Pur rispettando la stessa legge e svolgendo la stessa funzione, le strutture previdenziali non sono tutte uguali. Così come gli individui possono essere più o meno in forma o performanti, le strutture previdenziali possono essere più o meno sane oppure più o meno adatte alle esigenze dell’assicurato o del futuro pensionato. Per i non addetti ai lavori apprezzare le differenze tra le varie offerte previdenziali è spesso arduo. Inoltre per gli assicurati, ossia i lavoratori dipendenti, l’adesione a una cassa pensione è una decisione quasi automatica. Si risponde a un annuncio di ricerca del personale, si fanno colloqui, si discute la funzione e il salario e alla fine si finisce per essere assicurati a una forma previdenziale con delle condizioni prestabilite, a cui magari si apporta pure il capitale di libero passaggio già accumulato.
Tuttavia, tra le domande che vengono poste al momento dell’assunzione, i parametri relativi alla Cassa pensione dovrebbero essere compresi. Ci si dovrebbe infatti informare su una serie di parametri che permettono di capire a chi si sta affidando la propria pensione. Anche il datore di lavoro, spesso, risolve la questione previdenziale in maniera passiva, pur costituendo un elemento importante del rapporto contrattuale. Per il collaboratore è una parte significativa della remunerazione diretta, i contributi, e indiretta, la remunerazione dei contributi accumulati; per l’impresa, invece, un modo per attrarre personale qualificato.
Per questi motivi e per il peculiare interesse per la materia mi trovo spesso a chiedere informazioni ad amici o conoscenti in merito alle caratteristiche della loro Cassa pensione. Inizio sempre con: Quanto ha fatto la tua Cassa l’anno scorso? In questo caso si parla della performance realizzata. A questa domanda quasi tutti hanno una risposta. Anzi a volte si crea quasi una competizione per vedere chi ha guadagnato di più nell’anno. In realtà la performance di una forma previdenziale non corrisponde a quanto accreditato agli averi dell’assicurato, essendo la differenza spesso rappresentata dalla quota che la forma previdenziale destina alle riserve contabili, spesso necessaria per far fronte a possibili performance negative.
Il tasso di copertura, che si esprime in percentuale, è il parametro più importante di una struttura previdenziale. Dice se ci sono abbastanza soldi (gli attivi), per soddisfare le prestazioni promesse (gli averi degli assicurati attivi e le pensioni da erogare)
Iniziata la conversazione passo frequentemente alla seconda domanda: Sì, d’accordo, la tua performance è migliore (nel caso), ma quanto ti hanno accreditato? Qui le risposte si diradano. Solo i più attenti si cimentano nell’analisi del certificato previdenziale per vedere quale sia stata l’effettiva remunerazione dell’anno. Peccato, perché il certificato previdenziale riassume una serie di informazioni molto interessanti per la pianificazione futura. Si vede l’accredito dei contributi, degli interessi e la proiezione della pensione o del capitale al momento del pensionamento. Ci si può dunque fare un’idea su come si andrà in pensione. Rimane il fatto che una Cassa in salute normalmente ‘paga’ di più rispetto a una meno sana.
Dopo le premesse, l’ipotetico dialogo previdenziale si fa molto intrigante, perché mi spingo a investigare quanto sana sia la forma previdenziale dell’interlocutore attraverso una domanda molto diretta: Che tasso di copertura ha la tua cassa?La domanda, oltre a essere di fondamentale importanza, presuppone la lettura del bilancio del fondo pensione. Ma chi va a leggere il bilancio? In pochi. Eppure è il parametro più importante di una struttura previdenziale. Dice, in sostanza, se ci sono abbastanza soldi (gli attivi), per soddisfare le prestazioni promesse (gli averi degli assicurati attivi e le pensioni da erogare). Il tasso di copertura si esprime in percentuale e sopra il 100% significa che la Cassa ha abbastanza attivi per soddisfare gli impegni. Il tasso non è solo importante per valutarne la solidità, ma anche per capire quanto la stessa è capace di remunerare il capitale. Infatti più alto è il valore del tasso di copertura e più vicino al livello obiettivo, più alta è la probabilità che la remunerazione annua degli averi sia superiore al minimo di legge.
L’ipotetica conversazione potrebbe proseguire all’infinito, volendo si possono chiedere informazioni sul tasso tecnico utilizzato, sul tasso di conversione attuale e prospettico sulla quota sovra obbligatoria degli averi previdenziali, sul rapporto tra assicurati attivi e pensionati, sull’asset allocation strategica… Ma domande di questo genere si possono fare solo durante le pause caffè dei seminari dedicati, in altri contesti non è evidentemente opportuno.