TM   Luglio/Agosto 2023

Le frecce svizzere

Se si guarda alla corsa dei tecnologici inevitabilmente il pensiero vola al Nasdaq, e alle megacap del settore. Eppure il valore potrebbe essere anche altrove, in Svizzera. 

Fares Benouari

di Fares Benouari

Gestore Azioni svizzere e globali

Dopo un 2022 deludente per gli investitori del tecnologico, con un Nasdaq100 che lascia sul terreno il 33%, alcuni osservatori hanno decretato la fine di un settore che ha sfacciatamente dominato il decennio scorso. Quotazione esuberante delle “concept stock” che ricordava lo scoppio della bolla delle dot.com, giganti del settore in affanno o morte annunciata della legge di Moore, presentata come indissolubilmente legata ai progressi tecnologici: gli ‘orsi’ hanno avanzato numerose ragioni, galvanizzati dal declino di un settore che sembrava agonizzante.

A dispetto dei profeti di sventura, la tecnologia ha invece trovato nuovi impulsi grazie al lancio della prima versione di ChatGpt. Ma è soprattutto la società americana Nvidia, che ha sviluppato i processori, i microchip e le schede grafiche, ad aver restituito la voglia di sorridere agli investitori in maggio con previsioni letteralmente dell’altro mondo. Si è trattato di una svolta inattesa, quando le stime di consenso davano la società come fortemente sopravvalutata. Eppure…

Ma c’è ancora tempo sufficiente per sperare di salire a bordo dell’astronave dei titoli tecnologici dopo la folgorante performance del settore nel 2023 (Nasdaq + 31% a fine maggio)?

Prima di tutto, la quotazione di un buon numero di società è rimbalzata molto prima che fossero rese note le loro stime di crescita perché, ormai si sa, il mercato non aspetta. Tuttavia, per essere ricompensati dal mercato, basta un comunicato stampa che menzioni abilmente le parole magiche ‘Ia generativa’. La prudenza è dunque d’obbligo, sul settore in generale e sul segmento dei semiconduttori in particolare, dove c’è sicuramente più valore a breve termine rispetto ad esempio ai produttori di componenti che nei produttori e designer di microchip.

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In secondo luogo, la mancanza di sfumature quando un’azienda è percepita come a rischio di estinzione dagli asteroidi Gpt e Bard. Giganti come Accenture e Intuit hanno infatti inizialmente sofferto all’idea che i loro servizi potessero essere eliminati dalla catena distributiva da algoritmi potentissimi, mentre queste società vedono piuttosto l’Ia generativa come un formidabile strumento di produttività.

Se gli Stati Uniti sono sotto i riflettori con una fonte di evidenti opportunità, che spaziano dalle ‘megacap’ del settore a imprese di dimensioni ben più modeste, anche la Svizzera ha alcune belle frecce nel suo arco in termini di realtà imprescindibili per i semiconduttori. Il know-how del gruppo Vat, di Inficon o di Comet consente infatti di produrre microchip sufficientemente performanti per addestrare gli esosi e affamati ‘cervelli’ artificiali di Google, Microsoft o Oracle. Questa realtà deve tuttavia essere rapportata alla quotazione delle imprese interessate e al ciclo d’investimento del settore, in crescita strutturale ma anche terribilmente ciclica.

Adottando una chiave di lettura basata sulla ricerca di creazione di valore misurata dai rendimenti dei cash flow (Cfroi), è possibile guardare oltre il semplice ‘rumore’ di breve periodo. Ciò consente infatti di tenere la rotta favorendo società capaci di aumentare i loro Cfroi o di mantenerli a livelli elevati e stabili nonostante la concorrenza e, parallelamente, di evitare quelle, peraltro numerose, la cui popolarità si basa su ipotesi irrealistiche.

Una cosa appare certa: se supereranno le considerazioni puramente borsistiche, le dislocazioni provocate dall’intelligenza artificiale rappresentano una manna per gli ‘stock picker’ e i gestori attivi.