TM   Maggio/Giugno 2023

Economia circolare

Alla base della transizione verso un mondo più sostenibile si trova un radicale cambiamento di modello economico, da lineare a circolare. Ma quali imprese ci credono davvero?

di Corrado Gaudenzi

Responsabile Long Term Sustainable Strategies di Eurizon

L’attuale modello di produzione e consumo potrebbe mettere a rischio le generazioni future, dal momento che mantenendo il ritmo di estrazione di materiali non rinnovabili in essere si rischia un esaurimento delle risorse naturali nei prossimi decenni. In questo contesto, i regolatori pubblici e le organizzazioni private riconoscono l’insostenibilità dell’attuale modello economico e concordano che per invertire questa tendenza sia indispensabile favorire la transizione da un’economia lineare a un’economia circolare.

Oggi, la maggior parte dei processi di produzione di beni e servizi comporta un costo ambientale significativo. L’economia circolare nasce con l’obiettivo di ridurre al minimo questi costi e promuovere l’ottimizzazione dei materiali e dei rifiuti estendendone la vita utile, in breve un sistema che sfrutta le risorse esistenti e dà una nuova vita ai rifiuti.

In questa logica investire nelle aziende leader, più orientate in questo percorso di trasformazione, significa puntare sulle imprese che offrono un vantaggio competitivo rispetto ai peer, grazie alla loro capacità di anticipare le tendenze del mercato. Nel medio e lungo termine, si prevede che saranno le aziende leader dell’economia circolare a ottenere profitti e flussi di cassa più stabili, nonché livelli più elevati di fedeltà dei clienti. L’economia circolare descrive un sistema in cui prodotti e risorse sono mantenuti in uso e in cui i rifiuti sono ridotti al minimo dalla progettazione, riorientando il modo in cui si produce e consuma, con l’obiettivo di rigenerare il capitale naturale.

Oggi, la maggior parte dei processi di produzione di beni e servizi comporta un costo ambientale significativo. L’economia circolare nasce con l’obiettivo di ridurre al minimo questi costi e promuovere l’ottimizzazione dei materiali e dei rifiuti estendendone la vita utile, in breve un sistema che sfrutta le risorse esistenti e dà una nuova vita ai rifiuti

Molte importanti realtà del mercato, anche finanziario, sono fermamente convinte che una transizione globale verso il Capitale naturale sia necessaria per evitare un esaurimento irreversibile delle risorse naturali e per raggiungere l’obiettivo di emissioni nette di carbonio pari a zero entro il 2050. Al pari è riconosciuto il duplice ruolo che in questo schema gli asset manager dovrebbero ricoprire: da un lato, in qualità di investitori attivi, nel coinvolgimento delle aziende nell’adozione della circolarità; dall’altro, nell’integrazione all’interno del processo d’investimento delle conseguenze finanziarie stimate del passaggio all’economia circolare. Purtroppo, questo ruolo si scontra con la mancanza di una tassonomia e di indicatori condivisi; sebbene le aziende, le autorità di regolamentazione e l’industria della finanza abbiano compiuto passi importanti verso la creazione di un linguaggio comune nel campo della sostenibilità, questo linguaggio non è ancora stato adattato per misurare la circolarità dal punto di vista di un investitore.

Si inserisce in questo dialogo il framework sviluppato e implementato internamente da Eurizon a partire dal 2021 attraverso un’analisi basata sulle aziende dell’indice Msci Esg World, con un focus sulle società manifatturiere dei Paesi sviluppati. Si tratta di un approccio modulare e adattabile, in quanto valuta il grado di circolarità delle aziende attraverso tre dimensioni: il processo produttivo, il modello di business e la qualità delle iniziative adottate.

A essere utilizzati sono solo dati pubblici, il che rende l’approccio replicabile e applicabile a qualsiasi azienda manifatturiera. Dalla ricerca emergono due risultati: le aziende attive nella circolarità sono attualmente concentrate sulla trasformazione del processo produttivo, con timidi segnali solo nella seconda dimensione; su una scala da 0 a 10, il grado di circolarità medio delle grandi aziende occidentali è solo 0,6 (ossia il grado di circolarità è di circa solo il 6%), e dunque evidenzia notevoli margini di miglioramento.

L’elemento chiave dell’intera strategia è però la metodologia stessa, volta a individuare i leader della transizione circolare, dunque i leader di mercato di domani.

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