Nel contesto attuale, gli investitori svizzeri potrebbero essere propensi a investire maggiormente in oro, poiché il lingotto potrebbe offrire un’attrattiva a lungo termine in un quadro caratterizzato da un crescente debito statunitense, rischi di inflazione e incertezza globale. I previsti tagli dei tassi da parte delle Banche Centrali potrebbero ridurre il costo opportunità di detenere oro. Inoltre, sebbene gli istituti centrali possano diminuire la loro esposizione al dollaro statunitense, è probabile che continuino ad accumulare oro come copertura contro i rischi geopolitici.
Un prezzo record per l’oro in franchi svizzeri potrebbe ulteriormente testimoniare il ruolo del metallo prezioso come rifugio sicuro. I potenziali nuovi tagli dei tassi di interesse da parte della Banca Nazionale Svizzera a marzo potrebbero proseguire la tendenza al rialzo dei prezzi dell’oro in franchi.
Più in generale, i fattori strutturali e persistenti che sostengono il trend rialzista dell’oro rimangono inalterati, e l’incertezza legata ai dazi statunitensi dovrebbe continuare a sostenere il valore del lingotto.
I timori legati ai dazi statunitensi hanno incrementato la domanda di beni rifugio e arbitraggio, portando un’ondata di oro verso gli Stati Uniti e facendo salire le scorte nei depositi Comex a livelli mai visti dal 2022. A seguito dei possibili dazi, i commercianti si sono affrettati a spedire lingotti dalla Svizzera, il principale polo di raffinazione in Europa, verso gli Stati Uniti, facendo salire i volumi delle spedizioni a livelli mai registrati dal momento dell’invasione russa dell’Ucraina. A gennaio si è registrato il maggior calo mensile dello stoccaggio di oro nei caveau di Londra dall’inizio delle registrazioni nel 2016.
In questo contesto, l’interesse delle Banche Centrali per l’oro è evidentemente destinato a rimanere elevato: il World Gold Council prevede che la domanda di oro potrebbe aumentare ulteriormente quest’anno. Nonostante i massimi record del lingotto registrati a gennaio, la banca centrale cinese ha incrementato le sue riserve auree per il terzo mese consecutivo, mentre le riserve di oro della Russia hanno raggiunto il massimo da tre mesi.
Gli Stati Uniti si sono storicamente affidati alle importazioni di oro e argento da Canada e Messico, e anche se i flussi commerciali potrebbero spostarsi verso altri Paesi come la Svizzera, l’incertezza sui dazi potrebbe continuare a sostenere i prezzi dei metalli preziosi.
In questo contesto, l’interesse delle Banche Centrali per l’oro è evidentemente destinato a rimanere elevato: il World Gold Council prevede che la domanda di oro potrebbe aumentare ulteriormente quest’anno. Nonostante i massimi record del lingotto registrati a gennaio, la banca centrale cinese ha incrementato le sue riserve auree per il terzo mese consecutivo, mentre le riserve di oro della Russia hanno raggiunto il massimo da tre mesi. Inoltre, i dati sulle posizioni rafforzano una visione rialzista sull’oro: i gestori di fondi hanno aumentato le loro scommesse rialziste sull’oro al livello più alto da ottobre, mentre le partecipazioni degli Etf sono salite al livello più elevato dalla fine di novembre.
Nelle ultime settimane, le politiche monetarie globali hanno preso una svolta più accomodante, un elemento che solitamente sostiene i metalli preziosi. La Banca d’Inghilterra ha annunciato un taglio dei tassi con voti più diffusi del previsto, e la Reserve Bank of India ha ridotto i tassi per la prima volta in oltre cinque anni. Anche la Banca Centrale Europea e la Banca del Canada hanno ridotto i loro tassi di interesse.
La politica monetaria statunitense, tuttavia, potrebbe rappresentare un rischio al ribasso. Nonostante i recenti dati positivi, la Federal Reserve ha deciso di non ridurre il suo tasso d’interesse di riferimento durante la riunione di gennaio. Powell ha dichiarato che la banca sta agendo con cautela a causa delle incertezze su come le politiche di Trump influiranno sull’economia.