TM   Ottobre 2023

Il bue e l’asino

Nonostante si allunghino rapidamente le ombre sull’economia del dragone asiatico, le preoccupazioni appaiono infondate. Pechino avrebbe tutti i mezzi per uscirne, solo che… L’analisi di Mario Cribari, responsabile ricerca di BlueStar Investment Manager.

Mario Cribari

di Mario Cribari

Responsabile ricerca di BlueStar Investment Manager

Nel corso delle ultime settimane si sono moltiplicati i timori per un crash dell’economia cinese, ben riassunti in una drammatica prima pagina del Wsj, guarda caso pochi giorni dopo il downgrade del debito americano da parte di Fitch. È indubbio che il serio declino del settore immobiliare stia avendo un effetto non indifferente sulla Cina, dopo averne contribuito alla crescita negli ultimi decenni. Le vendite nel settore immobiliare hanno accelerato il proprio declino, mettendo in seria difficoltà i colossi delle costruzioni e creando panico. Poco importa che nei fatti società come Evergrande siano praticamente già fallite da mesi. A questo punto sorge l’interrogativo sul perché Pechino non intervenga massicciamente. La risposta è semplice, ma complicata. Dopo anni di critiche sulla ‘bolla’ immobiliare è più che ragionevole che lo Stato non voglia rimontare tali squilibri. In assenza, per giunta, di emergenze elettorali e populismi propagandistici come avviene in Europa (Ecobonus, qualcuno?). Nel settore finanziario, inoltre, non si vuole in alcun modo avallare fenomeni di moral hazard condonando cattive politiche di bilancio sia dei costruttori che di alcune province (banche regionali americane, Monte dei Paschi, qualcuno?). 

Il settore necessita di ‘spurgare’ naturalmente e senza eclatanti aiuti, a meno di rischi sistemici che tuttavia non si vedono. Nel frattempo, è indubbio che siano molti i costruttori in difficoltà così come, di conseguenza, alcuni istituti creditizi di piccole-medie dimensioni. Occorre ricordare tuttavia che il grosso del sistema finanziario cinese è rappresentato da meno di 20 banche pubbliche che sono solidamente capitalizzate e iper-regolate. Quale metro di paragone, alcune analisi dimostrano che basterebbe un aumento dell’1% nell’aliquota media di tassazione per coprire le necessità delle province locali più in crisi. Così come basterebbe vendere una significativa ma non clamorosa porzione di riserve in valuta estera per riportare il Renmimbi a livelli più consoni (Us Treasuries, qualcuno?). 

Reddito fisso

Confronto tra indici obbligazionari cinesi e americani (1-I-2020: 100)

Fonte: Bloomberg. Un confronto tra mercato obbligazionario cinese e americano.

Lo scenario più probabile è quindi quello di un intervento silenzioso e mirato senza misure di sostegno clamorose che da una parte prolungherà la crisi del settore, e di conseguenza una crescita economica “fiacca”, dall’altra riporterà equilibrio e sostenibilità nel più lungo termine, tipico del mindset cinese di Xi. Ciò è chiaramente dimostrato dall’andamento dell’Investment Grade corporate cinese che ha poco reagito alle recenti notizie e che anzi, grazie a tassi bassi e a un’inflazione perfettamente sotto controllo, ha nettamente sovraperformato gli stessi indici americani negli ultimi tre anni (inflazione transitoria, qualcuno?). 

Chi si aspetta quindi il ‘botto’, sia in termini di scoppio incontrollato (Lehman Brothers, qualcuno?), sia nel senso opposto di un ‘bazooka’ risolutivo è destinato a rimanere deluso. Del resto non è certo la Cina a soffrire di un perenne deficit commerciale, deficit pubblico e tassi di risparmio negativi. Al contrario continua a esportare più di quanto importa, nonostante il netto miglioramento dei consumi del ceto medio (la forbice della disuguaglianza, qualcuno?), ad avere un bilancio centrale sotto controllo e un tasso di risparmio privato enorme, che andrebbe al contrario ‘smosso’ e investito. Per quanto quindi i rischi e le problematiche cinesi non vadano sottovalutati, non sembrano più gravi di alcuni Paesi occidentali che invece sopravvivono nello sfarzo e nel debito solo grazie alla militarizzazione della propria valuta e a un sistema politico apparentemente democratico ma nei fatti profondamente oligarchico… 

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