TM   Novembre 2023

Nuovi obblighi non risolutivi

Le proposte messe in consultazione dal Consiglio federale intendono sottoporre agli obblighi di diligenza antiriciclaggio anche le attività di mera consulenza. Molti però gli interrogativi. Un’analisi di Stelio Pesciallo, avvocato e notaio presso lo Studio 1896, Lugano.

Stelio Pesciallo

di Stelio Pesciallo

Avvocato e notaio presso lo Studio 1896, Lugano

Il 30 agosto di quest’anno il Consiglio federale ha messo in consultazione l’avanprogetto di legge volto a rafforzare la lotta contro il riciclaggio di denaro. I punti più rilevanti di questa ennesima proposta prevedono l’introduzione generalizzata di un registro degli aventi economicamente diritto di ditte e altre persone giuridiche e l’assoggettamento anche di determinate attività di consulenza, in particolare nel campo legale. Questo progetto viene ripresentato a distanza di alcuni anni dal suo rigetto da parte del Parlamento federale ed è il risultato delle pressioni esercitate a livello internazionale dal Gruppo di azione in materia finanziaria (Gafi), emanazione dell’Ocse, che intende imporre in tutti i Paesi uno standard unico in materia di lotta al riciclaggio.

Con la proposta tendente all’assoggettamento dell’attività di consulenza, in particolare legale, si estende una volta di più l’applicazione della legislazione in materia anche ad attività che nulla hanno a che fare con l’intermediazione finanziaria, come già era stato il caso dei commercianti per transazioni in contanti superiori a centomila franchi. Il disegno di legge prevede pertanto una revisione della Legge federale sulla libera circolazione degli avvocati al fine di imporre agli stessi ulteriori obblighi di diligenza.

Come ha messo in rilievo il Prof. Fabian Teichmann di Zurigo in un recente lavoro apparso nella rivista giuridica Jusletter del 30 ottobre 2023, numerosi studi hanno dimostrato che è al di fuori del settore bancario, già fortemente regolato, che si celano i rischi più grandi di lavaggio di denaro e finanziamento del terrorismo e ciò con minime possibilità di essere scoperti. È quindi plausibile che si ritenga necessario estendere la diligenza richiesta per lottare contro il riciclaggio di danaro anche a fattispecie che non sono di mera intermediazione finanziaria. Nell’Unione europea da tempo sono in vigore per consulenti legali e avvocati analoghe normative, rese vieppiù incisive. Ciononostante la loro applicazione non ha dato grandi risultati. In effetti, secondo alcuni analisti, tutti i Paesi dell’Ue, in particolare la Germania, presentano ampi spazi per le attività di riciclaggio. Non dovrebbe però sorprendere. L’obbligo di documentare più volte quanto già documentato da altri sulle medesime persone e attività non costituisce un valore aggiunto.

Il problema è quello dell’attestazione errata o incompleta dell’avente economicamente diritto, che nell’Ue si ritiene avvenga spesso nella redazione del registro centrale. È però illusorio pensare che la redazione di un’ulteriore documentazione possa correggere questa situazione. Chi volutamente fornisce dati falsi è illusorio pensare che possa fornire dati veri a un ulteriore controllo. Chi intende riciclare il provento di un reato fa uso di un prestanome che viene pagato appunto per fornire informazioni errate. È quindi una vana speranza ritenere che ciò possa cambiare introducendo l’ulteriore obbligo documentale nell’ambito della consulenza legale

In effetti l’attestazione dell’avente diritto economico sulle persone giuridiche viene documentato già dalle banche nell’ambito della loro attività di apertura e condotta della relazione bancaria per il tramite della sua registrazione nel ben noto ‘Formulario A’. Inoltre le stesse banche e gli altri intermediari finanziari devono allestire e aggiornare un’ampia documentazione concernente tutte le attività del cliente e dell’avente economicamente diritto (meglio conosciuta come Kyc – Know your customer) nella quale deve essere riportato il background del cliente e delle sue transazioni. Le società operative già ora sono chiamate a tenere un registro degli aventi diritto economici e la proposta di legge, come detto sopra, prevede l’introduzione di un registro centrale degli aventi economicamente diritto. È difficile capire come un’ulteriore documentazione sull’avente diritto economico, una documentazione quindi di una fattispecie già attestata tre volte, possa costituire un valore aggiunto nella lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo. Il problema è quello dell’attestazione errata o incompleta dell’avente economicamente diritto, che nell’Ue si ritiene avvenga spesso nella redazione del registro centrale. È però illusorio pensare che la redazione di un’ulteriore documentazione possa correggere questa situazione. Chi volutamente fornisce dati falsi è illusorio pensare che possa fornire dati veri a un ulteriore controllo. Chi intende riciclare il provento di un reato fa uso di un prestanome che viene pagato appunto per fornire informazioni errate. È quindi una vana speranza ritenere che ciò possa cambiare introducendo l’ulteriore obbligo documentale nell’ambito della consulenza legale.

Questa ulteriore riforma è quindi inadatta a perseguire i fini che si propone. Per contro il suo risultato sarà di imporre alla categoria legale ulteriori, gravosi e sproporzionati obblighi di documentazione inclusi invalicabili conflitti di interesse nella misura in cui non solo l’avvocato ma anche tutti gli altri consulenti legali si troverebbero obbligati a operare una scelta tra la consulenza del cliente e l’esercizio degli obblighi di compliance. Ciò a meno di una separazione organica e materiale tra l’attività di consulenza e quella di compliance, il che causerebbe ulteriori costi a carico, in ultima analisi, dello stesso cliente.

Altri sono i settori che richiederebbero maggiore attenzione, come quello dell’attività delle valute virtuali (le criptovalute) e quelle del settore extra-bancario con il sistema della compensazione nell’ambito del trasferimento di valuta.