A quattro secoli di distanza, Palazzo del Te racconta un momento cruciale dell’evoluzione artistica di Rubens che proprio in queste sale, stimolato dalla splendida dimora suburbana progettata a Mantova da Giulio Romano per l’ozio di Federico II Gonzaga, elaborò quella pittura sontuosa e colta che sublima ispirazione fiamminga e grande scuola italiana, per cui è considerato archetipo della pittura barocca. Pare addirittura che il Maestro fosse solito appropriarsi di disegni giulieschi, o di copie dei suoi assistenti, per utilizzarli come modelli, poi ritoccandoli secondo il suo metodo di studio.
Le 52 opere in mostra, 17 del solo Rubens, sono state scelte in funzione del dialogo che riallacciano con i miti e con l’interpretazione che ne diede Giulio Romano nelle varie stanze, creando una rispondenza tra le tele e i motivi decorativi e iconografici del Palazzo. Un itinerario paradigmatico che dimostra quanto le suggestioni rinascimentali elaborate negli anni mantovani e italiani siano continuate, evolvendosi, nella pittura della maturità, fino a trasmettersi nell’eredità intellettuale e artistica lasciata agli allievi.
La mostra fa parte del progetto Rubens! La nascita di una pittura europea che, insieme a Palazzo Ducale, sempre a Mantova, e alla Galleria Borghese di Roma, indaga gli esiti del viaggio del pittore fiammingo in Italia, nel primo decennio del Seicento. In particolare, Palazzo Ducale propone un riallestimento incentrato sulla Pala della Santissima Trinità, una delle più imponenti imprese portate a compimento dall’artista (fino a 7 gennaio), mentre a Galleria Borghese, dal 14 novembre al 18 febbraio, focus sull’intenso dialogo di Rubens con la scultura: non solo quella antica, attentamente studiata, ma anche la moderna.
Palazzo Te
Me-Lu, 9-18.30
Fino al 7 gennaio 2024