Nessuno esiterebbe a rispondere che la capitale della Svizzera è Berna. Non lo si impara forse sin dalle scuole dell’infanzia? Eppure, capitale lo è soltanto de facto, e non sulla carta, dove si precisa unicamente che qui si riunisce il Parlamento e che la città è sede del Consiglio federale, dei Dipartimenti e della Cancelleria federale. Possibile una tale imprecisione per i rigorosissimi svizzeri? Ma forse, a ben guardare, la ‘formula’ risponde all’indole di un Paese che per oltre cinque secoli si era retto su un complesso sistema di leghe, inizialmente caratterizzate da rapporti poco vincolanti, che con il passare del tempo divennero un fitto intreccio di alleanze; un assetto utile in primo luogo a garantire la pace interna ed esterna.
Se il Patto federale concluso a inizio dell’agosto del 1291 può essere considerato il più antico atto costituzionale svizzero, i doveri di soccorso e gli arbitrati, regolati dalle singole alleanze, rappresentano le origini della Dieta federale che riuniva i rappresentanti dei cantoni più volte all’anno per rispondere alla necessità di un’amministrazione unica dei baliaggi comuni e di operare per la sicurezza collettiva, anche se poi la frattura confessionale ne frenò il consolidamento.
Dovette arrendersi anche Napoleone, che di fronte al fallimento di una Repubblica elvetica unitaria e centralizzata, ammetteva “La natura ha fatto del vostro Paese uno Stato federale: volerla vincere non è da uomo saggio”. Con i successivi atti di mediazione 1803-1813 avrebbe posto le basi del moderno Stato federale, prima democrazia in Europa, nata esattamente 175 anni fa. Un giubileo festeggiato nel 2023 con una grande festa pubblica e una ricca serie di iniziative, dalle porte aperte degli edifici federali, i primi due giorni di luglio, a tanti altri eventi e proposte, fra cui si distingue in particolare Sessione, un progetto multimediale in collaborazione con Magnum Photos, che ha inviato suoi quattro reporter provenienti da contesti culturali diversi come Italia, Usa, Iran e Brasile/Messico a documentare la scorsa sessione estiva, dentro e fuori Palazzo, realizzando scatti che saranno oggetto di una mostra e di tante altre iniziative. Mentre a Zurigo si è aperta il 17 marzo l’esposizione con cui il Museo nazionale offre uno scorcio della storia della Costituzione federale, prestando un’attenzione particolare ai diritti fondamentali.
Si può dunque dire che dalla creazione della Confederazione nel 1291 alla fine dell’Ancien régime nel 1798, la capitale della Svizzera fosse il luogo in cui, a rotazione, si teneva la Dieta – Zurigo, Lucerna, Baden, Frauenfeld o persino fuori dal suo territorio, a Costanza. Durante la parentesi della Repubblica, la scelta di Napoleone cadde dapprima su Aarau e poi su Lucerna. In seguito riprese la rotazione annuale, questa volta tra i sei cantoni direttori di Friburgo, Soletta, Lucerna, Zurigo, Basilea e, appunto Berna. Proprio alla città fondata nel 1191 dai duchi di Zähringen ed entrata nella Confederazione nel 1353 andò la preferenza del nuovo Parlamento federale, con l’indubbio vantaggio di contenere il potere di una Zurigo che, già all’epoca, era il principale centro economico del paese o di chi, come Lucerna, aveva apertamente osteggiato il nuovo Stato federale. Forte di un’ubicazione centrale, che fa da trait d’union naturale tra Svizzera tedesca e la Romandia, di cui poteva vantare il favore, e con il vantaggio di mettere gratuitamente a disposizione i terreni necessari, fu scelta come sede del Parlamento, del Governo e delle ambasciate straniere, anche se de jure il suo statuto di capitale non venne mai sancito. Uno dei pochi casi in Europa in cui non è la metropoli più grande a rivestire il ruolo: con i suoi 133mila abitanti, su una superficie di poco più di 50 kmq, è addirittura solo quarta.
Palazzo federale, uno per tutti
Non a caso, fulcro delle celebrazioni del 175esimo anniversario, con tanto di visita speciale guidata, sarà Palazzo federale. Non solo cuore della democrazia svizzera, ma anche perno della città con la sua monumentale cupola sotto cui si riunisce il Parlamento. Inconfondibile, ma non immutata: prima che le lastre di rame e i fogli d’oro che la ricoprono si tingessero di un verde così simile a quello delle acque dell’Aare in cui la città è incastonata, era interamente ramata. Una struttura imponente di oltre 70 tonnellate, realizzata nell’inverno 1900-1901 dall’impresa glaronese Bosshard affidandosi a un materiale all’avanguardia come l’acciaio. Immagine dell’unità e della coesione nazionale, la cupola è connotata da dettagli simbolici come le 22 aperture sul tamburo quadrangolare che rappresentano i 22 cantoni riunitisi nel 1848, originariamente illuminate da lampioni che la assimilavano a un faro alla guida del Popolo, mentre la croce svizzera che sovrasta la lanterna la eleggeva a santuario della Nazione, ponendo la patria sotto la protezione di Dio. La sua realizzazione non mise subito tutti d’accordo: l’architetto del Palazzo, Hans Wilhelm Auer, faticò non poco a convincere parlamentari e giuria che si lamentavano dei costi a fronte di una struttura senza funzione pratica come quella di una cupola. Ma era il necessario coronamento che avrebbe permesso di collegare le due Camere e sancire la parità tra i due Consigli, fungendo da snodo centrale del complesso architettonico lungo oltre 300 metri, formato dal Palazzo federale e le sue ale est e ovest. Un richiamo all’antichità del Pantheon, quanto alla modernità del Campidoglio americano. Se le ispirazioni sono internazionali, quasi interamente locali sono i materiali utilizzati, a testimoniare la grande varietà del paese. Come ricorda il motto “Unus pro omnibus – Omnes pro uno inciso” al centro della cupola, la Confederazione, come simbolo dell’unità nella diversità, è il garante che rappresenta equamente gli interessi di tutti i cantoni, mentre questi ultimi devono subordinare i propri allo Stato federale.
Dalla creazione della Confederazione nel 1291 alla fine dell’Ancien régime nel 1798, la capitale della Svizzera fosse il luogo in cui, a rotazione, si teneva la Dieta – Zurigo, Lucerna, Baden, Frauenfeld o persino fuori dal suo territorio, a Costanza. Durante la parentesi della Repubblica, la scelta di Napoleone cadde dapprima su Aarau e poi su Lucerna. In seguito riprese la rotazione annuale, questa volta tra i sei cantoni direttori di Friburgo, Soletta, Lucerna, Zurigo, Basilea e, appunto Berna
L’inaugurazione ufficiale del complesso avvenne il primo aprile 1902. Lo ricorda anche il grande dipinto nella sala del Consiglio nazionale, la famosa Sala dei Passi perduti: su una sporgenza rocciosa del Seelisberg spicca una trota, probabilmente uno scherzo dell’autore, il ginevrino Charles Giron, che volle così datare la sua opera.
Tanti altri dettagli e opere, come il celeberrimo monumento dei tre Confederati che prestano giuramento sul prato del Grütli o, meno noti forse, i medaglioni della cupola di mano dello scultore ticinese Antonio Soldini, possono essere ammirati con una visita che, anche non in tempi di giubileo, è sempre possibile prenotare gratuitamente, tra una sessione e l’altra, da martedì a sabato, mentre durante le sessioni, il pubblico può seguire discussioni e votazioni in entrambe le sale dei Consigli. Basta mostrare un documento di identità, ma il numero di visitatori è limitato e in questo caso non è possibile prenotarsi.
Se fino al 2003 la Piazza federale era un triste parcheggio cosparso di automobili, a inizio anni Duemila è stata interamente ristrutturata: un’elegante area di 180 metri quadri rivestita di lastre scure di gneiss della regione di Valser, che oltre ad accogliere il mercato settimanale, manifestazioni ed eventi sportivi, conta 26 fontane con i giochi d’acqua che rappresentano i 26 Cantoni della Svizzera.
Un patrimonio storico sempre vitale
Oltre a Palazzo federale, la città ha altri monumenti divenuti dei simboli. A pochi metri, in Bundespaltz 1, ci si imbatte nella sede della Banca nazionale svizzera, qui inaugurata nel 1912. Non forse una meta turistica, ma come non nominarla? Meta gettonatissima è invece la mitica Zygtglogge, la torre dell’orologio, che a ogni ora propone il suo carosello di orsi, giullare, gallo dorato e Crono. È possibile scoprirne anche l’interno e osservare da vicino gli ingranaggi e il meccanismo; oltre ad ammirare il panorama su Berna saliti i suoi 130 gradini.
Ma su tutto, per altezza e bellezza, si staglia la cattedrale, con la sua torre campanaria da 100 metri, la più alta di Svizzera (qui i gradini sono ben 312, ma la vista spazia poi fino alle cime dell’Oberland bernese). La prima pietra venne posata nel 1421, quando Berna, ormai la più grande città stato a nord delle Alpi, sentì la necessità di un luogo di culto appropriato. I lavori di costruzione durarono oltre un secolo e mezzo, allineando varie generazioni di artigiani, scultori e scalpellini, che ne decorarono riccamente anche interni ed esterni – prima della parentesi censoria di Zwingli – fra cui l’impressionante portale del Giorno del Giudizio di Erhart Küng, con un totale di 294 figure. Salendo sulla torre, nella prima galleria ci si imbatte nelle sculture degli otto architetti che vi hanno partecipato. L’odierna configurazione, che ne fa la più grande chiesa tardomedievale della Svizzera, la assunse soltanto dal 1893, quando venne terminata anche la torre. A eccezione della sua parte superiore, che poneva particolari sfide tecniche, i costruttori utilizzarono principalmente pietra arenaria bernese, quella che connota tutta la città vecchia. Eredità del rovinoso incendio che nel 1405, complice un forte vento, distrusse 650 case di legno e oltre un centinaio di vite. La polizia antincendio impose di ricostruirle in pietra, che è diventata il tratto distintivo della cittadina nell’ansa dell’Aare. Sempre all’incendio risale l’idea dei portici, per offrire agli artigiani postazioni di lavoro coperte davanti alle loro case. Oggi i Lauben sono uno dei tratti qualificanti del centro storico, estendendosi per oltre 6 chilometri.
Proprio grazie alla sua capacità di mantenere il suo carattere medievale, nel 1983 il centro storico di Berna è stato fra i tre primi siti in Svizzera a essere riconosciuto Patrimonio Unesco, in qualità di straordinario esempio di adeguamento della struttura medioevale alle esigenze e alle funzioni di una capitale moderna. Nonostante i costanti lavori di rinnovo, si è potuta mantenere la struttura originale con i tre assi longitudinali nell’ansa dell’Aare. La parte bassa della città vecchia incorpora il quartiere Matte fino alla Torre dell’Orologio, quella alta si situa fra quest’ultima e il Bollwerk-Hirschgraben.
Un altro elemento caratteristico sono le fontane allegoriche, alimentate dal canale che scorre in sotterraneo, che un tempo rappresentavano il punto d’incontro principale della vita pubblica. La vasca inferiore, destinata agli animali, ricorda l’epoca in cui mucche e cavalli venivano condotti attraverso i vicoli. Ancora oggi, al netto di qualche necessaria sostituzione, conservano l’aspetto originario e rappresentano dei magnifici esempi di arte rinascimentale. Ciascuna delle undici raffiguranti personaggi storici di Berna ha la sua storia e un significato particolare; ben otto vennero realizzate dallo scultore friburghese Hans Gieng, verso metà Cinquecento. Alcune sono dedicate a eroi, altre commemorano eventi storici e altre ancora celebrano valori sociali: oltre alla Giustizia e a una patrona di casa come la filantropa Ann Seiler, che a Berna ha donato un ospedale da cui ha avuto origine l’Inselspital, si trova anche il temibile orco mangiatore di bambini, probabilmente un monito alla retta condotta. Davanti al Municipio si erge orgoglioso l’alfiere (Venner) anche se la bandiera, strappatagli durante l’invasione dell’esercito francese, ha dovuto essere rimpiazzata insieme al braccio. Anche l’edificio del Rathhaus vale una visita e all’uscita, prendendo verso la cattedrale, non ci si può dimenticare di fare tappa alla farmacia più antica della Svizzera, che conserva l’originaria architettura in legno e gli interni storici.
Oziare con gusto
Lo storico quartiere Matte è collegato dall’ascensore Senkeltram a uno dei luoghi più apprezzati dai bernesi, la Pläfe, la terrazza della cattedrale. Chi direbbe che in origine fosse un camposanto? Il panorama sull’Aare, le Alpi e il quartiere sottostante, insieme ai grandi alberi di castagno, la rendono perfetta anche nei mesi estivi.
Nella bella stagione, raggiunge tutto il suo splendore il Rosengarten, una gioia per gli occhi con 220 varietà di rose, 200 tipi di iris e aiuole palustri con 28 diversi rododendri. Proprio verso fine marzo, si dischiudono i boccioli dei delicati ciliegi, avvolgendo il panorama in una nuvola rosa. Sono stati offerti alla città di Berna da Yoshiyuki Urata negli anni Sessanta, allevatore di bestiame da latte e apicoltore che, dopo aver studiato agricoltura a San Gallo, rimase affascinato dalla puntualità, dall’etica e dal duro lavoro dei contadini svizzeri e per ricompensarli della donazione annuale che fecero alla scuola che aveva istituito in Giappone inviò a Berna 100 ciliegi Somei Yoshino, la varietà ornamentale più pregiata.
Non occorrerebbe quasi nominarlo, tanto è indissolubilmente associato a Berna, ma un’altra destinazione popolarissima è il parco degli orsi. Allevati dal 1513, fino al 1857 nella città stessa, in seguito nella Fossa degli Orsi, dal 2009 possono beneficiare di una superficie di quasi 6mila mq, che si estende da quello che era prima il Bärengraben di fronte al centro storico fino al fiume.
Il Marzili è la piscina all’aperto più famosa di Berna. Situata nell’omonimo quartiere sulle rive dell’Aare, a soli 300 metri dal Parlamento, mette gratuitamente a disposizione vasche di ogni tipo e i nuotatori più esperti possono anche tuffarsi direttamente nelle acque del fiume.
Da Einstein a Klee
Politica, ma anche cultura per la ‘capitale’ svizzera. Particolare importanza la detiene l’Historisches Museum, tra i più importanti nel suo genere in Svizzera, con una collezione di circa 500mila reperti, dall’età della pietra ai giorni nostri. Dedica le sue dieci mostre permanenti a temi riguardanti la storia, l’archeologia e l’etnografia. Integrato nella struttura, il Museo Einstein presenta la vita del fisico che, arrivato nel 1902 a Berna, abitò negli anni più fertili, proprio dietro l’angolo della Terrazza della Cattedrale, al 49 della Kramgasse. Nell’appartamento, aperto ai visitatori, oggi sono esposte fotografie, appunti e copie di documenti. Al Museum Einstein l’approfondimento continua: circa 550 oggetti originali e riproduzioni, 70 filmati e numerose animazioni illustrano le sue scoperte rivoluzionarie e offrono una visione dell’uomo dietro al genio.
Tra Helvetiaplatz e Kirchenfeldstrasse si trovano undici istituzioni culturali ed educative. Con la fondazione dell’Associazione Museumsquartier Bern nel giugno 2021 è iniziata una nuova fase che le vedrà unire le forze entro il 2024, pur mantenendo la propria identità, per la creazione non solo di contenuti comuni, ma anche per lo sviluppo di un nuovo spazio urbano improntato a un approccio dialogico e partecipativo, che ne farà un unicum in Europa.
Oltre al noto Kunstmuseum, con la sua ampia collezione che include opere di celebri artisti svizzeri come Albert Anker e Ferdinand Hodler, insieme a grandi artisti internazionali, la città di adozione di Paul Klee, che purtroppo la cittadinanza svizzera non riuscì a ottenerla che per pochi giorni, gli dedica quello che è il suo museo di riferimento mondiale, a pochi metri dal cimitero in cui riposa. Le tre grandi onde dell’architettura in acciaio e vetro progettata da Renzo Piano, circondata da un ampio parco con ben 18 percorsi intorno all’edificio che prendono il nome dai capolavori dell’artista, si inseriscono dolcemente nel paesaggio collinare. Con oltre 4000, il Zentrum Paul Klee possiede la più grande collezione al mondo di dipinti, acquerelli e disegni dell’artista. A causa della loro fragilità, dovuta al suo metodo di lavoro sperimentale, le opere in esposizione vengono fatte ruotare periodicamente, selezionandone 120-150 intorno a un tema rinnovato regolarmente.
Quanto a originalità, non ne manca il Museo della Comunicazione, nel 2019 è stato insignito del rinomato ‘Premio Museo del Consiglio d’Europa’, grazie al concetto espositivo che ne fa un laboratorio per l’interazione sociale. Interattivo, multisensoriale, partecipativo, accessibile e democratico, affronta in modo creativo e aperto le problematiche emergenti legate alla comunicazione attuale.
L’altra città degli Zähringen
Per concludere, con un tuffo in quella storia che già tanto si respira tra i vicoli della città, è consigliata una piacevole gita fuori porta, a una mezz’ora da Berna, per raggiungere il castello di Burgdorf, uno dei complessi castellani più antichi, importanti e meglio conservati di Svizzera, contraddistinto dal particolare color rosso dei mattoni che contribuisce a conferirgli un aspetto maestoso. Furono scelti dal duca Berchtold V, ultimo della dinastia di Zähringen, che per consolidare il suo regno si diede a fondare diverse città, fra cui la stessa Berna e Burgdorf, destinata probabilmente a diventare il centro della Borgogna dei duchi. Dopo l’estinzione della loro dinastia, furono i Kyburgs a farne la propria residenza fino a quando, nel 1383, la contea passò alla città di Berna. Ne divenne la sede amministrativa cantonale, che ha ospitato il sindaco, con tribunale e prigione, fino al 2012.
Oggi offre anche la possibilità di fermarsi per cenare e pernottare. Stupisce per l’originalità dei musei che ospita: quello dell’oro, nella Torre della Difesa, è un unicum a livello svizzero; mentre la collezione storica, fondata nel 1886 per impedire al Cantone di Berna di costruire celle di prigione nella Sala dei Cavalieri e nella cappella, è stata uno dei primi musei in Svizzera. A gettare le basi della Collezione etnologica fu invece Heinrich Schiffmann, figlio di un’importante famiglia di esportatori di formaggio di Burgdorf. Affetto da tubercolosi, trascorse gran parte della vita viaggiando per il mondo e acquistando numerosi oggetti etnografici. Cinque anni dopo la sua prematura scomparsa, nel 1904, la collezione di 500 oggetti che aveva lasciato al suo ginnasio fu aperta al pubblico e oggi comprende più di 5mila oggetti provenienti dalle culture di Asia, Africa, America e Oceania.
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