La crisi che ha coinvolto Credit Suisse nel 2023 ha avuto un impatto devastante non solo sull’istituto stesso, ma sull’intero sistema bancario e sull’economia globale, mettendo in evidenza le lacune nel sistema di vigilanza delle autorità competenti. La Finma (Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari), cui è assegnato il compito di garantire la stabilità e la trasparenza del sistema finanziario svizzero, proteggendo gli investitori e preservando la fiducia nelle istituzioni bancarie, è stata oggetto di numerosi rimproveri da parte della Commissione parlamentare d’inchiesta (Cpi), istituita per esaminare le cause del fallimento della banca e le responsabilità politiche e istituzionali connesse.
Il rapporto conclusivo della Cpi, presentato lo scorso 20 dicembre 2024, ha fornito una panoramica dettagliata degli eventi che hanno preceduto e accompagnato il tracollo della banca, con particolare attenzione al ruolo svolto dalle autorità di regolamentazione, come la Finma, e dalle altre istituzioni coinvolte nella supervisione del sistema bancario svizzero.
Uno dei principali rimproveri alla Finma è legato alla sua gestione dei segnali di rischio che avrebbero dovuto destare preoccupazione ben prima del collasso finale della banca, la cui situazione finanziaria andava deteriorandosi già da anni. Ad esempio, la banca aveva accumulato ingenti perdite a causa di operazioni rischiose, come quelle legate al fondo Archegos Capital Management, ma non sono stati adottati interventi sufficienti per fermare queste attività rischiose.
Pur avendo il compito di vigilare anche sugli aspetti internazionali delle attività bancarie, la Finma non è riuscita a esercitare un controllo adeguato sulle operazioni internazionali della banca, in particolare sui rischi legati agli investimenti in fondi speculativi e alle esposizioni ad altri istituti finanziari globali. La Commissione ha criticato la mancanza di coordinamento tra la Finma e altre autorità di vigilanza internazionali, come la Federal Reserve o l’Autorità bancaria europea. Un quadro di supervisione frammentato che non è riuscito a evitare il tracollo dell’istituto bancario.
La crisi di Credit Suisse ha messo in luce la necessità di una riforma più incisiva e di una vigilanza più stringente per evitare il ripetersi di simili fallimenti in futuro. Il Parlamento si sta ora chinando sul tema. Ma le possibili soluzioni proposte, spesso contrastanti fra loro permetteranno di evitare un’eventuale nuova futura crisi?
Un altro punto centrale delle critiche rivolte alla Finma riguarda la gestione dei conflitti di interesse interni alla banca. Benché fossero presenti segnali di possibile conflitto tra la direzione operativa e gli azionisti, l’Autorità di vigilanza non ha preso misure adeguate per affrontare questi problemi. La Commissione ha ritenuto che la Finma avrebbe dovuto intervenire in modo più deciso per garantire che gli interessi di tutti gli azionisti e delle parti coinvolte fossero tutelati, prevenendo così decisioni che avrebbero potuto mettere a rischio la stabilità dell’istituto.
Inoltre, un’altra area di critica riguarda le azioni disciplinari intraprese dalla Finma nei confronti di Credit Suisse. La Commissione ha rilevato che l’Autorità di vigilanza non ha mai adottato sanzioni sufficientemente rigorose nei confronti della banca, malgrado le evidenti violazioni delle normative bancarie e le irregolarità riscontrate nelle sue operazioni. Sebbene siano state comunicate raccomandazioni per alcuni interventi di correzione, la Finma non è riuscita a infliggere pene proporzionate alla gravità dei comportamenti scorretti da parte dell’Istituto bancario, alimentando l’impressione che la vigilanza fosse troppo permissiva nei confronti delle grandi banche.
Un ulteriore rimprovero mosso alla Finma riguarda la sua struttura organizzativa e la gestione delle risorse umane. La Cpi ha evidenziato come la Finma, pur disponendo di risorse e competenze tecniche, non abbia avuto una visione strategica in grado di fronteggiare in modo efficace le sfide poste dalla gestione dei grandi gruppi bancari. La supervisione di Credit Suisse è stata quindi ritenuta superficiale, nonostante le importanti risorse economiche e il personale altamente qualificato di cui la Finma dispone. Si sono sottovalutati i rischi?
La crisi di Credit Suisse ha messo in luce la necessità di una riforma più incisiva e di una vigilanza più stringente per evitare il ripetersi di simili fallimenti in futuro. Il Parlamento si sta ora chinando sul tema. Ma le possibili soluzioni proposte, spesso contrastanti fra loro permetteranno di evitare un’eventuale nuova futura crisi? Ogni storia è diversa. La regolamentazione bancaria svizzera è già una delle più forti al mondo, se viene attuata in modo coerente e completo. Certo, si potrebbe chiedere alle banche di (ulteriormente) inasprire i requisiti del capitale. Ma ciò potrebbe comportare svantaggi competitivi per l’unica grande banca svizzera rimasta sul mercato interno e internazionale: aumenterebbe i costi di finanziamento per privati e aziende e indebolirebbe la piazza finanziaria svizzera nel suo complesso.
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