Recitazione, canto e danza: ben più della somma delle singole parti, nel musical i diversi linguaggi performativi si intrecciano in una rappresentazione spettacolare a 360 gradi. Un genere che se sul grande schermo ha conosciuto e continua a riscuotere grandi successi, è sul palcoscenico, dal vivo – senza effetti speciali e montaggio ex post – che esprime tutta la sua trainante forza e il suo valore artistico, grazie alla poliedrica abilità degli interpreti e al perfetto ingranaggio della sua grande macchina: scenografie, coreografie e musiche devono stupire e trascinare; una trama semplice ma in grado di identificare le emozioni che in fondo sempre tutto muovono – amore e odio, amicizia e rivalità, conflitti sociali e solidarietà umana -, la coralità delle scene di gruppo e l’iconicità di personaggi memorabili.
Come dimostrano tre titoli che oggi possono essere considerati dei classici del genere, ma che nulla hanno perso della contemporaneità e della carica che ne ha segnato il debutto e accompagnato le repliche, tournée dopo tournée, nei teatri del mondo intero, oltre che nelle versioni cinematografiche: West Side Story, Chicago e Grease. Tra gennaio e aprile 2024 saranno in scena al LAC di Lugano, che arricchisce e diversifica ulteriormente il cartellone della sua stagione con questa tripletta di straordinarie produzioni, capaci di restituire in tutta la loro effervescenza e rivoluzionarietà questi tre caposaldi.
West Side Story
Non poteva che nascere un unicum dall’incontro fra il poliedrico genio di Jerome Robbins e il leggendario Leonard Bernstein: il primo, coreografo visionario, ballerino eclettico di danza classica, moderna, jazz e spagnola, solista del New York City Ballet di George Balanchine, ma anche uomo di teatro, pianista e violinista; il secondo, direttore della New York Philharmonic Orchestra, incomparabile interprete e divulgatore della musica classica, al contempo compositore innovativo, protagonista del suo tempo. L’idea di trasporre in chiave moderna Romeo e Giulietta decolla quando decidono di ambientarla nell’Upper West Side, uno dei quartieri più popolari di New York, cavalcando la guerra tra bande di messicani e anglosassoni: i portoricani Sharks contro la gang dei newyorkesi Jets diventano i novelli Capuleti e Montecchi.
Una vera e propria svolta per il genere del musical fino ad allora reputato melenso, banale e anacronistico nelle sue trame. Calato in un contesto marcatamente urbano, tra classi sociali svantaggiate, West Side Story affronta temi delicati come la violenza, la delinquenza, l’immigrazione, il razzismo e il consumismo. Bernstein orchestra incomparabilmente jazz e dodecafonia, musica sinfonica e cubana, mambo, chacha e bebop, armonie dissonanti e tempi veloci, sublimati dalla creatività di Robbins che per primo ha trasformato in danza gesti quotidiani, con swing, libertà di movimento, disinvoltura unita a una tecnica ferrea e a un’irrefrenabile energia. Un immenso successo sin dal debutto nel 1957 con la sua critica feroce alla società americana dell’epoca, il mito del self-made man e un’ode alla tolleranza quanto mai attuale. Storia d’amore, dramma dell’età matura, azione, thriller e studio sociale: West Side Story utilizza l’intera gamma dei dispositivi narrativi, combinando musica, coreografia e testi con grande virtuosismo.
Il 23 e il 24 gennaio arriva al LAC nella produzione internazionale targata Mehr-BB Entertainment, l’unica con le coreografie originali di Jerome Robbins, che in più di venti anni di tournée ha appassionato oltre tre milioni di persone nei più celebri teatri del mondo. Qui nella nuova versione diretta dal celebre regista di Broadway Lonny Price, che ha saputo portare in una nuova dimensione questo capolavoro senza tempo con una produzione che sfrutta i mezzi a disposizione oggi, ma rimanendo il più vicino possibile all’originale. Gli spettatori ritrovano così le hit della colonna sonora – Somewhere, Maria, Tonight, America, I Feel Pretty, Something’s Coming o una Gee Officer Krupke che tranquillamente oggi potrebbe essere ripresa da un rapper senza cambiarne una parola – eseguite da un’orchestra di 20 elementi che ricrea il tipico suono bernsteiniano dai rimbombi duri e ritmati delle sezioni percussive alle melodie più suadenti e malinconiche, interpretate dal brillante cast di 34 perfomer, scelti tra circa 3.000 aspiranti, cui si aggiunge, talmente mobile da diventare un attore a sua volta, la scenografia di Anna Louizos, con le caratteristiche brownstones newyorkesi (le abitazioni a schiera con le loro facciate in arenaria) e le scale antincendio, che permettono in pochi secondi, agli angoli più disparati di New York di prender vita, mentre le luci creano un’atmosfera intima e dettagliata nelle stanze e nei sogni dei personaggi, e i coloratissimi costumi di Alejo Vietti – basati su modelli originali degli anni ’50 – completano l’atmosfera.
Chicago
È un mondo di luci e ombre quello portato in scena dal pirotecnico musical firmato da Bob Fosse. Intrighi, sete di potere e successo, manipolazione dell’opinione pubblica e svilimento della giustizia tessono la trama di una vicenda che racconta due donne che si ribellano alla condizione di vittime, spingendosi oltre il limite del comportamento criminale.
Quando la strada della cantante di night Roxie Hart, finita in carcere per l’omicidio dell’amante, si incrocia con quella del suo idolo, la star del jazz Velma – siamo nei Ruggenti Venti – anche lei condannata per assassinio, le due uniscono le forze, riuscendo grazie all’aiuto dell’astuto avvocato Billy Flynn ad evadere e scalare i vertici della Chicago underground. Sono questi gli ingredienti di un successo mondiale che dalla prima a Broadway nel 1996 è stato rappresentato in 36 Paesi e premiato con un Grammy, due Olivier Awards e sei Tony Awards per la miglior regia, miglior coreografia e miglior revival di un musical.
Da questo ottobre è in tournée una nuova versione italiana, prodotta Stage Entertainment e Matteo Forte, che ha già sbancato al botteghino nelle sue prime tappe grazie alla prova di Chiara Noschese, oltre che regista, irresistibile in scena con la sua irriverente Mama Morton, la corrotta caposezione del carcere femminile.
Chicago offre uno specchio granguignolesco del nostro presente in cui diventare virali sembra una necessità primaria. Un’esplosione di eventi a tinte forti, un mondo privo di etica e carico di intrighi, dove la notorietà cresce quanto più estremo è il crimine, il tutto racchiuso nella cornice di un circo, … Giulia Sol e Stefania Rocca vestono i panni delle due protagoniste che molti ricorderanno nell’interpretazione delle strepitose René Zellweger e Catherine Zeta-Jones della versione cinematografica di Rob Marshall, vincitrice nel 2002 di sei Oscar. Al LAC il 5 e il 6 marzo prossimi, per una serata all’insegna del puro intrattenimento.
Grease
Per chiudere il cerchio, non poteva mancare all’appello un’altra pietra miliare, Grease. Probabilmente l’unico grande spettacolo di Broadway interamente composto su chitarra. Nato – altra curiosità – con l’intento di parodiare tutti quei film hollywoodiani che celebravano il rock ‘n’ roll degli anni ’50, che tanto appariva datato alla generazione nutrita della musica psichedelica dei ’70. In realtà di quel mondo, ingenuo e brillante, Grease è diventato un’ode. Il successo è stato immediato e duraturo: rimasto in scena ininterrottamente a Broadway dal 1972 al 1980, collezionando 3.388 repliche, ha trovato la definitiva consacrazione nella trasposizione cinematografica con John Travolta, Olivia Newton-John e una colonna sonora bestseller, con oltre 6 milioni di copie vendute. Il successo è stato immediato e duraturo: rimasto in scena ininterrottamente a Broadway dal 1972 al 1980, collezionando 3.388 repliche, ha trovato la definitiva consacrazione nella trasposizione cinematografica con John Travolta, Olivia Newton-John e una colonna sonora bestseller, con oltre 6 milioni di copie vendute.
Enorme successo anche per l’edizione della Compagnia della Rancia, che in Italia è stata la prima a specializzarsi in musical, con all’attivo oltre 40 produzioni di grandi titoli e forti consensi di pubblico e critica. Con oltre 1750 repliche in 25 anni, il ‘suo’ Grease ha conquistato quasi due milioni di spettatori, diventando il primo long running show italiano, trampolino di lancio della carriera di molti performer, oltre ad avere periodicamente ospitato nomi affermati della scena. Di anno in anno, lo spettacolo si è rinnovato mantenendo intatti gli ingredienti che ne hanno decretato il successo.
Dal prossimo gennaio riparte la tournée, al LAC dal 12 al 14 aprile, con un nuovo cast che torna a interpretare l’intramontabile storia d’amore tra Danny Zuko, leader dei T-Birds, e Sandy, la ragazza acqua e sapone australiana, affiancati da tanti altri indimenticabili personaggi diventati icone generazionali, come Kenickie e Rizzo. Sempre fresco e irresistibile, sarà un tuffo nostalgico e catartico nel passato per molti, ma anche una scoperta per i più giovani, che non potranno resistere all’elettrizzante colonna sonora e alle coreografie piene di ritmo ed energia. All’insegna dello spettacolo più puro e travolgente, come solo il musical sa fare.
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