In ooccasione dell’esame trimestrale dello scorso 20 marzo, la Bns ha deciso di abbassare il proprio tasso guida di 0,25 punti percentuali allo 0,25%. L’adeguamento è avvenuto in un contesto di accresciuta incertezza, che scaturisce da tensioni di natura geopolitica e commerciale, che potrebbero gravare sensibilmente sia sul commercio globale che sull’economia nazionale. Anche le prospettive per l’inflazione in Svizzera sono attualmente molto incerte.
Il taglio del tasso guida assicura che le condizioni monetarie restino appropriate, alla luce della debole pressione inflazionistica e degli accresciuti rischi al ribasso. Quest’ultima ha di recente mostrato un’evoluzione in linea con le aspettative, scendendo dallo 0,7% in novembre allo 0,3 in febbraio. Per far sì che a medio termine si mantenga nell’area di stabilità dei prezzi, che viene assimilata a un tasso compreso fra lo 0 e il 2%, la Bns ha assicurato che continuerà ad osservare attentamente la situazione e, se necessario, adeguerà la politica monetaria. Agendo all’occorrenza anche sul mercato dei cambi.
Un contributo all’osservazione dell’andamento congiunturale viene anche dal lavoro dei delegati della Bns, che hanno la possibilità di captare in tempi rapidi i segnali di cambiamento, grazie a colloqui regolari con dirigenti aziendali. Negli ultimi anni è per esempio stato possibile ottenere informazioni di prima mano sulle difficoltà scaturite nel periodo post pandemico a seguito della rottura delle catene di approvvigionamento.
Nel 2021 una forte domanda di beni si era infatti trovata confrontata a un’offerta ridotta e a grossi problemi di approvvigionamento, che hanno portato a un’impennata dell’inflazione. La guerra in Ucraina aveva poi dato un ulteriore impulso ai prezzi dell’energia, già precedentemente aumentati. Al tempo stesso gli imprenditori avevano segnalato di essere in grado di imporre aumenti di prezzo con maggiore facilità rispetto al passato. La Bns si era quindi resa conto che l’inflazione non era più soltanto dovuta a fattori temporanei e legati all’offerta.
Questa constatazione aveva contribuito alla sua decisione di reagire con determinazione all’aumento dell’inflazione. Cosicché, dopo aver consapevolmente consentito un apprezzamento del franco, dal giugno 2022 il tasso guida era stato innalzato e corretto verso l’alto a più riprese fino all’1,75% nel giugno 2023. Dalla seconda metà del 2022 sino a dicembre 2023 la Bns aveva pure venduto valuta estera per generare un ulteriore apprezzamento del franco.
Con l’inasprimento preventivo della politica monetaria, si era potuto limitare gli effetti secondari che rischiavano di mettere in moto una spirale inflazionistica il cui sradicamento può essere lento e penoso. Il tasso guida era poi rimasto invariato sino a marzo 2024. Successivamente è stato ridotto a ogni esame trimestrale, sullo sfondo di un prolungato calo della pressione inflazionistica.
Nel primo trimestre di quest’anno gli imprenditori descrivono come difficilmente valutabili le conseguenze della politica commerciale del nuovo Governo degli Stati Uniti, anche perché al momento dell’inchiesta non era ancora nota la sua esatta impostazione. Nel frattempo, è noto che anche la Svizzera è confrontata a un forte aumento dei dazi. Resta però una grossa incertezza in merito ai possibili effetti che queste misure avranno sull’andamento della domanda e dei prezzi, sulle catene di approvvigionamento, e sulle decisioni d’investimento. Questi fenomeni saranno quindi tenuti sotto stretta osservazione anche dai delegati a supporto delle future decisioni della Bns.
© Riproduzione riservata