TM   Aprile 2024

Il valore del salario mediano

In Svizzera è il più alto d’Europa. Il dato penalizza il Ticino che viene considerato una regione a sé, senza inoltre tener conto dell’influsso dei lavoratori frontalieri. Un’analisi di Ignazio Bonoli, economista.

di Ignazio Bonoli

Economista

La pubblicazione, da parte dell’Ufficio federale di statistica, dei dati sul salario mediano in Svizzera ha sollevato le solite discussioni, soprattutto in Ticino. Cominciamo con il ricordare che il salario mediano è il valore posto al centro della distribuzione di tutti i salari distribuiti. Aggiungiamo poi che i dati odierni si riferiscono al 2022, per cui sono di scarsa rilevanza immediata e non servono per valutarne, per esempio, il potere d’acquisto. Tanto più che, in questi ultimi due anni, si è verificato un sensibile aumento del tasso d’inflazione, seguito però da un altrettanto sensibile rallentamento.

Da un punto di vista statistico questi dati sono comunque interessanti. Anche in questo caso per un effetto particolare dovuto al periodo della pandemia, che ha comportato la riduzione del lavoro e anche qualche chiusura di aziende. Di questa evoluzione (2020-2022) hanno risentito soprattutto i salari medi, mentre quelli bassi sono cresciuti in misura analoga a quelli alti. La statistica permette anche di constatare che i salari delle donne hanno continuato a ridurre il divario che li separa da quelli degli uomini e che i salari dei lavoratori stranieri, senza formazioni particolari, sono sempre ai livelli più bassi.

Circa le differenze salariali si nota che tutti i salari sono aumentati, con quelli più alti in misura leggermente migliore. Il rispettivo potere d’acquisto è incrementato, dal 2006, dell’11% per i salari bassi, del 9% per i medi e del 12% per gli alti. Mancano però dati sicuri su quelli più elevati.

I salari dei frontalieri (circa 78mila) vengono pure considerati nel calcolo, ma sono notoriamente inferiori a quelli medi della regione, non a parità di prestazione, ma perché occupati in settori con salari inferiori, abbondanti in Ticino. Già questo lascia capire perché i salari in Ticino siano inferiori alla media svizzera. Certamente la differenza esiste, ma è sicuramente inferiore ai 1.200 franchi mensili

In ogni caso il salario mediano in Svizzera si situava nel 2022 a 6.788 franchi mensili. Si tratta quindi di uno dei più alti in Europa e, anche in termini reali, si trova del 32% sopra la media dei salari mediani dei quattro Paesi vicini. Suddividendo per rami di attività, le più generose risultano aziende di lavorazione del tabacco (salario mediano 13.299.- franchi). Il dato è però poco rappresentativo, vista l’entità di queste aziende, per cui potrebbe subire l’influsso di pochi salari più alti della media svizzera. Più eloquente, invece, il fatto che al secondo posto figurino le remunerazioni del settore finanziario, seguite da farmaceutico e informatico. Si trovano poi assicurazioni, telecomunicazioni, educazione e amministrazione pubblica. Alle loro spalle, si piazzano consulenze giuridiche, chimica, macchine. Appena sopra il salario mediano nazionale, il settore delle cure della salute (6.858), mentre sotto figurano l’edilizia e il commercio al dettaglio. All’ultimo posto, alberghiero e ristorazione.

L’Ufs propone anche un confronto fra le varie regioni. Tuttavia la suddivisione soffre di scelte un po’ particolari ed è proprio per questo che in Ticino sono sorte alcune reazioni. Le suddivisioni dell’Ufs considerano, infatti, grandi agglomerati come quello di Zurigo, ma anche quello della Romandia, o quello di Basilea e i due della Svizzera centrale e di quella orientale. Il Ticino, invece, fa regione a sé. Un metodo che ha sollevato parecchie perplessità, poiché il confronto fra i salari mediani pone il Ticino, dove non ci sono centri con forti attività economiche, ben distanziato all’ultimo posto con 5.590 franchi mensili. Così già i salari di un cantone come il Vallese, considerato insieme a  Vaud e Ginevra, oppure quelli del Giura, nella stessa regione di Friburgo, beneficiano, nella graduatoria regionale, di una quotazione migliore, nonostante una forza economica pari, se non inferiore a quella ticinese.

Ulteriore svantaggio per il nostro cantone: i salari dei frontalieri (circa 78mila) vengono pure considerati nel calcolo, ma sono notoriamente inferiori a quelli medi della regione, non a parità di prestazione, ma perché occupati in settori con salari inferiori, abbondanti in Ticino. Già questo lascia capire perché i salari in Ticino siano inferiori alla media svizzera. Certamente la differenza esiste, ma è sicuramente inferiore ai 1.200 franchi mensili. D’altro canto la situazione non è certamente nuova. Già nel 2014 la differenza era superiore ai mille franchi mensili, mentre nel 2008 era di soli 850 franchi, per cui l’aumento corrisponde a quello del salario mediano nazionale.

Qualche confronto va fatto anche sul potere d’acquisto di questi salari. Il costo della vita in Ticino è vicino a quello nazionale, ma proprio per i frontalieri è un vantaggio in più rispetto al lavoratore residente.

A livello generale, l’inchiesta permette di concludere che anche la quota degli stipendi rispetto al Pil è rimasta storicamente la stessa o con qualche miglioramento. Negli ultimi 30 anni si è mossa fra il 55 e il 60%. Secondo le previsioni dovrebbe mantenersi anche oggi a questi livelli. Condotta a cadenza biennale, nel 2022 l’inchiesta dell’Ufs ha coinvolto 35mila aziende, con un totale di 2,3 milioni di salariati. Il dato è quindi certamente interessante da un punto di vista statistico e permette un confronto storico significativo, ma richiede attenzione nel farne uso sul piano politico, poiché non tiene conto delle situazioni particolari delle varie regioni in cui è suddiviso il Paese.

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