oltre alla Giustizia e a una patrona di casa come la filantropa Ann Seiler, che a Berna ha donato un ospedale da cui ha avuto origine l’Inselspital, si trova anche il temibile orco mangiatore di bambini, probabilmente un monito alla retta condotta. Davanti al Municipio si erge orgoglioso l’alfiere (Venner) anche se la bandiera, strappatagli durante l’invasione dell’esercito francese, ha dovuto essere rimpiazzata insieme al braccio. Anche l’edificio del Rathhaus vale una visita e all’uscita, prendendo verso la cattedrale, non ci si può dimenticare di fare tappa alla farmacia più antica della Svizzera, che conserva l’originaria architettura in legno e gli interni storici. Oziare con gusto. Lo storico quartiere Matte è collegato dall’ascensore Senkeltram a uno dei luoghi più apprezzati dai bernesi, la Pläfe, la terrazza della cattedrale. Chi direbbe che in origine fosse un camposanto? Il panorama sull’Aare, le Alpi e il quartiere sottostante, insieme ai grandi alberi di castagno, la rendono perfetta anche nei mesi estivi.

Berna: sopra, il Rosengarten, con le sue 220 varietà di rose, precedute in primavera dallo spettacolo dei ciliegi in fiore. Sotto, vista su Palazzo federale per i bagnati del Marzilibad, la piscina pubblica più famosa della città, che si affaccia anche sulle acque dell’Aare. E l’ingresso è gratuito.

Nella bella stagione, raggiunge tutto il suo splendore il Rosengarten, una gioia per gli occhi con 220 varietà di rose, 200 tipi di iris e aiuole palustri con 28 diversi rododendri. Proprio verso fine marzo, si dischiudono i boccioli dei delicati ciliegi, avvolgendo il panorama in una nuvola rosa. Sono stati offerti alla città di Berna da Yoshiyuki Urata negli anni Sessanta, allevatore di bestiame da latte e apicoltore che, dopo aver studiato agricoltura a San Gallo, rimase affascinato dalla puntualità, dall’etica e dal duro lavoro dei contadini svizzeri e per ricompensarli della donazione annuale che fecero alla scuola che aveva istituito in Giappone inviò a Berna 100 ciliegi Somei Yoshino, la varietà ornamentale più pregiata.

Non occorrerebbe quasi nominarlo, tanto è indissolubilmente associato a Berna, ma un’altra destinazione popolarissima è il parco degli orsi. Allevati dal 1513, fino al 1857 nella città stessa, in seguito nella Fossa degli Orsi, dal 2009 possono beneficiare di una superficie di quasi 6mila mq, che si estende da quello che era prima il Bärengraben di fronte al centro storico fino al fiume.

Il Marzili è la piscina all’aperto più famosa di Berna. Situata nell’omonimo

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© Bern Welcome © Bern Welcome
Svago a

quartiere sulle rive dell’Aare, a soli 300 metri dal Parlamento, mette gratuitamente a disposizione vasche di ogni tipo e i nuotatori più esperti possono anche tuffarsi direttamente nelle acque del fiume. Da Einstein a Klee. Politica, ma anche cultura per la ‘capitale’ svizzera. Particolare importanza la detiene l’Historisches Museum, tra i più importanti nel suo genere in Svizzera, con una collezione di circa 500mila reperti, dall’età della pietra ai giorni nostri. Dedica le sue dieci mostre permanenti a temi riguardanti la

Estrema modernità contro storicismo. Sopra, le tre grandi onde in acciaio e vetro progettate da Renzo Piano per il Zentrum Paul Klee, che possiede la più grande collezione al mondo dell’artista, bernese di adozione. Sotto, lo stabile principale dell’Historisches Museum, disegnato dal neocastellano André Lambert a fine Ottocento, rievoca le forme di un castello. Ospita anche il Museo Einstein, presentandone in modo coinvolgente vita e scoperte.

storia, l’archeologia e l’etnografia. Integrato nella struttura, il Museo Einstein presenta la vita del fisico che, arrivato nel 1902 a Berna, abitò negli anni più fertili, proprio dietro l’angolo della Terrazza della Cattedrale, al 49 della Kramgasse. Nell’appartamento, aperto ai visitatori, oggi sono esposte fotografie, appunti e copie di documenti. Al Museum Einstein l’approfondimento continua: circa 550 oggetti originali e riproduzioni, 70 filmati e numerose animazioni illustrano le sue scoperte rivoluzionarie e offrono una visione dell’uomo dietro al genio.

Tra Helvetiaplatz e Kirchenfeldstrasse si trovano undici istituzioni culturali ed educative. Con la fondazione dell’Associazione Museumsquartier Bern nel giugno 2021 è iniziata una nuova fase che le vedrà unire le forze entro il 2024, pur

mantenendo la propria identità, per la creazione non solo di contenuti comuni, ma anche per lo sviluppo di un nuovo spazio urbano improntato a un approccio dialogico e partecipativo, che ne farà un unicum in Europa.

Oltre al noto Kunstmuseum, con la sua ampia collezione che include opere di celebri artisti svizzeri come Albert Anker e Ferdinand Hodler, insieme a grandi artisti internazionali, la città di adozione di Paul Klee, che purtroppo la cittadinanza svizzera non riuscì a ottenerla che per pochi giorni, gli dedica quello che è il suo museo di riferimento mondiale, a pochi metri dal cimitero in cui riposa. Le tre grandi onde dell’architettura in acciaio e vetro progettata da Renzo Piano, circondata da un ampio parco con ben 18 percorsi intorno all’edificio che prendono il nome

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© Bernisches Historisches Museum, Bern / Photo Alexander Gempeler, Bern © Bern Welcome © Bern Welcome

dai capolavori dell’artista, si inseriscono dolcemente nel paesaggio collinare. Con oltre 4000, il Zentrum Paul Klee possiede la più grande collezione al mondo di dipinti, acquerelli e disegni dell’artista. A causa della loro fragilità, dovuta al suo metodo di lavoro sperimentale, le opere in esposizione vengono fatte ruotare periodicamente, selezionandone 120-150 intorno a un tema rinnovato regolarmente.

Quanto a originalità, non ne manca il Museo della Comunicazione, nel 2019 è stato insignito del rinomato ‘Premio Museo del Consiglio d’Europa’, grazie

Le

al concetto espositivo che ne fa un laboratorio per l’interazione sociale. Interattivo, multisensoriale, partecipativo, accessibile e democratico, affronta in modo creativo e aperto le problematiche emergenti legate alla comunicazione attuale. L’altra città degli Zähringen. Per concludere, con un tuffo in quella storia che già tanto si respira tra i vicoli della città, è consigliata una piacevole gita fuori porta, a una mezz’ora da Berna, per raggiungere il castello di Burgdorf, uno dei complessi castellani più antichi, importanti e meglio conservati di Svizzera, contraddistinto dal

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Spettacolare idroelettrico

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Settembre 2022

La terra degli

Come Berna, anche Burgdorf, poco distante, venne fondata da Berchtold V, ultimo dei duchi di Zähringen. Il suo massiccio castello ospita oggi musei sorprendenti, come quello di etnologia.

particolare color rosso dei mattoni che contribuisce a conferirgli un aspetto maestoso. Furono scelti dal duca Berchtold V, ultimo della dinastia di Zähringen, che per consolidare il suo regno si diede a fondare diverse città, fra cui la stessa Berna e Burgdorf, destinata probabilmente a diventare il centro della Borgogna dei duchi. Dopo l’estinzione della loro dinastia, furono i Kyburgs a farne la propria residenza fino a quando, nel 1383, la contea passò alla città di Berna. Ne divenne la sede amministrativa cantonale, che ha ospitato il sindaco, con tribunale e prigione, fino al 2012.

Aprile 2022

...e tante altre ancora, da ritrovare nelle precedenti edizioni

Oggi offre anche la possibilità di fermarsi per cenare e pernottare. Stupisce per l’originalità dei musei che ospita: quello dell’oro, nella Torre della Difesa, è un unicum a livello svizzero; mentre la collezione storica, fondata nel 1886 per impedire al Cantone di Berna di costruire celle di prigione nella Sala dei Cavalieri e nella cappella, è stata uno dei primi musei in Svizzera. A gettare le basi della Collezione etnologica fu invece Heinrich Schiffmann, figlio di un’importante famiglia di esportatori di formaggio di Burgdorf. Affetto da tubercolosi, trascorse gran parte della vita viaggiando per il mondo e acquistando numerosi oggetti etnografici. Cinque anni dopo la sua prematura scomparsa, nel 1904, la collezione di 500 oggetti che aveva lasciato al suo ginnasio fu aperta al pubblico e oggi comprende più di 5mila oggetti provenienti dalle culture di Asia, Africa, America e Oceania.

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© Schloss-Burgdorf / Photo Dyle Berger © Schloss-Burgdorf / Photo Laura Gargiulo
Helvetii
Funambolica Losanna

Auguri e tanti diritti

175 anni della Costituzione federale

17.3. – 16.7.23

Mettersi in moto

Il settore delle due ruote motorizzate sta conoscendo un boom, partito nel biennio pandemico, con oltre 50mila unità vendute all’anno, e soltanto leggermente frenato dalla problematica delle forniture nel 2022. Battesimo per il Motofestival di Berna, dove sono state presentate le prime novità della stagione.

L’elettrificazione tocca anche il settore delle moto, e ancora di più degli scooter, usati soprattutto per andare a lavorare, con ben il 16% di unità elettriche vendute, mentre per chi lo usa nel tempo libero o per viaggi più lunghi ancora non è un’alternativa valida, a causa dell’autonomia e spazio occupato dalla batteria.

Per il 2023 sono state numerose le novità presentate al Motofestival di Berna che, dopo l’annullamento dell’anno scorso, ha finalmente festeggiato la prima edizione dal 23 al 26 febbraio con oltre 43mila visitatori, compreso il concerto dei Gotthard, sostituendo la Fiera Swiss Moto di Zurigo. I nuovi modelli erano davvero molti tra aggiornamenti, restyling, inediti e nuove versioni di sportive, naked, modern classic, enduro, scooter e coraggiose proposte green. Grandi protagoniste del 2023, come per gli anni precedenti, le maxienduro: torna la Honda Transalp in una veste totalmente nuova e, per restare ai nomi iconici, torna pure la Honda Cb 750 Hornet, naked giovane e frizzante da

92 cavalli, sulla stessa piattaforma motoristica, completamente rinnovata nel motore e nel design. Non spaventa i neofiti e diverte gli esperti con la sua ciclettistica semplice, molto efficace e un’elettronica con mappe personalizzabili. La famiglia degli scooter Forza di casa Honda, composta dalle cilindrate 125, 350 e 750 è stata aggiornata con un restyling e aggiornamento della strumentazione.

In fatto di moto superpotenti spicca sicuramente la nuova Bmw M100 Rr, con un peso di soli 192 Kg, una potenza di 212 cavalli e una velocità massima di 314 km/h. Bmw tra l’altro festeggia il suo centesimo anniversario con alcuni modelli speciali, come la Heritage R18 Anniversary limitata a 1.923 unità.

Sono invece 120 le candeline su cui soffia Harley-Davidson, iniziati a celebrare presentando la prima serie dei nuovi modelli 2023, come la Cvo Road Glide Limited Anniversary, che sarà prodotta in edizione limitata di 1.500 esemplari e con una verniciatura particolarissima disponibile su altri sei modelli. Sfoggia

infatti pannelli di Heirloom Red su una base di Anniversary Black, delineato da un gessato rosso brillante e oro, applicato a mano. I sottili dettagli aggiunti all’interno dei pannelli raffigurano la testa e le ali di un’aquila in volo. Il medaglione del serbatoio, placcato in oro, presenta una rappresentazione art déco dell’aquila. Ulteriori dettagli includono i lussuosi rivestimenti delle selle in alcantara con cuciture a contrasto in oro e rosso, gli inserti del gruppo propulsore in tonalità oro e le scatole dei bilancieri e i collari delle aste di colore rosso vivo.

Esposta anche l’Harley-Davidson Breakout, un cruiser ad alte prestazioni, che si presenta con nuovi muscoli e motore Milwaukee-Eight 117 VTwin, oltre che serbatoio del carburante da 19 litri per una maggiore autonomia, nuovi riser manubrio per migliorare l’ergonomia. Supporti del parafango posteriore, coperture laterali, scudi termici dello scarico, indicatori di direzione, specchietti e filtro dell’aria presentano una finitura cromata. I nuovi cerchi a 26 razze in alluminio fuso

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società/moto
Harley-Davidson Harley-Davidson festeggia i 120 anni con tanti nuovi modelli. A sinistra, nuovo look per la Fat Boy 114; a destra, stile e prestazioni muscolari per la Breakout 117.

sono rifiniti in nero lucido con dettagli lavorati. Il telaio Harley-Davidson Softail mantiene le classiche linee ‘hard tail’. Il cruise control elettronico sarà di serie per i modelli Fat Boy, Fat Bob, Breakout, Low Rider S, e rimane di serie sui modelli Low Rider ST, Heritage Classic e Sport Glide. Altro nuovo modello, la Nightster Special è caratterizzata da una media cilindrata, ed è stata aggiornata sotto al profilo dello stile e della tecnologia. Dotata di freni Brembo, serbatoio da 12 litri, permette di selezionare la modalità di guida - strada, sport o rain - e di crearne di personalizzate. Il modello Freewheeler viene rinnovato in nero per il 2023, compresi nuovi cer-

A destra, edizione limitata per la nuova R nineT 100 Years, con cui Bmw celebra il secolo dalla R 32. Sopra, la CE 04, scooter elettrico a zero emissioni.

Con uno stand di 420 mq, il Gruppo Piaggio era sicuramente tra i più grandi espositori del Salone, con un vero fuoco d’artificio di novità con i suoi quattro marchi pieni di emozioni. Piaggio mostra la nuova MP3 530 hpe oltre le Beverly 400 Sport e Mp 300 Sport, mentre Vespa la nuova 125 Abs Color Vibe e Gts 125 e 300 RST oltre alla Primavera 125 PicNic e la Sprint 125 Justin Bieber. Aprilia era presente con la Tuono 660 Factory, la Tuareg 660 Evocative, la Rsv4 Factory e la Tuono V4 Factory, infine Moto Guzzi ha mostrato le V7 Stone Special Edition, V9 Bobber Special Edition, V100 Mandello e V100 Mandello Aviazione Navale.

chi in alluminio fuso Gloss Black. Tra le altre caratteristiche, il gruppo propulsore Milwaukee-Eight 114 per una potenza sempre pronta, la retromarcia elettrica, il manubrio mini-ape per un assetto di guida ‘pugni al vento’, parafanghi posteriori bobtail, bauletto posteriore a prova di intemperie con sportello montato in alto per facilitare il carico; la capacità è di

A fianco, Gruppo Piaggio spazia dalla grintosa sportività della nuova Aprilia RS 660 Extrema, alla spensieratezza della Vespa 946 ‘Bunny’.

Sopra, grande successo per la nuova enduro XL750 Transalp di Honda, che riscuote consensi anche con il suo nuovo scooter Forza 350 (a sinistra).

57 litri, doppio silenziatore con terminali slash-down e miglioramenti nelle dotazioni di sicurezza specifici per il Trike. Anche la mitica Harley si dichiara ormai pronta a diventare total electric, ma non sarà da un giorno all’altro, per fortuna.

La Suzuki Gs-8S è una nuova naked media, nata attorno al nuovo motore bicilindrico parallelo da 83 cavalli, lo stesso dell’altra novità importante di Suzuki, la V-Strom 800 De. La Kawasaki ha presentato le Zx-10R e RR 2023 con piccoli aggiornamenti di elettronica, mentre la versione Rr, la più evoluta e adatta all’utilizzo in pista, monta un sistema di aspirazione a geometria variabile che regola la posizione dei cornetti d’aspirazione.

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Honda BMW Gruppo Piaggio
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Le news mensili di Ticino Management per creare affari businesstobusiness

Verso un’economia rigenerativa Aziende

Ottima tenuta per Bps (Suisse)

La Direzione generale di Bps (Suisse): da sinistra, Roberto Mastromarchi, Paolo Camponovo, Mauro De Stefani e Alberto Donada.

Il modello di banca universale di Bps (Suisse) - imperniato su due attività core, retail banking e private banking, integrate da corporate e asset management - ha dimostrato di funzionare bene anche in un periodo fra i più complicati. Il risultato d’esercizio, al netto di ammortamenti e accantonamenti prudenziali, si è attestato a 21,15 milioni di Chf (-25%), in flessione ma comunque il quarto migliore nella storia dell’istituto. La raccolta dalla clientela è stata positiva in termini di net new money, tuttavia, in seguito alla flessione delle borse e, per la parte in valuta estera, all’apprezzamento del cambio, si

presenta in diminuzione a 5,4 mld di Chf (-3%). Gli impieghi alla clientela sono saliti a 5,37 mld di Chf (+6%), crescita che ha interessato tutte le aree presidiate ed è quasi interamente riconducibile al segmento residenziale.

Il personale è aumentato di 12 unità, a 359. A inizio secondo semestre, ha aperto i battenti l’agenzia di Manno, portando a 21 le presenze operative di Bps (Suisse), in 8 cantoni e nel Principato di Monaco, oltre all’unità virtuale Direct Banking e all’ufficio di rappresentanza di Verbier.

Per informazioni: www.bps-suisse.ch

Pictet Am amplia la propria offerta tematica con Pictet-ReGeneration, un fondo azionario globale focalizzato sugli investimenti in aziende in grado di promuovere la transizione verso un’economia rigenerativa a tutela della biodiversità, andando ad ampliare ulteriormente la sua offerta tematica. La strategia è gestita dalla sede di Ginevra, dal team guidato da Gabriel Micheli (in foto). Pictet-ReGeneration punta su imprese che mirano a favorire un utilizzo più sostenibile delle risorse naturali, riciclando i prodotti o allungandone la vita utile, offrendo servizi finalizzati allo sviluppo di un’economia maggiormente

circolare e incrementando la generazione di risorse rinnovabili. Il fondo investirà anche in aziende impegnate nell’inclusione sociale ed economica, aumentando il numero di persone in grado di partecipare alla transizione verso un’economia rigenerativa.

Per informazioni: www.pictet.com

Èproseguita anche nel 2022

la crescita di Iss Svizzera, numero 1 nazionale del Facility Management, che ha realizzato un fatturato di 772,7 milioni di Chf (+2,9%). Strategica l’acquisizione di Livit Fm Services, lo scorso novembre, che permette di ampliare in modo significativo il segmento Real Estate Investors, in quanto l’azienda gestisce un’ampia parte degli immobili di Swiss Life in Svizzera.

Inoltre, nell’ultimo esercizio Iss Svizzera è riuscita ad aggiudicarsi mandati interessanti da parte di nuovi clienti e a consolidare la propria leadership tematica nelle aree di digitalizzazione, sostenibilità, gestione energetica e soluzioni PropTech.

Oltre al segmento Real Estate-Investors, come fornitore completo di servizi nel settore del Facility Management, ha annunciato di volersi concentrare sempre più sui settori di Workplace Solutions, Energy Management, Health & Safety, Critical Environment e Food Solutions.

Per informazioni: ch.issworld.com

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127 Aziende 127 Ottima tenuta per Bps (Suisse) 127 Verso un’economia rigenerativa 127 Lo Slancio di Iss Svizzera 129 Crimagno, a passo spedito verso il futuro 130 Un anno da incorniciare per Hermès 128 Società 128 La simbiosi fra diritto e filosofia attraverso la letteratura 130 Monte Verità, culla di dialogo
sommario
Aziende
Lo slancio di Iss Aziende
businesstobusiness

Tra filosofia e diritto sussiste un rapporto cogente. Un tema critico come quello della legittimità delle esecuzioni capitali ne mostra le intersezioni, non soltanto trattate in opere di saggistica, ma anche in grandi pagine letterarie.

la pena di morte a fronte dei delitti di sangue; egli osserva che la pena di morte la si deve infliggere per il solo fatto che il delitto è stato commesso; qualunque altra giustificazione abbasserebbe l’essere umano a mero mezzo.

Aillustrare il forte legame intercorrente tra il logos della legge e quello della filosofia aiuta anche la letteratura. Lo fa in maniera straordinaria un incredibile passaggio di un’opera di Fëdor Dostoevskij, L’Idiota, romanzo considerato tra i massimi capolavori della letteratura russa, in cui lo scrittore tenta di raffigurare un uomo assolutamente buono. Nel presente passo, il principe Myskin, protagonista della narrazione, confida al suo interlocutore di aver assistito a un’esecuzione capitale a Lione di un certo Legros, uomo di quaranticinque anni che, davanti al suo ineluttabile destino di essere ghigliottinato, piange come un bambino. All’osservazione del cameriere che “Meno male che soffrono poco quando la testa salta via”, il principe Myskin risponde che il dolore più devastante non è quello delle ferite, ma il sapere con assoluta certezza che “fra un’ora, poi fra dieci minuti, poi fra mezzo minuto, poi adesso, ecco proprio ora, l’anima vola via dal corpo, e tu come persona non esisterai più”. Pertanto, non è la brutalità della tortura fisica che distrugge l’essere umano, ma

la sua irreparabile sentenza di morte che lo paralizza. Inoltre, aggiunge che uccidere per un’uccisione è una punizione incommensurabilmente più grande dello stesso delitto. La tesi del principe sarebbe che l’omicidio su sentenza è incomparabilmente più orribile dell’omicidio del delinquente e che nella consapevolezza di non avere alcuna possibilità di evitare la propria eliminazione sta tutta la disumanità delle esecuzioni capitali. Riporto velocemente tre argomentazioni a favore la pena di morte che si trovano nel campo fertile della filosofia del diritto. Hegel in Lineamenti di filosofia del diritto definisce che l’esistenza del delitto deve essere eliminata da una contro-misura; egli fa della morte non un dovere criminale, ma un suo diritto. Mentre la tesi macchiavellica di Simone Weil in La prima radice sarebbe che la pena di morte sia un modo di onorare il condannato, promuovendo in lui vergogna del delitto compiuto per mezzo della sofferenza. E da ultimo Kant in Metafisica dei costumi sostiene che “l’affettato sentimentalismo umanitario del marchese Beccaria” giustifica

Per citare una capitale riflessione sull’abolizione della pena di morte, è d’obbligo leggere qualche passaggio Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria. Egli si interroga: “Qual può essere il diritto che si attribuiscono gli uomini a trucidare i loro simili?” L’illuminista italiano definisce la pena di morte “né utile né necessaria”. Infatti afferma che la pena di morte non è un diritto, ma è una guerra della nazione con un cittadino, perché giudicata necessaria o utile per la distruzione del suo essere.

La pena di morte, in La disumanità di Stato di Gustavo Zagrebelsky, ha il difetto di esaurire i suoi effetti in un momento, passato il quale il giustiziato non avverte più niente e quelli che restano dimenticano facilmente. Invece l’ultimo testo in cui ho trovato una lucidissima confutazione della legittimità delle esecuzioni capitali, è La riflessione sulla pena di morte di Albert Camus. In estrema sintesi i tre argomenti su cui l’autore de Lo straniero pone accento nel suo pamphlet sono che la stessa società non crede all’esemplarità di cui parla, giustificando la pena di morte; che non è affatto dimostrato che la pena di morte abbia fatto indietreggiare un solo omicida deciso a esserlo,

del Circolo Giovani Giuristi Zurigo. A sinistra, un ritratto di Dostoevskij, che sulla pena di morte ha scritto pagine di incredibile profondità.

mentre è evidente che essa non abbia esercitato alcun effetto, se non di fascinazione, su migliaia di criminali; che costituisce per altri aspetti, un esempio ripugnante le cui conseguenze sono imprevedibili. Una meticolosa retorica che nel corso della lettura riesce a determinare i paradossi della pena capitale. Ho trovato importante riproporre il celeberrimo tema sulla pena di morte attraverso la letteratura per non dimenticare la totale brutalità esecutiva del passato e per sondare gli abissi, forse remoti, dell’art. 10 Cost., che ho pensato possibile effettuare attraverso la simbiosi che sussiste tra filosofia e diritto, con il sostegno anche di un grande maestro della letteratura come Dostoevskij.

Per informazioni: www.giovanigiuristi.ch

U nax Per informazioni: www.miele.ch 128 · TM Marzo 2023 businesstobusiness Società
Sopra, Rock Bolombo, membro
La simbiosi fra diritto e filosofia attraverso la grande letteratura

A passo spedito verso il futuro

Rivoluzionarie, innovative ed ecosostenibili: le calzature realizzate da Crimagno sono caratterizzate da un inconfondibile design. Cristiano Magnoni, Founder & Ceo della start-up, ne delinea i tratti salienti.

Da sinistra, Gabriele Blandina e Cristiano Magnoni, rispettivamente Coo e Ceo di Crimagno. A fianco, l’innovativo design delle calzature.

Crimagno, start-up domiciliata a Corteglia, è stata fondata nel 2020 da Cristiano Magnoni. Il nome ‘Crimagno’ deriva dalla somma delle abbreviazioni del nome (Cristiano) e cognome (Magnoni) del suo fondatore. In azienda, Cristiano è affiancato dall’amico Gabriele Blandina. Gabriele si occupa dell’ingegnerizzazzione del prodotto, della gestione della produzione e della logistica mentre Cristiano segue la parte creativa e le questioni amministrative.

Quali caratteristiche hanno le calzature Crimagno?

La nostra collezione è definita da tre elementi principali: design, ergonomia, sostenibilità. La volontà di ‘fare la differenza’ per il pianeta è uno dei valori principali sui quali si fonda la nostra azienda. Con questo intento, nella produzione delle nostre calzature, utilizziamo solo materiali naturali o riciclati. Le tomaie sono fatte con gli scarti di mais, mele e bamboo. Ne stiamo sperimentando di nuove, realizzate con quelli degli ananas e delle agavi. Le suole sono in gomma naturale. Inoltre, carichiamo alcune mescole con

il canapulo: uno scarto derivante dalla lavorazione della canapa che utilizziamo per la fodera interna. Anche le altre componenti sono fatte con materiali naturali o di riciclo. Il sottopiede in fibra di cocco è addirittura biodegradabile! Anche il packaging è stato reinterpretato. Al posto della classica scatola di cartone, forniamo al cliente una comoda tracolla realizzata con feltro certificato Grs, riciclato al 100%, riutilizzabile in mille modi. Consideriamo l’intero ciclo di vita delle nostre calzature, compreso il corretto smaltimento di quelle usate; vogliamo sviluppare un incentivo commerciale che invogli i clienti a restituirci le loro vecchie Crimagno, guadagnando un credito sul loro prossimo acquisto. Ci occuperemo poi del corretto smontaggio e upcycling delle singole parti delle calzature restituite: le suole, ad esempio, serviranno per costruire piste di atletica; le tomaie, per pannelli isolanti e fonoassorbenti. Siamo orgogliosi che il nostro primo modello, genderless Kobi, abbia vinto importanti premi internazionali. Avendo maturato la nostra esperienza nel

campo del disegno industriale, il nostro approccio è completamente diverso.

Scarpe eco-friendly, e anche ergonomiche…

Sì, concepiamo le calzature come estensioni bioniche dell’articolazione del piede. Per ottenere le migliori condizioni di camminata, applichiamo i più approfonditi studi ergonomici. Il nostro è un approccio ingegneristico. Creiamo scarpe che si adattano ad ogni tipo di piede, restituendogli più livelli di libertà. Nel nostro primo modello Kobi, abbiamo diviso la suola in due parti, per rendere l’esperienza della camminata il più possibile simile a quella a piedi nudi, aggiungendo gradi di libertà sia alla torsione che alla flessione del piede. Dopo aver testato filati di ogni tipo, abbiamo scelto un tessuto di nostra elaborazione. Composto da canapa e argento, esso garantisce traspirabilità, termoregolazione e proprietà antibatteriche. Inoltre, diversamente dal solito, non è incollato alla tomaia bensì solo cucito. La comodità delle nostre scarpe è tra i principali driver per la loro diffusione.

Provenire da una famiglia di imprenditori calzaturieri ha instillato in te la passione e la voglia di ripercorrerne le orme?

Mio padre aveva un’azienda che produceva suole in gomma naturale: una delle più affermate dell’epoca. Quanto a me, durante gli anni universitari, ho disegnato collezioni di suole (e anche qualche scarpa) per tutti i suoi clienti: i marchi più prestigiosi della moda. La decisione di usare solo la gomma naturale per le scarpe Crimagno rappresenta la scelta migliore in termini di qualità e di performance; ed è un indubbio omaggio alle mie radici.

Quali sono i vostri obiettivi a breve-medio termine?

Ampliare l’offerta e perseguire una costante internazionalizzazione. A medio termine, includere nella nostra collezione altri indossabili. Inizialmente calze e cinture, per poi allargare il mercato anche ad altre categorie. A lungo termine, costruire un R&D & Logistic Headquarter e, perché no, anche una manifattura all’avanguardia.

Per informazioni: www.crimagno.com

www.aitiservizi.ch

simona.galli@aitiservizi.ch

Marzo 2023 TM · 129
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Un anno da incorniciare per Hermès

Monte Verità, culla di dialogo

Èstato un anno eccezionale il 2022 per Hermès, grazie soprattutto alla forte performance dei suoi mercati internazionali, come ha sottolineato il Ceo Axel Dumas (in foto). La Maison ha chiuso il 2022 con un fatturato di 11,6 miliardi di euro, in rialzo del 29% rispetto all’anno precedente. Sempre del 29% è cresciuto l’utile netto, a 3,37 miliardi di euro. Grazie all’effetto leva generato dalla forte crescita delle vendite e all’eccezionale performance delle collezioni, la redditività operativa ricorrente annuale ha raggiunto il livello più alto di sempre, pari al 40,5% rispetto al 39,3% del 2021. Un successo che rafforza l’approccio di azienda altamente integrata e artigianale, principalmente in Francia, dove negli ultimi tre anni ha creato 2.900 nuovi impieghi (sui 4.300 a livello globale) e indirizzato il 60% degli inve-

stimenti operativi. A fine dicembre, la crescita delle vendite è stata notevole in tutte le aree geografiche, aumentate notevolmente sia nei negozi del gruppo (+23%) sia nelle vendite all’ingrosso (+26%), che hanno beneficiato di una ripresa del segmento viaggiatori. La Maison ha continuato a espandere la sua rete di distribuzione esclusiva e le vendite online sono incrementate in tutto il mondo. Tra i vari settori, performance eccellenti per Abbigliamento e accessori (+36%), Orologi (+46%), che ad esempio ha visto il modello Arceau, Le temps voyageur doppiamente medagliato al Gran Premio dell’Orologeria di Ginevra, e gli Autres Métiers Hermès, che comprendono la Gioielleria e l’universo della Maison (+30%), di cui evidenziano la singolarità e la forza creativa.

Da l 30 marzo al 2 aprile tornano ad Ascona e Locarno gli Eventi letterari Monte Verità, sotto la guida di un nuovo direttore artistico, Stefan Zweifel. Con la scelta del tema Di alberi e di guerra , liberamente ripreso da una lirica di Bertold Brecht, il Festival affronta le domande più impellenti del nostro tempo, ambendo nella sua undicesima edizione al ruolo di cassa di risonanza per le sfide della società contemporanea e, al tempo stesso, a culla di dialogo con la storia di questo luogo speciale. A inaugurare la manifestazione sarà l’incontro con il romanziere, saggista e giornalista italo-svizzero

Per informazioni: www.hermes.com

Giuliano da Empoli (in foto, sopra), che con il suo romanzo-saggio sulla Russia contemporanea, Il mago del Cremlino. Fra i nomi che si susseguiranno nei giorni successivi Durs Grünbein, Anja Kamp-

mann e Marija Stepanova, che porteranno al Monte Verità la lirica ai tempi della guerra e della crisi climatica, il Premio svizzero del libro 2022 Kim de l’Horizon, l’antropologo australiano Michael Taussig, la romanziera italiana Giulia Caminito e la scrittrice algerina Kaouther Adimi. Per la prima volta è inoltre prevista un’escursione alle Isole di Brissago con il percussionista Julian Sartorius e il filosofo paesaggista Michael Jakob. A chiudere l’edizione, il 2 aprile, sarà il regista, compositore e sceneggiatore di fumetti cileno Alejandro Jodorowsky ( in foto , al centro), che ha saputo sondare le radici più profonde della nostra connessione con il divino, creando una forma d’arte a sé stante: la psicomagia.

Per il programma completo: www.eventiletterari.swiss

130 · TM Marzo 2023 Editore Eidos Swiss Media Sagl • Via Lavizzari 4 - 6900 Lugano • info@eidosmedia.ch Redazione Via Lavizzari 4 - 6900 Lugano • Tel. 091 735 70 00 • redazione@eidosmedia.ch Pubblicità Tel. 091 735 70 00 · pubblicita@eidosmedia.ch Abbonamenti Annuo franchi 100.- (9 numeri) • Estero: supplemento postale • Tel. 0041 91 735 70 00 • abbonamenti@eidosmedia.ch www.eidosmedia.ch
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