Per uno come il sottoscritto che di tecnologia scrive da quando era in terza media è veramente stupefacente constatare come il comportamento umano sia sempre lo stesso! Le tappe di questo lungo viaggio sono state molte: ho vissuto la nascita dell’informatica, ammirato quei maestosi e terrificanti computer della prima era, l’arrivo dei semiconduttori, la realizzazione del primo microprocessore, l’era del personal computer, lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e recentemente il computer quantistico super veloce. Mancava proprio ChatGpt per completare questo scenario e il miliardo di perplessità che sta creando, senza che ci sia praticamente nulla di nuovo di cui dissertare.
Si può dire che anche in questo caso sia probabilmente stato tra i primi a testare questa chat, appena resasi pubblica con enormi vantaggi per l’attività di maturo scrittore di articoli e libri tecnologici. Qual è stato il primo e principale vantaggio? Un risparmio di tempo!
Nel redigere i miei testi spesso ricorrevo a Google per trovare dati: per esempio se a un certo punto citavo Albert Einstein e volevo indicarne data di nascita e di morte li cercavo su Google search il quale mi tirava fuori i soliti mille link, tra i quali Wikipedia, che aprivo, leggevo alcune righe e ne riportavo i dati; totale, operazione da 2 a 4 minuti. A dipendenza della complessità del dato, il tempo perso sarebbe invece facilmente lievitato ad almeno 10-20 minuti.
Con ChatGpt è sufficiente digitare “dati anagrafici Albert Einstein”, ed ecco l’immediata risposta: Albert Einstein (1879-1955) è stato un fisico teorico tedesco, meglio conosciuto per la sua teoria della relatività, specialmente l’equazione E=mc2, che ha avuto un profondo impatto sulla fisica moderna. È nato il 14 marzo 1879 a Ulm, nel Regno del Württemberg nell’Impero tedesco, e morì il 18 aprile 1955 a Princeton, nel New Jersey, Usa. Tempo un secondo. Già solo questo convince della sua utilità.
Chiaro che ChatGpt può fare ben di più, ma non ha assolutamente nulla di nuovo e nulla di meraviglioso dal punto di vista tecnologico. Tutto è dovuto solo all’aumentata velocità di calcolo dei computer e all’aumentata capacità dell’informatica di creare algoritmi sempre più complessi, in sintesi si deve tutto alla vecchia Legge di Moore che l’omonimo Gordon individuò nel 1965: “tutto raddoppia ogni due anni!”.
ChatGpt riesce a pescare in un oceano di dati quelli che corrispondono alla domanda in nanosecondi. Tutto qui! Il percorso non è diverso da quanto succede con gli iPhone che milioni di persone possiedono e che si sono evoluti con quella legge dall’iPhone 4.0 all’iPhone 15 di oggi e nessuno se ne meraviglia. Va sottolineato come tutto era e rimane saldamente prevedibile, come altrettanto prevedibile è a che punto sarà questa tecnologia nell’anno 2030 o nell’anno 2050 anzi, si può già affermare con un semplice calcolo che nell’anno 2050 il numero di transistor contenibili in un iPhone 35 saranno esattamente quanti le sinapsi del cervello umano: un milione di miliardi!
E qui bisogna tornare alla strana sindrome della razza umana dovuta a quell’innata paura per le cose nuove, che non si comprendono, e che quindi si è portati a diffidarne da una parte o a idolatrarle quasi fossero magiche dall’altra.
In una trasmissione della Cnn, una decina di anni fa, il presentatore dimostrava davanti a un ampio pubblico la ‘meraviglia’ di un robottino che rispondeva alle domande del pubblico: le persone pronunciavano una domanda, ad esempio “che tempo farà domani?” e il robottino si girava verso l’interlocutore e rispondeva. Così per decine di domande.
A sorprendere davvero sarebbe dovuta essere la meraviglia di come il pubblico, e lo stesso presentatore, fossero volati tra le stelle per quella evidente non meraviglia. L’unica novità era quel robottino con un sensore che determinando la direzione del suono, girava la testa verso quel suono.
Nessuno dei presenti considerava che, se avessero posto quelle stesse domande a Siri, dell’iPhone che avevano in tasca, avrebbero avuto identiche risposte. Ma l’antropomorfismo dell’oggetto parlante impressionava tutti! E pensare che da oltre 40 anni robot molto più complessi costruiscono le auto di uso quotidiano.
Venendo però a questo strumento, che da una parte agevola per certe sue utilità e dall’altra può far paura, posso solo suggerire che è un utile e comodo strumento collaborativo il cui uso non va demonizzato, ma che va spiegato soprattutto e a partire dai più giovani.
La storia si ripete, quando si cominciarono a collegare le città con le strade ferrate (leggasi ferrovie) i primi incidenti portarono alla stesura di regole per la loro sicurezza. Con l’aumento delle auto in circolazione si introdussero i semafori, con l’avvento dei primi computer per calcolare le traiettorie dei proiettili se ne sfruttarono le capacità per amministrare le aziende, con l’erronea denominazione di “Intelligenza Artificiale” del 1956 se ne immaginò l’impiego al posto del cervello, il che non è ancora avvenuto.
Con la diffusione del personal computer degli anni Ottanta si paventava molto concretamente la fine dell’ingegneria; con la recente estensione della pervasiva informatica con super computer, super algoritmi ecc. si discute, come prima, sui rischi e sulle opportunità: nulla di nuovo sotto le stelle! Bisogna continuare a credere nell’intelligenza umana, quella vera, che saprà sempre darsi delle regole e sfruttare ogni suo manufatto, dal fuoco 100mila anni fa a ChatGpt, oggi!
Il contesto. Una differenza fondamentale per l’utilizzo di ChatGpt rispetto ad altri sistemi consiste nella capacità che ha di memorizzare il contesto in cui si sta operando. In breve, se si stanno ponendo domande di geografia, quel contesto (‘geografia’) è preso in considerazione dalla chat. Questo rende importante un dialogo continuo con domande che non modifichino il contesto. Questa memorizzazione ha un limite dimensionale che dipende dalla dimensione delle domande e che ho verificato in qualcosa come una cinquantina di domande della lunghezza intorno ai cento caratteri. In sintesi, più brevi sono le domande in un contesto e più a lungo si può conversare con la Chat in quel contesto.
Traduzioni. ChatGpt risulta molto abile nel tradurre testi, ma in modo diverso dal traduttore di Google, pure ottimo, e da quello di Microsoft. Utilizzando un metodo probabilistico, cioè in pratica copiando frasi già tradotte da altri, risulta al 90% più appropriato dei metodi classici basati su sintassi. Gli errori, se ci sono, pur rari, possono essere catastrofici ed è quindi opportuno verificare. A volte, per testi importanti, è opportuno paragonare due traduzioni realizzate con altri sistemi e, comunque, occorre avere una buona conoscenza della lingua target. Direi che ChatGpt è un formidabile strumento per i traduttori umani nativi della lingua target. Mentre si sussurra di una loro ormai imminente sparizione, dovrebbe semplificarne il lavoro, e spingerne la produttività!
L’originalità dell’opera. Non mi risulta siano stati creati programmi per rilevare se un’opera è originale o generata da ChatGpt, ma è senz’altro possibile. La stessa Amazon ha già inserito nel suo sistema la domanda se l’opera sia stata ‘costruita’ con un software di tal genere. Al pari di altri sistemi automatici, non tiene conto di sfumature culturali, fa errori ripetitivi, ha delle proprie caratteristiche che la contraddistinguono, per cui creare pubblicazioni con testi completamente generati automaticamente è sicuramente un rischio. Inizia l’epoca della ‘chattologia’ un qualcosa di simile alla ‘grafologia’ che studia i vari aspetti della scrittura e riesce a individuare a chi appartiene una certa scrittura.
Si basa sulla capacità di generare con estrema velocità risposte in base a una gigantesca quantità di informazioni. Il complesso programma di Ia che opera su questa montagna di dati è stato addestrato (Deep Learning) con un sistema basato su un meccanismo che pesa le parole in quel preciso contesto. Nel tempo OpenAi, che l’ha creato, ha raggiunto un elevato livello di prestazione tanto da poterlo mettere a disposizione del pubblico e dell’industria, ben sapendo che comunque non è perfetto, ma con un’accettabile percentuale di errori.
L’addestramento si basa attualmente su dati presenti fino al gennaio 2022 e continuerà nel futuro con l’aggiunta di nuovi dati e maggiori affinamenti del software.
La missione dichiarata di OpenAi è: Garantire che dell’intelligenza artificiale generale (Agi) ne benefici l’umanità. L’Agi si riferisce a sistemi altamente autonomi che superano gli umani nella maggior parte delle attività economicamente di valore.
Nota dell’autore. In questa mission qui riportata dall’originale, un po’ presuntuosa, si dà per scontato che vi sia una corrispondenza tra intelligenza artificiale informatica e intelligenza umana e questo crea le vuote discussioni che si sentono da ogni parte sulla fine del cervello umano. Per fare un parallelo, si è come all’inizio del secolo 19esimo quando con l’invenzione del motore si diceva che avrebbe superato le capacità della muscolatura umana. Era assolutamente vero, ma non c’entrava nulla con ‘l’umanità’, anzi, le si è affiancato e ora con i motori si va sulla Luna… cosa altrimenti impossibile!
L’Ia e la sua ChatGpt, da noi creata, ci affianca e fra non molto io riuscirò a parlare direttamente con una cinese senza conoscere una parola della sua lingua e se quella cinese sarà una graziosa ragazza dovrò smettere subito per non finire graffiato dalla mia gelosissima metà… l’Ia proseguirebbe invece serena!
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