Si stima siano ben 156 i milioni di persone a soffrire di ferite croniche, difficili da guarire, e che si riconoscono da sintomi quali la perdita di pelle o tessuto circostante la ferita o dalla durata necessaria per la guarigione. Cifra destinata ad aumentare, trainata da diabete, età avanzata e obesità.
Ne è interessato il 2-3% degli anziani (ulcere venose e arteriose), e il 25% dei diabetici, che uniti rappresentano l’80% del mercato. Questo onere è sostenuto anche dai sistemi sanitari nazionali, che vi spendono il 2% del loro budget. Cionostante il 60% delle ferite croniche non guarisce, e nei casi più gravi si può arrivare all’amputazione, o alla morte. Non esiste infatti una terapia risolutiva, ma solo il ricorso ripetuto a interventi, cambi di medicazione, e lunghe degenze ospedaliere, dal costo annuo di 25 miliardi di dollari.
Il mercato
Il mercato
Healiva
Fondata nel 2020 da Priyanka Dutta-Passecker, che ne è l’attuale Ceo, è una start up BioTech svizzera, con sede a Lugano, concentrata nel rispondere alle esigenze dei pazienti con un approccio multidisciplinare, combinando tecnologia enzimatica, dispositivi medici e terapia cellulare. Nel fondarla un ruolo chiave l’ha ricoperto Bioseutica, leader globale nella produzione di enzimi e principi attivi di origine naturale, il Gruppo olandese è attivo in Svizzera dagli anni Ottanta.
«Al centro della nostra azione c’è il paziente, forniamo al mercato medicina di precisione, per migliorare la qualità della vita dei malati, e nel farlo abbiamo un approccio multidisciplinare che ci differenzia dalla concorrenza. Abbiamo un portafoglio di soluzioni innovative, facilmente personalizzabili e su misura, ma soprattutto accessibili. I nostri due principali prodotti, due attività di terapia cellulare in fase avanzata, li abbiamo acquisiti da Smith&Nephew, leader di settore nella cura delle ferite», rileva il Ceo.
Se i potenziali clienti/pazienti sono dell’ordine dei 150 milioni, si tratta anche di un mercato valutato nel 2020 in 9 miliardi di dollari, e che dovrebbe raggiungere i 14 entro il 2030. «Nella sola Europa a vivere con ferite croniche sono 2 milioni di persone. Si tratta di un mercato altamente frammentato, che presenta elevate barriere all’ingresso, anche a causa di interventi radicali e incrementali da valutarsi caso per caso per soddisfare le necessità dei pazienti. C’è urgente bisogno di soluzioni migliori, più rapide ed economiche, ma l’aumento costante del bacino di malati sta stimolando il mercato a rispondervi», prosegue Dutta-Passecker.
Maggiore domanda, migliore offerta? Sicuramente la disponibilità da parte delle aziende a investirvi maggiori risorse, il che da ultimo è la miglior garanzia a che i pazienti ricevano cure sempre migliori. «Secondo una recente analisi del National Center for Biotechnology Information, negli Stati Uniti da 1 a 3 milioni di persone soffrirebbero di lesioni da pressione della pelle e dei tessuti molli, ossia il frutto dell’obesità. Se il 60% di queste non guarisce, si sta automaticamente stimolando una risposta del mercato, che ad esempio si concretizza nell’elevata domanda di prodotti per il trattamento e, di conseguenza, alimenta l’adozione di medicazioni per ferite. La convergenza dei cluster tecnologici è responsabile dello sviluppo di prodotti di nuova generazione per la cura», rileva la fondatrice.
Anche in questo caso l’effetto dell’emergenza pandemica non è stato trascurabile, o privo di conseguenze di più lungo termine. «Nella maggior parte dei Paesi il segmento non è stato riconosciuto quale ‘servizio sanitario essenziale’, dunque è stato messo temporaneamente in disparte. In una situazione di emergenza si è preferito dare la precedenza ad altro, e si è dunque registrato un calo generalizzato e significativo del numero di visite dei pazienti», nota Dutta-Passecker.
Un mercato difficile, ma ricco di soddisfazioni, a patto di ottenerne? «La cura delle ferite critiche presenta margini decisamente più elevati, e rapporti con i clienti difficili da gestire una volta sul mercato. Il rapporto con i clienti finali è però molto stretto, tendono infatti a mantenere lo stesso trattamento molto a lungo, oltre a utilizzare gli stessi reagenti ‘mission critical’», evidenzia il Ceo.
Il portafoglio dell’azienda
I prodotti
In ordine d’importanza, a partire dai due acquisiti da Smith&Nephew, il primo è Epidex. Si tratta di una terapia cellulare autologa che ha già ottenuto l’approvazione in Svizzera per il trattamento delle ulcere venose, ed è una valida alternativa al trattamento chirurgico. È attualmente in fase di preparazione per il lancio sul mercato, entro quest’anno. Il secondo è invece una terapia cellulare allogenica, pronta ad entrare nella fase III della sperimentazione.
Healiva, con il potenziale per diventare un fornitore di riferimento per il settore, è dunque un investimento interessante, specie in vista dell’imminente lancio di Epidex. Ha una prospettiva di un rendimento multiplo di 6-8 volte sull’investimento iniziale entro un periodo di detenzione di 3-5 anni, con una vendita commerciale a uno dei grandi fornitori di soluzioni per il trattamento delle ferite.
Convergence, un importante Family Office zurighese, e Bioseutica, produttore leader di enzimi, sosterranno attivamente il suo ingresso sul mercato, e la sua scalabilità in Germania, India e Cina.
Nel caso delle start up, molto più che altrove, il team, e nel caso delle più mature dal management, ha un ruolo fondamentale, in primis di garanzia nei confronti degli investitori, come per Healiva. Il team è composto da tre figure chiave: Priyanka Dutta-Passecker, Founder e Ceo; Eric Rolland, Chief Strategy Officer; e Andreas Emmerndörfer, Chief Regulatory Officer. In aggregato i tre possono vantare più di 65 anni di esperienza nell’industria ed esperienze lavorative con note società del Pharma, quali Novartis, Dfb e Roche.
L’attuale Ceo, nonché fondatore della società, Priyanka Dutta-Passecker ben declina gli atout che tale figura deve avere: competenze scientifiche, ha un Ph.D. in neuroscienze del Trinity College di Dublino, oltre a un’importante esperienza in ambito commerciale, con un doppio Mba presso la Wu Executive Academia austriaca, e la Carlson Business School americana. Oltre 12 sono gli anni maturati nel Pharma e nel BioTech, con risultati importanti nella tecnologia enzimatica e nella terapia cellulare presso Novartis, Ucb, Axol Bioscience e Bioseutica.
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