TM   Maggio/Giugno 2023

Biodiversità: quanto conta?

Le aziende e gli investitori hanno ignorato troppo a lungo i rischi legati alla perdita di biodiversità. È dunque tempo di agire per correggere la rotta, e rimediare ai danni del passato.

di Gabriel Micheli

Senior Investment Manager di Pictet Asset Management

La prosperità umana è cresciuta più negli ultimi 30 anni che in tutti i secoli passati messi assieme. Un numero crescente di persone vive più a lungo e in modo più sano; accedere all’istruzione non è mai stato così facile. Dal 1820, il Pil pro capite medio è cresciuto di oltre 15 volte. Più del 95% dei neonati arriva al 15esimo anno d’età: nel XIX secolo era solo uno su tre.

Tuttavia, questo progresso ha avuto un costo: mentre gli esseri umani prosperavano, la natura ha sofferto. L’umanità sta portando all’estinzione animali e vegetali, distruggendo i loro habitat. Inoltre, da alcuni decenni, gli uomini consumano più risorse naturali di quelle che la Terra è in grado di rigenerare naturalmente.

Per mettere fine a questo rapporto insostenibile è necessaria una comprensione più approfondita dell’impatto che il mutamento della biosfera può avere sul benessere umano e sul suo contributo alla crescita economica. I policymaker considerano ormai la protezione della biodiversità una priorità tanto urgente quanto il riscaldamento globale.

La Cop-15 di Montreal dello scorso dicembre potrà probabilmente essere considerata il più importante evento per la biodiversità del decennio, in direzione di un accordo globale sull’impegno da assumere a protezione della natura per il 2030. Tali sforzi, però, non andrebbero limitati alla sfera politica. Trovandosi a gestire grandi capitali su scala globale, il settore finanziario è in una posizione di rilievo per contribuire a costruire un’economia che lavori in accordo con la natura.

Il conflitto uomo-natura

Stock di capitale globale pro capite (dati 1992 – 2014)

La finanza può facilitare una transizione positiva per la natura, trasformando il modo in cui alloca il capitale alle imprese e sviluppando nuovi modelli per valutare in maniera più accurata i rischi e le opportunità legati alla biodiversità. Senza dimenticare il ruolo che ha comunque già giocato nel migliorare l’efficienza in diversi settori. Ad esempio, con lo sviluppo dell’AgriTech, il mondo è oggi in grado di produrre sullo stesso appezzamento di terra una quantità di cereali pari quasi a tre volte quella del 1961.

Il tasso con cui la resa media di cereali è migliorata è stato superiore a quello della crescita della popolazione. Tuttavia, la maggior parte degli investimenti confluisce ancora in attività economiche che, sia in modo consapevole che inavvertitamente, causano danni ambientali e sociali.

In questo si inserisce il programma Finance to Revive Biodiversity (FinBio), sotto la supervisione dello Stockholm Resilience Centre dell’Università di Stoccolma, che punta a sviluppare ricerche di valore a supporto del settore finanziario, volte a trasformare le pratiche attuali (che premiano la crescita, spesso a scapito della biodiversità) in nuovi modelli, in grado di analizzare e attribuire un valore economico alle caratteristiche di un’azienda, in relazione con la natura.

Finanziato dalla Swedish Foundation for Strategic Environmental Research (Mistra), il programma aprirà nuovi orizzonti, riunendo in un consorzio eterogeneo ricercatori accademici, oltre che Partner del settore finanziario. Il consorzio si è prefissato obiettivi ambiziosi. Il primo è tradurre i dati sulla biodiversità e sul capitale naturale in parametri che i gestori e gli investitori possano comprendere e utilizzare. Il secondo obiettivo è stabilire un quadro finanziario che faciliti lo sviluppo di una nuova classe di attivi allineati alla natura: un capitale che può essere sfruttato per il raggiungimento degli obiettivi di biodiversità e che possa costruire un’economia effettivamente sostenibile.

I servizi ecosistemici. Privilegiando lo sviluppo economico, l’umanità ha causato notevoli danni alla natura e agli ecosistemi. Il degrado della biosfera avrà un impatto diretto sulla crescita e sul benessere umano nei prossimi decenni.

Le tasse sono la soluzione?

N. di imposte correlate alla biodiversità nei Paesi Ocse

Il modo in cui si terrà conto del ruolo della natura all’interno dell’economia è diventato la sfida decisiva di oggi. Capire la complessa relazione che lega sviluppo economico e mondo naturale, attribuendo un valore ai servizi ecosistemici, potrebbe essere un primo grande passo verso un’economia davvero sostenibile.

Rischi e investimenti. La biodiversità è il nuovo cambiamento climatico. Primo accordo di ampio respiro, il Global Biodiversity Framework frutto della Cop-15 dovrebbe accelerare gli sforzi per affrontare l’emergenza, e allineare gli interessi degli investitori.

La biodiversità si contende con il cambiamento climatico la corona di preoccupazione ambientale predominante, è dunque legittimo aspettarsi nuove tasse, permessi e compensazioni che si integrino ad esempio nelle statistiche economiche nazionali, Pil in primis. Tale operazione dovrebbe inoltre favorire una maggior presa di consapevolezza da parte degli investitori su rischi oggi sottostimati.

La finanza della biodiversità. Anche se aziende e investitori faranno progressi nel cercare di comprendere quale sia il loro impatto e in che modo la biodiversità impatti a sua volta su di loro, tali sforzi non arriveranno a nulla se non saranno accompagnati da una rivoluzione riguardante il capitale che si lega alla biodiversità.

Storicamente, il rapporto tra finanza e biodiversità si è concentrato sulla conservazione del capitale naturale. Tuttavia, di recente, l’investimento in biodiversità e nel capitale naturale è cresciuto costantemente e comprende ora titoli che mirano esplicitamente a minimizzare la perdita delle specie e a sfruttarne al meglio il potenziale di crescita a lungo termine.

Nell’ultimo biennio sono state lanciate numerose strategie che investono in società specializzate nel ripristino della biodiversità e nei servizi ecosistemici; nove fondi di questo tipo su undici hanno debuttato nel 2020. Il patrimonio gestito in questo ambito è più che raddoppiato, fino a toccare 1,3 miliardi di dollari rispetto ai soli 525 milioni di inizio decennio. L’obiettivo di questi fondi è contribuire a integrare pratiche aziendali più sostenibili e rigenerative in tutta la catena del valore nei settori più vari: agricoltura, silvicoltura, It, materiali, Pharma…

Il modo in cui si terrà conto del ruolo della natura all’interno dell’economia è diventato la sfida decisiva di oggi. Capire la complessa relazione che lega sviluppo economico e mondo naturale, attribuendo un valore ai servizi ecosistemici, potrebbe essere un primo grande passo verso un’economia davvero sostenibile.

L’Ocse stima che gli investimenti per proteggere la biodiversità ammontino attualmente a meno di 100 miliardi di dollari l’anno. Una somma irrisoria anche rispetto ai 632 nel cambiamento climatico. Un rapporto del 2019 della Food and Land Use Coalition, ad esempio, giunge alla conclusione che gli sforzi per integrare pratiche rigenerative, produttive e circolari nell’attuale mercato del cibo e del suolo, rivoluzioneranno le catene del valore, spalancando un mercato da 4,5 trilioni entro il 2030.

Progettare un sistema finanziario positivo per la natura. Per oltre 10mila anni, la prosperità umana si è concentrata sul consumo del capitale naturale, vale a dire lo stock di risorse della Terra, il cui utilizzo è fortemente aumentato nel tempo.

Gli accordi che stanno maturando, legalmente vincolanti, e tesi a ridurre la perdita di biodiversità, come la Cop-15 di Montreal, vanno a braccetto con il rivoluzionario progetto di includere il valore del capitale naturale e dei servizi ecosistemici nel bilancio nazionale degli Stati Uniti entro il 2036. Il che rispecchia lo sforzo profuso da autorità e Governi in materia.

I rischi della deforestazione

Confronto tra i due indici

Come afferma l’economista Peter Drucker: ciò che viene misurato, migliora. Ma la sola Politica non è sufficiente, è il resto della società a dover sposare il progetto di una crescita più sostenibile, suffragata da una migliore informazione.

Le minacce per le imprese non sono solo fisiche, ma anche normative, legali e reputazionali, con la finanza che può giocare un ruolo chiave investendo. Sviluppando il fiorente mercato legato al capitale naturale, gli investitori possono agilmente riorientare i flussi di capitale verso iniziative e progetti rigenerativi. La natura è sempre stata il bene economico più importante. Ed è giunto il momento che anche la finanza lo riconosca.

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