TM   Marzo 2024

The January effect

Solitamente il mese di gennaio è positivo per i mercati azionari, il che si è dimostrato vero anche quest’anno. Molte le ragioni che potrebbero spiegare il fenomeno. Un’analisi di Riccardo De Cenzo, Investment Manager di Bg Valeur.

Riccardo De Cenzo

di Riccardo De Cenzo

Investment Manager di Bg Valeur

Nell’immaginario collettivo gennaio viene spesso associato a un mese un po’ malinconico, a causa ad esempio del cattivo tempo o delle festività appena terminate. Nonostante ciò, i mercati azionari tendono a rimanere immuni da questo umore. Infatti, storicamente le azioni tendono a riportare ottimi guadagni nel mese di gennaio, grazie al c.d. January Effect. Quest’ultima è una delle più note anomalie di mercato, dove gli operatori di Wall Street hanno coniato il famoso detto: as goes January, so goes the year.

Numeri alla mano, questo fenomeno ‘emotivo’ ha effettivamente prodotto risultati interessanti. Dagli anni Trenta, l’indice S&P 500 ha registrato un +1,2% a gennaio, mentre il Nasdaq 100 il +2,5% circa dagli anni Settanta. Guardando, invece, all’Italia, secondo uno studio condotto dalla Luiss, i guadagni generati dalle azioni quotate in Borsa Italiana dal 1975 alla metà del 1989 supportano la tesi del January Effect, confermando che anche i titoli azionari del Bel Paese non sono immuni dall’emotività degli investitori.

Nonostante gli accademici abbiano prodotto varie ricerche in merito a questa anomalia, attualmente non esiste un’unica risposta. Una possibile spiegazione è la compensazione fiscale degli strumenti finanziari, ovvero a dicembre si vendono le posizioni in perdita per compensare i guadagni registrati da inizio anno al fine di ridurre l’onere fiscale. Assumendo sia vero, gli investitori a gennaio riiniziano a costruire la loro esposizione azionaria, spingendo gli indici al rialzo. Un’altra potrebbe essere legata al fatto che i risparmiatori incassato il bonus di fine anno, decidono di investire tale liquidità.

Il valore della costanza

Rendimento dell’investimento nello S&P500 dal 2003 al 2022

Rendimento- nvestimento s&p500
Fonte: Bloomberg.

È opportuno sottolineare che, nonostante la teoria sia stata confermata nell’85% dei casi dal 1950 al 2021, alcuni critici affermano che la correlazione tra l’inizio dell’anno e la performance degli strumenti è del tutto casuale. Infatti, prendendo in esame l’arco temporale precedentemente indicato, le azioni hanno registrato guadagni nel 75% casi.

Volgendo lo sguardo all’attuale condizione dei mercati, il principale indice azionario globale, Msci World in euro, ha chiuso gennaio in territorio positivo (+2,91%). A prescindere dalle ragioni meramente comportamentali, le motivazioni che hanno guidato gli indici azionari sono le stesse osservate a novembre e a dicembre, ovvero l’interesse per le società legate all’intelligenza artificiale, aspettativa (o meglio speranza) degli investitori che le Banche Centrali inizino a tagliare i tassi.

A prescindere dal dibattito che si sussegue da anni sull’impatto della componente emotiva nel mondo degli investimenti, è opportuno sottolineare che il risparmiatore, desideroso di preservare e accrescere il proprio patrimonio nel lungo periodo, deve assolutamente rimanere investito.

Nonostante si presenteranno occasioni per acquistare o vendere nel breve termine, l’investitore verrà ripagato in futuro. Per avvalorare la tesi precedente, secondo uno studio condotto da Visual Capitalist, i rendimenti totali ottenuti investendo 10mila dollari nell’indice S&P 500 dal 2003 e il 2022 sarebbero pari al 9,8%, ovvero 65mila dollari circa. Tuttavia, nel caso in cui, in preda al panico, l’investitore avesse deciso di disinvestire, perdendo i dieci migliori giorni di Borsa nel periodo preso in analisi, il capitale finale sarebbe stato circa la metà, ovvero 30mila. Questo è dovuto al fatto che le migliori sedute borsistiche avvengono proprio durante le fasi di ribasso dei mercati e, per tale ragione, mantenere la propria strategia di investimento può aiutare a raggiungere gli obiettivi finanziari di lungo periodo.

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