Dopo anni turbolenti segnati dalla pandemia, da tendenze inflazionistiche, impennate dei prezzi di materie prime ed energia e dal rapido progresso tecnologico, quest’anno le Pmi svizzere tornano a essere più ottimiste. Il 69% delle aziende intervistate nell’edizione 2024 della Ricerca sulle Pmi di Raiffeisen valuta infatti da buona a molto buona la propria situazione economica e solo il 3% la definisce negativa o molto negativa. L’umore positivo si riflette anche nelle aspettative finanziarie per l’anno in corso. Come il precedente, un po’ più dell’80% delle Pmi prevede un fatturato in crescita o almeno invariato.
Secondo la ricerca, le questioni finanziarie e valutarie sono diventate meno rilevanti e non sono considerate un rischio dalla maggior parte delle aziende. «In particolare le Pmi più piccole operano principalmente in Svizzera e spesso hanno una bassa percentuale di credito bancario, e quindi un elevato grado di autofinanziamento», spiega Goran Juric, Responsabile Clientela aziendale nella regione di lingua italiana di Raiffeisen Svizzera. Il focus del sondaggio di quest’anno si concentra sull’intelligenza artificiale.
Le potenzialità prospettate, trasformando metodi di lavoro e processi, di aumentare produttività ed efficienza impongono anche alle Pmi svizzere di entrare in materia tempestivamente per capire quali siano le opportunità e i rischi per la propria azienda, dove effettuare investimenti mirati e come creare valore aggiunto.
Le risposte raccolte mostrano che l’uso è ancora limitato. Sebbene circa la metà delle aziende intervistate ne riconosca le opportunità, solo il 9% circa la impiega attualmente in modo sistematico. La riluttanza è giustificata soprattutto dall’insufficienza o dalla mancanza di know-how nell’individuazione e nell’implementazione, nonché dalla scarsa conoscenza delle possibili applicazioni.
Spesso ci si concentra dunque ancora su applicazioni semplici, evitando le più complesse. L’uso più diffuso è infatti risultato essere quello per la creazione e la modifica di immagini (23%), seguito dalla conversione di audio in testi (20%), dall’utilizzo nelle banche dati delle conoscenze interne (19%) e dal marketing personalizzato (18%). Queste applicazioni sono spesso integrate in strumenti digitali molto diffusi, come i prodotti Microsoft per l’elaborazione di testi o i prodotti Adobe per il design. Nel campo del marketing personalizzato esistono anche numerosi programmi di Crm con funzionalità di Ia integrate. Poco diffuse invece le applicazioni a compiti più complessi, come l’analisi dei dati finanziari o la produzione.
«Nonostante le sfide, però, molte Pmi stanno esaminando attivamente il tema e prevedono una maggiore adozione di Ia in futuro, come integrazione e non come sostituzione dell’intelligenza o della manodopera umana. Sebbene l’Ia sia destinata infatti a cambiare significativamente il loro modo di lavorare e interagire con la clientela, solo il 23% ipotizza quale conseguenza una riduzione dei posti di lavoro», rileva Juric.
Le aziende più grandi tendono a fare da apripista, anche perché possono fronteggiare più facilmente gli investimenti necessari. Fra i benefici che più interessano, soprattutto il notevole potenziale di aumento della produttività e dell’efficienza attraverso l’automazione dei processi, mentre non si confida nel fatto che la tecnologia possa davvero fornire un maggiore supporto nel processo decisionale o che migliori la qualità del lavoro.
Guardando a un futuro più immediato, il perdurare di diverse crisi e il nuovo conflitto in Medio Oriente gettano qualche ombra. Anche gli sviluppi di politica interna e le decisioni in diversi importanti mercati di sbocco della Svizzera sono fonte di preoccupazione, ad esempio la generale spaccatura politica in diversi Paesi europei.
Gli sviluppi della politica estera sono più importanti per le aziende più grandi, con un fatturato superiore ai 10 milioni di franchi (49%) che per le più piccole (38%). «Ciò non sorprende in quanto queste ultime in genere hanno una minore attività di esportazione», aggiunge Goran Juric. Per la sesta volta consecutiva, la priorità assoluta è assegnata al chiarimento dei rapporti con l’Ue, il più importante partner commerciale della Svizzera. Anche la preoccupazione di ridurre la burocrazia è forte, condivisa dal 41% (38% l’anno precedente) delle aziende intervistate.
La Ricerca sulle Pmi viene condotta dal 2018 ogni anno e misura il polso delle piccole e medie imprese svizzere. Nella primavera del 2024, l’associazione swiss export e la società di consulenza Kearney hanno condotto per la settima volta un sondaggio tra le Pmi svizzere. Raiffeisen partecipa come partner per la quinta volta, mentre il Gruppo Kistler si è aggiunto quest’anno quale partner industriale temporaneo. Al sondaggio online hanno partecipato oltre 600 aziende presenti in Svizzera.
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