Tripletta da record: nel 2021 sono state ben tre – tante quante nei trent’anni precedenti – le start up del Politecnico federale di Losanna a debuttare in borsa: Onward Medical (che tanto ha fatto parlare di sé anche negli ultimi mesi per le sue terapie per le lesioni del midollo spinale) si è quotata in Belgio raccogliendo 93 milioni di franchi; Sophia Genetics che si occupa di analisi genomiche e radiomiche per gli ospedali al Nasdaq (212 mio. Chf); Astrocast, attiva con i suoi nanosatelliti nel mercato di nicchia dello spazio, sull’Euronext Growth di Oslo (41 mio. Chf). E ancor prima dell’Ipo, Nexthing, leader nell’esperienza digitale dei collaboratori, è diventata il secondo unicorno nella storia dell’Epfl. Non basta un anno di euforia sui mercati finanziari, a giustificare l’exploit che, sommati agli altri 17 round di finanziamento, si è tradotto in un ‘raccolto’ di 779 milioni di franchi. E nemmeno sarebbe sufficiente la pur indispensabile genialità degli studenti che qui si formano né l’eccellenza di professori e ricercatori che in queste aule e laboratori insegnano e conducono i loro progetti di ricerca all’avanguardia. Quello che invece occorre è una strategia che sappia mettere a sistema queste potenzialità, i tanti attori e processi indispensabili, al di là di un’intuizione rivoluzionaria, alla riuscita di un progetto imprenditoriale.
Vero e proprio ecosistema, il nostro Startup Launchpad consente di fornire una serie completa di servizi e risorse di cui laureandi di master, dottori di ricerca, postdoc e professori hanno bisogno per portare nel mondo una tecnologia innovativa e lanciare le aziende di domani»
«Il nostro primo programma di sostegno alla creazione di start up risale al 2005, con gli Innogrants: un finanziamento da 100mila franchi, pari a un salario annuale, attribuito al fondatore di una start up che proponga una soluzione tecnica innovativa e scalabile da sviluppare in stretta collaborazione con uno dei nostri laboratori, che oggi sono circa 340 fra Ict, Life sciences, Optics, micro & nanotechnologies. In 18 anni abbiamo così sostenuto oltre 175 team, contribuendo alla creazione di 130 start up, una decina solo l’anno scorso», illustra André Catana, responsabile dell’unità Startup dell’Epfl. Una dimensione nella quale è coinvolto sin dagli esordi, essendo stato fra i cofondatori nel 1994 della prima struttura di trasferimento tecnologico del Politecnico di Losanna, prima nel suo genere in Svizzera.
La radicale evoluzione del panorama imprenditoriale nell’ultimo decennio ha però spinto l’Epfl a potenziare la sua strategia start up, per facilitare il passo dalla ricerca al business. «Gli Innogrants, che arrivano ormai ad attribuire un montante di 1 milione circa l’anno, finanziato dall’Epfl e da nostri sponsor che manifestano sempre più interesse, sono basati sull’idea che se sosteniamo i fondatori, il resto seguirà. Tuttavia abbiamo compreso che non era più sufficiente e abbiamo messo in piedi un vero e proprio ecosistema, lo Startup Launchpad, che consente di fornire una serie completa di servizi e risorse di cui laureandi di master, dottori di ricerca, postdoc e professori hanno bisogno per portare nel mondo una tecnologia innovativa e lanciare le aziende di domani», spiega André Catana.
Lo Startup Launchpad si contraddistingue dunque per la sua ‘inclusività’ a 360 gradi. «Primo, a livello di tempo: grazie ai diversi programmi di incubazione e ai booster che abbiamo sviluppato copriamo ora tutte le diverse fasi, dall’intuizione iniziale al momento della costituzione della start up, che a seconda dell’ambito può richiedere dai due ai tre anni, ad esempio con tempi più lunghi nel medtech rispetto all’Ict», osserva il responsabile.
L’inclusività si attua anche sul piano delle comunità interessate: non soltanto più chi ha terminato il percorso di studi e vuole lanciarsi sul mercato, ma ancor prima si cerca di stimolare all’imprenditorialità chi è ancora in formazione. «Siamo i primi in Europa a proporre agli studenti che stanno affrontando la tesi di Master di non lavorare su un soggetto assegnato dal professore ma direttamente sul loro progetto di start up. Hanno così la possibilità di usufruire della supervisione di un business developer che li può aiutare a porsi le giuste domande. Anche se non si darà seguito, si ha l’occasione di maturare competenze molto apprezzate in ambito industriale e di ricerca», sottolinea André Catana. Si ambisce così a far crescere la bassa percentuale di studenti che a conclusione di Master si lanciano nella loro avventura imprenditoriale: una decina su 1.500 laureati annuali – e ancor meno in proporzione sono gli svizzeri, più cauti dei loro colleghi provenienti dall’estero (che sono circa metà degli iscritti al Master).
Sempre agli studenti, in questo caso anche Bachelor, è dedicato Changemakers, programma di 12 workshop settimanali che presentano nuovi modi di pensare per risolvere i problemi in modo creativo, strumenti pratici per creare innovazione, ma anche le competenze necessarie per esprimere le proprie idee in modo chiaro ed efficace. «Infatti, se è vero che per lanciarsi in una start up non occorre per forza essere dei buoni venditori, è invece determinante essere degli eccellenti comunicatori, sia per relazionarsi all’interno del proprio team che con diversi audience, dalle giurie dei premi, ai business angel alle grandi aziende alle quali si vuole promuovere il proprio progetto», conferma André Catana.
In questa direzione, fondamentale è il secondo pilastro dello Startup Launchpad: i programmi Booster. Non basta l’idea del secolo, né un perfetto paper scientifico per conquistare il mercato che invece, prima di investire, vuole appurare che il prodotto o il servizio abbiano i requisiti per funzionare. «Lo Startup Booster dell’Epfl rappresenta un’opportunità unica per accelerare il time to market. È necessario comprendere il proprio mercato e ottenere un feedback tangibile sulla fattibilità, l’appetibilità e la redditività del progetto, così come è essenziale anche costituire un buon team con i diversi profili necessari al successo, perché gli investitori non sono disposti ad affidarsi a un one man (o woman) show, per quanto brillante. Ad esempio, il nostro servizio di Intership permette di individuare dei collaboratori finanziando dei periodi di stage di altri studenti», rileva il responsabile.
I programmi di accelerazione sono pensati per aiutare ad acquisire maturità e a sviluppare strategie efficaci nello sviluppo del progetto in aree chiave: progettazione e prototipazione per una validazione preliminare (ad esempio, conformità clinica, biocompatibilità dei materiali, studi di tossicità, regolamentazioni); piano di gestione dei rischi, strategie di customer discovery, market validation e analisi delle prospettive di upscaling; accesso al crowdfunding, … «In quest’ottica, collaboriamo anche con le Sup e invitiamo investitori e rappresentanti di grande aziende a venire nel campus per portare una view corporate e dare feedback diretti dal mercato, anche perché solitamente le nostre sono start up B2B, raramente B2C tranne nel caso di qualche applicazione», prosegue André Catana. Ad esempio, il programma di open innovation Knova porta sul campus grandi nomi (come Audemars Piguet, L’Oréal, Siemens, Ruag, La Posta, …) aiutando le giovani aziende a costruire e alimentare la loro pipeline di innovazione. Molto importanti sono anche i role model proposti da alumni con una storia di successo».
Ed è proprio qui che la dimensione istituzionale – dunque tutte le attività organizzate e promosse internamente, sotto l’etichetta dello Startup Launchpad, supportate con fondi propri o messi a disposizione da sponsor diretti – si interseca con il secondo anello dell’ecosistema che ruota attorno alle start up dell’Epfl, l’Innovation Park. Una contiguità anche fisica, visto che è ubicato a pochi passi dagli uffici dell’unità Startup. Primo parco dell’innovazione in Svizzera, lanciato nel 1993 da un gruppo di pionieri visionari, oggi è un quartiere di 14 edifici che ospita più di 150 start up, decine di progetti in incubazione e una trentina di grandi aziende che impiegano più di 2.800 persone. La prima è stata Logitech che una decina di anni fa ha voluto insediare qui il suo headquarter vicino all’università dove era nata nel 1981 (tra le sue prime start up di successo internazionale) e che oggi continua a fornirle competenze all’avanguardia, l’accesso a un network di innovazione di primo piano e talenti emergenti.
«Questa prossimità è fondamentale per sostenere le giovani imprese ancora molto fragili che escono dai nostri laboratori. Fondato una trentina di anni fa, l’Innovation Park Epfl ha ospitato e sostenuto circa 500 start up e scale up, e tale è il suo successo che l’anno scorso è stato approvato il progetto che in capo a una decina di anni ne raddoppierà la superficie. C’è poi un terzo anello dell’ecosistema, che è quello cantonale, con l’agenzia Innovaud e luoghi di incubazione tematici come il Biopôle, per medtech e life sciences. Il tutto si inserisce nel quarto anello, quello nei programmi di sostegno delle start up a livello nazionale, come i progetti dall’Agenzia svizzera dell’innovazione innosuisse oppure quelli sostenuti dalla Fondazione Gebert Rüf. Oltre a questi due principali vettori, un ruolo determinate è giocato dalle competizioni per start up, come >>venture>>, la principale in Svizzera, oppure il Prix De Vigier, la più antica, entrambe con un budget di 500mia franchi, ma soprattutto interessanti perché danno l’accesso a una guidance expert che permette alle partecipanti di confrontarsi con il mondo industriale ed economico», spiega André Catana.
Quella delle start up all’Epfl è una storia di lungo corso: oltre 500 ne sono state fondate in cinquant’anni, ma il dato ancor più straordinario è che l’80% sia attualmente operativa. Con oltre 2.400 impieghi ad alto valore aggiunto e un ritorno economico stimato nell’ordine di 1,4 miliardi di franchi nel 2021, costituiscono un vero e proprio motore di innovazione che spinge il Canton Vaud, dove la maggior parte ha sede (227 su 336 attive), ai vertici delle classifiche internazionali. Che le tecnologie sviluppate dai laboratori dell’Epfl abbiano spesso un potenziale commerciale, lo conferma il fatto che nell’ultimo decennio il suo Technology Transfer Office ha protetto la proprietà intellettuale di oltre 800 invenzioni, depositando 861 domande di brevetto in tutto il mondo. Per il settore privato, prima di investire, è infatti essenziale contare sull’esclusiva. Negli ultimi dieci anni sono stati firmati in media 45 nuovi contratti di licenza all’anno per acquisire i diritti di utilizzo di tecnologie qui brevettate.
Mentre l’anno scorso, sia a livello internazionale che europeo, si è registrata una contrazione degli investimenti in giovani aziende tecnologiche dell’ordine rispettivamente del 35% (stima Crunchbase) e del 18% (EY), i 457 milioni di franchi incassati dalle start up dell’Epfl proseguono la tendenza positiva degli ultimi anni (scremando naturalmente le tre Ipo del 2021). Una conferma del valore delle proposte che germogliano al Politecnico federale di Losanna e della sua capacità di offrire strumenti, opportunità e visione per farle fiorire.
Il 2021 è stato anno di grande raccolto per l’Epfl: tre debutti in borsa e il secondo unicorno della sua storia dopo MindMaze nel 2016, pioniere nello sviluppo di neurotecnologie e terapie digitali per la riabilitazione neurologica e il trattamento di disturbi neurologici. Ma chi sono?
- Fondata nel 2011, con cinque sedi e oltre 450 collaboratori, Sophia Genetics si presenta come leader mondiale della medicina guidata dai dati, all’avanguardia nell’introduzione dell’intelligenza artificiale nello studio del cancro e delle malattie rare, utilizzata per produrre statistiche, previsioni e comprendere meglio determinate patologie. Più di 780 ospedali in 72 Paesi le affidano le informazioni genomiche raccolte durante gli esami medici.
- Astrocast è uno dei principali operatori satellitari emergenti in Europa. Mira a creare una rete globale a basso costo per la copertura delle aree marittime e dei Paesi emergenti, ancora scarsamente servite. In due anni le azioni hanno perso gran parte del valore, ma intanto sono in orbita i primi 20 nanosatelliti certificati e disponibili in 70 Paesi, comprese le acque internazionali.
- Momento d’oro invece per Onward, società medtech che questo maggio ha conquistato gli onori della cronaca e delle pubblicazioni scientifiche con i miracolosi progressi nel recupero della mobilità degli arti inferiori di pazienti paraplegici stabilendo un ponte digitale tra cervello e midollo spinale. Un progetto epocale che allinea Epfl, Chuv e innosuisse. Poche settimane fa ha annunciato ulteriori progressi, questa volta con applicazione agli arti superiori, sfida ancor più complessa. Basata a Eindohoven, con uffici a Losanna e negli Usa.
- Non ha avuto bisogno di quotarsi, per superare il miliardo Nexthink, leader nelle soluzioni software di gestione dell’esperienza digitale dei collaboratori (Dex). Ha già più di mille dipendenti nel mondo, con 10 uffici a livello globale e headquater a Losanna e Boston. Oltre 1100 clienti usufruiscono della soluzione Infinity, piattaforma che ottimizza la gestione del workplace digitale.
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