Il prossimo 3 marzo, il Popolo svizzero sarà chiamato a pronunciarsi su due importanti modifiche della Legge federale sull’Assicurazione vecchiaia e superstiti (Avs). La prima modifica deriva da un’iniziativa popolare che chiede l’introduzione di una tredicesima mensilità per tutti i beneficiari di rendite ed è stata lanciata dai sindacati. La seconda, voluta dai giovani liberali radicali, propone un aumento dell’età di pensionamento a 66 anni, invece degli attuali 65.
È noto che il sistema svizzero di protezione della vecchiaia si basa su tre pilastri: l’Avs (e anche l’Assicurazione invalidità AI) è in sostanza l’assicurazione di base. Il II pilastro è costituito dall’Assicurazione professionale, mentre il III è costituito dal risparmio personale, che è fiscalmente privilegiato. Va anche precisato che il I pilastro si basa sul sistema della distribuzione, anche se non completamente come in altri Paesi, mentre le altre due forme di previdenza si basano sul sistema di capitalizzazione (ognuno provvede a formare il proprio capitale di vecchiaia). Da tempo la sinistra chiede di fare in modo che l’Avs assuma i contorni di una pensione popolare, mediante la quale lo Stato garantisca una situazione finanziaria decente durante il pensionamento.
Anche l’iniziativa per una tredicesima mensilità si inserisce in questa linea di pensiero. La sua motivazione principale è, infatti, quella di aumentare (in sostanza dell’8,3%) le attuali rendite Avs, che vanno da un minimo di 1’225 franchi mensili a un massimo di 2’450, con la penalizzazione per le coppie sposate. Vi sono due critiche di fondo all’aumento proposto: da un lato non risolve i problemi finanziari dell’Avs, dall’altro ne crea uno grosso per il suo finanziamento.
In primo luogo il proposto aumento risolve solo molto parzialmente il problema delle famiglie meno abbienti. Non solo, la distribuzione ‘a pioggia’ degli aumenti favorisce paradossalmente le rendite più alte. Un aiuto molto più mirato viene invece concesso con le prestazioni complementari (Pc), a carico dei cantoni.
In secondo luogo il costo dell’operazione a carico del fondo Avs salirebbe subito a 4 miliardi di franchi all’anno e a 5 miliardi a partire dagli anni Trenta. Il finanziamento sarebbe assunto da dipendenti e datori di lavoro, nonché dal sussidio della Confederazione. In sostanza, l’onere maggiore sarebbe accollato alle giovani generazioni e aggravato da un aumento del numero dei pensionati.
Per sommi capi il fondo Avs dispone oggi di circa 57 miliardi di franchi. Il recente aumento delle entrate deciso con “Avs 21” avrà un effetto positivo immediato, ma nel corso di sette anni, il capitale scenderà a 32 miliardi, mentre le rendite da pagare salirebbero a 68 miliardi. La legge prevede però che il fondo debba avere una consistenza pari a un anno di rendite da versare. Da qui un indispensabile aumento di contributi e sussidi.
Lo stesso Consiglio federale dice che non è il momento né di penalizzare le classi lavoratrici, né di accollare nuovi oneri allo Stato. Tanto più che, con l’ultima revisione della legge Avs, sono già aumentati gli oneri a carico di lavoratori e datori di lavoro, nonché i sussidi della Confederazione. Se è vero che, a causa dell’aumento dei prezzi, le rendite reali si riducono, è anche vero che coloro che ricorrono alle prestazioni complementari sono solo l’8% dei nuovi pensionati.
Da tempo si va dicendo che per risanare finanziariamente l’Avs sarebbe necessario un aumento dell’età pensionabile. L’iniziativa per un suo prolungamento sembrerebbe offrire una soluzione adeguata. Il Consiglio chiede, però, di respingerla, essenzialmente per motivi di opportunità. Intanto, ricorda come sia stato difficile e laborioso ottenere un aumento dell’età per le donne. Inoltre, ricorda che l’iniziativa prevede dapprima un aumento graduale dell’età di pensionamento fra il 2028 e il 2033, ma poi un adeguamento automatico alla speranza di vita.
È difficile far coincidere un simile automatismo con il complicato sistema democratico svizzero che prevede la consultazione popolare per una modifica della Costituzione. Quasi sempre le soluzioni devono essere trovate nell’ambito di un compromesso che permetta un’accettazione popolare, magari dopo lunghi lavori parlamentari. Proprio la recente revisione dell’Avs, con aumento dell’età di pensionamento delle donne e dei contributi di dipendenti e datori di lavoro, ne è un esempio probante.
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