TM   Giugno/Luglio 2024

Materie che restano prime

Muovono il mondo, riflettono l’andamento economico, lo sviluppo tecnologico e le tensioni geopolitiche: restano elementi determinanti per gli equilibri mondiali. Un’analisi di Matteo Ramenghi, Cio di Ubs Wealth Management Italia.

Matteo Ramenghi

di Matteo Ramenghi

Cio di Ubs Wealth Management Italia

Le materie prime sono il carburante che muove il mondo e la base di ogni prodotto: sono quindi un’imprescindibile fonte di ricchezza. La loro domanda continua a crescere di pari passo con l’aumento della popolazione mondiale e degli standard di vita, ma l’estrazione è spesso dannosa per l’ambiente. Contenere questo impatto sarà sempre più importante.

Le materie prime rappresentano anche un termometro geopolitico. Spesso sono gas e petrolio a fluttuare sulla base dei rapporti internazionali, mentre l’oro rappresenta il bene rifugio per eccellenza. E di recente si sono aggiunti i metalli necessari alla transizione energetica.

Da inizio anno l’indice Ubs Cmci, il Constant Maturity Commodity Index, ha registrato un apprezzamento a doppia cifra; i rialzi sono stati guidati dal comparto dei metalli, sia preziosi che industriali. Diversamente dall’energia, più volatile.

Volendo semplificare, si potrebbe dire che il prezzo dell’oro dipende dalla paura sui mercati, e dall’andamento dei tassi d’interesse americani. Tuttavia, su queste basi non si spiega il rialzo di quest’anno, perché la volatilità dell’azionario è rimasta bassa e i rendimenti in dollari sono marginalmente cresciuti. Dunque?

In effetti è subentrato un elemento nuovo: il forte incremento degli acquisti di oro fisico da parte delle Banche Centrali emergenti, e in particolare della Cina, che sembrano aver così diversificato parte delle loro riserve. Sarebbe quantificata in 290 tonnellate la domanda d’oro del primo trimestre dell’anno, record storico.

Per questo, nonostante i forti rialzi, ci si attende cresca ulteriormente, e che possa dunque avere anche un ruolo in portafoglio.  Argento e platino tendono a seguire l’andamento dell’oro, spesso con una maggiore volatilità, e dovrebbero dunque crescere anche loro.

Il petrolio, l’oro nero, per ora rimane insostituibile nei trasporti (quasi il 55% dei consumi nel 2022; di cui il trasporto su strada rappresenta la quota principale) e nella produzione di plastica e altri prodotti (quasi il 20%). A dispetto delle attese di un rallentamento economico che guiderebbe al ribasso la domanda, i dati in tempo reale che monitoriamo indicano un aumento del traffico.

Le materie prime rappresentano anche un termometro geopolitico. Spesso sono gas e petrolio a fluttuare sulla base dei rapporti internazionali, mentre l’oro rappresenta il bene rifugio per eccellenza. E di recente si sono aggiunti i metalli necessari alla transizione energetica

Nell’ultimo decennio, gli investimenti in esplorazioni petrolifere sono stati ridimensionati. Ma, anche considerando gli sforzi per la transizione energetica, il consumo di greggio continuerà ad aumentare almeno per un altro decennio. A questo riguardo, il caso della Norvegia è eloquente: il Paese è un grande esportare di combustibili fossili, ma da anni gran parte delle auto vendute sul territorio nazionale sono elettriche. Tuttavia, il consumo di petrolio è rimasto stabile essendo centrale per il trasporto pesante, il riscaldamento, la produzione di plastica e altri utilizzi.

L’Opec+ ha annunciato che non estenderà automaticamente i tagli alla produzione varati in precedenza. Ciò ha creato una certa volatilità dei prezzi ma, a ben guardare, l’annuncio subordina ogni decisione all’andamento del mercato. Al netto di possibili oscillazioni, le quotazioni dovrebbero riprendere a salire, a fronte dell’attuale basso livello di riserve.

La domanda di litio e cobalto è in forte crescita, trainata dalla transizione energetica, ma le riserve sono concentrate in pochi Paesi. L’estrazione del litio richiede inoltre grandi quantità d’acqua, con riflessi per gli ecosistemi locali, mentre il cobalto è spesso estratto in condizioni precarie e con alto impatto ambientale.

Il ruolo di questi metalli nella transizione energetica, la concentrazione delle riserve di cobalto in Congo e il controllo della raffinazione del litio da parte della Cina potrebbero creare in prospettiva notevoli tensioni. Per esempio, è di poche settimane fa la decisione di Joe Biden di aumentare i dazi al 25% sulle batterie al litio, al 50% su chip e pannelli solari e a oltre il 100% sulle auto elettriche.

Il rame è uno dei protagonisti degli ultimi mesi e poche settimane fa ha raggiunto un record storico, dopo un apprezzamento di oltre il 20% da inizio anno. A spingerlo è la combinazione di un’offerta limitata e delle aspettative di una ripresa della domanda. Il deficit di produzione potrebbe perdurare per tutto quest’anno.

Dall’industria vengono segnali di ripresa e la discesa dei tassi dovrebbe dare ossigeno all’immobiliare. Inoltre, l’offerta di petrolio e alcuni metalli potrebbe rivelarsi insufficiente. Per questo le aspettative sulle materie prime restano positive.

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