TM   Febbraio 2024

Quanto è duratura la ripresa?

Nonostante il 2023 si sia chiuso sulle ali di una forte ripresa degli indici Pmi non sono poche le ambiguità intorno a questo dato. Evolvono le aspettative delle imprese e si riduce l’ottimismo con cui guardano alle prospettive dei prossimi anni.

di Achille Barni

Il 31 dicembre si è chiuso un anno molto complesso per le piccole e medie imprese svizzere, segnato dalle molte emergenze macroeconomiche andate succedendosi nei mesi. Nonostante la forte ripresa di fine anno, catturata appieno dagli indici, restano le molte difficoltà dei trimestri precedenti, che avranno delle conseguenze.

«L’anno si è chiuso bene, con l’indice Pmi che è finalmente tornato in territorio positivo, passando nell’arco di poche settimane da 46,8 punti (livello prossimo ai minimi di inizio 2021) a 50,9 punti. Questo dato non dovrebbe però ingannare. Il bilancio che si è appena chiuso non è sicuramente dei migliori; durante il secondo semestre 2023 il sentiment si è nettamente deteriorato, e si fatica ancora a trovare elementi per una duratura inversione di tendenza. Ad accusare particolarmente il colpo le Pmi di maggiori dimensioni, e orientate all’export, in controtendenza rispetto a quelle più piccole concentrate sul mercato domestico», esordisce così Goran Juric, Responsabile Clientela aziendale Ticino di Raiffeisen Svizzera.

Sondaggio alle Pmi

Come si è sviluppato il fatturato della sua azienda negli ultimi dodici mesi?

Sondaggio alle Pmi, sondaggio sul fatturato delle aziende
Fonte: Raiffeisen 2023

Guardando ai prossimi mesi non sono però molti gli elementi a sostegno di una credibile ripresa dell’attività economica delle Pmi, tendenza che vede la Svizzera in eccellente compagnia di quasi tutti i Paesi Ocse. «Congiunturalmente non mancano le difficoltà su entrambe le sponde dell’Atlantico, il che non depone certo a favore dell’economia svizzera. I livelli dell’attività industriale e manifatturiera si confermano anemici, ma quanto meno non ci si aspetta più un loro ulteriore rallentamento, come spesso avvenuto nel 2023. Una spinta seppur ritardata potrebbe arrivare sul finire dell’anno dall’allentamento delle condizioni di politica monetaria, e da un taglio dei tassi atteso già a partire dall’estate. Questi due elementi non impediranno però il concretizzarsi di un forte rallentamento congiunturale in Europa», prosegue l’esperto di Raiffeisen.

Cambia il vento. In uscita da diversi anni di crisi di varia natura, affrontate sempre all’insegna di un certo ottimismo da parte delle imprese, il 2024 potrebbe segnare un importante cambio di passo anche nell’approccio riservato al futuro da parte delle Pmi. «Guardando ai precedenti 36 mesi, l’anno scorso solo il 62% delle imprese intervistate per una nostra recente indagine era ottimista circa la propria situazione economica complessiva, un dato comunque importante, ma in forte calo rispetto al 76% del 2021 e al 67% del 2022. Restringendo l’ambito di riferimento a un’analisi finanziaria, solo il 50% si attende un aumento dei fatturati, rispetto al 69% del 2021, e solo il 28% dei margini, rispetto al 39% precedente. Tra le principali preoccupazioni è però confermata la carenza di personale qualificato, oltre alla scarsa disponibilità e il costo di materie prime ed energia», afferma Juric.

Dal sondaggio emerge che rispetto alle condizioni politiche ed economiche siano le imprese con un fatturato inferiore ai 10 milioni di franchi a dichiararsi mediamente più ottimiste, ma al tempo stesso sono anche quelle che ritengono di essere meno preparate ad affrontare nuove possibili crisi

Goran Juric

Goran Juric

Responsabile Clientela aziendale Ticino di Raffaisen Svizzera

Le differenze tra imprese vanno ampliandosi però soprattutto in relazione alle dimensioni, il che è facilmente riconducibile ai mercati su cui operano, con una propensione a rimanere sul mercato domestico da parte di quelle più piccole. «Dal sondaggio emerge che rispetto alle condizioni politiche ed economiche siano le imprese con un fatturato inferiore ai 10 milioni di franchi a dichiararsi mediamente più ottimiste, ma al tempo stesso sono anche quelle che ritengono di essere meno preparate ad affrontare nuove possibili crisi, specie se geopolitiche, contro le più grandi che negli ultimi anni hanno registrato qualche miglioramento anche su questo fronte. Guardando all’estero si conferma però immutata la richiesta alle istituzioni nazionali: stabilizzare sul lungo periodo i rapporti con Bruxelles, che rimane di gran lunga il principale partner commerciale elvetico», nota l’esperto.

L’indice Pmi delle Pmi svizzere

Andamento dei due indici a confronto

Andamento dei due indici a confronto
Fonte: Raiffeisen 2024.

Le preoccupazioni delle imprese si confermano essere le medesime del passato, indice del fatto che i problemi non siano ancora stati risolti. «Non sorprende che le tematiche più finanziarie non rientrino tra le priorità delle imprese, in linea con gli anni precedenti, per loro stessa natura appaiono ‘meno tangibili’ che non altre. A segnalarsi per importanza continuano a essere le potenziali tensioni sui prezzi di energia e materie prime, nonostante la situazione si sia enormemente distesa. La disponibilità delle materie prime ha perso in criticità, ma si conferma un tema significativo. Continua a crescere, invece, l’allarme sulla ricerca di personale qualificato, accresciuto da una maggior concorrenza a livello globale e non più solo locale. Secondo l’ufficio di statistica federale a fine 2022 erano oltre 120mila i posti vacanti in Svizzera, con una equa distribuzione in tutti i settori», rileva Juric.

È confermato, ancora una volta, il vantaggio che la Piazza svizzera è in grado di offrire alle imprese nazionali, di piccola e grande dimensione, in linea con gli ultimi decenni: condizioni quadro stabili e prevedibili, certezza del diritto e qualità di infrastrutture e istituzioni, oltre che ovviamente la proverbiale stabilità politica. Elementi ancora dati per scontati, ma da confermare anno su anno.

L’indice Pmi delle Pmi

Andamento delle sottocomponenti dell’indice

L’indice Pmi delle Pmi, andamento delle sottocomponenti dell’indice
Fonte: Raiffeisen 2024.

Dopo mesi sotto la soglia fisiologica dei 50 punti è a fine anno che si è registrato un dato positivo, un primo timido segnale di un’agognata inversione di tendenza? «Se psicologicamente siamo in presenza di un dato importante, nella pratica non ha cambiato le sorti di un 2023 particolarmente pesante per il comparto nel suo insieme, e al tempo stesso non dev’essere nemmeno interpretato quale punto di svolta. Il merito ‘statistico’ di questo pur importante risultato va infatti attribuito a due sottoindici, Produzione e Occupazione, a fronte di una stagione invernale particolarmente intensa. Si può dunque parlare di rimbalzo localizzato, e non all’invertirsi di una tendenza di medio-lungo periodo», rileva Juric.

A non deporre a beneficio di un rasserenarsi degli animi un’ulteriore contrazione del portafoglio ordini, andato sì migliorando nel mese di dicembre con una crescita da 44,8 a 48,8 punti, ma tuttora in negativo, al di sotto della soglia di 50 punti. In aggregato i sottoindici Produzione e Occupazione valgono il 45% dell’indice, una loro decisa crescita è quindi in grado di influenzarne il corso, pur non riflettendo una tendenza di lungo periodo, catturata invece dagli Ordinativi, che da soli valgono il 30% dell’indice. A far male il dato relativo alle scorte, il cui ridursi riflette il raffreddarsi delle prospettive di crescita delle imprese, al pari dei tempi di consegna, andati invece migliorando, grazie ai margini offerti dalla capacità produttiva inutilizzata.

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