In un anno durante il quale si parla (troppo) spesso di inflazione e del continuo aumento dei tassi d’interesse è naturale che i media si preoccupino di dare informazioni relative al malessere generale delle persone nell’affrontare il rincaro e nell’arrivare a fine mese.
Dal mio punto di vista, sicuramente condiviso dal lettore di Ticino Management, a destare l’attenzione è stata una notizia pubblicata poco tempo fa da diversi media spagnoli (stampa e anche radio-televisione): l’olio d’oliva extravergine spagnolo è più a buon mercato in Svizzera che in Spagna! Sembra che la notizia sia sorta da ‘Un venticello / Un’auretta assai gentile / Che insensibile, sottile / Leggermente, dolcemente / Incomincia, incomincia a sussurrar’, ovvero un ‘tik-tok’ di uno spagnolo residente in Svizzera.

Il video, disponibile anche su YouTube e riprodotto ormai anche da diversi articoli sulla stampa digitale (e in televisione) mostra i corridoi di un supermercato Denner e bottiglie di olio d’oliva extravergine della marca sivigliana Ybarra a 6,90 franchi, ricordando che nello stesso momento lo stesso olio della stessa marca si vende tra gli 11 e 14 euro (nel negozio online del fabbricante). Il tiktoker ricorda il fatto che gli stipendi in Svizzera sono decisamente più alti che in Spagna, lasciandosi andare anche nel ricordare chi in Spagna oggi è ancora al governo. Altri hanno fatto eco a questa notizia dimostrando graficamente che anche l’olio d’oliva extravergine spagnolo della Coop è decisamente più a buon mercato nelle rivendite confederate che in Spagna.
Questa notizia ci permette di riflettere sull’importanza di quanto stia accadendo in un mercato estremamente importante. Si pensi che la Spagna, di olio d’oliva, è il primo esportatore al mondo; l’olio d’oliva rappresenta il terzo prodotto agroalimentare più esportato dalla Spagna, con oltre 150 Paesi di destinazione. Al secondo posto della classifica dei Paesi produttori mondiali d’olio d’oliva c’è l’Italia, con una quota di mercato vicina al 10% rispetto al 42,5% degli spagnoli. Le esportazioni spagnole rappresentano circa il 65% della sua commercializzazione totale, secondo i dati del Ministero dell’Agricoltura. Gli oliveti si estendono tanto da occupare 2,75 milioni di ettari, di cui 2,55 milioni appartengono a frantoi (93% del totale dell’oliveto). La coltura è presente in 15 delle 17 comunità autonome a distribuzione centro-meridionale e orientale della penisola.
L’Andalusia è la regina della produzione, con 1,67 milioni di ettari, e concentra, principalmente a Jaén, il suo caratteristico ‘mare di ulivi’. Secondo i dati dell’Ufficio statistico europeo (Eurostat), l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) dell’olio d’oliva per il mese di luglio si è attestato al 38% nel tasso di variazione su base annua in Spagna. L’Italia segue con un 30,7% davanti alla Lituania (29,3%) e all’Ungheria (28,7%), che però non sono produttori. Negli altri due grandi Paesi produttori di olio d’oliva del continente, Portogallo e Grecia, il prezzo ha registrato un aumento, a luglio, rispettivamente del 27,8% e del 18%.
Il Paese in cui il prodotto è diventato meno costoso è la Danimarca, con un 7,8%; a seguire, la Romania, con un 7,5%. Negli ultimi due casi, si tratta di Paesi non produttori.
Secondo un articolo a firma di Florian Selige e Charlotte Eckstein, pubblicato nella Neue Zürcher Zeitung del 23.05.2023, in Svizzera i prezzi degli alimentari e delle bevande non alcoliche sono aumentati (dati di aprile 2023, comparati con l’anno precedente) il doppio della media dell’inflazione, ovvero del 5,4% contro il 2,6%. Comparando i prezzi Coop, l’olio vergine d’oliva è aumentato in un anno del 48,9%, meno però che altri alimentari come, per esempio, la passata di pomodoro, con un 64,3% (insomma, i ‘due spaghetti al sugo’ tendono ormai ad essere gran lusso…).
È doveroso così porgersi almeno due domande: perché è aumentato il prezzo dell’olio d’oliva in Spagna? A cosa si deve il fatto che l’olio spagnolo sia più a buon mercato in Svizzera che nel Paese dove è stato prodotto? In un’intervista di Beatriz Garcia, pubblicata su LibreMercado il 31 agosto di quest’anno, a Rafael Pico, direttore dell’Associazione spagnola dell’industria e del commercio con l’estero di olio d’oliva (Asoliva), si evidenziava. “La ragione di questa crisi non è altro che la mancanza di olio dovuta al disastroso ultimo raccolto”. La campagna ha subìto due crisi. La prima come conseguenza del calore eccessivo quando l’olivo era in fiore, che ha causato la perdita del fiore stesso. E se non c’è fiore, non c’è frutto. La seconda come conseguenza invece alla mancanza di piogge in primavera e in autunno, tanto da non fornire l’irrigazione di supporto”.
Questa situazione ha causato un disastro nel settore, e comportato una riduzione della produzione di olio d’oliva a 663mila tonnellate, ossia meno della metà di quanto prodotto lo scorso anno e ben al di sotto delle campagne degli anni precedenti, quando in tutto sono state prodotte più di un milione di tonnellate. “In 30 anni non avevamo mai visto una produzione così bassa di olio d’oliva e dire che, da allora, molti altri ulivi sono stati piantati”, si lamenta Pico. L’argomento è coerente con quanto è successo in Italia nello stesso periodo. Già nel settembre dell’anno scorso un articolo di Giorgio dell’Oreficie sul Sole 24 ore avvertiva che “la produzione italiana di olio d’oliva nella campagna 2022-23 non andrà oltre le 230mila tonnellate, il 30% in meno rispetto alla scorsa campagna. È vero che si tratta di una campagna di scarica, prevista dall’alternanza produttiva dell’olio d’oliva, ma è anche vero che la prolungata siccità non poteva non lasciare il segno”.
Per quanto riguarda la differenza di prezzo tra i supermercati italiani e quelli svizzeri, secondo José Maria Penco, direttore dell’Associazione spagnola dei comuni olivicoli (Aemo) che rappresenta più di 150 comuni olivicoli spagnoli, l’olio d’oliva in altri Paesi può attualmente essere più economico che in Spagna perché c’è meno fatturato del prodotto e ci sono più scorte, con articoli che sono stati acquistati molto tempo fa, in effetti “nei Paesi in cui viene consumato meno olio d’oliva, le partite impiegano fino a due anni per essere vendute nei supermercati, quindi il loro acquisto è stato precedente all’aumento dei prezzi sperimentato nell’attuale campagna”. Le lamentele dei tiktoker sarebbero dunque ingiustificate così come la campagna iniziata contro i supermercati spagnoli. Di fatto, l’Indice dei Prezzi all’origine e alla destinazione degli alimenti (Ipod) per il mese di agosto, rileva che la differenza tra il prezzo all’origine e ciò che il consumatore paga per il prodotto d’olio d’oliva è solo del 13%. O, ciò che è lo stesso, il prezzo tra origine e destinazione viene moltiplicato solo per 1,13. Al contrario, la lattuga ha moltiplicato il suo prezzo per 6,82, con una differenza del 582%.
Per quanto riguarda la prossima campagna, il ministro dell’agricoltura, della pesca e dell’alimentazione, Luis Planas, afferma che stando alla previsione del governo, il prezzo dell’olio d’oliva il prossimo anno sarà ‘inferiore’ a quello attuale, perché la produzione dovrebbe aumentare rispetto a questa campagna. Planas ha detto che entro questo mese saranno note le previsioni – da parte delle comunità autonome – di capacità della prossima campagna, ma i calcoli gestiti dall’esecutivo prevedono che, nonostante la siccità, le 663mila tonnellate raccolte nella campagna che si è chiusa a settembre, saranno superate; esse sono state inferiori del 55% rispetto all’anno precedente.
In ogni caso, la cifra per la campagna 2023-24 rimarrà molto probabilmente inferiore al milione di tonnellate. Resta comunque il fatto che l’inflazione e soprattutto il rincaro degli alimentari in Spagna è una delle principali preoccupazioni in un Paese dove il Pil pro capite era (nel 2022) di 27.870 euro contro il Pil pro capite in Svizzera che (nello stesso anno) era di 88.717 franchi. Per quanto riguarda l’olio d’oliva, personalmente penso che sia da considerare un ‘oro verde’ non tanto per il prezzo quanto per le sue proprietà organolettiche, nutrizionali che lo rendono, come l’amato vino, un dono divino.
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