L’economia statunitense ha finora evitato la recessione e probabilmente si stabilizzerà verso la fine del 2025. L’inflazione dovrebbe toccare il fondo a inizio anno e poi rimbalzare al di sopra del 2,5%, a prescindere dall’impatto delle politiche fiscali previste dal prossimo presidente. Ciò significa che le previsioni di riduzione dei tassi statunitensi al 3% entro la fine del 2025 appaiono eccessivamente ottimistiche, poiché la Fed dovrà fare i conti non solo con l’elevata crescita dei salari, ma anche con la prospettiva del bilancio espansivo della nuova amministrazione.
Il ritorno di Trump cambierà senza dubbio il panorama non solo economico ma anche geopolitico degli ultimi anni. Ci si aspetta che persegua un cessate il fuoco in Ucraina ed eserciti una pressione fiscale sull’Europa con i dazi, mettendo a dura prova economie già alle prese con ingenti debiti insoluti.
Potrebbe poi riannodare i fili con il suo avversario del primo mandato, la Cina, il che potrebbe influire sulle relazioni degli Stati Uniti con il Messico, una componente chiave dello spostamento della dipendenza manifatturiera americana dalla Cina, in quanto gli Stati Uniti cercano di limitare l’uso del Messico da parte della Cina per evitare le tariffe. Inoltre, il periodo che precede la rinegoziazione dell’accordo di libero scambio tra Stati Uniti, Messico e Canada, prevista per il 2026, potrebbe essere difficile per tutte le parti, sino a un nuovo accordo.
Alla luce di ciò, è probabile che le numerose aziende che stanno effettuando il reshoring delle loro attività in risposta alle guerre commerciali scelgano come nuova destinazione l’India, un beneficiario geopolitico di queste attese mosse americane.
In Europa, la coalizione di Governo tedesca è crollata in seguito a un dibattito sulla politica fiscale avviato in risposta alle prospettive su Stati Uniti e Cina. Tale disputa sul bilancio tedesco rappresenta di fatto il dibattito sui finanziamenti per la futura competitività dell’intera Unione, affrontato dal rapporto Draghi.
L’impatto principale per gli investitori della politica fiscale espansiva perseguita da Stati Uniti, Regno Unito e Giappone sarà probabilmente sui rendimenti obbligazionari, in quanto il mercato toro delle obbligazioni, che durava dal 1981 a livello globale, sta per terminare. Dunque, gli hedge fund, in particolare le strategie di arbitraggio del valore relativo, possono rivelarsi preziosi nell’ambito dell’elevata volatilità dei tassi d’interesse prevista.
Così come l’India in ambito commerciale, anche Singapore e l’Asean sono ben posizionati quando la politica fiscale globale si espande. Offrendo una porta d’accesso alle economie a crescita strutturalmente elevata del Sud-Est asiatico e all’India, i titoli azionari di Singapore potrebbero presentare un interessante rapporto rischio/rendimento e un’esposizione alla crescita sostenuta degli Stati Uniti, ai trend di crescita nel Sud e Sud-Est asiatico e alla Cina.
Nel frattempo, i cambiamenti secolari all’interno dell’economia globale continuano a ritmo sostenuto. L’intelligenza artificiale rimane in prima linea. Tuttavia, la sua introduzione sta entrando in una nuova fase, dopo la corsa dell’hardware è tempo infatti del software.
Nel complesso, il 2025 si preannuncia come un altro anno di importante trasformazione per l’economia globale – sul fronte dell’inflazione, della geopolitica e della tecnologia. Gli investitori dovranno quindi navigare nella frammentazione in atto, concentrandosi al contempo sui supporti di maggior resilienza.
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