Hanno cambiato la storia, hanno plasmato la geografia e la cultura di Paesi e interi continenti, hanno dettato lo sviluppo economico e tecnologico di ampie regioni del mondo, hanno segnato l’ascesa e il declino di potenti imperi. Sono le alleanze. Variabili e volubili, come i loro firmatari, fluide come il mercurio e in costante evoluzione, con Stati sempre disposti a rivalutarne di passate divenute negli anni forse discutibili; ed è così che Francia, Germania, Inghilterra, Spagna, Italia, Paesi Bassi bene o male sono sempre stati alleati e nemici di loro stessi a fasi alterne nel tempo. Del resto, se soli non si è nessuno, e non si può nulla, insieme si può se non tutto, molto. E nel farlo la Storia ha molto da insegnare.
«In occasione dell’ultima assemblea generale sono stato eletto membro del board della Alliance of Swiss Wealth Managers, associazione in cui il nostro Gruppo, Lfg Holding, era entrata nel giugno 2023. Essendo giunto a scadenza naturale il mandato del membro ticinese del board, il rappresentante di Crossinvest, e avendo dato sin da subito la mia disponibilità a prendere parte ai lavori dell’associazione si può dunque dire sia stato particolarmente armonioso il passaggio di testimone, il che garantisce la presenza del nostro Cantone anche a livello di organi decisionali», esordisce così Gabriele Rossi, azionista di Lfg Holding, e Head del Business Development e Cfo di Lfg+Zest; e membro del board dell’Alleanza dei Wealth Manager svizzeri (Aswm).
Ogni alleanza che si rispetti si prefigge uno scopo, e pone degli obiettivi condivisi da tutti, o almeno dalla maggioranza, dei suoi membri. Quali sono in questo caso? «Ad accomunare i membri sono un AuM minimo di 1 miliardo di franchi, l’indipendenza da istituti bancari, e l’operare dalla Svizzera. Questi semplici criteri garantiscono la comunione d’interessi di tutti i nostri membri, e consentono all’Alleanza di avere un peso specifico ben diverso nelle discussioni con il regolatore, e con tutti gli operatori di mercato, a partire dalle banche. Le esigenze che hanno gli attori di una certa dimensione, diverse da quelle dei più piccoli, sono molteplici e anche molto specifiche, non limitandosi a una semplice questione di ‘pricing’, ed è qui che fare fronte comune può dimostrarsi decisivo. L’obiettivo primario, che ci vede tutti allineati, rimane quello di sempre: garantire un servizio di eccellenza alla clientela, preservando la competitività della Piazza elvetica», prosegue il membro del board.
In un contesto di mercato particolarmente difficile, e che prosegue ormai da tempo, specie per la Piazza ticinese, l’esigenza di stringere alleanze e trovare denominatori comuni è destinata a crescere ulteriormente, con una forte accelerazione attesa già nei prossimi mesi. «Credo fortemente nel valore aggiunto che l’Alleanza può creare, ed è per questo che mi sono dato subito disponibile a servire questa piattaforma privilegiata di dialogo. La sfida dei prossimi anni sarà continuare ad alzare l’asticella di quanto possiamo offrire, noi Wealth Manager svizzeri, rispetto alla concorrenza estera, e solo unendo le forze si può sperare di fare la differenza. Non si tratta di ottimizzare semplicemente i costi, ma di fare sistema con tutti gli operatori nazionali e migliorarsi continuamente, offrendo ‘qualcosa in più’, guardando anche fuori dall’Europa», riflette Rossi.
Posti gli obiettivi comuni la vera domanda diventa dunque come possano essere raggiunti, a patto che sia possibile, e in che tempi. «Sono fondamentalmente tre le leve d’azione dell’Alleanza, e gli stessi membri del board sono equamente divisi in tre analoghi gruppi di lavoro: lobbying, formazione e comunicazione. Vogliamo essere una piattaforma aperta, in grado di dialogare con operatori e istituzioni rispetto a esigenze comuni a tutti i nostri membri, ad esempio in ambito It; troviamo partnership ed eroghiamo corsi di aggiornamento, in materie terze rispetto al Core business dei nostri associati, ad esempio rispetto ai costanti sviluppi normativi; da ultimo, la nostra forza deriva dal numero dei membri, allo stato attuale possiamo contare su 41 membri e circa 130 miliardi di masse, ma continuare a crescere è strumentale al raggiungimento degli obiettivi, da qui l’esigenza di ‘comunicare’ a nuovi potenziali membri, e farlo sempre meglio», nota il Partner.
L’Alliance of Swiss Wealth Manager è un’associazione di gestori indipendenti, tra i più grandi svizzeri. Requisiti per farne parte? Operare in Svizzera, essere indipendenti, e avere un AuM superiore al miliardo di franchi. Attualmente i membri sono 41 e assommano un totale di oltre 130 miliardi di masse, e oltre 1500 addetti, equamente distribuiti tra le tre regioni linguistiche.
Del resto, se i membri sono il vero valore di ogni associazione, la crescita del loro numero reca in dote non pochi aspetti positivi, diretti e indiretti, a vantaggio di tutti. «Ogni membro porta un’esperienza e un punto di vista diverso, magari sullo stesso tema, oltre a nuove idee intorno cui ‘costruire’. L’Alleanza è ormai ben posizionata, e ottiene risultati tangibili, sia a livello di lobbying che di formazione, ci siamo attrezzati anche sul fronte comunicazione, ma il lavoro da fare è sicuramente ancora tanto. Gli obiettivi che si prefigge sono però diversi, seppur complementari, a quelli delle associazioni di categoria che vedono la partecipazione di tutti gli operatori, anche dei più piccoli. L’Alleanza può infatti concentrarsi su obiettivi meno ampi, e molto più specifici, che interessano solo i più grandi», evidenzia Rossi.
Nell’era dell’informazione digitale è però forse proprio la comunicazione a ricoprire un ruolo chiave, anche nel preservare la competitività di una Piazza particolarmente nota, ma chiamata a fronteggiare nuove forme di concorrenza estera. «Quello che tendo spesso a sottolineare è che la grande sfida dei prossimi anni per la Svizzera sarà quella di difendere il suo vero patrimonio, accumulato nell’arco di decenni di attività accorta, ossia la sua reputazione. Il successo del complesso ecosistema finanziario che regge gli equilibri della Piazza elvetica è il frutto della complementarietà tra istituti bancari e gestori indipendenti, dai più piccoli ai più grandi, ed è quello che ci viene maggiormente riconosciuto. Se questo modello deve essere tutelato, è anche vero che dovrà inevitabilmente adeguarsi alla realtà di oggi, molto diversa da quella di solo pochi anni fa. Il know-how che la nostra industria nazionale ha maturato è impressionante, seppur presenti sempre margini di miglioramento, a dover cambiare marcia è il come questo venga raccontato. Con chi si vuole relazionare la Piazza nei prossimi dieci o vent’anni? Gli indipendenti a quale target di clientela dovranno o vorranno guardare? Domande, a cui urgono risposte», conclude il membro del board di Aswm.
Grazie all’intervento involontario del legislatore il Grande Gioco si è dunque riaperto, ancora incerti però i risultati.
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