La nuova definizione di museo adottata in occasione dell’Assemblea generale di Icom – International Council of Museums – nell’agosto del 2022 e il Piano strategico 2022-2028 dell’Icom Internazionale invitano i musei ad affrontare le sfide contemporanee legate alla diversità, all’etica e alla decolonizzazione. In effetti, se il cuore della definizione rimane immutato, ovvero il museo “effettua ricerche, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio materiale e immateriale”, i modi di farlo sono cambiati. La nuova definizione dà maggior peso all’inclusività, alla diversità così come all’etica e alla sostenibilità. E questi aspetti toccano sia la governance, che le collezioni o le esposizioni. Perciò i musei svizzeri hanno adottato come argomento per il loro congresso annuo il tema “Tabù nei musei – Aprire i dibattiti, rinnovare gli sguardi”, un incontro che si è svolto quest’anno nella capitale ticinese gli scorsi 24 e 25 agosto.
La questione dei tabù nei musei mira a promuovere un dibattito comune sulle sfide della diversità culturale e di genere, dell’etica e della giustizia sociale.
Si tratta di rinnovare la visione su temi delicati e di sensibilizzare i musei sui punti ciechi e i tabù che inibiscono o almeno influenzano il loro lavoro. Di quali oggetti i musei entrano in possesso o no? Quali richiedono una contestualizzazione sensibile e possono essere mostrati? Ci sono oggetti che non possono essere esposti? Quali sono i temi che vengono affrontati in mostre e quali non vengono nemmeno sfiorati? Dove sono i pericoli dello scandalo? Chi frequenta i musei? Chi se ne sente escluso? Chi lavora nel museo e quale impatto ha sul programma? I musei sono oggi costretti a confrontarsi con queste domande, non per via di una definizione, ma perché sono lo specchio della società e allo stesso tempo esercitano la loro influenza su essa. Hanno la responsabilità di riconoscere il significato e l’impatto delle loro decisioni in termini di programmazione, collezioni, pubblico e personale.
In questa occasione, è apparso ovvio che nel contesto mondiale globale di una società in profonda trasformazione, anche i musei sperimentano nuovi modi di lavorare, che si tratti di progettare mostre, trattare le collezioni o questioni legate al management. Si fanno sempre più rare le mostre che sono concepite e dirette da una figura singola e prevaricante. La loro realizzazione viene invece pensata da gruppi di lavoro misti in termini di cultura e genere e di profili professionali (storici dell’arte, mediatori culturali, artisti, antropologi o sociologi). La partecipazione non è solo un concetto che si applica all’offerta al pubblico, ma integra sempre di più i processi decisionali interni. Il Kunsthaus di Aarau ha così portato l’esempio del suo progetto a “Stranger in the Village. Le racisme au miroir de James Baldwin” (Aargauer Kunsthaus, 3.9.2023 – 7.1.2024). Il progetto non include solo la creazione di un advisory board per accompagnare la curatrice, Céline Eidenbenz, nello sviluppo della mostra, ma è iniziato da workshops sulla questione del razzismo per il team del museo. La domanda posta era: posso parlare di razzismo se non sono cosciente di quanto il mio comportamento può essere a volte razzista?
Altre cinque domande definiscono il programma 2023 del Völkerkundemuseum dell’Università di Zurigo: Da dove vengono le nostre collezioni? Quale è il passato legato ad esse? Quali savoir-faire si nascondono dietro gli oggetti? Quali spunti di riflessione aprono grazie agli incontri tra gli autori, i museologi e i visitatori? E quale è l’importanza delle collezioni al giorno d’oggi? Questioni che trasformano il museo in una piattaforma aperta, dove le conoscenze sono elaborate in comune e condivise con tutti. Questo modo di procedere evoca la “citizen science” (letteralmente scienza dei cittadini), una pratica di lunga data e una fonte importante di conoscenze nell’ambito delle scienze naturali e che vede la partecipazione di cittadini in rete o in gruppi organizzati nelle attività di raccolta di dati e produzione di informazioni, con l’obiettivo di ampliare la consapevolezza personale e la conoscenza scientifica della fenomenologia a cui sono connessi.
L’attualità dei musei, sia in Svizzera che a livello internazionale, evidenzia chiaramente che oggi l’istituzione museale assume il ruolo di forum nel senso originario del termine, ovvero di piazza pubblica per discutere argomenti d’interesse culturale, sociale, politico, ecc.
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