Oggi siamo costretti a riconsiderare il nostro posto nel mondo. Da un lato, la questione della nostra responsabilità è pressante a causa di trasformazioni, addomesticamenti e predazioni che abbiamo imposto all’ambiente e ai suoi abitanti non umani. Dall’altro, la vicinanza dell’uomo alle altre specie è molto più importante di quanto si possa pensare e non si limita agli aspetti biologici dell’esistenza. Le culture tradizionali, comprese quelle europee, hanno sempre attribuito grande importanza alle interazioni tra uomini, animali e piante. Per affinità, passione, professione o desiderio di conoscenza, l’uomo cerca di tradurre i segnali della natura nella speranza di renderli più comprensibili.
Le sei storie raccontate dal Meg dimostrano che comunicare con la natura non è una cosa banale. Che si tratti di un fotografo naturalista e di una volpe, di una mucca e del suo allevatore o di un tartufaio, del suo cane e del tartufo… Questi nuovi orfei meritano di essere conosciuti. Le loro azioni, i loro metodi e le loro intenzioni sono fatte di sfumature, contraddizioni e talvolta zone d’ombra, e dimostrano che stare insieme non solo è possibile, ma anche auspicabile.
Musée d’ethnographie de Genève – MEG
Ma-Do, 11-18
Fino al 7 gennaio 2024