Sopravvivere, vivere, abitare: i tre obiettivi della missione Artemis III sono chiari, e dovrebbe segnare il ritorno nel 2026 dell’uomo sulla Luna. Si è agli inizi di una nuova era e già la rivoluzione spaziale genera prospettive astronomiche. Stimato oggi in 400 miliardi di dollari, questo mercato potrebbe raggiungere i 2.700 entro il 2040, un’evoluzione fulminea legata alla convergenza tra i progressi tecnologici e l’emergere di attori privati e di partenariati pubblico-privati.
Il settore spaziale sta vivendo un’autentica fase disruptive. Cresce esponenzialmente il numero di beni inviati nello Spazio, favorito dalla riduzione del costo: il prezzo di un Kg in orbita è diminuito di 10 volte nell’arco di 20 anni, e dovrebbe ridursi di altre 10 volte, grazie al nuovo lanciatore Starship di SpaceX. Una nuova accessibilità che spiana la strada allo sviluppo di attori come Rocket Lab. Il modello di razzo riutilizzabile a basso costo dell’azienda americana sta contribuendo allo sviluppo dell’industria satellitare, prevista in crescita del 9% all’anno al 2027.
La democratizzazione dello Spazio è appena iniziata: non solo prezzi di lancio più accessibili ma una specializzazione dell’industria per ottenere importanti economie di scala. Un tempo, le aziende che desideravano commercializzare i dati spaziali dovevano sviluppare, produrre e lanciare in orbita i loro satelliti. Oggi, invece, servizi come quelli offerti dall’americana Spire Global forniscono una soluzione ‘chiavi in mano’, fatturata alla stregua di un servizio in abbonamento.
Al 2030 sono già previste 150 missioni di esplorazione della Luna. Le missioni per il trasporto di astronauti, rifornimenti e infrastrutture dovrebbero rappresentare il motore di crescita più potente e generare 216 miliardi di dollari nel prossimo decennio. Sono sempre più numerosi gli operatori sia affermati sia emergenti che stanno valutando nuove opportunità. Sulla scia della stazione orbitale Lunar Gateway, trampolino di lancio per i futuri voli spaziali con equipaggio, è iniziata la progettazione di stazioni spaziali private.
Un’altra sfida consiste nello sviluppo dello space manufacturing, un mercato che dovrebbe raggiungere i 62,8 miliardi di dollari entro il 2040. Produrre e assemblare in orbita significa poter sfruttare la microgravità, favorendo in questo modo la produzione ad alta precisione, e risolvere molte sfide. Nel 2023 Redwire, ad esempio, leader nel settore del bioprinting in microgravità, si è aggiudicata un contratto da 14 milioni di euro presso l’Agenzia Spaziale Europea (Esa) per la messa a punto di una macchina 3D, BioSystem. La finalizzazione di questo progetto contribuirà a mantenere la competitività tecnologica europea.
Nel marzo 2024, Redwire ha annunciato il lancio di una seconda missione spaziale in collaborazione con la casa farmaceutica Eli Lilly, al fine di approfondire la ricerca e lo sviluppo di farmaci per malattie autoimmuni. Con l’accelerazione dei progetti di stazioni spaziali private sorgeranno nuove fabbriche spaziali che daranno un impulso alla ricerca e allo ‘space manufacturing’.
L’osservazione della Terra, infine, i cui benefici per i suoi abitanti sono in costante aumento. Dei 50 indicatori individuati dalle Nazioni Unite per monitorare i cambiamenti climatici, 26 sono forniti dalle immagini satellitari. Il servizio Planet Monitoring, sviluppato da Planet, produce un gran numero di immagini i cui dati sono utilizzati da Governi, industria e agricoltura per aiutare, ad esempio, a tutelare le risorse naturali. Lo spazio apre le porte a nuovi mondi e rappresenta l’ultima frontiera dell’investimento.
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