TM   Ottobre 2023

La scienza che sa unire e ispirare

Un centro di apprendimento interattivo e dinamico, situato cento metri sopra il più potente acceleratore di particelle al mondo. Con il suo nuovo Portale della Scienza, il Cern prosegue la propria tradizione educativa e architettonica. Attesi fino a mezzo milione di visitatori l’anno. Patrick Geeraert, capo del progetto, ne illustra le caratteristiche e le aspirazioni. 

di Susanna Cattaneo

Giornalista

Inaugurato sabato 7 ottobre con una cerimonia che ha riunito quasi mille partecipanti, il nuovo Portale della Scienza del Cern di Ginevra ambisce a essere un centro di educazione e divulgazione scientifica per avvicinare il largo pubblico ai misteri della fisica delle particelle e alla comprensione dell’universo, soprattutto ispirando le giovani generazioni a intraprendere una carriera in ambito Stem. Un obiettivo in perfetta sintonia con la missione e i valori che il Cern si è dato sin dalla sua fondazione nel 1954, volendo condividere con la società i risultati della sua ricerca fondamentale e le sue tecnologie all’avanguardia. In quest’ottica, l’ingresso sarà gratuito.

«L’educazione è uno dei pilastri della missione del Cern ma, a causa dell’elevata richiesta in termini di visite, era sempre più difficile soddisfare le domande. Nel 2017, la Direttrice generale Fabiola Gianotti ha quindi lanciato l’idea di un nuovo centro che ampliasse la gamma dei nostri programmi. In particolare, l’offerta dai 5 agli 8 anni rappresenta una vera innovazione per noi, abbiamo sviluppato risorse divertenti ed educative appositamente per questo pubblico», racconta Patrick Geeraert, capo del progetto.

Fabiola Gianotti, John Elkann e Renzo Piano
© 2023 CERN. La Direttrice generale del Cern, Fabiola Gianotti, fra John Elkann, presidente di Stellantis, maggior donatore del progetto del Portale della scienza, e l’architetto Renzo Piano, che ha disegnato il nuovo complesso.

Mostre immersive (Discover Cern, Our Universe e Quantum World), esperienze interattive, laboratori didattici, eventi pubblici, visite guidate, spettacoli scientifici e persino un acceleratore di protoni funzionante: tutte le premesse per un’esperienza di visita coinvolgente e altamente formativa, essenziale per far comprendere la bellezza e l’utilità della scienza. Non è stato però un gioco impegnarsi in un progetto molto articolato per complessità degli edifici, numero di persone coinvolte, strette tempistiche e il pur generoso budget di 100 milioni franchi da rispettare, vincoli ai quali si sono sommate le ripercussioni della pandemia prima e della guerra in Ucraina poi. Il risultato, per chi è abituato a confrontarsi con le incognite dell’universo, non poteva che essere eccellente. A due anni e mezzo dalla posa della prima pietra si è arrivati all’inaugurazione.

 

Il primo biglietto da visita è l’immagine architettonica. Il complesso di 8mila mq comprende cinque aree che ospitano mostre, laboratori, un auditorium, uno shop e un ristorante. Il Renzo Piano Building Workshop, affiancato da Brodbeck Roulet associés, ha saputo interpretare magistralmente la sfida, individuando il perfetto equilibrio fra funzionalità e simbolismo.
«Questo edificio, che combina forme grezze, cemento a vista, vetro e acciaio, esalta la natura industriale del Cern grazie a diversi elementi iconici. Innanzitutto, il ‘ponte pedonale’, un’arteria lunga 210 metri, a 6 metri da terra, per collegare i diversi spazi. Un’idea che era molto importante per Renzo Piano: simboleggia il legame inscindibile tra scienza e società. La struttura tubolare dei tunnel sospesi, che ospitano due mostre, ricorda invece il complesso di acceleratori del Cern e le sue tecnologie all’avanguardia, pareti e passerelle in vetro simboleggiano l’impegno a collaborare al di là delle frontiere e delle culture e a promuovere una scienza aperta a tutti. Infine, il verde crea un legame tra gli edifici esistenti e la nuova struttura: con 400 alberi e 13mila cespugli, ricorda che tutte queste esplorazioni, a prescindere dalla loro scala, riguardano la natura», sottolinea Patrick Geeraert.

La sostenibilità è un elemento centrale nella tradizione architettonica del Cern, che in sette decenni ha sempre proposto concetti innovativi e coerenti con la sua identità. Il Globo della Scienza e dell’Innovazione, costruito per l’Esposizione Nazionale Svizzera del 2002 e donato dalla Confederazione al Cern per festeggiarne i 50 anni, è stato il primo edificio carbon neutral del campus, costruito in cinque essenze di legno. L’Edificio 774, inaugurato nel 2015, presenta una facciata ricoperta da pannelli solari sviluppati con la tecnologia del Cern, mentre il nuovo Data center, che si prevede operativo entro fine anno per supportare le future esigenze di calcolo, utilizzerà le più recenti tecnologie di raffreddamento e recupererà l’energia termica generata per riscaldare altri edifici del sito, raggiungendo un grado di efficienza energetica allo stato dell’arte.

«Anche il nuovo complesso non fa eccezione, con un’impronta di carbonio pari a zero. Gli alberi assorbiranno CO2 e forniranno aree fresche in tutto il campus. Le pompe di calore provvederanno al riscaldamento e al raffreddamento. Inoltre l’edificio è dotato di quasi 4mila mq di pannelli fotovoltaici, per coprire interamente il fabbisogno di elettricità e alimentare anche alcuni degli altri edifici», precisa il responsabile del progetto.

Progetto di uno dei tunnel del nuovo Portale della Scienza, progettato da Renzo Piano
© Renzo Piano

 

Uno dei due iconici tunnel del nuovo Portale della Scienza, progettato da Renzo Piano
© 2023 CERN. In sezione, uno dei due iconici tunnel del nuovo Portale della Scienza, progettato da Renzo Piano richiamando la struttura tubolare dell’acceleratore di particelle e simboleggiando con le passerelle sospese e il vetro lo spirito di collaborazione e apertura che contraddistingue il centro di ricerca.

Ampia accessibilità di mezzi pubblici. La fermata del tram che collega al centro della città e alla stazione, comoda anche per chi proviene dall’aeroporto, si trova proprio di fronte alla reception. Anche gli autobus, compresi quelli provenienti dalla vicina Francia, servono la stessa fermata. Inoltre sono stati creati 13 posti per i pullman che portano scolaresche o gruppi, né mancano 240 posti auto (ma è stata aumentata anche la capacità per le biciclette). Attendendosi fino a mezzo milione ospiti all’anno, la logistica era fondamentale. «A oggi, il 70% dei nostri visitatori vive a più di 700 km di distanza. Ginevra è una destinazione urbana ambita e noi stiamo contribuendo a renderla tale, collaborando anche con Ginevra Turismo. Ora speriamo di avere un maggiore impatto sul nostro stesso territorio. Le scuole ci visitano già regolarmente e stiamo decuplicando l’offerta a loro dedicata. I gruppi prenotano con 9 mesi di anticipo», aggiunge il responsabile del progetto.

Da sempre incoraggiamo la comunità dei “Cernois” al contatto con il pubblico, ma ora possiamo raggiungere un ulteriore livello. Stiamo reclutando e formando come guide centinaia fra i nostri scienziati che dedicheranno alcune ore ogni settimana o mese al nuovo Portale della Scienza.
Patrick Geeraert

Patrick Geeraert

Responsabile del progetto del Portale della Scienza del Cern

Il Science Gateway sarà anche un centro per addetti ai lavori, con un auditorium da 900 posti, che può accogliere nei suoi spazi modulabili riunioni sugli esperimenti del Cern, annunci scientifici, eventi pubblici ed esterni. È stata intitolata a Sergio Marchionne: il tributo a un uomo che era appassionato di fisica e che se sui numeri ha costruito la propria carriera, altrettanto lo ha fatto dimostrando la capacità di pensare oltre gli schemi, come gli scienziati che qui lavorano. Un omaggio voluto dal principale finanziatore del progetto, la Fondazione Stellantis, che ha contribuito con 45 dei totali 100 milioni di franchi di donazioni che hanno interamente coperto i costi del progetto, seguita dalla Fondazione Hans Wildsorf (proprietaria di Rolex) e, tra i collaboratori e partner per il materiale educativo, la Fondazione Lego e la Loterie Romande. Altri sponsor sono Ernst Göhner Stiftung, Rolex, the Carla Fendi Foundation, the Fondation Gelbert, Solvay, the Fondation Meyrinoise du Casino e la città di Meyrin, oltre alla Repubblica, al Cantone di Ginevra e alla Cern Society Foundation.

Coinvolti fin dalla progettazione nella definizione e validazione del contenuto delle proposte didattiche, gli scienziati del Cern saranno presenti come guide. «Da sempre incoraggiamo la comunità dei “Cernois” al contatto con il pubblico, ma ora possiamo raggiungere un ulteriore livello. Stiamo reclutando e formando fra loro centinaia di volontari che dedicheranno alcune ore ogni settimana o mese al Portale della Scienza. Oltre a offrire l’opportunità di partecipare a interessanti corsi di formazione, diventare una guida dà la possibilità di mettere in discussione il valore che si attribuisce al proprio lavoro. È anche un’ottima occasione per migliorare le proprie capacità comunicative, imparando a esprimere idee complesse in modo semplice. Ed è un’esperienza gratificante vedere le persone che se ne vanno ispirate», commenta il responsabile. Al contempo, proprio in una prospettiva di sinergie e reciproco scambio, già da molti anni il Cern ha un programma artistico che offre residenze in collaborazione con altre istituzioni scientifiche e artistiche. Un legame che è stato integrato nel nuovo Portale della Scienza con la mostra Our universe, costituita da opere create da quattro artisti che, attraverso il loro linguaggio, esplorano intuitivamente i misteri del cosmo.

Attività da 5 a 8 anni al Cern
© Renzo Piano Building Workshop. Le attività da 5 a 8 anni rappresentano una vera innovazione nell’offerta divulgativa del Cern, per appassionare alla scienza sin dalla più giovane età e attirare verso carriere Stem.

Il Portale della Scienza ambisce anche a favorire il consenso attorno al prossimo progetto per un nuovo acceleratore di particelle, il Future Circular Collider, che triplicando la lunghezza del tunnel odierno a 91 km, permetterebbe un salto verso energie più elevate e nuove conoscenze. Se l’orizzonte della realizzazione è ancora lontano – inizio lavori nel 2030 e uno sviluppo lungo tutto il secolo – è oggi che si gioca la partita per convincere i 23 Stati membri ad approvare il progetto che prevede costi per diversi miliardi (attorno a 11 per la prima parte, che include, oltre alla costruzione del tunnel, un collisore elettroni-positroni, in grado di misurare con precisione le proprietà del bosone di Higgs). Lo studio di fattibilità cui stanno collaborando circa 150 università, istituti di ricerca e partner industriali, definirà una tabella di marcia sostenibile, che minimizzi i diversi aspetti critici, fra cui l’impatto ambientale dell’immensa infrastruttura fra Svizzera e Francia. Impatto che, sommandosi a quello finanziario, rischia di scoraggiare l’operazione, mentre la Cina incalza con il suo superacceleratore elettroni-positroni da 100 km, che potrebbe iniziare gli esperimenti già nel 2030. Rendere dunque meno intangibili le tematiche su cui si indaga nei sotterranei del Cern e creare ampio consenso anche fra i non addetti ai lavori permette di dare un chiaro messaggio a politica ed economia che dovranno dare pieno sostegno per avere la meglio su chi preferirebbe che i fondi fossero destinati a ricerche con applicazioni di – apparentemente – più concreta e immediata rilevanza sociale.

Altra recente inaugurazione per il mondo della quantistica. A pochi giorni dal suo battesimo, il Portale della Scienza ha ospitato il lancio dell’Open Quantum Institute (Oqi), un progetto che vede la collaborazione di Cern, Dfae, Ubs e Gesda (Geneva Science and Diplomacy Anticipator), fondazione indipendente in cui esponenti della diplomazia e della scienza trovano uno spazio di dialogo e collaborano a progetti concreti. L’Oqi mira a mettere le tecnologie quantistiche al servizio del bene comune e dell’accelerazione del raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, ad esempio nell’ambito della lotta contro la fame, dell’accesso all’assistenza sanitaria o del cambiamento climatico. Le soluzioni di informatica quantistica sono infatti potenzialmente in grado di prevedere con maggiore rapidità e precisione i modelli di resistenza agli antibiotici, di individuare nuovi farmaci più mirati o di ridurre il biossido di carbonio migliorando il processo catalitico di fissaggio del carbonio sulla superficie dei materiali. Come ricordato alla terza edizione del Gesda, che ha visto partecipare, in presenza e in virtuale, 1.200 leader politici, scienziati, diplomatici e rappresentanti del settore privato, la vera sfida sarà convincere le grandi aziende del Tech a garantire la diffusione dell’informatica quantistica.

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