TM   Aprile 2024

Pastori cercansi

Può l’industria dell’Asset Management essere lo specchio della società contemporanea? Possono dunque i suoi trend trovare delle analogie con quello che accade quotidianamente nella società civile, e non solo nella comunità finanziaria? Al centro dell’analisi del terzo numero dell’anno di Ticino Management si trova il gemello del Wealth Management, dunque l’Asset, un segmento tipicamente anglosassone, che sta vivendo una fase di forte evoluzione. Se la gestione passiva continua a guadagnare terreno, a soffrirne sono le marginalità degli operatori del settore, ma anche gli stessi mercati. Nel lungo periodo se il trend dovesse proseguire cosa accadrebbe? Cosa potrebbe garantire la sopravvivenza delle boutique europee d’investimento? Non solo finanza, però, è anche l’edizione dedicata al Salone di Ginevra, e alle sue puntuali meraviglie.

di Federico Introzzi

Responsabile editoriale Ticino Management

Montblanc Stilografica John F. Kennedy Edizione speciale bordeaux
Montblanc, Stilografica, John F. Kennedy, Edizione speciale, bordeaux.

Caro lettore,

Al centro di questa analisi si trova l’acceso dibattito che ormai da qualche anno anima l’industria dell’Asset Management, l’alter ego del più noto Wealth Management, fiore all’occhiello della Svizzera nel mondo, insieme all’orologiero, il secondo grande capitolo di questa edizione, e al Pharma.

La discussione che scuote il settore può essere ridotta a una semplice questione di costo, o laddove questo risulti svilente per la principale voce dell’export elvetico, a una più alta tematica di leadership.

Nel corso degli anni la gestione passiva, dunque il ricorso a Etf e strumenti analoghi, si è andata imponendo in più d’un portafoglio, democratizzando l’accesso a molti mercati da parte di un pubblico sempre più ampio, e al tempo stesso riducendone di molto i costi. Gli strumenti passivi si limitano per definizione a replicare l’andamento degli indici di riferimento, ossia il frutto degli sforzi dei gestori attivi, che nei decenni hanno determinato, e continuano a farlo, gli equilibri del mercato.

Il successo travolgente degli Etf, che già oggi vantano un gestito superiore ai 10 trilioni di dollari, ha nei fatti fortemente ridimensionato il perimetro della gestione attiva, erodendone i margini, ma non i costi. Oltre a distorcere profondamente le dinamiche di mercato, e alimentare pericolose perversioni di alcuni titoli, quanto è giusto che una minoranza di operatori si faccia carico di tutti i costi?

Ma soprattutto, dietro a un mercato sempre più passivo, non può nascondersi anche la strisciante inconsistenza di un numero crescente di gestori non più all’altezza delle sfide della finanza moderna? Non ci sarebbe nulla di male nell’ammetterlo, il mondo è alla ricerca, sempre più disperata, di pastori che lo guidino, di cui si sente la mancanza in ambito politico, economico, sociale, artistico… come se la storia di Fukuyama fosse davvero finita. Il mondo è dunque giunto a quale ora? Quanto manca alla mezzanotte?

Si tratta del momento e dell’edizione giusta per determinarlo, come le Meraviglie che giungono da Ginevra sembrano suggerire.

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