TM   Maggio/Giugno 2023

Ma poi, sarà vera gloria?

È certamente un passaggio epocale. Che si provi fascino o timore, l’intelligenza artificiale, e Chat-Gpt tra le sue epressioni più in auge, anima dibattiti e sposta in avanti gli orizzonti. Il progresso è, per definizione, ineluttabile.

Carlo Secchi

di Carlo Secchi

Head of Sales Ticino di Sunrise Business

Il 2023 verrà senz’altro ricordato per l’arrivo di Chat-Gpt e delle discussioni, tra sostenitori e detrattori infervoratisi intorno al tema dell’intelligenza artificiale e alle problematiche etiche, sociali e legali derivanti dal suo utilizzo. Il tutto condito da una non indifferente dose di confusione generale.
L’aspetto affascinante, e al tempo stesso inquietante, dell’Ia è insito proprio nel suo obiettivo principale.
Alan Turing, considerato dai più il padre dell’informatica moderna, nel 1950 propose un criterio per poter definire “intelligente” una macchina. Successivamente noto come “Test di Turing”, il metodo stabiliva se il comportamento della macchina sottoposta all’esame potesse essere considerato indistinguibile da quello di una persona. Nel qual caso, appunto, si sarebbe potuto parlare di macchina intelligente.
Se da una parte gli esperti discutono da anni della singolarità tecnologica, ovvero del momento in cui le macchine uguaglieranno e successivamente supereranno l’intelligenza dell’uomo, l’attenzione di tutti si concentra sull’impossibilità di distinguere un ‘output’ di una IA rispetto a quello di un essere umano, soprattutto in questioni inerenti il merito (principalmente in campo didattico/educativo e sul lavoro) e il mondo dell’informazione.
Evidentemente, colloquiare con l’assistente virtuale del nostro smartphone non ha lo stesso impatto di una foto (falsa) dell’arresto di un ex presidente degli Stati Uniti. E mentre il fondatore di Open Ai, e molti altri esperti del settore sollecitano i politici a lavorare sulla regolamentazione dell’uso dell’intelligenza artificiale, sembra che l’opinione pubblica abbia dimenticato che quest’ultima, includendo machine learning e altre metodologie percepite come Ia, rendono da tempo la nostra vita meno complicata.
Non senza episodi inquietanti come il maldestro ricorso all’intelligenza artificiale da parte di un avvocato statunitense. Per allestire un fascicolo di sentenze precedenti in cause simili alla sua, si è ingenuamente affidato a Chat-Gpt che, dal canto suo, ha snocciolato una serie di cause e relative sentenze totalmente inventate.

Se da una parte gli esperti discutono da anni della singolarità tecnologica, ovvero del momento in cui le macchine uguaglieranno e successivamente supereranno l’intelligenza dell’uomo, l’attenzione di tutti si concentra sull’impossibilità di distinguere un ‘output’ di una IA rispetto a quello di un essere umano, soprattutto in questioni inerenti il merito e il mondo dell’informazione

Causa persa, probabili sanzioni e carriera sicuramente compromessa.
Quando si affrontano temi controversi, l’opinione pubblica si polarizza su casi positivi o negativi coerentemente con la propria opinione.
Anche per chi scrive, attenersi ai semplici dati di fatto è tutt’altro che semplice: occorre sempre verificare bene le fonti anziché accettare le tesi di notizie per come vengono divulgate.
Nessun dubbio, ad esempio, sull’algoritmo Sphinks (Substrate Phosphosite based Inference for Network of KinaseS) grazie al quale l’Ia sta imparando a dare la caccia ai tumori maligni. Li riconosce riuscendo anche a individuare le terapie più efficaci per combatterli.
Tralasciando l’avvocato maldestro pocanzi citato, l’Ia trova un uso sempre più frequente nelle aule dei tribunali per aiutare (o sostituire) gli stenografi, ascoltando e trascrivendo intere sessioni.
Nel campo dell’entertainment, dalla musica alle serie in streaming Tv, l’Intelligenza Artificiale raccoglie e analizza i nostri gusti, suggerendoci i contenuti su misura mentre alcuni tra i videogiochi più popolari, fanno largo uso dell’Ia per allestire ‘nemici’ sempre più difficili da sconfiggere. Mentre, se prendiamo in considerazione i mezzi di trasporto, in aereo, i sistemi automatizzati basati sull’Ia si occupano di gran parte delle operazioni di atterraggio dei voli commerciali.
Secondo alcune stime riportate dal New York Times, i piloti alla guida dei Boeing 777 non operano materialmente sui comandi dell’aereo per più di 7 minuti in media per ciascun volo. Tempo che scende a 3 minuti per i piloti degli Airbus.
Proprio in Ticino, dove gli studi sull’Ia sono giustamente considerati un’eccellenza regionale, una nota azienda attiva nel campo dei trasporti multimodali ha elaborato un sistema basato sull’Intelligena Artificiale per ottimizzare la composizione dei numerosi treni merci, tenendo in considerazione le diverse tappe previste per lo scarico e il carico lungo migliaia di chilometri di tratte.
Molti di noi sono ormai abituati allo sblocco del proprio smartphone e all’accesso ad alcune app, tramite il riconoscimento facciale.
Questa funzione, basata principalmente su algoritmi assimilabili al concetto odierno di Ia, viene utilizzata anche dai media per riconoscere rapidamente personalità famose nel corso di eventi ad alta partecipazione.
Sono solo pochi esempi indicativi che si confermano ancora una volta l’assioma in base al quale ogni innovazione epocale porta benefici e disgrazie in base all’uso che l’umanità decide di farne.
Dalla scoperta del fuoco in poi.

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