Negli ultimi mesi i Governi europei hanno intensificato i loro sforzi per rafforzare le economie nazionali attraverso ambiziosi programmi fiscali. Due delle iniziative più significative sono l’aumento delle spese militari, promosso da diversi Paesi membri dell’Unione Europea, e il massiccio programma di investimenti annunciato dalla Germania. Questi sviluppi potrebbero avere implicazioni rilevanti sia per la crescita economica del continente sia per le strategie di investimento nei portafogli finanziari, in particolare se questi piani fiscali dovessero fare chiarezza sulle politiche economiche del vecchio continente.
Ma questi interventi segnano davvero una svolta strutturale per l’economia europea, o si tratta più semplicemente di strategie temporanee per arginare le pressioni attuali? E, soprattutto, come si rifletteranno sui mercati finanziari e sulle strategie d’investimento?
La Difesa. L’aumento delle spese militari è una diretta conseguenza del conflitto in Ucraina, ma risponde anche alle pressioni dall’amministrazione Trump affinché i Paesi membri della Nato raggiungano tra il 2 e il 3% del Pil di spesa per la Difesa.
La Germania, ad esempio, ha ormai da tempo annunciato un fondo speciale da 100 miliardi di euro per rafforzare la Bundeswehr, che sino ad oggi ha stentato a concretizzarsi, mentre altri stati membri hanno sottoscritto impegni simili. Inoltre, il programma ReArm Europe promosso dalla Commissione Europea mira a mobilitare fino a 800 miliardi di euro per rafforzare le capacità difensive dell’Unione nei prossimi anni.
I recenti sviluppi nei programmi fiscali europei rappresentano un importante cambiamento nel panorama economico e finanziario della regione. L’aumento della spesa per la Difesa e le riforme fiscali tedesche potrebbero fornire un impulso alla crescita, ma anche introdurrenuove sfide legate all’inflazione e alla sostenibilità del debito
Questo aumento delle spese potrebbe avere un impatto significativo sull’economia. Da un lato, l’industria della Difesa, caratterizzata da un’elevata intensità di capitale e tecnologia, potrebbe trarre un beneficio diretto da questi investimenti, favorendo la creazione di posti di lavoro e stimolando la domanda di beni e servizi correlati. Dall’altro, un incremento delle spese militari potrebbe tradursi in un maggiore indebitamento per i Paesi con già alti livelli di debito pubblico, esercitando pressioni sui mercati obbligazionari europei e sollevando interrogativi sulla sostenibilità fiscale nel lungo periodo.
Cambio di paradigma. Parallelamente all’incremento delle spese militari, la Germania ha annunciato un ampio piano d’investimenti volto a modernizzare le infrastrutture nazionali e accelerare la transizione energetica. Questa iniziativa, sostenuta dal neo cancelliere Friedrich Merz, prevede ingenti stanziamenti per la digitalizzazione, le rinnovabili e il trasporto sostenibile, con un focus anche sull’eliminazione del limite al debito pubblico per favorire gli investimenti.
Secondo nostre stime, l’espansione della spesa pubblica potrebbe tradursi in una crescita del Pil dell’Eurozona compresa tra l’1,3 e l’1,6% entro il 2027, con un incremento tra 0,3 e 0,5 punti percentuali rispetto alle previsioni precedenti. Questo aumento del Pil potrebbe tradursi in un incremento tra il 2 e il 3% degli utili societari europei.
Per gli investitori, questi cambiamenti offrono nuove opportunità e qualche rischio. Gli investimenti in infrastrutture e settori industriali potrebbero favorire un’espansione più sostenibile e resiliente dell’economia tedesca, con effetti positivi sull’intera Eurozona. Se attuato efficacemente, questo piano non solo rafforzerebbe la crescita interna, ma stimolerebbe anche la domanda di materiali e lavoro, contribuendo a un rilancio economico più ampio. Inoltre, con la Germania in prima linea nella decarbonizzazione, l’iniziativa potrebbe rappresentare un impulso significativo per il settore delle energie rinnovabili, accelerandone lo sviluppo e consolidandone il ruolo nel mix energetico europeo. Tuttavia, un aumento così rilevante della spesa pubblica potrebbe alimentare ulteriori pressioni inflazionistiche, spingendo la Banca Centrale Europea a mantenere più a lungo una politica monetaria restrittiva.
È il momento di puntare sull’Europa? Le trasformazioni nelle politiche fiscali europee possono avere importanti ripercussioni per gli investitori, interessanti per la costruzione dei portafogli:
– Settori chiave. Le aziende di Difesa e aerospazio, nonché quelle coinvolte nelle infrastrutture strategiche, e quelle delle rinnovabili potrebbero trarre vantaggio da questo contesto, rendendo tali settori particolarmente interessanti per gli investitori. Si tratta di settori da valutare in modo tattico nel breve periodo, considerando che le valutazioni scontano una crescita sopra la media storica;
– Obbligazionario. L’aumento del debito pubblico in Europa potrebbe portare a divergenze nei rendimenti tra i titoli di stato, favorendo strategie di diversificazione tra Paesi con politiche fiscali differenti. Di conseguenza, strumenti e strategie d’investimento che prevedano un’allocazione dinamica tra diversi settori, Paesi e duration potrebbero trarre vantaggio dalla realizzazione dei piani annunciati e dalle eventuali sorprese di mercato. Come singolo settore, l’obbligazionario del settore finanziario europeo è quello che al momento offre il maggiore rendimento per il rischio;
– Azionario. Il mercato europeo sta sovraperformando quello statunitense grazie a valutazioni più contenute, risultati aziendali solidi e una crescente fiducia degli investitori nella stabilità della regione e questo potrebbe continuare grazie a una riduzione dell’incertezza sui programmi e le politiche economiche europee. Il bancario potrebbe beneficiare di queste condizioni, anche grazie a un mantenimento di tassi più alti in futuro e a una crescita economica stabile. Tra i settori con le valutazioni più contenute risultano quelli energetici che potrebbero trarre vantaggio da una crescita industriale;
– Valutario. L’apprezzamento dell’euro, in particolare rispetto al dollaro americano e al franco svizzero, ha superato i fondamentali economici, ma appare coerente con il rinnovato ottimismo sulle prospettive di crescita della regione. Nel medio periodo, le dinamiche fondamentali torneranno a essere il principale motore dell’andamento valutario, suggerendo un probabile scenario di stabilizzazione per l’euro, fino a quando non emergeranno segnali più chiari sul successo di questi numerosi e variegati programmi.
In conclusione, i recenti sviluppi nei programmi fiscali europei rappresentano un importante cambiamento nel panorama economico e finanziario della regione. L’aumento della spesa per la Difesa e le riforme fiscali tedesche potrebbero fornire un impulso alla crescita, ma anche introdurre nuove sfide legate all’inflazione e alla sostenibilità del debito.
Gli investitori dovrebbero dunque monitorare attentamente questi sviluppi per adattare le proprie strategie di portafoglio alle nuove dinamiche del mercato e affidare i loro investimenti a strategie dinamiche d’investimento, in particolare nel segmento del reddito fisso. Queste strategie dovrebbero mirare a sfruttare rendimenti attesi superiori alla media degli ultimi dieci anni, garantendo al contempo la flessibilità necessaria per navigare un contesto economico in continua evoluzione.
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