Le azioni giapponesi stanno entrando in una nuova era. Due sviluppi in particolare hanno costretto le aziende a ripensare, in meglio, il loro modo di fare affari. Innanzitutto, gli anni di riforme della Corporate Governance stanno iniziando a dare i loro frutti, con un numero crescente di aziende che adotta approcci più strategici e mirati. In secondo luogo, dopo due decenni di prezzi e salari stagnanti, si è assistito finalmente a un ritorno dell’inflazione.
Ciò significa che le aziende non sono più motivate ad accantonare a bilancio montagne di liquidità: un sollievo per gli investitori, che avevano dovuto assistere impotenti all’accumulo da parte delle aziende giapponesi di circa 258 trilioni di yen in fondi che avrebbero potuto essere utilizzati in modo più produttivo. Ci si aspetta, quindi, che nei prossimi mesi le aziende inizieranno a spendere tale liquidità. Il modo più rapido e semplice per farlo sarebbe attraverso il buyback di azioni e il pagamento di dividendi. Opzioni più strategiche e a lungo termine consisterebbero, invece, in attività di M&A e spesa in conto capitale. L’una o l’altra strada rappresenterebbe comunque una buona notizia per gli investitori.
Spese folli. Già si vedono i primi segnali che indicano che le aziende stanno allentando i cordoni della borsa. Secondo il sondaggio Tankan, è loro intenzione investire più in fretta di quanto abbiano mai fatto negli ultimi 40 anni. Con la ripresa dell’attività economica, tale slancio potrà solo rafforzarsi. Le stime prevedono che il Pil del Giappone crescerà di circa l’1,5% nel 2024, al di sopra del potenziale e soprattutto più velocemente sia degli Stati Uniti che dell’Eurozona.
Considerata la quantità di liquidità a disposizione, ci si attende che questi investimenti saranno significativi e porteranno non solo a un aumento delle spese in conto capitale, ma anche a un incremento delle attività di M&A e di buyback, nonché a maggiori dividendi. Con la normalizzazione dei bilanci si vedrà anche un aumento della leva finanziaria dai minimi attuali. Una volta rettificata per le diverse ponderazioni settoriali ed escludendo i titoli finanziari, la leva finanziaria mediana del Topix 500 si attesta a circa 2,19 volte, rispetto al 2,79 dello S&P 500.
L’aumento della leva farà quindi salire il RoE in Giappone. Sebbene molti facciano giustamente notare che al momento sia considerevolmente inferiore a quello, ad esempio, degli Stati Uniti, molti meno considerano che, una volta rettificata per le diverse ponderazioni settoriali, la redditività mediana del Topix 500 è molto vicina a quella dello S&P 500. Questa differenza è dovuta in piccola parte alla differenza delle aliquote fiscali per le aziende e in gran parte alla leva finanziaria: il Giappone ha liquidità, gli Stati Uniti debito. Ma ciò sta per cambiare.
Le aziende non sono più motivate ad accantonare montagne di liquidità: un sollievo per gli investitori, che avevano dovuto assistere impotenti all’accumulo da parte delle aziende giapponesi di circa 258 trilioni di yen in fondi che avrebbero potuto essere utilizzati in modo più produttivo
Il cambiamento positivo nei bilanci e nelle pratiche aziendali giapponesi avviene in un momento in cui anche le dinamiche strutturali appaiono molto positive grazie alle riforme della Governance aziendale. Oggi, il 97% delle società quotate distribuisce materiali per gli investitori in inglese (rispetto all’80% di soli tre anni fa), mentre il 99% ha almeno due membri del board indipendenti (rispetto al 22% del 2014). Le partecipazioni incrociate sono scese a nuovi minimi, in quanto le aziende giapponesi si concentrano ora sulle competenze chiave. Le autorità hanno inoltre messo a disposizione degli investitori domestici investimenti in azioni esenti da imposte, facendo crescere ulteriormente la domanda.
Un vantaggio per gli stock picker. Ma non tutte le aziende risponderanno ugualmente bene a questa nuova normalità. Se ben gestito, l’aumento delle spese in conto capitale ed M&A può portare a crescite aziendali più forti e rendimenti migliori per gli investitori. Programmi di investimento mal concepiti possono però avere l’effetto opposto. In linea generale, l’investimento nell’universo aziendale giapponese dovrebbe dare i suoi frutti, ma un approccio bottom-up alla selezione dei titoli potrebbe contribuire a massimizzare i rendimenti grazie all’analisi delle idiosincrasie di ogni singola società.
Si prenda ad esempio il settore tecnologico. Il comparto Tech in Giappone è molto diverso da quello degli Stati Uniti. Quest’ultimo si concentra sui fornitori di servizi di comunicazione e di sistemi per i servizi ed è dominato da un ristretto numero di colossi quali Alphabet e Microsoft. Il tecnologico giapponese è molto più diversificato ed è caratterizzato da ingegneria di precisione, componenti elettronici e materiali funzionali high-tech.
Il cambiamento positivo nei bilanci e nelle pratiche aziendali giapponesi avviene in un momento in cui anche le dinamiche strutturali appaiono molto positive grazie alle riforme della Governance aziendale. Oggi, il 97% delle società quotate distribuisce materiali per gli investitori in inglese (rispetto all’80% di soli tre anni fa), mentre il 99% ha almeno due membri del board indipendenti (rispetto al 22% del 2014)
Un’azienda all’avanguardia e con una Governance forte dovrebbe essere nella posizione migliore per ottenere grandi benefici da un investimento addizionale. È qui che un approccio attivo all’investimento può dimostrare il suo reale valore. Un corretto processo d’investimento non dovrebbe dunque iniziare bottom-up pensando a un determinato tipo di azienda. Non dovrebbe fare differenza se i margini di rialzo delle valutazioni derivano dalla percezione erronea da parte del mercato dei bilanci e della probabilità di realizzarne il valore (value investing di tipo classico) o da quella della probabile crescita futura dell’azienda (growth investing di tipo classico).
Questo permette infatti di scegliere i titoli migliori, indipendentemente dallo stile di investimento. Una considerazione importante è riservata alle valutazioni. Si vedono dunque poche opportunità, ad esempio, nel settore farmaceutico nipponico, che pur offrendo innovazione e potenziale di crescita (esattamente come il settore tecnologico), ha già scontato gran parte di questo potenziale.
Il rafforzamento dell’economia, il miglioramento della Governance e i maggiori incentivi a spendere la liquidità di bilancio fanno apparire molto interessante l’investimento nelle aziende giapponesi, soprattutto per gli investitori in grado di identificare le aziende che si trovano nella posizione migliore per sfruttare i cambiamenti e far crescere la propria attività.
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