Nonostante sia facile imbastire una teoria praticamente su qualsiasi argomento, ancora non se ne era vista una espressamente dedicata all’astuccio. Per nobilitare lo scolastico accessorio ci voleva l’agilità intellettuale di chi è abituato a interrogare la quotidianità senza preclusioni di sorta, considerando con attenzione e originalità anche quei fenomeni che potrebbero apparire secondari o marginali. Ecco allora che il sociologo Sebastiano Caroni reinterpreta il prosaico astuccio come simbolo di appartenenza all’universo scolastico tradizionale. Insieme a zaino, raccoglitori, mappette e altri oggetti, fa parte del kit di sopravvivenza che caratterizza le prime fasi di ogni avventura fra i banchi, fino alle superiori.
Abbandonarlo, sostituendolo magari con una semplice penna biro infilata con disinvoltura in una borsa di tela, può allora costituire una piccola dichiarazione di indipendenza, una sorta di rito di passaggio oltre il quale nulla sarà più come prima. Per Sebastiano Caroni – oggi docente di italiano nel settore medio e di antropologia alla Scuola specializzata superiore in cure infermieristiche a Bellinzona e a Manno – questo rito di passaggio è venuto per di più a coincidere con la fondamentale scoperta della sociologia all’università, poi approfondita conseguendo un PhD in Studi interculturali presso la University College London con una tesi sulla figura dell’intellettuale in Umberto Eco e Pierre Bourdieu.
Grazie alla sociologia, Caroni ha anche trovato la sua voce autoriale, in particolare scegliendo di pubblicare negli anni riflessioni su quotidiani e riviste destinati al largo pubblico, fra cui Azione, LaRegione e Cinemany, individuando una personale via alternativa ad articoli accademici e contributi di attualità giornalistica, per poter esprimere al meglio quella trasversalità propria della sua disciplina, non disgiunta dal gusto per la ricerca stilistica ed espressiva. Testi che trovano ora una nuova dimensione riuniti nella raccolta di recente apparsa per i tipi di Armando Dadò Editore (Locarno 2023), che l’autore ha voluto intitolare proprio La teoria dell’astuccio, offrendo una prima, originale chiave di accesso all’opera e al suo approccio, esplicitato nelle considerazioni introduttive. “Ho sempre pensato alla sociologia – scrive Caroni nei ‘Preliminari’- non tanto come un contenitore con dei confini precisi, o come una valigia che racchiude un numero limitato di oggetti; ma come uno sguardo che curiosa ed esplora, che si muove con facilità e disinvoltura senza fare troppe distinzioni fra buoni e cattivi oggetti”. Uno sguardo che con sapiente duttilità permette all’autore di affrontare temi tanto diversi come il fenomeno del selfie, la simbologia della porta, i molteplici significati del sorriso, il silenzio o i lati oscuri dei parchi tematici.
Il volume, che si avvale di una brillante prefazione del filosofo Fabio Merlini e che reca, in copertina, una suggestiva fotografia di Roberto Pellegrini, si suddivide in una prima parte con brevi saggi che scandagliano nuove tendenze e fenomeni sociali, seguita da una seconda metà che raccoglie, attraverso interviste, voci autorevoli di esperti, come l’economista Sergio Rossi, il filosofo Nidesh Lawtoo, il sociologo Francesco Giudici, la psicologa americana Alexsandra Horowitz, l’artista Martha Riniker-Radich, nonché il noto fotografo di moda Jurgen Teller, incontrato in occasione dell’edizione del 2018 del Locarno Film Festival.
Un libro piacevole e arguto, che mostra una realtà complessa, contaminata, variegata, secondo angoli e sfaccettature diverse. Non quindi un saggio accademico, né una narrazione tra fantasia e realtà, né una serie di scritti di sociologia assemblati seguendo un mero ordine cronologico. La teoria dell’astuccio è il tentativo di leggere ciò che ci circonda, alcuni aspetti della nostra civiltà e società, evidenziandone tutte le contraddizioni, in un linguaggio che spazia dalla riflessione escatologica, all’intervista e al dialogo, dall’aneddoto personale a contributi di taglio giornalistico sull’attualità.
Molti sono i temi affrontati: sociologici, estetici, linguistici, antropologici. Unificante lo sguardo di chi regala queste pagine a un lettore a volte distratto dai tanti, troppi input di una società bulimica, consumistica, iperconnessa, incapace di fermarsi a riflettere. Ecco allora che l’osservazione attenta di Sebastiano Caroni, sostenuta da uno studio solido, comprensivo di più discipline, integrato, fecondo e personale, apre a un’esperienza di lettura capace di suscitare tante domande e … qualche risposta.
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