L’intelligenza Artificiale (Ia), cloud computing, Blockchain e Criptovalute, sono solo alcuni dei nomi associati all’era della digitalizzazione e spesso anche ai mercati finanziari. Indubbiamente il volto del mondo che verrà avrà l’aspetto dato dal mix di queste innovazioni motivo per cui sia le aziende che i Governi che gli investitori stanno puntando decisamente a integrarle nei rispettivi ambiti d’interesse (business, sviluppo digitale dei Paesi, investimenti).
L’Ia è quella che ultimamente ha attratto l’interesse, anche mediatico, per via dell’enorme potenzialità della tecnologia che spazia in diversi settori ed è in grado di trasformare completamente diverse forme di business. Anche le crypto restano al centro del dibattito per via della potenziale utilità delle monete digitali, e più in generale dei digital assets. Eppure, c’è un risvolto di cui si parla poco quando si tratta la tematica della digitalizzazione e cioè: come si può alimentare dal punto di vista energetico l’infrastruttura alla base? Per capire l’entità del dilemma è doveroso riportare alcuni dati.
Il report dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (Aie) pubblicato lo scorso gennaio ha evidenziato che l’esplosione dell’Ia e il continuo interesse per le crypto potrebbero comportare un raddoppio della domanda globale di elettricità dei data center entro il 2026. Pari a circa il consumo annuale del Giappone. L’Aie ritiene che, per la sola Ia, la domanda di elettricità potrebbe decuplicare con una sua integrazione in Google; mentre il consumo 2023 dei miner delle crypto è stato pari a quello dell’Australia.
Di pareri analoghi è una ricerca di Goldman Sachs che evidenzia come il carico di lavoro dei data center è quasi triplicato nel periodo tra il 2015 e il 2019 anche se la domanda di energia è rimasta piuttosto stabile grazie all’efficientamento dell’utilizzo dell’energia dei data center. Tuttavia, questa efficienza energetica dal 2020 sembra essere diminuita mentre l’energia consumata è aumentata con l’ampia diffusione dell’Ia che potrebbe rappresentare, entro il 2028, quasi il 20% della domanda di energia dei data center.
Alla luce di questi dati, dunque, come sarà possibile alimentare a livello energetico (in modo sostenibile) questa enorme domanda di elettricità? Attualmente sono diverse le fonti energetiche utilizzate: gas naturale, fonti rinnovabili, idrogeno, geotermia e idroelettrico. La fonte di energia che però sta attirando l’attenzione delle aziende del settore è quella nucleare.
Per fare alcuni esempi, Sam Altman, Ceo di OpenAi, ha investito in società attive nel settore nucleare come Oklo o Helion Energy. Google ha partecipato a una raccolta fondi da 250 milioni di dollari per la start up di fusione nucleare Tae Technologies mentre Jeff Bezos a fine 2021 insieme ad altri investitori ha raccolto oltre 130 milioni per la società nucleare canadese General Fusion.
Oltre alla tecnologia, la necessità di ottenere una fonte di energia affidabile e pulita ha convinto anche diverse grandi economie a investire nel nucleare come Cina e India, con forti esborsi.
Per investire sul fenomeno dell’Ia e della diffusione delle nuove tecnologie in un modo ‘alternativo’ può quindi essere una buona idea tenere nel proprio portafoglio i titoli di società come le canadesi Denison Mines e Cameco o l’inglese Yellow Cake o il Global X Uranium Etf. Diversamente, si può investire in società che producono energia elettrica e che beneficiano maggiormente della diffusione dell’Ia come le statunitensi Entergy, Pinnacle West o Wec Energy Group. Anche in questo caso è presente l’Etf Spdr Utilities Select Sector che permette un’esposizione su una più ampia gamma di aziende energetiche.
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