TM   Maggio/Giugno 2023

L’impronta statale cresce

La Svizzera è considerata uno Stato che lascia molto spazio all’iniziativa privata e si occupa dei compiti indispensabili. Ma, secondo Avenir Suisse, il neo-statalismo non la risparmia.

di Ignazio Bonoli

Economista

Da tempo la Svizzera è considerata un Paese con un’organizzazione di stampo liberale, nel quale l’iniziativa privata ha un posto preminente. Negli ultimi tempi si può però costatare un certo aumento dello statalismo. Un recente studio di Avenir Suisse mette bene in evidenza la crescita di quella che definisce “l’impronta dello Stato”.
La situazione è poi aggravata dai deficit di finanziamento, di regola affrontati con un aumento della quota fiscale, invece che con il contenimento della spesa. Avenir Suisse può così evidenziare che anche la quota fiscale, dal 2010, è aumentata del 10%, per cui, con un buon 40% (comprese Avs, previdenza professionale e assicurazione malattia), supera quella della Germania (38%) e raggiunge quasi quella dell’Austria (42%).
D’altro canto l’aumento della quota dello Stato è particolarmente evidente, per esempio nel mercato del lavoro. Negli ultimi dieci anni anche l’impiego pubblico è aumentato: oltre allo Stato (395mila dipendenti equivalenti tempo pieno) e alle imprese controllate dallo Stato (225mila dipendenti), lo studio tiene conto anche delle imprese parzialmente controllate e finanziate dallo Stato (altri 330mila dipendenti). In totale il settore pubblico occupa quindi 950mila persone, il che corrisponde al 23% di tutti i salariati attivi in Svizzera (sempre sulla base di impieghi a tempo pieno).
L’aumento del personale è stato del 13%, mentre nel settore privato si è limitato all’8%. La parte più forte di aumento è dovuta ai comuni (14%) e ai cantoni (9%), mentre la Confederazione ha visto aumentare i propri collaboratori di meno del 5%. Un’eccezione è dovuta alle scuole politecniche federali che hanno registrato un aumento superiore alla media.
Il rapporto di Avenir Suisse dedica poi un capitolo all’aumento delle regolamentazioni, con conseguenti aumenti di atti legislativi, di oneri amministrativi a carico delle aziende e agli influssi dello Stato sulla formazione dei prezzi. Confrontando questa situazione con quella di altri Paesi, per mezzo di indicatori della regolamentazione e della competitività, si può vedere che, nonostante il buon grado di competitività, la Svizzera presenta un elevato grado di regolamentazione. Inoltre, oltre la metà dei prezzi dei consumi privati non è il risultato del confronto fra offerta e domanda, ma è influenzata o direttamente controllata dallo Stato.

Negli ultimi dieci anni il pubblico impiego è aumentato: oltre allo Stato (395mila collaboratori) e alle controllate statali (225mila), si deve tener conto anche delle imprese parzialmente controllate (altri 330mila). In totale il settore pubblico occupa quindi 950mila persone, in Svizzera.

Per rimediare a questa evoluzione Avenir Suisse chiede di conservare in ogni caso il freno all’indebitamento, che è in sostanza un freno alla spesa, magari accompagnandolo da un referendum facoltativo, a livello federale, anche per gli attuali limiti di spesa. Nel settore dell’impiego pubblico chiede di creare “audit” esterni periodici di controllo, di attenuare i picchi temporanei di nuovi posti di lavoro, dilatandoli nel tempo; di migliorare la mobilità del personale fra l’amministrazione e il settore privato. Chiede inoltre analisi e confronti dei salari, per certi impieghi, nei quali la concorrenza per la manodopera è forte.
Per un miglior controllo dell’eccessiva regolamentazione, chiede pure Audit esterni periodici e una commissione esterna con ampi poteri di verifica. Una soluzione pratica potrebbe essere la regola del “one in-one out”, che impone di approvare una nuova legge soltanto sopprimendone una in vigore. Del resto alcuni atti parlamentari chiedono già soluzioni analoghe.
Se questa regola non è gradita alla politica, la si potrebbe sostituire con una specie di “pulizie primaverili” alla quale il Parlamento potrebbe dedicare un periodo di tempo predefinito. Questo sistema avrebbe il vantaggio si sensibilizzare i politici sulla necessità di sopprimere leggi e ordinanze magari vecchie e superate. Avrebbe anche il vantaggio della trasparenza nei confronti dei cittadini e favorirebbe una certa flessibilità e complementarità nei lavori parlamentari.
Si potrebbero applicare criteri di trasparenza e clausole di caducità anche alle numerose sovvenzioni. Lo studio ammette, però, che non si è ancora potuta costatarne l’efficacia sul controllo delle spese. In Svizzera, il termine fissato all’inizio viene spesso e volentieri prolungato. Secondo Avenir Suisse, uno Stato liberale deve essere forte, ma sobrio e rispettare i principi della sicurezza, della protezione della proprietà, correggendo eventuali difetti del mercato e situazioni che una politica di democrazia diretta non gradisce.

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