La questione energetica si pone come uno dei dibattiti più cruciali di questo secolo. Negli ultimi due millenni, mai come ora l’umanità ha affrontato un tema così vitale con una combinazione di intelligenza, presunzione e talvolta, purtroppo, con un approccio superficiale. Da un lato, l’avanzamento scientifico e la fiducia nelle capacità umane hanno spinto verso tentativi di dominare la natura e i suoi processi; dall’altro, la miopia e gli interessi particolari spesso oscurano giudizi razionali e azioni necessarie.
La sfida posta dal cambiamento climatico e dall’uso delle risorse energetiche si sintetizza in un paradosso storico: in poco più di un secolo, l’Homo Sapiens ha dissipato immense riserve di carbone, petrolio e gas, etichettando questo spreco come ‘civiltà’. La conseguenza immediata è stata un incremento dell’effetto serra, con un riscaldamento atmosferico misurato in circa 0,08 gradi Celsius per decennio, una tendenza in preoccupante accelerazione a causa dell’emissione antropogenica di anidride carbonica. Quest’ultima è passata da 280 parti per milione (ppm) in epoca preindustriale a 420 ppm oggi, un dato che, sebbene non preoccupi il pianeta, abituato a ben altri livelli di Co2 in ere geologiche passate, pone seri interrogativi.
Tuttavia, la retorica del “salvare il pianeta” appare riduttiva. La Terra ha superato eventi ben più catastrofici nei suoi 4,7 miliardi di anni di storia. Piuttosto è la qualità della vita umana e la conservazione della biodiversità attuale a essere in gioco, sfidate da un cambiamento climatico antropogenico che, se ignorato, potrebbe rendere l’ambiente meno ospitale.

Di fronte a tale scenario, le soluzioni variano, oscillando tra l’innovazione tecnologica e drastiche modifiche del comportamento collettivo. L’esempio metaforico del bambino di cinque anni che suggerisce di smettere semplicemente di ‘bruciare porcherie’, pur ingenuo, tocca il cuore del problema, ma non gli si chieda di rinunciare ai suoi giocattoli. La necessità di un cambio di paradigma che, tuttavia, richiede sacrifici immediati per benefici a lungo termine, sacrifici che molti trovano difficile accettare.
La transizione verso auto elettriche, diete alternative, l’uso di energie rinnovabili pur promettenti, sottolineano la complessità della sfida: queste soluzioni, nonostante l’impegno economico e tecnologico, rappresentano ancora una frazione del fabbisogno energetico globale.
La strada verso un futuro sostenibile è disseminata di ostacoli, non ultimi quelli legati alla volontà politica, economica e sociale. La soluzione richiede un approccio olistico, che integri la tecnologia, l’innovazione, la riduzione degli sprechi e un nuovo ethos collettivo, orientato verso il rispetto dell’ambiente e la responsabilità verso le generazioni future.
Il dibattito sulla sostenibilità e le misure per affrontare il cambiamento climatico evidenzia una realtà complessa, spesso ostacolata da decisioni politiche e da un’ottica di breve termine. La proposta di ridurre drasticamente i consumi globali del 50%, limitare l’uso delle automobili, moderare il consumo alimentare e, in generale, ridurre il Pil globale, riflette una soluzione estrema ma efficace per mitigare l’impatto ambientale dell’uomo. Tuttavia, l’attuabilità di tali misure si scontra con la difficoltà di imporre, specie democraticamente, sacrifici significativi.
La ricerca dell’energia da fusione nucleare, come dimostra il progetto Iter, rappresenta un esempio di come la scienza e la tecnologia possano offrire soluzioni. Nonostante i progressi lenti e i costi elevati, il potenziale di produrre energia pulita e illimitata rimane un obiettivo promettente, sebbene i suoi frutti possano non essere colti prima della seconda metà di questo secolo. Questi sforzi dimostrano il dilemma tra perseguire soluzioni immediate, spesso insufficienti o poco popolari, e investire in tecnologie future dai risultati incerti. La reazione mista a proposte di mitigazione del cambiamento climatico, come quelle discusse nelle conferenze Cop, riflette la complessità di bilanciare azioni efficaci e accettazione sociale.

Il riferimento alle prospettive future, con un aumento della popolazione globale e del conseguente consumo di risorse, sottolinea l’urgenza di adottare strategie sostenibili. Il cambiamento climatico porterà sia sfide sia opportunità, richiedendo adattamenti sia ecologici sia sociali. Non una novità per la storia umana.
Del resto, anziché concentrarsi esclusivamente su misure restrittive o sull’evitare l’inevitabile, sarebbe più produttivo indirizzare risorse e innovazione verso soluzioni che prevedano adattamenti intelligenti e sostenibili. Questo approccio richiede una visione lungimirante e la volontà di intraprendere azioni che siano non solo efficaci ma anche socialmente e politicamente accettabili. La sfida sta nell’equilibrare l’urgenza di agire con la realtà politica e sociale, mirando a soluzioni innovative ma inclusive.
In un contesto ottimale, senza incorrere in autodistruzioni, l’umanità è proiettata verso una crescita demografica che potrebbe superare i 12 miliardi entro il 2200. Con questa espansione, si prevede che il consumo individuale aumenterà significativamente rispetto agli standard odierni. Di conseguenza, ci si aspetta un innalzamento della temperatura globale di alcuni gradi, il ritiro dei ghiacciai e un’ascesa del livello dei mari di uno o due metri. Questi cambiamenti porteranno inevitabilmente a nuove sfide e opportunità, in un ciclo già testimoniato otto volte nell’ultimo milione di anni: la scomparsa di alcune isole, l’abbandono dei delta fluviali abitati, e un’alterazione degli ecosistemi.
La regressione delle calotte polari aprirà nuove rotte marittime, riducendo l’importanza di canali storici come quello di Suez e portando ad altri cambiamenti. Di fronte a questa inevitabilità, sarebbe saggio orientarsi verso azioni proattive che sfruttino la capacità di adattamento e previsione umana. La storia dell’umanità, infatti, ne prova resilienza e ingegnosità: dall’espansione dall’Africa fino alle Americhe durante le ere glaciali e interglaciali, gli uomini hanno saputo navigare cambiamenti climatici estremi senza perdere la loro essenza di Homo Sapiens, esseri sapienti, non folli. Questo passato invita a guardare al futuro con un approccio che valorizzi l’adattamento intelligente e la pianificazione lungimirante, piuttosto che il tentativo di scongiurare l’inevitabile.
La fusione nucleare incarna l’energia prodotta al cuore delle stelle, un processo che fonde atomi di idrogeno per generare elio, rilasciando enormi quantità di energia in condizioni di temperatura e pressione estreme, ben oltre quelle terrestri. Il progetto Iter, una collaborazione internazionale in corso, mira a replicare questa reazione fondendo due isotopi dell’idrogeno, deuterio e trizio, a temperature di circa 150 milioni di gradi Celsius, ma a pressione simile a quella atmosferica terrestre. Questo processo produce un plasma, uno stato della materia ad altissima energia, dal quale si può estrarre energia per generare elettricità.
Iter è strutturato in diverse fasi, con l’obiettivo, entro il 2035, di produrre autonomamente il trizio, un isotopo dell’idrogeno non disponibile in natura. Superato questo traguardo, il passo successivo sarà la realizzazione di un prototipo di reattore funzionante, previsto per la seconda metà di questo secolo. Il successo di queste fasi aprirà la strada all’industrializzazione della fusione nucleare, permettendo la costruzione di centrali in grado di fornire energia su vasta scala, segnando un potenziale punto di svolta energetico verso la fine del secolo.
La fusione nucleare promette un futuro energetico pulito, sicuro e quasi inesauribile, prospettando una rivoluzione nel modo in cui l’umanità genera e utilizza l’energia, con il potenziale di ridurre drasticamente la dipendenza dai combustibili fossili e mitigare il cambiamento climatico. Secondo le stime con 4,24 kg di deuterio e 6,36 kg di trizio si produrrebbe un TWh. In pratica l’intera produzione annua di energia elettrica dell’Italia verrebbe prodotta con 250 kg di carburante anziché 500mila tonnellate di carbone e senza emissioni.
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