La telemedicina, visione di un futuro ormai presente, rappresenta una delle più eclatanti testimonianze di come l’innovazione tecnologica possa rivoluzionare la pratica medica. Tuttavia, pur rappresentando nell’immaginario collettivo uno strumento moderno e innovativo, non è un concetto così nuovo. Già in alcune rappresentazioni degli anni Trenta, artisti e scienziati immaginavano un mondo in cui la comunicazione a distanza tra medico e paziente non fosse più confinata alle pagine della fantascienza, ma diventasse parte integrante della realtà quotidiana. Con il passare dei decenni, questa visione ha preso forma, evolvendosi da semplici scambi di informazioni scritte a complessi sistemi di interazione audiovisiva in tempo reale.
La definizione stessa di telemedicina ha subito una metamorfosi, passando dall’essere un mero concetto astratto a diventare una pratica clinica diffusa, che utilizza le tecnologie di telecomunicazione per trasmettere informazioni mediche e fornire servizi di assistenza da remoto, come definito da Perednia e Allen già nel 1995.
L’uso della telemedicina per l’assistenza sanitaria da remoto, ad esempio, ha una lunga storia. «Una delle prime esperienze fu un progetto di monitoraggio sviluppato nel programma spaziale Mercury (1959) quando la Nasa iniziò a eseguire il monitoraggio fisiologico dei propri astronauti a distanza. La stessa tecnologia venne utilizzata in un progetto pilota che prevedeva la partecipazione degli indiani Papago, noto quale STARPACH. In questo caso si prevedeva l’utilizzo di un’unità sanitaria mobile composta da personale non medico collegato tramite televisione bidirezionale, radio e telemetria remota a un ospedale distante 100 miglia, per rendere disponibile l’assistenza medica nelle aree remote della riserva indiana» esordisce così Francesco Costa, medico e Partner fondatore di Security Lab Health Tech.
Un deciso passo in avanti, in concreto probabilmente il vero inizio, fu rappresentato dall’accordo siglato tra il Nebraska Psychiatric Institute e il Norfolk State Hospital; tramite infatti un collegamento televisivo a circuito chiuso tra i due istituti venivano erogate consultazioni psichiatriche. Era ancora la fine degli anni Cinquanta. Al pari però di altri ambiti, i recenti anni dell’emergenza pandemica hanno giocato un ruolo di acceleratore decisivo nel diffondersi della tecnologia.
La pandemia ha agito come acceleratore di un processo già in atto, spingendo la telemedicina al di là di ogni previsione in termini di adozione e diffusione, seppur con modalità e differenze che restano importanti anche tra stati limitrofi. «Francia, Inghilterra, Italia, Danimarca, Giappone e Stati Uniti hanno allentato i limiti normativi per i teleconsulti a seguito della pandemia. In Francia, le restrizioni al rimborso delle prestazioni sanitarie (che prima richiedeva l’obbligo di una visita di persona almeno una volta nell’anno precedente) sono state revocate, in modo tale che i pazienti potessero consultare qualsiasi medico che fornisse servizi di telemedicina. Questi cambiamenti hanno aumentato il numero di teleconsulti da circa 40mila tra febbraio e marzo 2020, a oltre 600mila tra aprile e maggio, secondo i dati Ocse» evidenzia Costa.
Ospedali, ambulatori, e servizi di assistenza primaria hanno quindi dovuto rapidamente convertire le loro operazioni per affrontare le nuove sfide, trovando nella telemedicina una risposta agile ed efficace. Il processo di adattamento da visite in presenza a interazioni virtuali non è stato però privo di difficoltà, anche molto concrete. «La nostra società, Security Lab Health Tech, che si occupa di trovare soluzioni informatiche per supportare i medici e gli ospedali nella risoluzione dei problemi di tutti i giorni, ha identificato come principali ostacoli alla diffusione della telemedicina, la scarsa semplicità di utilizzo dei Software attualmente sul mercato e i problemi legati alla privacy, specie dopo l’entrata in vigore della nuova legge Lpd. Abbiamo quindi ideato e sviluppato un software di tele-consultazione snello e affidabile, con l’obiettivo di abbattere la barriera tecnologica, mantenendo al tempo stesso i massimi standard di sicurezza. Abbiamo voluto creare un software che necessitasse di meno di 10 minuti per familiarizzare con il suo funzionamento, per non appesantire ulteriormente le già complesse prassi quotidiane dei professionisti del settore sanitario» rileva l’esperto, che ben conosce le dinamiche del settore, essendo a sua volta un medico.
Al netto delle difficoltà, in molti casi significative, la transizione verso questo nuovo modello ibrido sta portando importanti benefici al sistema nel suo complesso, oltre che al cliente. I tempi di attesa si stanno infatti riducendo, mentre l’accessibilità alle cure da parte di pazienti residenti in aree remote, o con problemi di deambulazione, sta rapidamente migliorando. «L’adozione di tali prassi, per definizione più flessibili e resilienti del modello precedente, in alcuni casi hanno addirittura migliorato la qualità dell’assistenza fornita, pur durante un’emergenza sanitaria globale, e in un’ampia gamma di discipline mediche. Ad esempio, i medici di famiglia l’hanno stabilmente adottata per la gestione delle malattie croniche, migliorando monitoraggio e continuità delle cure, dunque anche la qualità della vita dei malati. Consente però di colmare facilmente le barriere geografiche, adattandosi a necessità cliniche molto fluide, ad esempio in ambito di emergenze e cure domiciliari. Ricorrendo all’utilizzo di dispositivi connessi, i pazienti possono ricevere assistenza in tempo reale, limitando trasporti e ospedalizzazioni, e consentendo una più rapida mobilitazione delle risorse mediche in caso di urgenze» riflette Costa.
La nostra società, Security Lab Health Tech, che si occupa di trovare soluzioni informatiche per supportare i medici e gli ospedali nella risoluzione dei problemi di tutti i giorni, ha identificato come principali ostacoli alla diffusione della telemedicina, la scarsa semplicità di utilizzo dei Software attualmente sul mercato e i problemi legati alla privacy, specie dopo l’entrata in vigore della nuova legge Lpd. Abbiamo quindi ideato e sviluppato un software di tele-consultazione snello e affidabile, con l’obiettivo di abbattere la barriera tecnologica, mantenendo al tempo stesso i massimi standard di sicurezza
Non si limita però alle visite generalistiche e trova applicazioni importanti anche in ambito chirurgico, tradizionalmente considerato essere un bastione dell’interazione fisica diretta, che sta oggi invece vivendo un’importante trasformazione. «Chirurghi di tutto il mondo stanno iniziando a integrare le tecnologie di telemedicina nel percorso di cura del paziente, soprattutto nella fase post-operatoria. Il monitoraggio a distanza e le sedute di riabilitazione guidate da remoto sono diventati strumenti preziosi per assicurare un recupero ottimale e ridurre i rischi di complicanze. Tale approccio innovativo non solo migliora l’efficienza del follow-up chirurgico, ma fornisce anche un supporto continuativo al paziente che può essere costantemente monitorato senza la necessità di frequenti visite ospedaliere. La telemedicina in ambito chirurgico sta dimostrando la sua efficacia in varie specialità, mostrando come la tecnologia possa essere un valido alleato nella cura e nel benessere del paziente» mette in evidenza l’esperto.
Superando sospetti e diffidenze, la telemedicina si può dunque affermare abbia superato in scioltezza le aspettative iniziali, segnalandosi quale strumento non solo necessario in circostanze eccezionali, ma anche estremamente efficace e utile nella pratica medica quotidiana. «Gli ostacoli iniziali, legati soprattutto all’alfabetizzazione digitale e all’accettazione di un nuovo paradigma di cura, sono stati superati grazie all’impegno dei professionisti e alla resilienza dei sistemi sanitari. Il suo futuro appare luminoso, con un potenziale ancora in gran parte inesplorato. Se il passato ha visto l’innovazione come un’opzione, il presente e il futuro la vedono come una necessità. I benefici in termini di accessibilità, personalizzazione e qualità delle cure sono già realtà per molti pazienti e promettono di crescere ulteriormente con l’avanzare della sua diffusione. La medicina del futuro è già qui e la telemedicina ne è uno dei pilastri fondamentali. Continuerà a evolversi, adattandosi e anticipando le esigenze di un mondo in rapido cambiamento, contribuendo a modellare l’assistenza sanitaria in modi che oggi possiamo solo iniziare a immaginare» conclude Francesco Costa, Partner e fondatore di Security Lab Health Tech.
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