In controtendenza rispetto alla maggioranza dei fotografi, Franco Fontana (1933) ha scelto sin dai suoi esordi, a metà anni Cinquanta, di rendere protagonista il colore non come mezzo, ma come messaggio. Associato a un mondo prettamente commerciale o da dilettanti, in Fontana il colore trova invece un alfiere che ne dimostra la dignità artistica. Il Brescia Photo Festival, giunto alla settima edizione, celebra i novant’anni del maestro modenese attraverso un’importante monografica, co-prodotta con Skira Arte, che ne presenta 122 immagini, realizzate tra il 1961 e il 2017, esito di un significativo lavoro di indagine e restauro sulle sue opere analogiche e digitali.
Sin dai primi scatti, Fontana mette a fuoco il linguaggio cui rimarrà fedele: l’estrapolazione di oggetti che, grazie a tagli imprevedibili, perdono il loro riferimento reale, un’attenzione assoluta per l’equilibrio della composizione, la rigida partizione del campo visivo, la ricerca di geometrie e giochi di linee, l’uso ingannevole della prospettiva e l’appiattimento della profondità di campo. Già dagli anni Sessanta riceve i primi riconoscimenti, come l’invito alla terza Biennale del colore a Vienna nel 1961 o la pubblicazione di una delle sue fotografie più conosciute, l’auto rossa a Praga, utilizzata come immagine di copertina dell’annuario di Time-Life e dalla Frankfurter Allgemeine.
Partendo dall’assunto che per Fontana tutto è o diventa paesaggio, la rassegna bresciana ne racconta la ricerca attraverso un allestimento, curato dallo studio di architettura Top Tag, che conduce il visitatore verso una progressiva elevazione, iniziando con scene dense di umanità nella prima sezione e culminando in paesaggi quasi astratti nella sezione finale.
Museo di Santa Giulia
Ma-Do, 10-18
(dal 1 giugno fino alle 19)
Fino al 28 luglio