Negli ultimi vent’anni, la tecnologia ha fatto enormi progressi. Le nuove applicazioni sono più modulari, flessibili, aperte, user-centric e, soprattutto, cloud native. Stanno emergendo man mano sistemi di core banking di nuova generazione molto più efficienti e le aziende che li producono (spesso finanziate da grandi realtà di livello internazionale) sono determinate a crescere sempre più nel mercato. Questi nuovi sistemi riducono notevolmente le spese operative dei clienti bancari e vantano una tecnologia più avanzata rispetto alle piattaforme legacy o ai sistemi di core banking di prima generazione. Questo è il motivo per cui diversi esperti ritengono che questi nuovi sistemi possano rappresentare una sfida non indifferente per le piattaforme di core banking di prima generazione.
Alla luce di questi sviluppi, le banche svizzere devono affrontare un dilemma. «Le trasformazioni del core banking hanno richiesto, negli ultimi vent’anni, importanti investimenti. Passare ora a sistemi di nuova generazione avviando nuovamente e a distanza di soli pochi anni nuove iniziative complesse, costose e rischiose, è una decisione difficile da prendere. Situazione ben diversa, invece, nel caso di tutti quegli istituti che hanno mantenuto i loro vecchi sistemi in servizio, e non hanno ancora sostenuto gli investimenti necessari ad ‘andare avanti’, come è spesso il caso di banche all’estero. Nel loro caso compiere questo passo, e guardare sin da subito ai sistemi di nuova generazione è una valida alternativa», esordisce così Luciano Rizza, Country Managing Director di Gft Svizzera.
Quindi, quali sono le opzioni per le banche svizzere in questo contesto? Come possono trarre vantaggio dagli ultimi progressi tecnologici bilanciando costi e rischi di nuove iniziative di trasformazione? Le principali opzioni sono: modernizzare i sistemi esistenti, sostituirli con sistemi di nuova generazione, aprire un nuovo branch, o ridurre il ‘core’.
«La via più semplice è modernizzare i sistemi di core banking di prima generazione, con il supporto di fornitori di piattaforme bancarie che aiutino a preservare la competitività dell’istituto. Si tratta spesso di migliorare le interfacce utente, modularizzare le architetture monolitiche, nonché aprire i sistemi tramite Api per abilitare un’integrazione più facile. Questo primo approccio limita gli sforzi cui l’istituto deve sottoporsi per ‘modernizzarsi’, ed è per questo che è anche il più diffuso. La principale sfida è però dimostrare di poter soddisfare le aspettative della clientela anche in termini di qualità del servizio», nota il manager.
Una seconda via si contraddistingue invece per la radicalità dell’operazione, con dunque uno sforzo richiesto da parte dell’istituto ben superiore. «Si tratta di sostituire il sistema attuale con un sistema di core banking di nuova generazione, “on premises” oppure SaaS in cloud. Nonostante i benefici del passaggio verso una tecnologia all’avanguardia, le banche sono consapevoli degli sforzi e dei rischi legati a questo tipo di iniziativa. Alcune banche all’estero hanno adottato questo approccio sostitutivo, spostando completamente o in parte le funzionalità operative su sistemi di core banking di nuova generazione. In Svizzera non sembra essere stata avviata alcuna iniziativa in tal senso», prosegue Rizza.
Un approccio più graduale, e meno rischioso, ma che potrebbe richiedere tempi molto più lunghi è invece ‘fondare una nuova banca’. «L’istituto può decidere di costituire una nuova banca digitale separata, spesso con un marchio dedicato, e basata sin da subito su sistemi di nuova generazione. Mentre viene utilizzata per l’onboarding di nuovi clienti, questa nuova piattaforma può essere anche sfruttata per migrare progressivamente i clienti esistenti dai sistemi legacy. Ciò riduce notevolmente il rischio operativo di una transizione “big-bang”. Uno dei punti da considerare attentamente è la duplicazione dei costi operativi per l’intera durata della transizione, a quelli precedenti bisognerà infatti sommare quelli ‘nuovi’, da qui un’accurata valutazione dei driver strategici in campo e l’intero business case», riflette il manager.
Una quarta via, infine, cerca di cogliere il buono di alcune alternative precedenti, puntando a limitare, seppur non eliminandoli, i rischi relativi. «Da un lato non si vuole sostituire il sistema di core banking esistente, dall’altro si vuole migliorare le capacità dell’istituto di rispondere alle esigenze della clientela. L’obiettivo chiave di questo approccio è ridurre il sistema di core banking esistente alle funzionalità essenziali, come la gestione delle transazioni, sostituendo al contempo altre funzionalità e interfacce utente con nuove applicazioni modulari dedicate. Potenzialmente si possono ottenere maggiore flessibilità, time to market più rapidi e migliore gestione della customer journey, ma è necessario fare un’attenta valutazione dei costi. L’integrazione di altre applicazioni potrebbe infatti aumentarli, e di molto», evidenzia Rizza.
Ma come si stanno muovendo attualmente le banche svizzere? «Considerando gli importanti investimenti in infrastruttura sopportati di recente da molti istituti non sorprende che al momento le alternative più seguite siano la prima, e l’ultima. Ciò non toglie che nei prossimi anni molto possa cambiare, e in fretta. Determinanti saranno l’evoluzione dei sistemi core banking di prima generazione, e il prezzo di continuare a modernizzarli, l’evoluzione delle piattaforme emergenti e la loro capacità di essere compliant a normative specifiche e locali, le decisioni e le idee strategiche di una nuova generazione di manager che nei prossimi anni assumeranno posizioni chiave nei principali istituti. Quello che è certo è però che le competenze in ambito core banking continueranno a essere un fattore critico di successo per l’industria», conclude il Managing Director di Gft.
Per cavalcare le opportunità offerte dalla tecnologia sarà sempre più necessario restare ‘sul pezzo’ e aggiornati, sia in infrastruttura che in competenze. Non farlo equivarrebbe a scomparire.
© Riproduzione riservata