Cara tecnologia
La storia abbonda di svolte scientifiche, tecnologiche e geografiche che hanno cambiato non solo le tecniche produttive, ma anche abitudini e comportamenti. Talvolta, queste trasformazioni passano in sordina, ma a distanza di tempo mostrano i tratti di vere e proprie rivoluzioni.
Qualche volta sembrano fallire, come le dotcom dei primi Duemila, per poi cambiare il mondo. Alcune innovazioni, almeno inizialmente, fanno paura per la maggior efficienza del lavoro. Per esempio, l’introduzione della catena di montaggio da parte di Henry Ford nel 1913 ridusse i tempi di produzione di un’auto da 12 ore a un’ora, mentre l’introduzione dell’Ibm System/360 portò all’informatizzazione del lavoro.
La storia suggerisce che la società e l’economia nel tempo riescano a cogliere i vantaggi degli avanzamenti tecnologici mentre gli impatti negativi vengono mitigati con l’adattamento alla nuova realtà. Ci sono stati shock temporanei dell’occupazione, ma alla fine l’aumento della produttività ha generato nuova domanda di beni e servizi più sofisticati. La ricerca in intelligenza artificiale esiste da oltre 50 anni, ma è da poco arrivata al grande pubblico, soprattutto grazie alla diffusione di ChatGpt da parte di Microsoft. In una settimana dal lancio ha raggiunto un milione di utenti, dopo un mese 100 milioni ed è ormai a 200. Nvidia, una multinazionale Tech statunitense, ha alzato i propri obiettivi di vendita per l’impatto atteso dall’intelligenza artificiale e il titolo è salito di oltre il 20%.
Sicuramente l’Ia comporta dei rischi, soprattutto se non regolamentata e utilizzata da malintenzionati, che potrebbero sfruttarla, per esempio, per trovare falle nei sistemi di sicurezza, come suggerito da Eric Schmidt, ex Ceo di Google. Elon Musk, fondatore di Tesla e SpaceX, si è spinto a dichiarare che si tratta di uno dei maggiori rischi per la civiltà.
La storia suggerisce che la società e l’economia nel tempo riescano a cogliere i vantaggi degli avanzamenti tecnologici mentre gli impatti negativi vengono mitigati con l’adattamento alla nuova realtà. Ci sono stati shock temporanei dell’occupazione, ma alla fine l’aumento della produttività ha generato nuova domanda di beni e servizi più sofisticati.
Stando alle implicazioni per i mercati, l’Ia (insieme alle aspettative per le mosse della Fed) è stato il motore della borsa statunitense: da inizio anno, infatti, gran parte della performance è attribuibile a società con progetti credibili nell’ambito.
Proprio come è accaduto con le innovazioni tecnologiche del passato, accanto all’entusiasmo ci sono molte domande. Solo per citarne alcune, spiccano l’impatto dell’aumento della produttività e il conseguente rischio di perdere occupazione, le conseguenze per le aziende che non hanno le risorse per potersi adattare e le ripercussioni per i mercati finanziari.
L’Ia sicuramente porterà a cambiamenti in ogni industria, unitamente alla maggior potenza dei computer e alla crescente quantità di dati, oltre che alla capacità di elaborarli. È un nuovo capitolo di un libro lunghissimo e occorre prenderla in dovuta considerazione. Non bisogna poi sottovalutare l’importanza dell’infrastruttura e delle risorse umane, che faranno la differenza tra aziende all’avanguardia e quelle destinate a rimanere indietro.
Per quanto riguarda gli investitori, l’esperienza insegna tre cose: non sempre le società più vincenti in un ciclo economico lo sono state anche nel successivo; chi parte prima non necessariamente sarà vincente; e a lungo termine le valutazioni sono un fattore determinante per i ritorni.
Probabilmente i guadagni in borsa delle società più impegnate in Ia difficilmente troveranno soddisfazione in termini di maggior utili, almeno nel breve termine. L’Msci All Country World tech sector tratta a 24 volte gli utili attesi nel prossimo anno, un premio del 25% sulla media a 10 anni. Valutazioni che sembrano dunque molto impegnative.
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