Storicamente, l’Asia ha tratto vantaggio dalla solida crescita cinese e dalla politica accomodante della Fed. Nel 2023, entrambe si sono mosse in direzione opposta. La ripresa cinese ha finito rapidamente per affievolirsi e non si è tradotta in una crescita positiva per la regione. Più in generale, le condizioni del manifatturiero e del commercio mondiale sono peggiorate nel corso del 2022 e non si sono ancora riprese. E anche le condizioni finanziarie globali si sono rivelate complesse, con gli aumenti dei tassi.
Pertanto i Paesi che hanno storicamente seguito da vicino le performance degli Stati Uniti hanno ottenuto risultati relativamente migliori. Per contro, tutti i Paesi dipendenti dalle materie prime o dalla Cina si sono trovati in difficoltà. Con l’India a essersi distinta.
Cosa si prospetta per l’Asia nel 2024? Presenta situazioni peculiari, ma resta legata alle esportazioni, ai Pmi e alle condizioni finanziarie globali. Nonostante le molte speranze, il contesto è caratterizzato da molti timori e incertezze.
Strategia macro o bottom-up? La volatilità del mercato proseguirà nel 2024, e le aspettative di mercato continueranno a cambiare con i dati, esattamente come nel secondo semestre del 2023. Lo scenario di base prevede che i tassi complessivamente più elevati ne influenzeranno le economie e si tradurranno in profitti più bassi. La produzione rimarrà debole, con il rischio di influenzare anche i servizi.
La buona notizia è che i bilanci in Asia sono molto più sani ora di quanto non lo fossero nell’era pre-Covid, con deficit di bilancio e disavanzi delle partite correnti più cauti. Lo scenario più favorevole prevede un calo dell’inflazione, tale da migliorare le condizioni finanziarie generali. Ci si può dunque concentrare su un approccio fondamentale, valutando i punti di forza di ciascun Paese e azienda. Lo scenario peggiore considera invece il rischio che l’inflazione diventi più persistente del previsto, spingendo le banche centrali a tenere i tassi elevati a lungo.
I Paesi su cui puntare. La Cina ha deluso nel 2023 e le incertezze continueranno. La convergenza tra il posizionamento degli investitori e il riconoscimento della debolezza nell’economia da parte dei Governi dovrebbe portare a nuovi stimoli, e dunque utili societari inattesi. Il rischio rimane geopolitico, ma il sostegno all’immobiliare potrebbe tradursi in un aumento di fiducia e spesa dei consumatori.
L’India conserva una dinamica di crescita strutturale grazie ai solidi dati demografici, al processo di riforme in atto e al continuativo drenaggio degli afflussi che i mercati emergenti stanno dirottando dalla Cina verso il subcontinente. Negli ultimi anni, la stabilità esterna dell’India, la sua inclusione nell’indice obbligazionario globale e la sua attrattiva per gli investimenti diretti all’estero hanno continuato a migliorare. Mantiene una dinamica di crescita strutturale di lungo periodo anche se, nel breve, tali elementi sono già ampiamente scontati. Il rischio principale è che lo status quo si inverta o che le incertezze politiche aumentino con le elezioni politiche, con un conseguente ritorno di interesse per la Cina.
Allo steso modo, le importanti riforme e la crescita della popolazione stanno attirando investimenti esteri in Indonesia. Ma, come nel caso dell’India, le imminenti elezioni potrebbero generare ulteriore volatilità. Taiwan e Corea sono più esposte alle esportazioni, specialmente per la tecnologia, ambito nel quale non si aspettano importanti sviluppi. Dopo una buona performance nel 2023, le stime correnti portano a ritenere che potrebbe manifestarsi un certo rischio di ribasso.
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